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La voce dei clienti - Libri

Tutti i commenti per «Libri» (da 24571 a 24585 di 26230)


Giovani Insieme il 8 dicembre 2010 alle 15:09 ha scritto:

Dona questo libretto ad un'amico lo farai tanto felice. I Giovani Insieme

Giovani Insieme, giovani.insieme@movimentomariano.org il 7 dicembre 2010 alle 23:47 ha scritto:

Il dono più bello del Vero Amore è la Gioia. Provare per credere! Un bel libro che porta ad una profonda riflessione sul Vero Amore che mette le ali al cuore. Rendiamo Grazie al Signore. I Giovani Insieme del Movimento Mariano


Studente FEDERICA ERCOLI il 8 dicembre 2010 alle 13:06 ha scritto:

bellissimo!


Martina Falanca il 7 dicembre 2010 alle 09:04 ha scritto:

Carlo Carretto sente la chiamata ad andare nel deserto dove cercare l'ascolto profondo della voce di Dio. Nelle lettere ci svela alcune delle sue più intime fragilità nella relazione con il divino e ci aiuta a capire quanto sia importante e difficile, per un cirstiano, abbracciare la croce di Gesù. Il raccogliemento spirituale nel deserto è un sogno per tanti fedeli non sempre realizzabile. Grazie alle testimonianza di Carlo Carretto i lettori potranno avvicinare, nel silenzio, un assaggio della voce di Dio nel deserto. L'opera è molto semplice e scritta con estrea umiltà. Un libro scorrevole e di facile comprensione.

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Pasqualino Casaburi, jafoli@hotmail.it il 6 dicembre 2010 alle 15:46 ha scritto:

Ho letto con molto "trasporto" il libro . Penso che si tratti di un'opera di altissimo valore umano.
La breve ma intensa vita della Santa e le testimonianze ivi riportate ne fanno uno strumento di evangelizzazione senza precedenti. Bisogna dire che la missione affidatale da Gesu Cristo continua ancora oggi a compiersi nei singoli atti di noi miseri "lettori".

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Giusi Portaluri, giusiportaluri@yahoo.it il 5 dicembre 2010 alle 19:33 ha scritto:

Mi occorreva tanto l'ausilio di questo prezioso testo, proprio adesso che tento di raccogliere con cura ed attenzione gli scritti di mia zia,Rita Portaluri, per realizzare un libro di suoi pensieri e riflessioni.Venuta a mancare pochi mesi fa, ha dedicato la sua vita all'OFS;operando nella sua terra, il Salento,Rita, ha ricoperto anche la carica di ministra regionale e tanto si è adoperata per la sua comunità che oggi piange ancora la sua somparsa.

Ama e fa' quello che vuoi
Libro
Città Nuova (settembre 2009, 112 p.)

simone trinchieri il 4 dicembre 2010 alle 15:08 ha scritto:

Molto interessante e bello.

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simone trinchieri il 4 dicembre 2010 alle 15:08 ha scritto:

Molto interessante e bello.

Preghiere di Sant'Agostino
Libro
Ancora (giugno 2009, 80 p.)

simone trinchieri il 4 dicembre 2010 alle 15:08 ha scritto:

Molto interessante e bello.


Giuseppe Davide Mirabella il 4 dicembre 2010 alle 09:47 ha scritto:

Nonostante questa guida sia un po' datata è utile non solo a chi intraprende studi in Seminario o Corsi teologici per la vita consacrata o per laici ma data l'autorevolezza dell'autore, il gesuita Henrici, e dell'Editore, la Gregoriana, può essere utilizzato anche da studenti di filosofia delle università laiche a titolo di conoscenza di metodi ben collaudati per lo studio, l'elaborazione di testi, tesine, e per la preparazione di seminari studio.


Giuseppe Davide Mirabella il 4 dicembre 2010 alle 08:49 ha scritto:

"L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa" è un documento del Magistero (del 1993) che intende indicare alcune chiare indicazioni di esegesi e interpretazione del Sacro Testo sgombrando il campo da errori, arbitrarietà e approssimazione. Il metodo proposto come quello preminente è quello storico-critico, ovvero il metodo di lettura del testo biblico all'interno delle chiavi interpretative storiche contemporanee alla stessa stesura del testo. Da segnalare gli altri metodi, quali quello ermeneutico, psicanalitico e liberazionista.

