Citazione spirituale

Tu sei qui: La voce dei clientiLibri

La voce dei clienti - Libri

Tutti i commenti per «Libri» (da 23446 a 23460 di 26597)


Umberto Masperi il 4 novembre 2011 alle 18:41 ha scritto:

II°
MONDO SIMBOLICO:
Dopo : A. culto ed esistenza; B. Messa,Cena e Calvario, ecco il punto in questione: C “Accesso a un mondo simbolico”.
** * Il tema,premetto subito , è assai delicato,sottile: non essendo possibile svisceralo, mi devo limitare ad semplice cenno ( chiaro :per stimolare alla lettura !), anche se possono sorgere alcuni equivoci ( cfr. la Postfazione,p.125). Il ricorso frequente alle espressioni “simbolo”,”simboleggiare” - osserva Léon-Dufour - richiede una considerazione specifica.
1) Di solito “simbolico” viene inteso come “non reale” ( cfr. anche i teologi ai tempi del Concilio di Trento). “Per noi oggi –dichiara l’esegeta gesuita- il simbolico non contraddice il reale, MA NE E’ IL SENSO PROFONDO” (p.116, sott.mia).
2) La forza (funzione) evocativa del simbolo: mostra uno stretto rapporto tra ciò che si vede in modo sensibile (immediato) ed una realtà più elevata. Non più “causa-effetto”, ma “integrazione”, secondo la maniera biblica di pensare (significato: la salvezza; significante:la materia ).
3) “Celebrando l’eucaristia la Chiesa … compie un atto salutare … un “atto di linguaggio”. Essa esprime simbolicamente il mistero che fa esistere”.
4) La continuità che unisce la messa alla Cena: la Chiesa esprime il passaggio di Gesù ( la sua Pasqua di salvezza), non come un “effetto” dell’azione liturgica, ma come ‘azione stessa’ di Gesù: attualizzando le parole di Gesù. È Gesù che agisce, attraverso lo Spirito.
5) La presenza reale è il mistero che va posto evitando i due eccessi: quello del “materializzare” (come presenza di ordine materiale),quello dello “spiritualizzare ( come una presa di coscienza di una realtà permanente, come si ebbe già in Berengario di Tours,X secolo, condannato dalla Chiesa).
6) Ci si può esprimere,dicendo:”Il pane “è” e “non è” il corpo di Cristo; suggerisce Léon-Dufour: non sono io all’origine del mistero. La presenza è “oggettiva” proprio perché dipende dall’iniziativa del risorto che io,per mezzo della fede, colgo nel mistero. “ Non sono io che dichiaro l’identità tra il pane e Gesù, ma sono io che,con la Chiesa,credo e dichiaro che il pane è divenuto Gesù che ci offre la sua vita”.
*** Il testo scritto negli anni post-conciliari .
Io lo interpreto come un testo ,cioè,in cui si pone l’esigenza di un linguaggio più vicino a quello biblico ( rispetto a quello della teologia scolastica). Si avverte subito: non è per sostenere una novità ( per così dire ) ma per procedere sulla linea di rinnovamento post conciliare.
Testo NON SOLO BELLO , ma … efficace ( se ci pensiamo tutte le volte che anche noi … NON “assistiamo” alla messa - mia polemica sull’antico rito , non mi nascondo - MA partecipiamo alla celebrazione:
a) “ Questo incontro di Gesù nel pane eucaristico mi porta prima di tutto a Dio; il progetto di Gesù infatti si identifica con il progetto di Dio stesso … sono in comunione con l’opera di grazia di cui il Padre è la sorgente”.
b) Come nelle “ apparizioni” del risorto ( = l’esempio utilizzato da Lèon-Dufour) dopo il riconoscimento viene la missione (“Andate”).
“ Mediante l’incontro cultuale, sono inviato nel mondo; l’eucaristia si apre nel servizio fraterno”.
“ Nel passato, l’espressione ‘corpus mysticum’ designava propriamente l’Eucaristia “ ; oggi è la Chiesa che viene chiamata “corpo mistico di Cristo”.
c) “Presenza” attiva, “sinergia”, “ l’eucaristia fa la Chiesa”. Il Cristo si dona come cibo, è il nutrimento della Chiesa.

