Citazione spirituale

La voce dei clienti

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Giovanni Battaglia, pegiobruno@hotmail.com il 28 luglio 2008 alle 17:25 ha scritto:

E' sempre poco quello che si può scrivere e dire sulla importanza della mensa, tavola della Parola nella Assemblea liturgica. Nonostante tanti anni sono passati dalla riforma Liturgica le nostre chiese, tra le quali molte cattedrali, non hanno realizzato l'ambone, non riescono a esprimere la bellezza e monumentalità del luogo della Parola. Ancora sono molti i "leggii" o mensole di appoggio per il lezionario o per l'Evangeliario. Il Sinodo dei vescovi potrebbe nelle scelte concrete orientare verso la realizzazione della Tavola della Parola in piena simmetria con la tavola Eucaristica? Nella progettazione di nuove chiese potrebbe essere norma essenziale realizzare il luogo della mensa della Parola attorno al quale l'Assemblea liturgica dovrebbe riunirsi, accogliendo, nutrendosi, contemplando e condividendo la Parola.


Barbara Ferrari il 28 luglio 2008 alle 16:20 ha scritto:

Sono l'autrice del libro. Rendo grazie al Signore, alla mia Famiglia Religiosa, alla Vostra Casa Editrice per l'opportunità ricevuta di esplorare e custodire la vita di chi ci ha preceduto nel segno della fede, nell'avventura dell'essere cristiani. Incontrarsi con i testimoni della Speranza non lascia mai indifferenti: è esperienza che scuote dentro e fa puri e nuovi con tanta voglia di giungere là dove l'effimero si cancella, là dove è amore vero, là dove è dono di sè. Fino in fondo. Sull'esempio del Santo che ci ha redenti. Grazie a tutti.

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Ing. Andrea Marrone il 27 luglio 2008 alle 11:47 ha scritto:

Il libro è accessibile a tutti, scritto con un linguaggio e un lessico scorrevole e di facile comprensione.
I contenuti sono a dir poco sconcertanti e mettono in luce tante zone d'ombra in cui si insinuano le speculazioni di ogni genere e tipo sull'effetto serra, l'innalzamento degli oceani e altro ancora. Con buona pace degli allarmisti.
Un libro molto utile che farà storcere il naso a tanti che sguazzano nell'oceano della speculazione al fine di carpire alla gente soldi e attenzione.
Consigliatissimo a tutti.


Marco Pellacani il 26 luglio 2008 alle 10:42 ha scritto:

Il grande silenzio ha avuto un grande successo in tutto il mondo. Si è chiesto quali sono le ragioni per le quali il suo documentario è riuscito a interessare così tanti spettatori?

Sono onesto: mi aspettavo che questo film sarebbe stato visto da parecchia gente. Credevo in questo progetto, pensavo che potesse avere delle potenzialità di comunicazione. Però non mi aspettavo così tanti spettatori, questo certamente no. Parlando con il pubblico, prima e dopo le proiezioni de Il grande silenzio, ho capito che sono tre le ragioni fondamentali del successo del film. La prima è legata al bisogno di una spiritualità profonda, un’esigenza, da parte della collettività, in ogni parte del mondo, molto più accentuata di quanto si possa di norma pensare. E Il grande silenzio consente allo spettatore comune, osservando una diversa scelta di vita, intensa, serena e pervasa dalla Grazia, di riflettere sul proprio vissuto quotidiano, sulla distanza che c’è tra quel tipo di esistenza e la propria. La seconda ragione è che, in Germania ma anche nel resto d’Europa, c’è una forte preoccupazione nella gente di perdere il proprio posto di lavoro. Questa paura condivisa e condivisibile della disoccupazione, o perlomeno della precarietà occupazionale, è la dimostrazione che certi ritmi esasperati in ufficio e la competizione sfrenata tra colleghi non ha senso, è l’illusione di una sicurezza economica che non corrisponde più alla realtà. Allora il pubblico, osservando i monaci che dal lavoro nei campi traggono soltanto il nutrimento essenziale per sopravvivere, dedicando al contrario tutto il loro tempo al rapporto con l’Assoluto, credo che tragga da quell’esempio uno stimolo profondo, un insegnamento particolarmente efficace per la propria crescita interiore.



E il terzo aspetto?

E’ collegato alla seconda ragione. C’è una grande tristezza, a mio avviso, nelle persone che dedicano ogni energia ai propri interessi personali. C’è un egoismo diffuso, nella nostra società, che investe la sfera degli affetti, del denaro, del tempo libero e che talvolta appare invalicabile. Invece, la leggerezza con cui i monaci de Il grande silenzio affrontano ogni giornata dimostra che c’è un’altra dimensione dell’esistenza, totalmente disinteressata agli affanni quotidiani, slegata dai beni materiali e predisposta al viaggio interiore, alla conoscenza di sé attraverso la vicinanza con Dio. Ecco, credo che questa leggerezza faccia molto bene al pubblico, perché propone un’alternativa concreta, chiara, persino affascinante ad una programmazione della vita troppo egocentrica. Sì, credo che vivere solo per i propri obiettivi sia davvero deprimente...



