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La voce dei clienti - Libri

Tutti i commenti per «Libri» (da 25396 a 25410 di 26206)


maria domenica scarano, nika77@alice.it il 13 ottobre 2009 alle 18:43 ha scritto:

Lo consiglio a tutti, per fermarsi ogni tanto e riflettere sulle cose importanti e vere della vita. Le storie ti lasciano un segno e ti cambiano , è bello leggerle a piccole dosi e farle tue.
Mi capita di ripensarci durante la giornata e di meditarci su, in effetti senti che puoi diventare una persona migliore.

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anna bertini il 12 ottobre 2009 alle 10:48 ha scritto:

COMUNITÀ CRISTIANE
NEL MONDO MUSULMANO

Gibuti è il nome di una giovane repubblica africana e, allo stesso tempo, della sua capitale nel Corno d’Africa, tra Somalia, Etiopia e Eritrea.Territorio dell’Islam, sbarcato già nel VII secolo dalla vicina penisola Arabica.
Qui si incontra povertà, disoccupazione, emigrazione, kat, prostituzione: su tutto questo, però, si distende magnifico il canto delle moschee ”Dio è grande!” come una strana e spendida corale. Solo la fede sostiene questo meraviglioso popolo e una solidarietà quotidiana...

Ma c’è anche la presenza di uomini e donne, che fanno miracoli altrettanto quotidiani: sono cristiani. I loro sono gesti di collaborazione, di aiuto, di uno sguardo o una parola che incoraggiano. Sono suore, giovani volontari, missionari, piccole comunità cristiane, che si fanno in cento nel campo della sanità, dell’insegnamento, dell’aiuto concreto alle varie povertà.

Spiccano nella lettura di Lettere da Gibuti alcuni volti come quelli delle Suore di Gibuti, “donne di carità, di frontiera e di obbedienza”. Tra di loro la figura di suor Anna, anziana donna veneta di gran cuore e altrettanto temperamento, capace, talvolta, di presentarsi alla polizia per fare le sue rimostranze: “Voi trattate come animali questi emigranti!” I poliziotti la ascoltano rispettosamente e restano interdetti. L’impegno delle suore cristiane in questa terra musulmana è assicurare la presenza viva del Vangelo non solo attraverso le attività, ma anche l’impegno vissuto nella gioia e realizzato nell’amore.

Vivere da cristiani in un ambiente musulmano è qualcosa di veramente originale. È la vocazione coraggiosa di una Chiesa povera, minoritaria, senza ambizioni, di un cristianesimo che riscopre il messaggio del Vangelo: la passione per l’uomo, per tutti gli uomini senza distinzioni. Volti e situazioni differenti sono presentati in queste Lettere con pennellate rapide, efficaci ed uno sguardo commosso come di eroi in un mondo di umili: sono i discepoli del Signore nella terra del Profeta, appassionati del “dialogo della vita” con un popolo radicalmente differente. Nella terra dove i credenti vivono unicamente la grandezza di Dio essi si fanno testimonianza di un Dio che è Amore.

Un tocco poetico si allea sempre ad una riflessione lucida ed efficace nel comprendere una grande verità: “I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano”. Pregevole, infine, la post-fazione di Giulio Albanese, sulla problematica delle Afriche (volutamente al plurale), che ricorda quanto lo scrittore senegalese Cheick Anta Diop a proposito dei rapporti Nord-Sud: “Non abbiamo avuto lo stesso passato, noi e voi, ma avremo necessariamente lo stesso futuro”.
Da un’esperienza di missione è nato questo libro e ne è testimonianza viva, concreta e appassionante. Si fa anche gesto missionario: i diritti di Autore sono inviati alla diocesi di Gibuti per la vita delle piccole comunità cristiane. Ma diventa anche strumento utilissimo per le nostre parrocchie, per una sensibilizzazione missionaria e migratoria, per una apertura sul panorama multireligioso attuale. È, in fondo, entrare in un mondo molto differente dal nostro, percorrendolo con lo sguardo, il cuore e la preghiera. Alla fine sarete senz’altro differenti. Si avvera, infatti, quella convinzione essenziale:“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre,ma avere nuovi occhi”.
LETTERE DA GIBUTI. Comunità cristiane nel mondo musulmano di R. Zilio, Ed. Messaggero, 2009, 7 euro

Anna Bertini (su Presenza, mensile Diocesi di Ancona, aprile 2009)

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Fr. Maurizio Di Paolo, mauridp@tiscali.it il 10 ottobre 2009 alle 11:49 ha scritto:

Solo un augurio per questa "primizia" dei nostri giovani confratelli, il Signore vi renda sempre più fecondi e creativi.