TERMINO con una semplice osservazione: approfondire sempre meglio il significato di “simbolo” ( e ,quindi, di “linguaggio simbolico” ) con COSTANTE riferimento al testo evangelico,riscoprendo la fonte di ricchezza-verità in essa zampillante, non è forse come … l’esigenza di cogliere nella sua specificità il significato di “analogia” ( con buona pace di K.Barth) e quindi di “linguaggio analogico” ( = per analogia ) quando, partendo dalla … ‘ragione’, si affronta il problema del discorso su Dio ( conoscenza di Dio, “parlare “ di Dio) ?
CERTO: due contesti-livelli diversi, ma il primo ci è , come credenti, più ‘vicino’ ( è la nostra vita: sacramento,liturgia,comunione ecclesiale).

Umberto Masperi il 4 novembre 2011 alle 18:11 ha scritto:

Commento in due parti, a causa della lunghezza ,resasi necessaria.
>

Sull’eucaristia va certamente segnalato questo lavoro del grande esegeta francese Xavier Léon-Dufour che ci ha dato testi di grande spessore e competenza per l’approfondimento del messaggio della Bibbia,soprattutto del N.T. ,negli anni 60-80 del secolo scorso (è morto quattro anni fa, 2007). E’ sufficiente ricordare il magistrale :“Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni” che manifesta la particolare attenzione che sempre ebbe per il quarto evangelista.
Questo testo, ANCHE SE nella “Premessa” ha una punta polemica ( che non condivido ) sull’aspetto di “adorazione” del Santissimo esposto sull’altare ( “Perché non protestare la subordinazione della messa all’esposizione del Santissimo”),dovuta ( come non è difficile capire, con quel ‘subordinare’!) ad una prospettiva “settoriale” su tale Mistero che l’esegeta intende criticare o superare , TUTTAVIA ci offre un discorso che andrebbe seguito attentamente,con precisione, per risalire alle “origini” ( già con la scelta di “Pane di vita”, anziché “eucaristia”, nel titolo). “Il mio intento … non è quello di un dogmatico …E’ quello di un esegeta:proporre al lettore i testi eucaristici perché possa coglierne meglio il senso e la portata”.
La ricchezza di contenuto si evidenzia subito: dalla pratica primitiva dell’eucaristia all’approfondimento dei testi sulla Cena di Gesù secondo le due tradizioni (cultuale e testamentaria); dalla sottolineatura-spiegazione della parola sul pane ( mio corpo) e sul calice (sangue versato) al grande imperativo (il memoriale:”Fate questo in memoria di me”).
Con la sensibilità sopra segnalata ,il cap.6 è dedicato al “Pane della vita secondo Giovanni”.
** DICO subito ,dopo questa doverosa premessa sul contenuto, che la lettura mi è stata veramente utile (anzi: un preciso ‘apprendimento’), per essere stato aiutato a capire , un po’, un concetto che mi è sempre risultato piuttosto difficile ( qui ,ora, nella sua valenza teologico-liturgica; altrove nello “specifico” del problema filosofico della conoscenza): il SIMBOLO. ( E , con l’occasione, anticipo che c’è un libro che veramente raccomando :”Un biblista cerca Dio”.EDB,2004,raccolta di saggi, con il XIX ”Per una lettura simbolica del IV Vangelo”,1980; un libro che chissà se un giorno mi “sentirò in grado” di commentare !).

SIMBOLO . Infatti il cap. 7 ( “Apertura” ) pone la domanda :
”Qual è il senso dei testi
per me,oggi ?".


olivia il 4 novembre 2011 alle 11:28 ha scritto:

bel titolo! bella grafica! che stile!