(...)



In alcune sequenze Il grande silenzio riesce anche a “desacralizzare” l’immagine dei monaci di clausura, ad esempio quando uno di loro parla con i gatti a cui dà da mangiare o quando alcuni gruppi si ritrovano insieme a chiacchierare nel giardino del monastero...

Sì, non è vero che Il grande silenzio racconti l’esperienza ascetica e contemplativa dei certosini solo in termini di rigore e disciplina. Certo, le regole ci sono e nel monastero devono essere rispettate. Però ci sono anche momenti di svago, che stando a contatto con i monaci per così lungo tempo ho cercato di cogliere e restituire al pubblico. Ciò che mi ha più colpito di loro è che dietro le tuniche dei religiosi ci sono degli uomini. Uomini che hanno verso la vita un’attitudine speciale, che non temono la morte e che dedicandosi a Dio hanno raggiunto una libertà interiore straordinaria, a volte quasi infantile. Io volevo mostrare tutto questo: non dei santi, ma degli uomini coerenti con la loro scelta. Non persone che si sono autoescluse dal mondo, ma, al contrario, persone che sono in cammino verso una qualità di vita molto più alta della nostra. Non delle icone, ma degli esempi illuminanti.



(da un’intervista a Philip Groning, autore de “Il grande silenzio”)

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sanna caterina il 26 luglio 2008 alle 01:57 ha scritto:

sono caterina e sono la nipote della venerabile elisabetta sanna. sono fiera di lei e auguro a tanti e a tutti quelli che la conosceranno attraverso questo libro, di poter ricevere il dono più prezioso che è l'amore verso DIO. grazie per quanti vorranno condividere le emozioni e l'insegnamento di zia elisabetta. da fiera nipote vi affido alle sue preghiere. amava gesù e si fidava...un caro saluto e che gesù e la virgo potens possano,attraverso la sua intercessione, arrivare al vostro cuore.che la volontà del signore sia sempre festa. caterina


dott. Giovanni Furlani il 21 luglio 2008 alle 07:08 ha scritto:

Dover dire no ad un figlio, metterlo di fronte alle sue contraddizioni, o dovergli dire "prenditi le tue responsabilità" suscita nel genitore profondi sommovimenti emotivi, dubbi morali (avrò fatto bene, avrò fatto male?), paure (avrò esagerato? avrà capito che l'ho fatto per il suo bene?), riflessioni ed emozioni che meritano di essere accolte e chiarificate. (pag.164-165)
E' proprio quello che riesce a fare Osvaldo Poli, aiutandoci a riscoprire quel modo maschile di educare che la società degli ultimi 40 anni ha progressivamente emarginato lascinado tutti (non solo noi padri) più fragili!
Giovanni

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Gabriele Galleri il 19 luglio 2008 alle 11:18 ha scritto:

Un modo semplice e tradizionale di rivivere la via crucis.
Costituito da meditazioni brevi ma intense, inoltre per ogni stazione vi è un illustrazione pittorica.
E' in formato tascabile A6 (15 x 10,5 cm)

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Cinzia Almiresi, 27marzo@tiscali.it il 17 luglio 2008 alle 17:58 ha scritto:

Centinaia di apparizioni hanno cercato di avvertirci dei tempi che stiamo vivendo.
Come ai tempi di Gesù:
"Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: guarderete, ma non vedrete."

"Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio."

Questo libretto tenta di raccogliere molti messaggi che sono perlopiù sconosciuti.

Lucia disse a sua cugina Maria do Fetal: Se vuoi sapere a cosa si riferisce il terzo segreto di Fatima, leggi il Capitolo XII dell'Apocalisse.

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chetty il 17 luglio 2008 alle 16:05 ha scritto:

Un libro straordinario, ricco di emozioni VERE, che toccano l' anima, in ogni suo angolo piu' nascosto...

L' ho letto d' un fiato!

lo consiglio a tutti coloro che stanno smarrendo il senso dei veri sentimenti.

Complimenti vivissimi alla splendida coppia di autori..


Gabriele Galleri il 15 luglio 2008 alle 20:19 ha scritto:

Un'autobiografia-capolavoro divenuto un classico fra i libri cristiani. Suor Faustina, polacca, scrive questa autobiografia fra il 1929-38 su richiesta del suo direttore spirituale e di Cristo stesso. Centro del Diario sono le rivelazioni private riguardanti il Culto della Divina Misericordia.
Un libro che ci trasporta nel cammino dell'umiltà e della semplicità e nell'affidamento alla Misericodia di Dio.
Una volta incominciato a leggerlo non riesci a staccartene più talmente e bello!!
Il Diario di Suor Faustina è per me quasi una seconda Bibbia!!

