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Antonio Bruno, antoniobruno5@libero.it il 29 dicembre 2008 alle 10:43 ha scritto:

L’organizzazione del clero riguarda solo il clero
di Antonio Bruno



Ho conosciuto Fulvio De Giorgi quando lo invitai nel 1988 (quindi 20 anni fa) a San Cesario di Lecce per un Convegno. Invitai l’allora dott. De Giorgi che mi fu indicato da Sua Eccellenza l’Arcivescovo di Otranto Donato Negro altro nativo del nostro paesello.
L’ho ascoltato di nuovo l’anno scorso in occasione di un incontro dell’Azione Cattolica Diocesana e non senza meraviglia ho letto la locandina dell’incontro per la presentazione del libro sul laicato cattolico. Oggi andrò a vedere la presentazione del suo nuovo libro "Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano".
In sintesi il Prof. De Giorgi nel suo libro "Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano" sostiene che dopo il Concilio e dopo il discorso del Cardinale Tettamanzi noi Laici Cattolici dobbiamo subire una sorta di EMANCIPAZIONE. Secondo il Prof. Fulvio De Giorgi noi dovremmo affrancarci dalla guida costante e paterna del clero senza della quale siamo incapaci di qualunque decisione autonoma in tema di spiritualità e di fede, per crescere verso un età adulta che ci veda testimoni del Vangelo per il nostro essere seguaci di Gesù e per il nostro stesso tentare di mettere in pratica nella nostra vita il Vangelo.
Un po’ come la provocazione dell'ex Ministro Padoa Schioppa che in occasione della finanziaria dell'anno scorso dichiarò: «Mandiamo i bamboccioni fuori di casa». I laici cattolici sarebbero per il Prof. De Giorgi i bamboccioni e il clero le mamme chioccia!
Secondo il De Giorgi un buon educatore che non lascia a se stesso l’educato per farlo divenire AUTONOMO non compie bene la sua opera di aiuto a mettere fuori quanto già c’è dentro di noi.
Il clero (ovvero i preti e i Vescovi) pare che non siano molto propensi a far camminare noi fedeli laici con le nostre gambe.
La proposta? E’ tutta rivolta a noi fedeli che, secondo il Prof. De Giorgi, dovremmo dire ai nostri Parroci di fidarsi di noi che non siamo “Brutti anatroccoli” e loro (i preti) ovvero le amorevoli anatre che ci accudiscono dovrebbero spiritosamente darci potere in tema di pastorale! Ma il prof. De Giorgi sostiene che per far questo noi fedeli laici dobbiamo fare un bel salto e, seguendo la fiaba del buon Hans Christian Andersen, far uscire il cigno che c’è in me!
In pratica il Prof. De Giorgi prende atto che il clericalismo non è più adeguato (secondo la mia modesta opinione non lo è mai stato).
Questa, come chiamarla, raccomandazione del Prof. De Giorgi a noi laici che andiamo a Messa la domenica è accompagnata da, come dire, un’indicazione ai preti che sempre secondo il Prof. De Giorgi dovrebbero lasciarci finalmente liberi di esprimerci.
Io non entro nel merito delle affermazioni del Prof. De Giorgi ma ho come l’impressione che l’argomento sia assolutamente privo di qualunque forma di riscontro nella realtà.
Mi spiego meglio. Io non dissento dall’esperienza di Parrocchia che ha il Prof. De Giorgi, infatti lui esprime la sua opinione in funzione dell’esperienza che ha fatto e che ancora fa nella sua diocesi, però non posso credere che il Prof. De Giorgi non sia a conoscenza di altre realtà, come ad esempio quella dei Movimenti, in cui il clero ha un compito assolutamente di SECONDO PIANO dal punto di vista organizzativo rispetto ai fedeli laici e in cui c’è pari dignità nell’azione pastorale.