Sul dolore - Curtaz Paolo
Libro
Curtaz Paolo San Paolo Edizioni (settembre 2013, 252 p.)

La il 4 novembre 2011 alle 10:30 ha scritto:

Come indagare sul dolore senza trasmettere o ravvivare il dolore di chi legge?
Paolo Curtaz riesce a farlo in un libro affatto pesante che alleggerisce chi legge, pur spingendolo a riflettere meglio sul proprio modo di vivere il dolore. Grande come sempre!

Leggi tutti i commenti (4)

Umberto Masperi il 3 novembre 2011 alle 20:19 ha scritto:

Dieci anni prima che K. Wojtyla venisse consacrato pontefice, questo libriccino definiva quella che chiamerei ,col lessico di Romano Guardini in altro contesto ,“polarità” del cristiano, testimoniata così bene a tutto il mondo dal beato successore di Pietro: 1) impegno instancabile dell’azione temporale, 2) genuina e manifesta dimensione contemplativa . E’ questo il vero umanesimo, come suggerisce Danielou: rendere presente nella nostra civiltà tecnica ( oggi diremmo : supertecnologica -informatica - del virtuale ) la dimensione della trascendenza. Ce lo suggerisce subito l’ ”Introduzione”, a pag.7.
Il Nostro continua con le testuali parole: “Una città in cui gli abitanti restano senza pane e senza casa è una città inumana; ma anche una città in cui è assente la luce nascosta della preghiera è una città inumana”.

*** Sette tappe, ossia meditazioni ( nate da un ritiro che fu promosso dall’istituto Saint-Jean-Baptiste di allora) definiscono “una” spiritualità non solo di chi sceglie la vita consacrata,contemplativa, ma per tutti i cristiani (che nella loro vita custodiscono uno … ‘spazio’ per la preghiera ) .
Alcuni spunti, essenziali:
• La trinità e la creazione ( “ La sconsacrazione del cosmo è una delle grandi tentazioni dell’uomo moderno” ).
• La Trinità e l’anima ( con la guida di Sant’Agostino, il De Trinitate e Le Confessioni:” Rientra in te stesso: è nell’uomo interiore che abita la Trinità, in interiore homine habitat veritas.” ).
• La Trinità ci fa capire ( per quanto possa essere umanamente possibile) che il fondo dell’essere è una comunità di persone; il fondo dell’essere è la comunione (p.37).
• Anche per noi (IV meditazione: “Partecipazione alla vita trinitaria”) si prospetta il “grande dono”.

• Il “ Primo” Testamento (sempre nuovo,giovane, non antico , ricordando il bel titolo ,impresso nella mia mente a seguito della lettura , anni ginnasiali, di : “Giovinezza perenne del Vecchio Testamento”, dell’indimenticabile E. Charpentier ) ci ha abituati al “nome”: Padre.
Proseguiamo con la
• V meditazione: “L’amore del Padre” (…” la missione del Figlio è l’incomparabile testimonianza del mistero di amore infinito che è la paternità stessa di Dio”).
• VI :” La missione del Verbo” ( Verbo creatore … ritroviamo la sorgente dell’esistenza);
• VII : Lo Spirito Santo ( azione santificante, una fonte di ‘disposizioni nuove’ : ”… Queste disposizioni nuove suscitano una nuova spontaneità: non costituiscono una legge esterna cui dovremmo obbedire, ma una forza interna che ci attira alle cose divine e trionfa della pesantezza della nostra carne “. ).

