Citazione spirituale

La voce dei clienti

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michelle palma il 24 settembre 2017 alle 21:01 ha scritto:

bellissimo

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michelle palma il 24 settembre 2017 alle 21:01 ha scritto:

bellissima

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Prof. Elda Pagliara il 24 settembre 2017 alle 01:32 ha scritto:

Ottimo libro consigliato da un Padre sacramentino di San Benedetto del Tronto. Molto descrittivo e narrativo. Molto bello.

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marina giraudo il 23 settembre 2017 alle 18:35 ha scritto:

Molto bello e accattivante

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Paola Zugna, paolazugna@gmail.com il 23 settembre 2017 alle 12:38 ha scritto:

Forte la copertina, l'impaginazione con la stesura e la suddivisione in giorni!
Piccoli bocconi da gustare in comode porzioni, tanto da non fare indigestione
e con quel giusto spazio che lascia il languore per desiderare di gustarne ancora ...
e confesso che peccando di "gola" ne leggo anche più di uno alla volta!
Preparati come piccole pietanze, con tanta attenzione e cura, armoniose negli ingredienti ...
un entrée con la Sua Parola che viene poi spezzettata
e condita da sapori diversi fatte di parole di Alessandro e di altri illustri,
pronta per essere gustata.
Infine il dessert, che con la preghiera addolcisce il cuore.
Perdonate la mia similitudine,
ma era il modo più chiaro per esprimere l'effetto di queste pagine.

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Don Amedeo Matalucci il 22 settembre 2017 alle 22:27 ha scritto:

Un bel libro per chi vuole capire cos'è la preghiera, come funziona e i suoi effetti, come si modifica e accresce nel tempo. Scritto in maniera chiara e fluente, con tanti esempi per una facile comprensione

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Don Amedeo Matalucci il 22 settembre 2017 alle 22:18 ha scritto:

Libro molto ben fatto; in un volume contenuto una bella presentazione e una chiara spiegazione dei due tipi di sacerdozio contemplati dalla Chiesa cattolica: quello più conosciuto della tradizione occidentale, del prete celibe, e quello meno conosciuto della tradizione orientale, del prete sposato

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Remo Quadalti il 22 settembre 2017 alle 22:17 ha scritto:

pochi libri come questo di Mongilo dicono tantissimi del suo metodo in teologia e la sua passione per l'Acquinate

Tommaso D'Aquino - Porro Pasquale
Libro
Porro Pasquale Carocci (giugno 2012, 535 p.)

Remo Quadalti il 22 settembre 2017 alle 22:16 ha scritto:

ottima introduzione stile manuale.


Remo Quadalti il 22 settembre 2017 alle 22:15 ha scritto:

un classico intramontabile per conoscere san tommaso


Laura Giambartolomei il 22 settembre 2017 alle 18:23 ha scritto:

Molto ben fatto e ben curato. Dal costo contenuto, leggero e pratico: un rosario dedicato agli angeli, una vera scoperta!

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Prof. Antonio Cignini, antoniocignini@libero.it il 22 settembre 2017 alle 16:06 ha scritto:

Non è un romanzo, ma una autobiografia-verità. È però più affascinante di un romanzo, perché, all’interessante e all’utile, si aggiunge e si congiunge – strettamente e sempre – il vero; il vero almeno per chi intende non barare sui fatti di Medjugorje e conoscerne l’essenziale, tutto, il credibile e l’incredibile. La narrazione è svolta dall’autrice con innato senso artistico, spigliata, chiara, piacevole, spesso toccante, talora umoristica. È scritta in prima persona dalla protagonista Mirjana Dragičevič. Spiazzante è il suo candido e deciso incipit: “Mi chiamo Mirjana. Vedo la Madonna da oltre 35 anni. Non potrei dirlo in modo più diretto”. È una dei sei veggenti. Una fonte di prima mano. Era sedicenne nel 1981, quando i media jugoslavi allineati col regime comunista, a un anno dalla morte di Tito, cominciarono a riferire (e a denigrare) la – secondo loro – superstiziosa e demenziale fandonia proveniente dall’Erzegovina. E siccome era pericolosa, potenzialmente sovversiva per possibili parentele con mire etniche separatiste specialmente croate, le autorità decisero di “spegnere il fuoco” prima di perderne il controllo. Il piccolo e sonnacchioso centro rurale di Medjugorje si vide invaso da poliziotti e poi persino da schieramenti militari con camionette, blindati, elicotteri. Per frenare i pellegrini in aumento, si ricorse a blocchi stradali, controlli, multe. I veggenti – di quindici-sedici anni o poco più, uno di dieci – venivano sottoposti a stressanti interrogatori, con lusinghe, minacce e altre sevizie psicologiche. Agghiacciante è la descrizione della stanza dove un giorno vennero portati e rinchiusi: buia, fredda, odorante di stantio, rivelatasi poi, alla fioca luce, un obitorio con diversi cadaveri. A seguire, la ‘visita turistica’ a un manicomio di urlanti. “Confessate che è tutta una menzogna, altrimenti questo è quello che vi attende” veniva sostanzialmente intimato ai ragazzi. Il realismo dell’autrice si materializza nel riportare anche parolacce (stronzetto, merda) dette negli interrogatori dai poliziotti, che talora si comportavano come una specie di “Gestapo” o di KGB jugoslava, ai quali la timida Mirjana arrivò a dare audaci risposte per le rime con inaudito coraggio che sorprese lei stessa e gli agenti: “Cosa hai visto sulla collina?” – “Ho visto la Madonna” – “Tu non hai visto una merda di niente!” – “No, quella la sto guardando ora”. Per non fare martiri e visto l’effetto contrario (l’afflusso crescente dei pellegrini), il regime ammorbidì i controlli più vistosi, ma non altri più subdoli, soprattutto su Mirjana. L’autrice ripercorre il suo ritorno, con l’adorata e unitissima famiglia, a Sarajevo, dove sperava di terminare la scuola media superiore. Ma la persecuzione riprese più raffinata, insistente, senza tregua. Benché studentessa esemplare, era malvista e mal trattata dai docenti, i quali, per non rischiare il posto o l’avanzamento in carriera, non potevano essere indulgenti verso una sedicente veggente che parlava di una “immaginaria vergine Maria” e del dio inventato dalla religione, ovviamente “oppio dei popoli”, cosa, questa, da insegnare dovutamente nelle scuole. Espulsa dalla scuola d’eccellenza dove il padre l’aveva iscritta, dovette ripiegare su una scuola frequentata da ragazzi difficili e svogliati, vari drogati, alcolisti, delinquenti. Un angelo in purgatorio. Le ispezioni continue a casa e i continui prelievi dalla scuola per pretestuosi, quotidiani, nuovi-vecchi interrogatori, resero difficoltoso, una corsa a ostacoli, l’impegno scolastico. La bocciatura, annunciata, però non avvenne, perché la “compagna direttrice”, serba, membro del Partito Comunista, difese a proprio rischio e volle promossa l’alunna stimata e sempre gentilmente trattata. Un sospiro inatteso. Università? Il sogno si aprì e fu coltivato da Mirjana per due anni (agraria, dopo l’esclusione di psicologia che avrebbe preferito) con una decina di esami superati; ma poi fu stroncato dal boicottaggio sistematico dei prof legati al regime. Non potevano rischiare il posto e la carriera. E la studentessa veggente piantò tutto. Questo e tanti altri eventi, personali e storici, costituiscono lo sfondo della narrazione, ricostruito, a linee essenziali e vive, anche per gli anni successivi, in particolare quelli della guerra che ha dissolto la confederazione jugoslava, guerra preannunciata dall’Apparizione, presentatasi fin dall’inizio come la “Regina della pace”. In primo piano però c’è sempre il suo rapporto con la Gospa, la Madonna, che continuò a visitarla e a formarla con apparizioni quotidiane. Queste durarono diciotto mesi; infatti il 23 dicembre del 1982, la Gospa le preannunciò che sarebbero terminate con quella di Natale. L’autrice ci fa partecipi dello sconcerto, del dolore provatie delle lacrime inconsolabili versate. Mirjana è un’anima sensibile che è stata (ed è tuttora) semplicemente innamorata della Gospa e del Paradiso che le porta. Parziale consolazione è stata la promessa di un’apparizione il giorno del suo compleanno (18 marzo) e più ancora quella di riceverne tante altre, precisamente il secondo giorno di ogni mese finché vivrà. Per assistere all’estasi, che dura cinque-dieci minuti, accorrono migliaia di persone che, prima e dopo, recitano il rosario ed altre preghiere alternate da canti. La fine di ogni apparizione era (ed è sempre) vissuta da Mirjana come un amaro ritorno dalla Realtà luminosa del Paradiso alla squallida e buia apparenza fuggevole della vita quotidiana. Terminato il colloquio col Cielo, la ripresa del vociare e persino i devoti canti accompagnati dalle chitarre, al primo impatto sono percepiti da Mirjana come fastidiosi ronzìi e frastuoni dopo il silenzio e la profonda pace in cui è stata immersa per poco tempo senza tempo o fuori dal tempo. Alle domande di devoti, curiosi, giornalisti, inquisitori vari, riguardanti la figura della Gospa, su come veste, sulla forma e i colori della sua carnagione, degli occhi, dei capelli, sull’età che dimostra, sulle sue pose e movimenti, Mirjana tenta e stenta a trovare parole, immagini, similitudini. Queste però sono sempre approssimate e inadeguate, lontanissime dalla realtà, come lo sono i tentatvi degli artisti di rappresentarla. Rispondendo a braccio e qua e là in questo libro, parla di indescrivibile “Bellezza eterea”, di luminosità diffusa più che di colori, del suo aspetto che è nobile e di Regina, ma, nel contempo, è come una come noi, “alta più o meno come me”, vicina, umana, amichevole, materna, affabile, dalla voce che ha l’aria di una musica; ha e comunica pace e soprattutto amore (termine riassuntivo, ricorrente e insistente). A volte è seria o triste o in lacrime, talora rispondente con un semplice sorriso a domande indiscrete (perché siete così bella? la gente chiede un segno…). È calma e dignitosa anche nel muovere le braccia e nello stendere le mani verso di noi (è il suo gesto di benedizione). L’umorista Mirjana aggiunge che non gesticola come i “passionali” italiani, che parlano con le mani. Tranquilli: l’autrice parla un perfetto italiano, stravede per la nostra generosità, ha amici in Italia, dove è venuta più volte e si è soffermata anche per mesi, in particolare al tempo dei bombardamenti su Sarajevo. A papa Woitila, che la volle ricevere a Castelgandolfo e che aveva iniziato il colloquio in polacco, propose di conversare in italiano. “So tutto di Medjugorje. Ho seguito i messaggi sin dall’inizio… Abbi cura di Medjugorje, Mirjana. Medjugorje è la speranza per il mondo intero… Se non fossi papa, sarei già andato da molto tempo a Medjugorje” (pp. 242 e sg.). “Delle molte cose dette in quell’incontro – precisa l’autrice – “alcune posso rivelarle, altre no”.
Per la veggente, guardare la Madonna e sentirsi guardata negli occhi e amata è il Paradiso per cui, d’impulso, lascerebbe tutto tutti e subito. I fatti narrati sono spesso visti alla luce dei messaggi ricevuti, citati frequentemente. Mirjana è l’affidataria designata dei dieci segreti, scritti in una specie di pergamena che si è trovata in mano dopo un’apparizione, ma che nessuno può leggere tranne lei. È lei che dovrà rivelarli a un sacerdote di sua fiducia:“Dieci giorni prima della data dell’avvenimento previsto nel primo segreto dovrò comunicare a tale sacerdote cosa succederà. Poi lui e io dovremo pregare e digiunare per sette giorni e tre giorni prima dell’evento, il sacerdote lo rivelerà al mondo. Tutti e dieci i segreti verranno rivelati in questo modo” (p. 167).
Sempre alla luce della sua esperienza mistica sovrumana, ci fa partecipi di tanti eventi umanissimi, come la storia del suo matrimonio con Marko Soldo, dei rapporti con le due figlie, Marija e Veronika, la prima sposatasi di recente, come attesta anche una delle numerose foto in bianco e nero inserite all’inizio di ogni capitolo. Il terzo figlio, un maschio, è morto spontaneamente nel grembo materno ed è andato a vivere presso la Gospa, come tutti gli altri bambini del mondo morti per interruzione della gravidanza, vuoi naturale, vuoi premeditata.
La vita di Mirjana, ormai oltre la cinquantina, continua. Ognuno può assistere ogni due del mese, ai suoi incontri faccia a faccia con la Madonna arrivando direttamente nei pressi della Croce blu oppure, qualche ora o qualche giorno dopo, su You Tube dove li trova puntualmetne. In ogni nuovo appuntamento col Cielo non cambiano le emozioni della veggente, che ha il presentimento dell’imminente arrivo della Gospa vivendo l’attesa con visibili affanno e batticuore, a cui però presto subentrano l’aprirsi di un sorriso estatico, il puntare gli gli occhi verso quel punto focale, espressioni di stupore, moti labiali forse decifrabili, l’annuire reiterato, attimi di sconcerto, riprese distensive e prolungate del sorriso, spesso con formazione e lento scendere sulle gote di qualche lacrima. Gli amici – per la facilità con cui si commuove per fatti dolorosi o, più spesso, per sensazioni inattese e tumultuose di gioie incontenibili – la chiamano “la piagnona”.
È un libro mirabile di terra e di Cielo

