Citazione spirituale

La voce dei clienti

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lucy il 21 ottobre 2009 alle 15:18 ha scritto:

Con la mia scuola abbiamo rappresentato questo musical nel natale di 5 anni fa; fu uno straordinario successo.musiche e testi straordinariamente coinvolgent. Indimenticabile!

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angela il 21 ottobre 2009 alle 15:13 ha scritto:

Non ho ancora letto questo testo spirituale, ma leggendo il titolo del volume, mi pare sia cosa buona per questo anno Sacerdotale, per la loro Santificazione e prego per tutti loro, mi piacerebbe leggerlo, per la maternità spirituale, perchè ogni singola persona, dovrebbe prendere a cuore ogni Sacerdote ed ogni fratello che il Signore gli dona, tutto questo è "maternità spirituale, lo è anche per la preghiera delle Sante Vocazioni e per i nostri Seminaristi!"
Vi ringrazio di cuore per avermi dato la possibilità di esprimermi, grazie.
Angela


vitovito, gianvito1992@libero.it il 20 ottobre 2009 alle 17:09 ha scritto:

carissimi il vostro libro è magnifico!!!
l'unica critica è che mi sembra un pò difficile per bambini di scuola elementare.
spero che apprezziate il mio suggerimento!!!
con piacere di avervi scritto vi saluto


Lela il 20 ottobre 2009 alle 13:14 ha scritto:

Bellissimo libro!
Non sono ancora mamma... spero di diventarlo presto! Grazie per la grande testimonianza di amore che ci avete dato... la vita è sacra in ogni caso.

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calef', czapatacalle@yahoo.it il 19 ottobre 2009 alle 14:21 ha scritto:

E TOCCANTE, TI PERMETE DI CONFRONTARTI CON IL TUO MONDO LIMITATO.

DA PRENDERE NOTA SULLE SETTE DIMORE DI SANTA TERESA...

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maria domenica scarano, nika77@alice.it il 13 ottobre 2009 alle 18:43 ha scritto:

Lo consiglio a tutti, per fermarsi ogni tanto e riflettere sulle cose importanti e vere della vita. Le storie ti lasciano un segno e ti cambiano , è bello leggerle a piccole dosi e farle tue.
Mi capita di ripensarci durante la giornata e di meditarci su, in effetti senti che puoi diventare una persona migliore.

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anna bertini il 12 ottobre 2009 alle 10:48 ha scritto:

COMUNITÀ CRISTIANE
NEL MONDO MUSULMANO

Gibuti è il nome di una giovane repubblica africana e, allo stesso tempo, della sua capitale nel Corno d’Africa, tra Somalia, Etiopia e Eritrea.Territorio dell’Islam, sbarcato già nel VII secolo dalla vicina penisola Arabica.
Qui si incontra povertà, disoccupazione, emigrazione, kat, prostituzione: su tutto questo, però, si distende magnifico il canto delle moschee ”Dio è grande!” come una strana e spendida corale. Solo la fede sostiene questo meraviglioso popolo e una solidarietà quotidiana...

Ma c’è anche la presenza di uomini e donne, che fanno miracoli altrettanto quotidiani: sono cristiani. I loro sono gesti di collaborazione, di aiuto, di uno sguardo o una parola che incoraggiano. Sono suore, giovani volontari, missionari, piccole comunità cristiane, che si fanno in cento nel campo della sanità, dell’insegnamento, dell’aiuto concreto alle varie povertà.

Spiccano nella lettura di Lettere da Gibuti alcuni volti come quelli delle Suore di Gibuti, “donne di carità, di frontiera e di obbedienza”. Tra di loro la figura di suor Anna, anziana donna veneta di gran cuore e altrettanto temperamento, capace, talvolta, di presentarsi alla polizia per fare le sue rimostranze: “Voi trattate come animali questi emigranti!” I poliziotti la ascoltano rispettosamente e restano interdetti. L’impegno delle suore cristiane in questa terra musulmana è assicurare la presenza viva del Vangelo non solo attraverso le attività, ma anche l’impegno vissuto nella gioia e realizzato nell’amore.

Vivere da cristiani in un ambiente musulmano è qualcosa di veramente originale. È la vocazione coraggiosa di una Chiesa povera, minoritaria, senza ambizioni, di un cristianesimo che riscopre il messaggio del Vangelo: la passione per l’uomo, per tutti gli uomini senza distinzioni. Volti e situazioni differenti sono presentati in queste Lettere con pennellate rapide, efficaci ed uno sguardo commosso come di eroi in un mondo di umili: sono i discepoli del Signore nella terra del Profeta, appassionati del “dialogo della vita” con un popolo radicalmente differente. Nella terra dove i credenti vivono unicamente la grandezza di Dio essi si fanno testimonianza di un Dio che è Amore.