** Postscriptum . 1) I grandi pensatori del passato (neoplatonismo greco, una certa scolastica medioevale, l’ “Umanesimo”, quello cristiano, alle soglie dell’Età moderna) con lo sforzo del pensiero di hegeliana memoria mi hanno sempre aiutato ad incamminarmi verso il mistero della nostra interiorità ( = di noi uomini che continuiamo ,anche in questi "nostri" giorni ,a dar prova di barbarie, di scelta per il male: mio rompicapo , quando mi vesto da storico, perché viene sempre da obiettare … sì, obiettare : ma allora “historia magistra vitae”. ?? !! ).
2) Il sempre caro e prezioso studioso francese , già dalla mia fanciullezza, ora mi trasmette una ventata di ossigeno , con questa sua riflessione ( La Trinità e il mistero dell’esistenza ).

Leggi tutti i commenti (3)

Umberto Masperi il 3 novembre 2011 alle 19:04 ha scritto:

Questo libro , uscito nel 1970, edito tra noi nel 1991 (e quindi da non perdere : per ora ancora in circolazione !) mi ha consentito di “focalizzare “ ulteriormente l’attenzione che il Nostro ha sempre posto sul rapporto fra Cristianesimo ed Ebraismo; ulteriormente ,cioè seguendo il testo degli “Atti degli Apostoli” .
Informazioni chiare essenziali utili per evitare che si assottigli il nostro spessore culturale nel comprendere meglio la Parola, testimoniata e giunta a noi. Capitoli brevi, agili, di immediata lettura ( °contesto politico e religioso, °i dodici, °i discorsi di Pietro,° il concilio di Gerusalemme, ° Giacomo e Paolo, °Paolo negli Atti degli apostoli, ° Paolo e i pagani, ° lo Spirito Santo negli Atti degli apostoli).
La lettura dei “Vangeli secondo … “ ci orienta al mistero di salvezza di Cristo ; seguendo Luca , gli “ATTI” sono come l’altra parte del suo “Vangelo … secondo …”, che illustra il mistero di salvezza nella Chiesa.
Il contenuto del libro è fedele all’enunciazione dell’Introduzione ( testuali parole : ).
*** Ci viene offerta l’ occasione di riflettere sul problema che talora ci poniamo, quando possono sorgere, legittimamente, dubbi : la fedeltà all’insegnamento del Maestro, il confronto con l’ambiente del tempo ( mondo ebraico – Gentili ) , il superamento del pericolo di scelte ,per così dire, “settarie” ( Chiesa di Antiochia, Chiesa di Gerusalemme ), l’ “apertura “verso i pagani ; apertura iniziata da Pietro e subito continuata con Paolo , due giganti (sensibilità ed esperienza d’inizio diverse ma con, in comune, la certezza di operare secondo l’insegnamento del Maestro che “è” sempre con loro, “accanto” alla loro debolezza umana ; debolezza che ,però, non fa venir meno la fedeltà al mandato ricevuto : … “così io mando voi” - et ego mitto vos - ; quante volte saranno risuonate in loro queste parole ! Forse in momenti – e ce ne saranno pur stati – di sconforto, ancor più acuito dalla consapevolezza e dal ricordo di essere stati – proprio un bel inizio !! – traditore l’uno, persecutore l’altro. ).
*** Ecco il mistero dell’ “apostolo” e quello della “ chiesa”, ultimo capitolo dal titolo “ Lo Spirito Santo negli Atti degli Apostoli” :
( / cit. p.124: “ … la prospettiva degli Atti è essenzialmente quella dell’azione dello Spirito nella costruzione della Chiesa,cioè quella della missione.”
/ cit. “p.125: “… lo Spirito è principio di fede;è con lo Spirito che la fede diventa una intelligenza spirituale delle cose divine, atta a coglierle in modo intellettuale e a penetrarle … “) .
Infine, l’ulteriore sottolineatura significativa del teologo francese quando ci ricorda che :
“ Un altro aspetto della presenza dello Spirito,secondo gli “Atti”, è che esso dona la gioia spirituale … ‘Erano pieni di gioia e di Spirito’ (Atti XIII,52).Il legame della gioia e dello Spirito è frequente, nel Nuovo Testamento.”
/ ed a pag.126 ,a conclusione, : … “Un’espressione caratteristica che appare in una descrizione delle comunità cristiane della Palestina: Esse ( le Chiese) erano colme della consolazione dello Spirito Santo (Atti,IX,31). La consolazione (paraclesis) è la gioia messianica…”)
N B . Da parte mia un solo appunto: Danielou ricorda il vecchio Simeone, ma noi dobbiamo porre, ancor prima, il ricordo di quella stupenda fanciulla ( della quale Luca evangelista testimonia: … “ Magnificat…” – “ … exsultavit … “ – “ …beatam me dicent…” ).
Post scriptum .
Nell’ ”Introduzione” abbiamo colto il suggerimento-guida di Danielou (“preoccupazioni teologiche” ); al termine della lettura di questo libro non emerge forse il desiderio in noi di una teologia dello Spirito , di un discorso sulla Trinità? Danielou, però, in quegli anni … non ci aveva lasciato soli ! ( cfr. “ La Trinità e il mistero dell’esistenza “ 1968. Allora … un altro mio commento ).