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Gibran. L'amore - Gibran Kahlil
Libro

laura, tulilau@yahoo.it il 4 dicembre 2010 alle 07:44 ha scritto:

adoro questo libro. quando ne leggo anche un solo rigo il mio spirito si rasserena e il mio cuore si riempie d'amore.
Credo che leggere gli scritti di Kahlil GIBRAN dal PROFETA a tutti gli altri, porti un arricchimento spirituale fortissimo.
E, lo ripeto, ogni volta, ogni volta mi rasserena l'animo.
grazie kahlil!!!
laura


Giuseppe Davide Mirabella, giusemira@gmail.com il 3 dicembre 2010 alle 18:09 ha scritto:

“Riuscite a concepire il vostro lavoro come strumento di santificazione?” Questa è la domanda a cui l'Autrice cerca di rispondere con estremo equilibrio, senza affermare come via da seguire l'autogiustificazione della ricchezza creata dal lavoro tipica del calvinismo e nemmeno proponendo logoranti programmi di operosità a servizio degli ultimi (pag. 28), ma scegliendo una medietà attinta alla spiritualità di san Benedetto (Norcia, 480 – Montecassino, 547) e della sua Regola (=RB) e incarnata in storie vere di routine lavorativa in cui è sorgivo il servizio di Dio nella preghiera, in una ministerialità “fuori di un chiostro”. Ed è proprio quest'ultima la novità del libro: il lavoro viene visto alla luce della sua “mondanità”, ponendosi quesiti importanti (il lavoro è un problema, una punizione o piuttosto un dono?). Ma anche rilevando certezze per la mente credente, ovvero che “ciascuno di noi ha un ruolo essenziale da giocare nel piano divino: per questo siamo nati” (pag. 9).
Il titolo del testo della Vest si fonda sull'inversione dei termini di RB 48,1, “l'ozio è nemico dell'anima” ossia “Il lavoro è amico dell'anima”; tutto il libro è impregnato della sapienza di Benedetto “né intellettuale, né scolaro” che dopo tre anni “solo col suo Dio” si decise a fondare una comunità religiosa a Montecassino, invitando il cristiano del suo tempo (a cavallo tra l'inizio dell'era classica e inizio del Medioevo) ad abbondare l'ideale della società romana che era l'ozio e ad abbracciare la virtù dell'operosità considerata “come follia” (pag. 22).
Il lavoro viene valorizzato secondo una visione cristiana attraversata da tre principii che a prima sembrano attagliarsi meglio alla vita consacrata, cioé: 1) vocazione, ovvero “il lavoro non è una cosa che faccio per vivere, ma una cosa che uno vive per fare” nonostante delle barriere quali la specializzazione e la frammentazione; 2) ministerialità, intesa come servizio distaccato ma accogliente in cui la maturità della fede sa arginare le pressioni dovute alla competitività individuale, alla produttività elevata e ai radicali mutamenti tecnologici; 3) obbedienza, premura nello stimarsi a vicenda, secondo la RB (72,4), integrando la libertà di pensiero e azione dei “figli di Dio” con il riconoscimento dell'autorità vera come quella di Gesù a dispetto degli scribi e con la libertà verso Dio, non come assenza di vincoli ma come comunione, non sentendo resistenze ai suggerimenti dei colleghi di lavoro o del capoufficio, ad esempio, sapendo che c'è Dio in ogni cosa.
Norvene Vest, oblata benedettina, pone alla fine dei tre capitoli dedicati a vocazione, ministerialità e obbedienza degli esercizi di autoverifica, chiamiamoli così, in cui ci sono spunti per scrutare la coscienza attraverso casi pratici e quotidiani che possono capitare a chiunque lavori attraverso la costante presenza della Sacra Scrittura e della Regola benedettina.
L'invito iniziale della Vest alla preghiera attraverso il lavoro per il servizio di Dio ci si presenta nella conclusione arricchita di elementi insoliti: il nostro lavoro non cambierà il mondo ma forse trasformerà le strutture nelle quali operiamo. "Forse", forse non troveremo il sollievo dalle difficoltà che ci affliggono ma “Dio sarà al lavoro in noi e con noi”.

Fuggita dalla setta - Carolyn Jessop
Libro
Carolyn Jessop Piemme (aprile 2009, 448 p.)

MELODIA il 3 dicembre 2010 alle 16:20 ha scritto:

un libro sconvolgente, per i fatti narrati, ma bello da leggere.
mi chiedo se nel 2000 si possono ancora trovare situazioni di questo generemi chiedo come la protagonista abbia avuto questa forza d'animo nell'accettare tutte le situazioni che ha vissuto.