Cisby il 9 ottobre 2009 alle 21:30 ha scritto:

Voici un roman touché par la grace...a insufflé une lumineuse et délicate magi à cette Historie de "La bella Kin"...

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Roberta il 8 ottobre 2009 alle 14:25 ha scritto:

Un libro importante per costruire nuovi percorsi di umanità. Assolutamente da leggere in tutte le famiglie,a scuola, in parrocchia. io lo sto regalando a tutti.

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Mariella Spagnolo il 7 ottobre 2009 alle 16:45 ha scritto:

Una donna, un giardino, un incontro di sguardi… e la vita che cambia. L’essenza di una vicenda accaduta duemila anni fa, narrata con ampiezza di dati descrittivi nel Vangelo di Giovanni (20,1-18). Un racconto straordinario, che allude alla forza e al mistero di un legame d’amore divenuto fonte d’ispirazione per scrittori e artisti di ogni tempo. Ce lo ripropone Maria Tondo, psicoterapeuta e scrittrice, con la sua recente pubblicazione: Con Maria di Magdala –Nel giardino del Risorto, Edizioni Dehoniane Bologna 2009. Un lavoro che si presenta come il frutto di uno studio appassionato e di un’esperienza di fede pienamente vissuta, come ben sottolinea Enzo Bianchi nella lettera posta in apertura del volume. E davvero, ad ogni pagina, si percepisce che la figura di Maria di Magdala, nella scena dell’incontro con il Risorto, è stata a lungo contemplata e meditata. Ce lo conferma l’autrice nell’introduzione, quando scrive: “voglio continuare a leggere, studiare, ascoltare, pregare, contemplare la Parola. E guardare questa donna per esplorare il suo mondo, la sua storia. Che è anche la mia. E quella di ogni donna. E di ogni credente. Per cercare la verità e crescere nel desiderio di vedere Dio”. Una premessa significativa, che ci guida nella lettura e invita a modellare il nostro cammino di fede su quello percorso da Maria di Magdala, accogliendo gli stessi momenti che l’hanno scandito: la ricerca, l’attesa, il silenzio, l’abbandono, e poi… l’estasi dell’unione. E l’epilogo sarà, come per la diletta discepola del Signore, poter guardare la vita “con occhi nuovi”, con quello sguardo libero e trasparente che rende capaci di vedere l’invisibile-divino nel quotidiano. Il suo dono, l’amore gratuito scaturito dalla visione del “faccia a faccia” con il Risorto, ci è consegnato come risposta chiara e definitiva ad ogni domanda sul senso della vita.
Con un’attenzione particolare alla discepola di Magdala, ammirata un giorno con grande emozione nella tela del Noli me tangere del Correggio al Museo del Prado, e divenuta immagine-simbolo della relazione più intima che si stabilisce tra Dio e la sua creatura, l’autrice ci rende partecipi di un viaggio interiore, tra il reale e l’immaginario, intrapreso in sua compagnia, attraverso i giardini dell’alleanza. Dal giardino pasquale al giardino dell’Eden, e poi nel giardino del Cantico che prelude all’incontro finale con l’Amato, per ripercorrere le tappe già vissute. Per riattraversare il dolore, la solitudine, l’emarginazione subita, e ritrovare i tratti originari del suo volto, la sua identità vera, pensata da Dio fin dagli inizi della creazione e svelatale, inaspettatamente, nel mattino di Pasqua. Infine, di nuovo nel giardino del sepolcro vuoto, dove Maria di Magdala ha realmente toccato l’amore, ineffabile e misterioso, incontrando lo sguardo tenerissimo del Signore risorto. Luogo dell’armonia ritrovata, della pienezza della gioia, da cui si allontanerà, libera e luminosa, per portare ad altri il dono della visione. Si fa particolarmente interessante a questo punto (capitolo V) la riflessione della Tondo, che nell’attribuire alla protagonista i caratteri propri di chi vive da nomade, solitaria e straniera sin dalle origini, orienta il suo sguardo sul mondo femminile, già reso oggetto di studio in un suo precedente lavoro (Donna, profezia e futuro, Paoline, Milano 1997). Scrive a questo proposito: “Maria, “amica” del Figlio di Dio, è amica di tante donne cui ha prestato e presta ancora la voce. A volte timida e silenziosa nella stessa comunità ecclesiale. Tante come lei, amiche di Dio, dicono l’amore col dono totale di sé. Non viste. Solitarie. In silenzio. Non credute. A volte inascoltate in contesti antichi e nuovi della vita pubblica e privata […] Controcorrente quasi sempre. Ma in profondo contatto con la vita e coi dolori del mondo si muovono lungo sentieri dove solo Dio traccia il percorso e le invisibili mete”.
Un’ ultima considerazione sullo stile comunicativo, molto personale, dell’autrice. Si sente che le sue parole-parlanti, come lo sono sempre le parole dei poeti e dei mistici, affiorano da una ricercata condizione di silenzio e di ascolto profondo, e risultano per questo fortemente evocative. Una scrittura vibrante e colorita, piena di ritmo e di respiro, cattura l’occhio e il cuore di chi legge, che, posto di fronte a pagine di puro lirismo, dove si fa quasi percepibile il soffio dello Spirito, non può non avvertire un profondo coinvolgimento interiore e un acuto desiderio di ricerca.
Il messaggio che rimane alla fine è un invito a vivere la fede con quella disposizione d’animo che è propria di chi ha conosciuto l’Amore e ama da persona profondamente innamorata; di chi, un giorno, ha sentito la bellezza di una Voce pronunciare per la prima volta il proprio nome con un accento unico, e ne è rimasto incantato, al punto che l’incanto, penetrato nello sguardo, lo ha reso per sempre libero e appassionato di fronte alla vita e al suo mistero. Proprio come lo sguardo di Maria di Magdala.