Umberto Masperi il 3 novembre 2011 alle 16:48 ha scritto:

Letto mesi fa,durante la Settimana Santa 2011, assieme al 2° vol. di “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione” di Benedetto XVI, cerco di recuperare (anche se a fatica) alcune impressioni avute, avvalendomi delle … mie glosse, pasticciate nel corso della lettura.
Non esiste, ora ( = festività liturgiche inizio Novembre) nessun “anacronismo” : si è di fronte al punto centrale della nostra fede; e la fede non è mai anacronismo, pensando poi che fra non molto inizieremo il cammino nuovo con l’Avvento; cammino di fede,quindi.
A ). Introduzione, inizio e sintesi:” La fede nella risurrezione è il cuore del cristianesimo. E’ la soluzione dei problemi ultimi della situazione umana,quelli che interessano gli abissi della morte e del male . Ma, per la ragione, è anche ciò che il cristianesimo ha di più sconvolgente ( …) è un’irruzione di Dio che provoca discontinuità ( = nella storia umana). E’ vero ,anzitutto,per la risurrezione di Cristo principio d’ogni risurrezione. E’ vero anche per la risurrezione dei nostri corpi,oggetto ancora di speranza”. ( PS. Che effetto rileggere il giorno dopo il ricordo dei nostri cari defunti!)
Cadiamo nel pericolo di pensare poco alla nostra “vita” ( nel senso filosofico classico) e ci occorre uno sforzo ancor più grande nel seguire le parole di pag. 32: “ La risurrezione non è solamente ritorno alla vita, ma passaggio a vita nuova”.
B ). Danielou ci offre, con la sua competenza di studioso , un ricco materiale esegetico, secondo diversi aspetti storici, aiutandoci a comprendere “ …la correlazione esistente, nel Nuovo Testamento, fra le tre affermazioni della risurrezione di Cristo, la risurrezione *presente, la risurrezione escatologica. Le tre affermazioni sono rigorosamente conseguenti. La risurrezione del *battesimo non ha senso se non riferita alla risurrezione di Cristo. Ma neppure ha senso se non tende alla risurrezione escatologica”.
C ). Abituati , per esigenze culturali, ai libri degli storici delle religioni, è opportuna la correzione dell’errore in cui è facile cadere. A pag.107: “… gli storici delle religioni che fanno derivare la risurrezione cristiana dai miti delle divinità che muoiono e risorgono,espressioni dei ritmi della natura. E’ chiaro che la fede nella risurrezione è cosa completamente diversa. E’ un avvenimento unico, non un ritorno ciclico. Non è la semplice restaurazione d’uno stato anteriore.”
D ). Con la guida dei Padri, nuova sottolineatura:
1) Identità fra il Dio creatore e il dio Salvatore;
2) dignità della carne ( contro il suo disprezzo da parte dei loro avversari di allora : platonici,gnostici,origenisti): “ Dio non disprezza la carne. Perché Dio questa carne l’ha creata ( …) Per questo la risurrezione della carne manifesta un Dio buono,proprio mentre il disprezzo della carne porterebbe inevitabilmente ad un Dio sragionevole.”
E). Per gli Antichi l’angoscia di fronte alla morte era l’angoscia di fronte alla vita dell’aldilà. Questa dimensione è l’ultimo aspetto preso in considerazione da Danielou. Dopo la suggestiva affermazione del filosofo Gabriel Marcel ( la vita eterna mostrerà solamente quel che avremo amato sulla terra) tralasciando le disquisizioni dal sapore “scolastico”, cogliamo in conclusione il senso della nostra fede: “La risurrezione è dunque l’esaltazione dell’umanità,al di sopra di se stessa,nel mondo inaccessibile di Dio. E’ la buona novella per eccellenza, il prestigioso destino cui l’amore del Padre ha chiamato l’umanità nel Figlio unico per il dono dello Spirito.”