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Donato Calabrese, donatocalabrese2@tin.it il 3 dicembre 2010 alle 09:38 ha scritto:

Consiglio caldamente questo testo per il periodo delle feste del Santo Natale, perché la spiritualità di Padre Pio ha uno cardini nell'amore filiale verso la Santa Famiglia di Nazareth e, soprattutto, per il Bambino Gesù.
Pietrelcina, poi, offre un incantevole cornice naturale all’anima sognatrice di ogni uomo che si prepara alla Festa del Natale. Un'immagine pulita, genuina, semplice ed umile, che aiuta non poco il credente nella comprensione del mirabile mistero d'amore vissuto, nell'infanzia, nell'adolescenza, nella giovinezza e nel settennio sacerdotale, dal suo Figlio più illustre. E’ a Pietrelcina, che Lui ha cullato e dilatato, nel suo cuore, la sublime poesia della Natività, tutta orientata nella contemplazione del Divino Bambino e della Sua singolarissima e straordinaria famiglia naturale. Quanti presepi aveva allestito con l’inseparabile compagnia di Mercurio Scocca, suo fedelissimo amico d’infanzia! Ma i presepi costruiti con la creta ed il cartone, nella piccola masseria di famiglia, non erano che una pallida immagine di quelli che splendevano di luce divina nel suo cuore tutto pieno di Gesù. Lui stesso lo aveva incontrato, all’età di cinque o sei anni, nell’allora chiesetta parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, attualmente chiesa di Sant’Anna, suggellò, non su tavole di pietra o documenti scritti, ma con la fusione dei cuori, una viva alleanza con Lui.
La bellezza rustica del borgo Castello, quella del rione Pantaniello, la solitaria quiete ed armonia del sentiero di campagna per Piana Romana, il ponticello di legno sul torrente, l’erto sentiero che saliva verso il podere di famiglia, l’olmo solitario che svettava nel terreno della famiglia Forgione: tutto forniva la materia prima, la cornice naturale del presepe spirituale di Padre Pio. Tutto elevava la sua anima verso Dio, anche quando la bruma sembrava coprire, col suo mantello nebuloso, i luoghi sacri al Frate di Pietrelcina: “Infine venne il pargoletto Gesù al quale dissi di voler fare solo la sua volontà. Mi consolò e mi rinfrancò le sofferenze della notte. Oh Dio, come batteva il mio cuoricino, come ardevano le mie guance presso questo celeste Bambino”. Aveva venticinque anni, Padre Pio, quando scrisse queste deliziose espressioni d’amore mistico per Gesù Bambino. Un affetto ardente ed incondizionato che provocava celestiali incontri tra le mura della sua casa della Torretta, in vico Storto Valle, e, negli anni successivi, nella dignitosa abitazione di via Santa Maria degli Angeli.
La Betlemme in cui nacque Gesù era un piccolo, semplice, villaggio di Giudea. Era come la Pietrelcina che ha visto nascere Padre Pio. Se vogliamo leggere tra le pagine nascoste che hanno fatto la Storia umana, è nello stile di Dio, manifestarsi, non attraverso i grandi riflettori della comunicazione e le luci abbaglianti delle grandi città, ma nell’umiltà, nella semplicità e nella discrezione dei luoghi e degli avvenimenti. Ciò che avviene nella piccola, semplice ed umile Pietrelcina, non fa che confermare lo stile semplice e discreto che rivela la presenza quasi silenziosa e nascosta di Dio nei luoghi da Lui visitati. Nazareth e Betlemme, con la loro relativa consistenza storica e politica, da sempre poste ai margini delle luci sfolgoranti ma caduche dell’impero e della religiosità ufficiale di Gerusalemme, sono state visitate da Dio nella pienezza dei tempi. Pietrelcina è ora visitata dal Figlio di Dio e dai suoi messaggeri celesti, segnando in maniera soprannaturale un sodalizio spirituale con il giovane cappuccino stigmatizzato.

Pietrelcina e Betlemme: due luoghi diversi, eppure così vicini nella scelta di Dio. Due luoghi dove il Natale di Gesù esprime ancora la bellezza di un avvenimento puro e santo, autentico e pregnante, significativo ed improntato ad una Speranza che non muore, perché al centro della Storia c’è Lui: Gesù di Nazareth. E questo, noi lo sappiamo. Ecco perché non possiamo far passare inosservati questi giorni. E’ una Festa che ci ricorda, ancora una volta, che l’Emmanuele, il Dio con noi, è venuto finalmente, con la Sua Luce, a squarciare il buio della Storia umana.