Quindi il problema è risolto garantendo a tutti di essere ciò che sono e non ciò che noi desidereremmo che fossero. I clericali possono continuare a fare i clericali e gli emancipati affrancati dal clero chioccia possono esprimere la propria autonomia e indipendenza.
Io, francamente, non vedo il problema.
Poi se parliamo di persone che esercitano la loro professione all’interno della organizzazione antropologica artificiale chiamata gerarchia ecclesiastica o all’interno di strutture che sono l’emanazione di tale organizzazione, come il caso dell’Università in cui lavora il Prof. De Giorgi potrei anche essere solidale con chi, non appartenendo al clero, aspiri a una emancipazione che dia pari dignità ai fedeli laici che collaborano a titolo gratuito o che lavorano in cambio di un corrispettivo economico all’interno di strutture che sono emanazione del clero.
Bene fa il Prof. De Giorgi fulvio.degiorgi@unicatt.it che lavora nell’Università Cattolica del Sacro Cuore http://docenti.unicatt.it/pls/unicatt/unicatt_docenti.h_preview?id_doc=416 a chiedere per se e per chi è nella sua condizione ciò che chiede nel suo libro "Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano".
Ma ricordo a me stesso che la struttura gerarchica delle Parrocchie è tale che, se sei in disaccordo con il Parroco su un qualunque particolare (anche il più insignificante), il Parroco prima tenta amorevolmente di RIDURTI alle SUE RAGIONI e poi, se non riesce con i metodi propri di chi detiene il potere, vieni allontanato e sopportato solo in Chiesa per la Messa ma mai ti sarà dato di fare una qualunque azione pastorale in nome e per conto dell’organizzazione antropologica artificiale denominata Parrocchia.
Caro Prof. De Giorgi tutte queste buone intenzioni, queste amorevoli raccomandazioni e quant’altro da lei sostenuto è aria fritta, che non serve a nulla senza una proposta che cambi radicalmente la struttura dell’organizzazione antropologica artificiale che si chiama Parrocchia.
Infatti i miei amici preti mi hanno detto che per quanto riguarda i processi decisionali e le dinamiche che si sviluppano all’interno delle Parrocchie, le logiche che guidano il Parroco sono quelle proprie della Monarchia Assoluta, nella maggior parte dei casi, e della Monarchia Illuminata in casi sporadici.
Caro Prof. De Giorgi se lei desidera emanciparsi all’interno della struttura antropologica artificiale denominata Gerarchia Ecclesiastica o Clero allora è li che deve intervenire senza inventare nulla ma proponendo al clero di riscoprire LE ELEZIONI che i primi cristiani utilizzavano per selezionare Ministri e Clero!
Ma questa è una cosa che non riguarda me, né i tanti padri e madri che vanno a Messa la domenica e tentano di mettere in pratica nella loro vita il Vangelo, noi padri e madri di famiglia che tentiamo di imitare Gesù con tanti fallimenti ma anche con qualche successo.
Noi non abbiamo alcun interesse che le cose cambino in quella struttura gerarchica che, secondo la mia opinione, può organizzarsi al suo interno, come meglio crede senza per questo incidere minimamente nella mia vita.
Per Grazia di Dio non siamo in un Paese TEOCRATICO! Quindi caro prof. De Giorgi di come si organizza il Clero è affare solo del Clero e qualunque interferenza sarebbe INGERENZA GRATUITA E VIOLENTA!
Le aggiungo che non è necessaria alcuna certificazione da parte del Parroco per partecipare a concorsi pubblici o per essere assunti presso una qualunque azienda che non sia gestita dal Clero.
Ecco tutto!
Le auguro buon lavoro e soprattutto un felice 2009!
Cordialmente