Leggi tutti i commenti (2)

Studente Marta Zanderigo il 3 novembre 2011 alle 09:42 ha scritto:

Questa enciclica è veramente ben fatta! Mette in evidenza la necessità di utilizzare un'ottica della gratuità e del dono in qualsiasi campo della vita: politico, sociale , economico ecc..
Inoltre sottolinea per più volte che la carità senza la verità è cosa vana e che fede e ragione vanno di pari passo ed è necessario un uso simultaneo di entrambe. Consiglio vivamente la lettura di questa enciclica.

Leggi tutti i commenti (5)

Luigi Foresio il 2 novembre 2011 alle 22:13 ha scritto:

si. è veramente molto bello e utile.
vale la pena acquistarlo.
infatti l'ho appena acquistato.
Luigi

Leggi tutti i commenti (3)

Utente google il 2 novembre 2011 alle 20:37 ha scritto:

Bellissimo!

Leggi tutti i commenti (19)

Dott. Manuel Sant il 2 novembre 2011 alle 18:10 ha scritto:

Leggendo questo libro viene la tentazione di inserirlo nella categoria dei "testi definitivi" sul Concilio Vaticano II, ossia quei libri che per loro autorevolezza resteranno dei punti di riferimento in materia a prescindere dal tempo. Pur non essendo un libro per tutti, si distingue per la chiarezza espositiva e la completezza delle argomentazione, non a caso è considerevole la mole dei testi citati e richiamati in bibliografia. La lunghezza dei capitoli può mettere in difficoltà alcuni lettori, ma è necessaria in questo tipo di testi per l'esposizione e l'analisi dei fatti.


egidio il 2 novembre 2011 alle 12:57 ha scritto:

Se volete capire cos'è la mistica cristiana cattolica, vi rimando alla lettura di S. Giovanni della Croce e di S. Teresa d'Avila. Se poi volete chiarimenti, spiegazioni, risposte a dubbi leggete lo Scaramelli(1700), del'inizio '900 Poulain (Delle grazie d'orazione) e Tanquerey (Compendio di Teologia Ascetica e Mistica), Saudreau.
Ho speso soldi pensando di trovare un libro che trattasse della contemplazione infusa, invece tratta di tutt'altro: Dogmatica, liturgia, morale, psicologia, ecc. Pensate che sulle orazioni mistiche ci sono appena quattro pagine e sulla notte dello spirito una quindicina di righe. Assurdo!
Domanda: ma la mistica fino a sessant’anni fa non era la contemplazione infusa passiva ?