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Catechista stefania bertolotto il 22 settembre 2017 alle 11:40 ha scritto:

Bellissime le croci tau .. ottimo il prezzo... velocissima la consegna, graditissimo il buono sconto ricevuto in omaggio. Direi che più di così, non si possa desiderare.
Grazie

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Giuseppina De Filippis il 21 settembre 2017 alle 23:32 ha scritto:

ho acquistato questa raccolta dalla vostra libreria anche con un piccolo sconto cosa che non ho ricevuto in passato sull'acquisto di spartiti; bei canti che hanno riscontrato il piacere di cantare dei bambini e l'ascolto degli adulti.

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Prof. Stefano Coccia il 21 settembre 2017 alle 19:37 ha scritto:

Libretto molto bello che si legge tutto in un fiato e rende l'idea dell'autore e del messaggio che egli ci vuol dare. Per l'autore il bello ed il buon sono in un rapporto costante. La bellezza è l'espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza. Hans Urs von Balthasar diceva che il bene senza la bellezza non ha forza, non ha vigore. Il bene non attrae e diventa soltanto un dovere morale, una legge, quindi sia il vero che il bene hanno bisogno del bello per poter avere in sé l'attrattiva. L'autore in questo libretto parla anche della lotta iconoclasta del VII-VIII secolo d.C. dicendo che l'arte nel cristianesimo si esprime come redenzione non dal mondo, ma del mondo. L'arte non è una fuga ma una sublimazione. Sono stato davvero contento di aver comprato e letto questo libretto.