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roberto parisi il 7 ottobre 2009 alle 09:23 ha scritto:

Uno dei migliori testi tecnici sul cinema.
Manca un'aggiornamento(già nell'ultima edizione)
sul suono e sul cinema digitale.
L'ing. Calzini,che ha fatto un'introduzione,è ancora in salute, ha 88 anni.
Se aggiornato il testo è una fonte eccellente di informazioni(molto pregevoli le parti teoriche).

saluti,rp

Archivio - Cinematografi e Dintorni
robertoparisi@hotmail.com


alessandro il 6 ottobre 2009 alle 21:00 ha scritto:

un'opera carica di spirito. Papa Luciani trasmette la sua fede attraverso questi scritti.

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Irene Zolea il 5 ottobre 2009 alle 14:11 ha scritto:

Lo consiglio di tutto cuore :)

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Bernadette - F. Bouchard
Libro
F. Bouchard Paoline Edizioni (settembre 2008, 288 p.)

mauro maffioli il 4 ottobre 2009 alle 13:25 ha scritto:

un bellissimo libro condito di tantissimi particolari che ancora non conoscevo sulla vita di Bernadette. Il linguaggio semplice e scorrevole aiuta a comprendere il mistero e la grandezza delle apparizioni di Lourdes. Tra le pagine del libro si ha la possibilità di respirare i profumi e gli umori di quel piccolo paese ai piedi dei Pirenei. Complimenti.MAURO

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Domenico Marzatico il 2 ottobre 2009 alle 19:58 ha scritto:

