Una raccolta di dialoghi «immaginari» ma anche molto reali tra l'autore e 33 testimoni per raccontare le loro esistenze dedicate a Dio e al prossimo, leggendo nella loro testimonianza l'urgenza dell'annuncio cristiano per l'oggi. Si va da San Paolo a Charles de Foucauld, da Martino di Porres a Edith Stein, da Cirillo e Metodio fino a mons. Romero.
Un'incursione in lungo e in largo nella storia di due millenni per incontrare tanti e tante testimoni dell’amore di Cristo per ogni umanità.
Don Mario Bandera, missionario con il «vizio» dello scrivere e la fantasia ancorata ai fatti, fa parlare, con penna arguta e sapiente, un ricco caleidoscopio di testimoni: il martire del Giappone Paolo Miki, l’apostolo degli indios Bartolomé de Las Casas, la mistica e teologa Ildegarda di Bingen, la «madre» degli emigrati Francesca Cabrini, l’ex schiava sudanese Giuseppina Bakhita, il vescovo degli ultimi Óscar Romero, i padri di famiglia antinazisti Franz Jägerstätter e Josef Mayr-Nusser…
Non un libro di storia, ma di storie: vite, pensieri e gesti di «ribelli cristiani» − più di trentatré, in verità − narrati attraverso le loro stesse parole. Vicende del passato che ci parlano ancora oggi.
PRESENTAZIONE
di Madre Anna Maria Canopi
L'autore di questo libro, con la sua intraprendenza di missionario sperimentato e il suo vivace stile dialogico, scrive una serie di conversazioni — o «chiacchierate» — andando... per le contrade del Cielo a intervistare santi e beati di ogni epoca.
È una simpatica finzione letteraria che dà voce a testimoni eminenti della fede, altamente significativi ed efficaci per l'apostolato missionario. Ne risulta una specie di traduzione del messaggio evangelico a tutti comprensibile e tale da far presa particolarmente sui giovani più generosi.
I colloqui prendono l'avvio da san Paolo, l'Apostolo delle genti, dal quale l'autore si fa raccontare, in sintesi, la storia della sua conversione nell'incontro folgorante con Gesù e si fa spiegare la «strategia» evangelizzatrice da lui messa in atto senza tregua nel suo tempo, ma che ritiene valida ancora oggi: «Occorrono discepoli innamorati del messaggio da comunicare», che siano «disponibili ad affrontare le nuove sfide del terzo millennio e creare autentiche comunità di vita cristiana... al fine di trasformare la società. Ci siamo riusciti noi, che avevamo di fronte nientemeno che l'Impero romano, figuriamoci se non ce la potete fare voi!». E san Paolo lascia, quindi, un augurio ottimista: «Buon lavoro, ragazzi, e ricordatevi sempre che Cristo il mondo l'ha già vinto!». Dall'Apostolo, l'autore passa a due martiri dei primi secoli, Perpetua e Felicita, due donne capaci di entrare cantando nell'arena per essere sbranate dalle belve feroci. Così esse furono largamente feconde, generatrici di nuovi cristiani fino ad oggi. È poi la volta dei santi Cirillo e Metodio, apostoli dei popoli slavi. La loro opera evangelizzatrice si distinse nell'impegno dell'inculturazione. E non mancano nemmeno le mistiche, come Ildegarda di Bingen, monaca straordinariamente dotata di doni spirituali e di scienza, che incise non poco sulle vicende del suo popolo germanico e della Chiesa universale.
Dall'epoca medievale, l'intervista si sposta poi a personaggi dei secoli successivi con una attinenza ancor più spiccata alla missione. Ecco Bartolomé de Las Casas, l'illuminato evangelizzatore degli indigeni del continente americano; e poi Juan Diego, che ebbe il sorprendente incontro con la Madre di Dio — la Morenita — apparsa a lui con i lineamenti somatici del popolo azteco per dimostrarsi veramente Madre universale, anche lei, quindi, inculturatal... Ma di missione c'è sempre bisogno ovunque. Nell'epoca dei grandi conflitti religiosi, ecco san Francesco di Sales, l'uomo sapiente e saggio, che usa la strategia del dialogo pacato, dell'affabilità conciliante di fronte alle spaccature createsi nella cristianità con la Riforma protestante.
Spostandosi in Perù, l'intervistatore si incontra con l'umile Martino de Porres, povero tutto dato aipoveri. E accanto a lui, come non mettere Rosa da Lima e Teresa di Lisieux? Due donne contemplative dal cuore tanto grande da abbracciare, anzi, da portare nel cuore il mondo intero con il peso del suo peccato; immerse nella notte oscura, diffondevano ovunque la luce di Cristo in tutto il mondo.Quella luce che il Signore ha acceso nel cuore della piccola Kateri Tekakwitha,pr ima beata nativa del Nord America, tanto cara alla devozione dei cristiani di Stati Uniti e Canada.