pat il 27 dicembre 2008 alle 19:57 ha scritto:

Possiedo da tempo il libro, assicuro che è interessantissimo e soprattutto unico nel suo genere.
Mi ha interessato soprattutto la parte psichiatrica, un aspetto che spesso è trattato marginalmente mentre in questo libro è in stretto collegamento con l'aspetto spirituale/demoniaco. Ma non essendo un' esperta non ho potuto apprezzare i dati medico/scientifici fino in fondo.
Purtoppo ho avuto a che fare indirettamente con questi fenomeni e sapendo per certo che non appartengono al folclore religioso come a tanti credono in buona fede o per comodo o peggio voglio far credere; personamente consiglierei questo libro a tutti i religiosi, sperando che capiscano la realtà di queste situazioni, rendendosi coscienti della propria responsabilità di fedeli verso il prossimo in difficoltà.

Mi meraviglio che sia ora disponibile, perché lo volevo regalare, ma l'editore mi disse che era esaurito.
Mi confermate che ora è disponibile????

se ciò fosse lo terrò presente per il prossimo regalo

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MlleKurette il 27 dicembre 2008 alle 17:33 ha scritto:

Questo libro parte da una serie di affermazioni menzognere, non è affatto vero che un feto di 3 mesi abbia alternanza sonno veglia e attività onirica (questo tipo di attività cerebrale, che presuppone una completa formazione del sistema nervoso si riscontra solo nei feti di 7-9 mesi), non è vero che scalcia, è neurofisiologicamente impossibile, presenta soltanto dei movimenti riflessi di tipo automatico che si riscontrano in tutte le forme di vita, anche in quelle puramente cellulari. E non è per nulla perfetto, visto che gli mancano ancora i polmoni (che non si formano prima del 6° mese), le narici si aprono solo nel 5° mese, l'organizzazione della faccia solo nel 4°, la differenziazione dell'apparato gastroenterico solo nel 5°...


manikina il 27 dicembre 2008 alle 14:28 ha scritto:

dante mi ispira molta beatitudine nel dire termine fisso detterno consiglio


mario il 26 dicembre 2008 alle 18:56 ha scritto:

Ma questa storia è proprio vera?
Si può morire per difendere la propria verginità?


elisabetta.nardi@alice.it, elisabetta.nardi@alice.it il 26 dicembre 2008 alle 13:12 ha scritto:

Non conosco il libro, ma solo un estratto diffuso dalla diocesi di Macerata e mi complimento con l'autore per aver reso accessibile ad adulti e bambini un argomento così difficile.


oliviero trombini, casadeoli@gmail.com il 25 dicembre 2008 alle 20:39 ha scritto:

il suo messaggio di amore e pace non era distaccato dalla poverta'.Ora a 118 anni dalla sua scomparsa possiamo riprendere questo messaggio nel paese di Berzo Inferiore dove RITORNANO i potenti arricchitisi con la violenza l'inganno ed il furto


Un utente, avv.dellarocca@yaooh.it il 22 dicembre 2008 alle 17:28 ha scritto:

Effettivamente il saggio travalica gli orizzonti finiti per proiettare lo sguardo oltre la terrestività.Faccio seguito al commento del libro del Piana.Sono Umberto della Rocca di Gragnano,penso che i de la roche come affermato dallo storico Liguori in un saggio storico del 1863 della città di Gragnano di Napoli famosa per la pasta ed il vino, giunsero ivi con Carlo I d'Angiò fratello di Luigi IX il santo che definiva Giovanni della Rocca consanguineo come da enciclopedia storica sul ducato d'Atene.I della Rocca parenti anche con i de Joinville storico di San Luigi, Jean de Joinville con una biografia.sul re santo.Cosa certa è che i de Joinville furono feudatari di Gragnano di Napoli imparentati ai de la Roche.Come i di Brienne erano imparentati ai de la Roche con la famosa Isabella de La roche madre di Gualtiero di Brienne,ancora presente il nome sulla lastra tombale monumentale di famiglia.Ivi fondarono il Carmine ed il corpus domini vi sono stemmi antichi di famiglia sugli altari e nell'abside come un guerriero Franco-ispanico come potra vedersi sul sito www.centroculturalegragnano.it.Anche le terre dei della Rocca sono dette le ''Franche''.Gragnano era all'epoca un avamposto di Amalfi.da dette terre si accedeva ad Amalfi,vi era in zona il castello di Pino.All'interno di Villa della Rocca vi erano sarcofagi raffiguranti guerrieri templari di famiglia di cui serbiamo foto e che forse si trovano alla sovrintendenza.Gli storici dovrebbero valutare questi indizi retaggio di una memoria familiare e degli storici
del paese per vedere i collegamenti con la famiglia de la Roche francesi e duchi D'Atene.Anche la forma della villa è a ferro di cavallo come quella francese.I nomi di famiglia sono sempre gli stessi,Guglielmo,Guido,Giovanni,Antonio,Umberto.Sono in possesso de rescritti di Carlo V imperatore del sacro Romano impero che si riferiscono ai della Rocca.Forse la storia induttiva fa trasparire cose che quella ufficiale a grandi linee dimentica o cancella