Opera magistrale di Mons. Angelini.
Stranamente la questione della libertà è spesso elusa o travisata dal pensiero cattolico; la riflessione dell’autore al contrario, mette in luce come la morale cristiana consegni l’uomo proprio alla libertà, durante il promettente cammino della vita.
L’identità di ogni individuo che incontra e accoglie il Vangelo di Gesù si determina mediante l’esercizio della libertà, poiché riconosce il senso dell’esistenza in un’evidenza fenomenologica ben più realista delle incostanti e passeggere ’etiche’proposte dalla psicologia, sociologia e teoria politica, certo non preoccupate né della Salvezza, né della morte.
La morale cristiana, quindi cattolica, non si può dare completamente a monte dell’individuo, poiché prescinderebbe dalle caratteristiche effettive, dalla storia dell’individuo stesso (immerso sempre in un costume e in un’epoca determinati) e dalla evidenza pratica: in tal caso la morale cristiana si risolverebbe in un elenco di divieti, come troppo spesso si evince dalle catechesi e dalla predicazione. La Legge intesa in tal senso, è percepita come ‘recinto’, dove l’identità del soggetto non può compiersi.
Tuttavia, la morale non si può dare nemmeno soltanto a valle di ogni ‘vicenda’, quindi dall’esperienza pratica, di un individuo: in tal senso questo fallirebbe la determinazione della propria identità ; procedere per prove è come vivere senza mai determinarsi.
Il peccato originale infatti, - del quale sono simbolicamente protagonisti l’uomo e la donna nell’Eden, ed il popolo d’Israele nel deserto- insegna che, nonostante l’iniziativa gratuita di Dio, quindi il carattere promettente della vita, l’uomo è sempre tentato di poter mettere alla prova la realtà (esperimento) e sempre meno farsi mettere alla prova da essa (volere ciò che si fa: struttura della libertà).
Il modello fenomenologico è l’unico che permette di tenere insieme la Verità di Dio e la libertà dell’uomo; praticamente tutta la trattazione morale cristiana precedente, compresa la Scolastica (seppur apprezzata per la sua impostazione anche antropologica e per essere stata la prima vera forma di trattazione teorica), ha troppo facilmente considerato l’individuo in senso ideale (a monte della vicenda di ogni uomo), procedendo quindi solo a posteriori delle diverse forme della stessa Parola di Dio (Legge, Profezia, Sapienza, Vangelo): per il credente si configura così un procedimento dunque solamente deduttivo nella relazione con Dio, che tanto si accomuna alla figura dell’homo curvatus dal peccato, delineata dal pensiero protestante e dalle filosofie kantiana e postkantiana.
La coscienza credente (cfr. P. Sequeri ‘Il Dio affidabile’), invece, ha bisogno, in ogni epoca, proprio di quel riferimento costante alla morale biblica per comprendere e criticare quelle forme del costume dal quale è comunque sempre preceduto e plasmato.
Libro - chiave per intendere la teologia dell’autore (per i numerosi argomenti specifici della trattazione morale, si vedano le altre sue pubblicazioni) che chiaramente si intreccia con tutto il pensiero della ‘scuola di Milano’ della facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
Raccomandato ad insegnanti, catechisti, credenti e non.
Linguaggio denso ma accessibile, ricca bibliografia.


agostino il 30 settembre 2009 alle 22:01 ha scritto:

lo consiglio a tutti i cristiani cattolici e non cattolici, e a
tutti. la preghiera dell'ufficio divino dona, amore, pace
e gioia.

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Luciano, lucianoravaioli@aclifc.it il 30 settembre 2009 alle 19:32 ha scritto:

Non l'ho ancora letto, ma mi interessa; verrà presentato forse il 20 novembre prossimo a Forlì da parte di un gruppo di associazioni fra cui Acli, Lvia, Incontri, Caritas ecc ecc
Saluti Luciano Acli Forlì

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Elena Mancini il 30 settembre 2009 alle 12:20 ha scritto:

Vorrei solo precisare che Franz Jägerstätter è un beato martire e padre (così è stato nominato alla sua beatificazione) austriaco e non tedesco, come potrebbe trasparire dalla descrizione del libro. Una bellissima figura di uomo! Non ho ancora letto il libro, ma non vedo l'ora di sapere come Sicari descrive Jägerstätter, visto che i suoi "ritratti" sono sempre molto ben fatti e profondi; invece Jägerstätter viene a volte descritto come un sempliciotto, disobbediente e per lo più egoista, perché ha preferito farsi condannare a morte, invece di dire "sì" alla chiamata alle armi e non rendere vedova la moglie e orfane le tre figlie. Sono sicura che Sicari avrà valorizzato invece tutta la sua umanità.


aldoux, aldoux@hotmail.it il 30 settembre 2009 alle 00:54 ha scritto:

La libertà non è la sicurezza di pascolare su e giù nel prato recintato, custoditi da un severo pastore armato di bastone e dal suo cane. Ma il coraggio di andare su sentieri impervi dove a seguirlo si rischia la vita. Liberi di fermarci, tornare indietro o cambiare strada. Lui ci ha insegnato a pensare fuori dagli schemi, al di là dei pregiudizi. E noi, oltre a non voler rischiare mai nulla ed a coltivare i nostri vecchi pregiudizi, condanniamo quelli che hanno ancora, e sono pochi purtroppo, la voglia di farlo. Questa Chiesa è vecchia e non sà più parlare agli uomini.

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