Don Narciso Bernardis il 2 novembre 2011 alle 12:43 ha scritto:

interessante e semplice


Don Narciso Bernardis il 2 novembre 2011 alle 12:42 ha scritto:

Un libro davvero meraviglioso ed utile per genitori ed educatori

Leggi tutti i commenti (3)

Umberto Masperi il 1 novembre 2011 alle 18:17 ha scritto:

ANNI FA … ( solo un lontano ricordo, ma anni che hanno lasciato il segno,soprattutto per quella vivacità e ricchezza di pensiero ormai annullate dalla “crisi” in cui viviamo, crisi anche – e dovremmo ben accorgerci – spirituale ).
ANNI FA : questo libro di Thomas Merton ( 1948) , subito famoso, ebbe una significativa diffusione ; e non solo nel mondo cattolico.
Leggerlo oggi , quasi in “solitudine”, quando non se ne parla più ( mentre ripercorrere certe biografie è sempre cura benefica per la propria anima ) mi ha confermato il paradosso di Luigi Einaudi : “ Io,se posso,non compro mai un libro se non 40 anni dopo la sua pubblicazione. Solo allora si saprà se vale qualcosa o no.” ( io che scrivo, modestamente, suggerirei di dividere per … quattro quegli anni, o anche un pochino di più).
Il titolo (“La montagna dalle sette balze”) richiama l’immagine dantesca ( Purgatorio: le sette cornici nella salita di quel monte che avvicina sempre più ai “ cieli” biblici). Ma mi verrebbe di paragonarlo ,da laico, ad un “romanzo-di-formazione “ ( Bildungsroman): agli inizi dell’Ottocento, in pieno Romanticismo, i grandi pensatori tedeschi ( due nomi per tutti: Hegel,ambito filosofico=Fenomenologia dello Spirito; Goethe,ambito poetico-letterario, = il ciclo del Meister ) con i loro Bildungsromane ci hanno mostrato quanto sia importante ( a livello del singolo e per l’umanità) la cura del cammino di formazione-educazione ( alla greca: paideia ; tra gli spiriti religiosi degli inizi del Cristianesimo: ”la nostra paideia è in Cristo” ). Rimane ,tuttavia, la notevole differenza tra la prospettiva laica e quella cristiana ( già il nostro Manzoni con il suo “ I Promessi Sposi” l’ aveva sottolineato: qui opera, nella forza del Mistero, la Provvidenza , concetto ormai dimenticato nel nostro “Regnum hominis” ). Due differenti filosofie della storia, appiattite nella ricorrente idea di progettazione del futuro per la quale non bastano più le linee istituzionali , presto annullate dai fattori economici che superano le buone intenzioni delle Organizzazioni mondiali, consesso delle Nazioni .
I . ANNI 60 del Novecento: nel clima post-conciliare seguivamo il cammino di Merton ( con altre sue opere di spiritualità che andrebbero citate). OGGI, se abbiamo qualche anno sulle spalle ( e con coraggio sussuriamolo ai nostri giovani), lo riprendiamo per il suo valore sempre attuale.
II . ** Thomas Merton: uomo di grande cultura, scrittore di valore ( da qui il … mio suggerimento dell’ analogia iniziale) che ci ‘trascina’ con il suo ‘racconto’ ( Roman).
III . ** Noi: con la ‘nostra’ “biografia”, per ciò che abbiamo di grande,opera della Provvidenza ( che tutti, se abbiamo avuto occhi per vedere, avendolo sperimentato, possiamo scriverla nel nostro cuore ) ; la ‘nostra’ “biografia” … per poterci confrontare col presente affinchè esso cessi di essere schwere Zeit ( tempo di penuria spirituale).

^^^ Dal libro ( mia vecchia edizione - giugno 1968, nuovo incontro - giugno 2011) tre spunti : A) . L’inizio , “Prigionieri” : “ L’integrità dell’artista innalza l’uomo sopra il livello del mondo senza però
liberarlo da esso” (pag.9)

B).
L’ epilogo, §3: “Tutto è tranquillo. (…) In un certo senso noi stiamo sempre viaggiando,viaggiando come se non sapessimo dove siamo diretti. In un altro senso siamo già arrivati.” (pag.494)
C)
La fine: “ Sit finis libri, non finis quaerendi.” (pag.497)

Leggi tutti i commenti (6)