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Silvana Cesari il 12 luglio 2008 alle 20:28 ha scritto:

Una lettura che consiglio a tutti.Il testo mi è stato regalato a gennaio e ne ho scoperto il valore.
E' un invito alla riflessione e positivamente aiuta ad affrontare le giornate anche se "pesanti"

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Alessandro Zignoni il 11 luglio 2008 alle 21:34 ha scritto:

Molto bello, mi ha toccato.


Carlotta Cortona il 10 luglio 2008 alle 12:55 ha scritto:

il testo di Eugenio Fizzotti si configura come una riflessione incisiva e preoccupantemente attuale circa il fiorire dei nuovi e dei nuovi nuovi movimenti religiosi, così come li defisce Massimo Introvigne, autore di uno dei saggi contenuti nella raccolta. a partire dall'idea dell'atavica ricerca umana della felicità i contributi si snodano in varie dimensioni, dal mondo occidentale al contesto buddhista, dalla contemporaneità al passato, dalle nuove forme di spiritualità alle sette, sempre più alla ribalta nella cronache degli ultimi anni. attraverso una carrellata sui diversi approcci psicologici, metodologici ed interpretativi, gli autori riflettono sull'esigenza, sempre più sentita, di accostarsi e trovare una soluzione al baudleriano male di vivere;raggiungere pace, serenità ed equilibrio fisico e mentale significa accostarsi a nuove filosofie di vita e lascaire, talvolta, la religione dei padri, secondo la definizione di Federico Squarcini. espreto del mondo orientale, richiama il caso di Ratthapala, che lascia le tradizioni religiose e sociali per seguire Buddha e rileva analogie con il mondo cristiano, ricordando la scelta di San Paolo, che parla di lasciare la legge per seguire i nuovi comandamenti di Dio. costantenente proiettato nel confronto con le altre società il libro è anche una riflessione antropologica/psicologica circa le cause che inducono, in determinate condizioni storico/geografiche, ad accostarsi a certe scelte spirituali, scelte che possono trasformare raadicalmente la vita degli individui. si parla delle sette, della "riforma del pensiero" o "lavaggio del cervello", ma anche delle basi disciplinari di tali culti, che vanno dall'ascetismo intramondano alla vita in un eremo, completamente separati dalla corruzione che corrode il mondo. non manca l'attenzione per l'elemento culturale, ovvero l'interrelazione tra disciplina religiosa e formazione culturale; inoltre si riflette sulla posizione che l'educatore cattolico deve assumenre in un contesto, come quello odierno, sempre più multireligioso e multiculturale. la domanda di fondo, come ricorda Eugenio Fizzotti è se si insegua una felicità che dà salvezza o una salvezza che dona felicità. certamente i contributi si configurano come spunto per una riflessione individuale e collettiva circa il modo cui accostarsi al sacro e alla religione, tenendo conto che solo una costante e biunivoca colloraborazione tra le parti coinvolte può portare alla nascita di una identità e di una religione che sappia rispettare le altre identità e le altre religioni, onde evitare l'avverarsi del paradigma di Samuel Huntington. Lui parla di scontro delle civiltà e di guerra e distruzione; se si riflette, si conosce e si impara ad accettare ciò che è diverso, purchè esso non lenisca libertà o salute fisica e psichica, si può andare verso un futuro che garantisca l'agognata e ricercata felicità e salvezza.


Michele Salcito, misalci@tin.it il 8 luglio 2008 alle 13:56 ha scritto:

Voi penserete: ma da quando in qua un autore si fa l'auto-recensione?
Volevo solamente dire che se pensate che questo libro sia un'altra "pizza" di disquisizioni pseudoscientifiche che lasciano il tempo che trovano, vi assicuro che vi sbagliate. In questo lavoro ho cercato di suggerirvi delle riflessioni per trovare le risposte su argomenti di cui un po' tutti abbiamo paura, la sofferenza, la morte, il nostro destino, ecc. L'Uomo della Sindone non è morto: è lassù che vi aspetta a braccia aperte. Cercate il suo vero volto e si farà vedere nel vostro cuore. Ovviamente, mi attendo anche critiche costruttive. Buona lettura.

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Un utente il 6 luglio 2008 alle 23:39 ha scritto:

Sono un appassionato delle vite dei santi, in questo libro ho trovato riferimenti concreti e legibili con agilità. i testi originali riportati dall'autore sono poi una garanzia di interpretazione. ne vale la pena

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