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marco "mundele", marcolongoni@yahoo.it il 22 dicembre 2008 alle 11:00 ha scritto:

Mi associo ai giudizia positivi su questo libro. Il caro amico Giovanni, soprannominato a Kinshasa "don Bosco" e ricordato ancora oggi con affetto e simpatia dalla gente di Saint Mukasa, mi ha ritrasmesso e ricordato le emozioni, le impressioni che si hanno quando si vive per un periodo medio-lungo un'esperienza missionaria diretta, a contatto con la gente, con le tante persone che affollano le stradine dei quartieri popolari di "Kinshasa la belle". Dal libro traspare l'esperienza vissuta dall'autore, sicuramente intensa, vera, fatta di rapporti personali con la gente, pur nella consapevolezza dell'impossibilità di penetrare fino in fondo in quella cultura e quel pensare africano-congolese che, anche per chi ha vissuta là per (pochi o tanti) anni, rimane un mistero da scoprire.

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Edo il 21 dicembre 2008 alle 19:15 ha scritto:

Gianluca ha messo in quel libro l'anima, il sudore, le vesciche, i passi del Cammino di Santiago, le sue angosce e suoi pensieri più intimi ... non è un diario nel vero senso della parola e nemmeno una guida, sono le sue emozioni, quelle emozioni che ti fanno sgorgare lacrime senza sapere nemmeno perchè piangi.
Sono i suoi passi su un cammino che una volta percorso ti cambia, ti cambia qualcosa dentro, perchè il camnmino non si fa .... è il cammino che ti fa.
L'ho letto tutto d'un fiato senza chiuderlo.
E' un libro che si capisce forse sino in fondo solo dopo aver percorso il cammino, come si capisce che il cammino non inizia dal primo passo .. il vero cammino inizia con l'ultimo passo, quello che ti riporta alla vita di tutti i giorni.
C'è vita vissuta dentro quel libro e Gianluca ha avuto molto coraggio ad aprirsi così.

Marco il 18 dicembre 2008 alle 01:55 ha scritto:

Credo che per scrivere un libro così ci voglia anche coraggio. Quello di affrontare la vita a viso aperto. Non credo sia molto facile.

Ileana il 16 dicembre 2008 alle 16:18 ha scritto:

Mi ha attratto il titolo, da tempo sogno di fare il Cammno di Santiago. Poi quando mi è arrivato, cioè ieri, l'ho aperto per sfogliarlo un attimo pensando di leggerlo in serata. Ragazzi, magari non un "vero scrittore" (lui stesso si definisce "solo un traduttore di emozioni") ma sicuramente uno scrittore "vero".

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Stefania il 19 dicembre 2008 alle 16:53 ha scritto:

Essendo una ragazzadi colore, sento la tematica di questo libro abbastanza vicina. Si parla sempre della persecuzione degli ebrei senza mai sottolineare che c'era pure, anche se piccolo, importante, gruppo di neri, zingari, omosessuali e gli stessi tedeschi che si opponevano. é importante ricordarli e rimpiangerli pure, se lo meritano.


TURSUS il 17 dicembre 2008 alle 19:31 ha scritto:

Queste preghiere di Luigi Di Leo riescono a coinvolgere e ad interpellare la coscienza del lettore.
Chi poi, come i suoi co-parrocchiani, la domenica, le sentono da lui stesso declamare avvertono e ricevono anch'essi quel brivido di emozione con il quale egli, impareggiabilmente, le legge.

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Michele il 16 dicembre 2008 alle 17:30 ha scritto:

Ho assistito alla presentazione del libro avvenuta a Parma lo scorso 28 novembre che, nonostante una inspettata ed inconsueta abbontante nevicata, ho riscontrato un grande adesione ed apprezzamento dalla platea intervenuta.
Pur avendo letto altre testimonianze sulla figura di S.Pio, il libro di Enzo Bertani ben si inserisce nella vita quotidiana del Santo rivelandoci episodi inediti che ne arricchiscono ed esaltano la grandezza dell'umiltà di un uomo fedele e coerente ai superiori e fedele nella Fede.

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