Un tocco poetico si allea sempre ad una riflessione lucida ed efficace nel comprendere una grande verità: “I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano”. Pregevole, infine, la post-fazione di Giulio Albanese, sulla problematica delle Afriche (volutamente al plurale), che ricorda quanto lo scrittore senegalese Cheick Anta Diop a proposito dei rapporti Nord-Sud: “Non abbiamo avuto lo stesso passato, noi e voi, ma avremo necessariamente lo stesso futuro”.
Da un’esperienza di missione è nato questo libro e ne è testimonianza viva, concreta e appassionante. Si fa anche gesto missionario: i diritti di Autore sono inviati alla diocesi di Gibuti per la vita delle piccole comunità cristiane. Ma diventa anche strumento utilissimo per le nostre parrocchie, per una sensibilizzazione missionaria e migratoria, per una apertura sul panorama multireligioso attuale. È, in fondo, entrare in un mondo molto differente dal nostro, percorrendolo con lo sguardo, il cuore e la preghiera. Alla fine sarete senz’altro differenti. Si avvera, infatti, quella convinzione essenziale:“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre,ma avere nuovi occhi”.
LETTERE DA GIBUTI. Comunità cristiane nel mondo musulmano di R. Zilio, Ed. Messaggero, 2009, 7 euro

Anna Bertini (su Presenza, mensile Diocesi di Ancona, aprile 2009)

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Fr. Maurizio Di Paolo, mauridp@tiscali.it il 10 ottobre 2009 alle 11:49 ha scritto:

Solo un augurio per questa "primizia" dei nostri giovani confratelli, il Signore vi renda sempre più fecondi e creativi.


Cisby il 9 ottobre 2009 alle 21:30 ha scritto:

Voici un roman touché par la grace...a insufflé une lumineuse et délicate magi à cette Historie de "La bella Kin"...

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Roberta il 8 ottobre 2009 alle 14:25 ha scritto:

Un libro importante per costruire nuovi percorsi di umanità. Assolutamente da leggere in tutte le famiglie,a scuola, in parrocchia. io lo sto regalando a tutti.

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Mariella Spagnolo il 7 ottobre 2009 alle 16:45 ha scritto:

Una donna, un giardino, un incontro di sguardi… e la vita che cambia. L’essenza di una vicenda accaduta duemila anni fa, narrata con ampiezza di dati descrittivi nel Vangelo di Giovanni (20,1-18). Un racconto straordinario, che allude alla forza e al mistero di un legame d’amore divenuto fonte d’ispirazione per scrittori e artisti di ogni tempo. Ce lo ripropone Maria Tondo, psicoterapeuta e scrittrice, con la sua recente pubblicazione: Con Maria di Magdala –Nel giardino del Risorto, Edizioni Dehoniane Bologna 2009. Un lavoro che si presenta come il frutto di uno studio appassionato e di un’esperienza di fede pienamente vissuta, come ben sottolinea Enzo Bianchi nella lettera posta in apertura del volume. E davvero, ad ogni pagina, si percepisce che la figura di Maria di Magdala, nella scena dell’incontro con il Risorto, è stata a lungo contemplata e meditata. Ce lo conferma l’autrice nell’introduzione, quando scrive: “voglio continuare a leggere, studiare, ascoltare, pregare, contemplare la Parola. E guardare questa donna per esplorare il suo mondo, la sua storia. Che è anche la mia. E quella di ogni donna. E di ogni credente. Per cercare la verità e crescere nel desiderio di vedere Dio”. Una premessa significativa, che ci guida nella lettura e invita a modellare il nostro cammino di fede su quello percorso da Maria di Magdala, accogliendo gli stessi momenti che l’hanno scandito: la ricerca, l’attesa, il silenzio, l’abbandono, e poi… l’estasi dell’unione. E l’epilogo sarà, come per la diletta discepola del Signore, poter guardare la vita “con occhi nuovi”, con quello sguardo libero e trasparente che rende capaci di vedere l’invisibile-divino nel quotidiano. Il suo dono, l’amore gratuito scaturito dalla visione del “faccia a faccia” con il Risorto, ci è consegnato come risposta chiara e definitiva ad ogni domanda sul senso della vita.
Con un’attenzione particolare alla discepola di Magdala, ammirata un giorno con grande emozione nella tela del Noli me tangere del Correggio al Museo del Prado, e divenuta immagine-simbolo della relazione più intima che si stabilisce tra Dio e la sua creatura, l’autrice ci rende partecipi di un viaggio interiore, tra il reale e l’immaginario, intrapreso in sua compagnia, attraverso i giardini dell’alleanza. Dal giardino pasquale al giardino dell’Eden, e poi nel giardino del Cantico che prelude all’incontro finale con l’Amato, per ripercorrere le tappe già vissute. Per riattraversare il dolore, la solitudine, l’emarginazione subita, e ritrovare i tratti originari del suo volto, la sua identità vera, pensata da Dio fin dagli inizi della creazione e svelatale, inaspettatamente, nel mattino di Pasqua. Infine, di nuovo nel giardino del sepolcro vuoto, dove Maria di Magdala ha realmente toccato l’amore, ineffabile e misterioso, incontrando lo sguardo tenerissimo del Signore risorto. Luogo dell’armonia ritrovata, della pienezza della gioia, da cui si allontanerà, libera e luminosa, per portare ad altri il dono della visione. Si fa particolarmente interessante a questo punto (capitolo V) la riflessione della Tondo, che nell’attribuire alla protagonista i caratteri propri di chi vive da nomade, solitaria e straniera sin dalle origini, orienta il suo sguardo sul mondo femminile, già reso oggetto di studio in un suo precedente lavoro (Donna, profezia e futuro, Paoline, Milano 1997). Scrive a questo proposito: “Maria, “amica” del Figlio di Dio, è amica di tante donne cui ha prestato e presta ancora la voce. A volte timida e silenziosa nella stessa comunità ecclesiale. Tante come lei, amiche di Dio, dicono l’amore col dono totale di sé. Non viste. Solitarie. In silenzio. Non credute. A volte inascoltate in contesti antichi e nuovi della vita pubblica e privata […] Controcorrente quasi sempre. Ma in profondo contatto con la vita e coi dolori del mondo si muovono lungo sentieri dove solo Dio traccia il percorso e le invisibili mete”.
Un’ ultima considerazione sullo stile comunicativo, molto personale, dell’autrice. Si sente che le sue parole-parlanti, come lo sono sempre le parole dei poeti e dei mistici, affiorano da una ricercata condizione di silenzio e di ascolto profondo, e risultano per questo fortemente evocative. Una scrittura vibrante e colorita, piena di ritmo e di respiro, cattura l’occhio e il cuore di chi legge, che, posto di fronte a pagine di puro lirismo, dove si fa quasi percepibile il soffio dello Spirito, non può non avvertire un profondo coinvolgimento interiore e un acuto desiderio di ricerca.
Il messaggio che rimane alla fine è un invito a vivere la fede con quella disposizione d’animo che è propria di chi ha conosciuto l’Amore e ama da persona profondamente innamorata; di chi, un giorno, ha sentito la bellezza di una Voce pronunciare per la prima volta il proprio nome con un accento unico, e ne è rimasto incantato, al punto che l’incanto, penetrato nello sguardo, lo ha reso per sempre libero e appassionato di fronte alla vita e al suo mistero. Proprio come lo sguardo di Maria di Magdala.

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roberto parisi il 7 ottobre 2009 alle 09:23 ha scritto:

Uno dei migliori testi tecnici sul cinema.
Manca un'aggiornamento(già nell'ultima edizione)
sul suono e sul cinema digitale.
L'ing. Calzini,che ha fatto un'introduzione,è ancora in salute, ha 88 anni.
Se aggiornato il testo è una fonte eccellente di informazioni(molto pregevoli le parti teoriche).

saluti,rp

Archivio - Cinematografi e Dintorni
robertoparisi@hotmail.com


alessandro il 6 ottobre 2009 alle 21:00 ha scritto:

un'opera carica di spirito. Papa Luciani trasmette la sua fede attraverso questi scritti.

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"Tenerezza"
Articolo Religioso
cm 15

rita, ritadpr@hotmail.it il 5 ottobre 2009 alle 23:56 ha scritto:

esprime la tenerezza che molto spesso non riusciamo a dire o dare

Presepe a capanna con abete sullo sfondo
Articolo Religioso

rita, ritadpr@hotmail.it il 5 ottobre 2009 alle 23:49 ha scritto:

semplicemente suggestiva