Spostandosi nel Giappone, c'è l'incontro con Paolo Miki e Pietro Kibe, martiri della fede a Nagasaki, dopo aver sostenuto e confortato i fratelli cristiani per poi arriivare all'intervista all'eroico missionario gesuita Pedro Claver, il pietoso soccorritore degli africani venduti come schiavi e portati a lavorare nelle Americhe. Non meno impressionante è la testimonianza di Francesca Saverio Cabrini, che ebbe l'intraprendenza di fondare una congregazione religiosa femminile per andare ad assistere gli emigrati in America in cerca di lavoro.
E che dire dell'intervista a Giuseppina Bakhita, la piccola rapita nel Darfur, venduta in Italia, ma provvidenzialmente liberata e diventata suora canossiana? La «madre moretta», come veniva affettuosamente chiamata, visse in totale offerta di sé, portando nel cuore la «sua gente». L'intervista a Edith Stein ci sposta su un altro fronte missionario, quello della filosofa divenuta monaca e consumata nelle camere a gas di Auschwitz, condividendo la tragica sorte di milioni di ebrei e confermando così il suo amore per Cristo Crocifisso e per i suoi fratelli. Infine, l'intervista prende in considerazione due giovani — Franz ftigerstatter e Josef Mayr-Nusser — che per la loro eroica coerenza cristiana subirono la morte durante la seconda guerra mondiale per non aver giurato fedeltà a Hitler. Nell'intervistare un missionario eccezionale quale fu san Giuseppe Maria Gambaro, frate minore martirizzato in Cina nel 1900 durante la rivolta dei Boxer, don Bandera confessa di sentirsi alquanto intimidito, ma viene messo a suo agio dalla familiarità del santo frate che si compiace anche di dialogare con uno originario della sua... Bassa novarese!
Deliziosa l'intervista con due santi coniugi, venerati come patroni dei contadini, vissuti in Spagna tra l'XI e il XII secolo; con loro considera il problema attuale del land grabbing — la sottrazione del terreno ai poveri contadini del terzo mondo a scopo di sfruttamento da parte dei latifondisti — ed essi deplorano un simile comportamento anzitutto come offesa a Dio a cui, solo, appartiene tutta la terra. In questo colloquio l'autore passa dal dialogo con santi singoli a quello con una coppia in cui prevale, tuttavia, la figura maschile: sant'Isidoro e la beata Maria Toribia. Certo il patrono dei contadini si è guadagnato una grande devozione popolare per i suoi interventi miracolosi, ma siamo convinti che in cielo Maria Toribia risplende di non minor gloria. Ancora più sorprendente e edificante la figura del santo gitano Ce ferino Giménez — soprannominato El Pelé —, uno zingaro cristiano vissuto durante la guerra civile spagnola, che, imprigionato per aver difeso un sacerdote aggredito, non si staccò dalla sua arma spirituale (la corona del Rosario). Portato alla fucilazione, il suo ultimo grido: «Viva Cristo Re! » coronò la sua vita di coraggioso testimone della fede, esempio mirabile delle meraviglie che la grazia divina opera nel cuore di uomini di ogni categoria e provenienza.
Breve ed essenziale il dialogo con il beato Charles de Foucauld che, dopo una vita dissipata e varie esperienze religiose, scelse la solitudine e il silenzio nel deserto del Sahara per vivere solo per Dio e essere una presenza di Cristo in mezzo ai musulmani. Giustamente dichiarato «fratello universale», sacrificò la sua vita per tutti. Da un poverissimo eremita il dialogo passa a una donna di alta nobiltà: Juliette Colbert, marchesa di Barolo, che mise il suo cuore, il suo ingegno e le sue sostanze a disposizione dei poveri e si prodigò soprattutto per le donne detenute fondando la «Compagnia della misericordia» e la Congregazione per le cosiddette «Maddalene». Ogni epoca e ambiente ha i suoi santi suscitati da Dio a edificazione dei fratelli e a sua gloria.
Non potevano mancare due chiacchiere con il catechista Pedro Calungsod, nato nell'isola di Cebu — nell'arcipelago delle Filippine — nel secolo XVII e martirizzato insieme con il gesuita Diego Luis de San Vitores e con luigettato in mare. Esempio di grande amore per Cristo, che annunziò come Salvatore per tutti gli abitanti dell'arcipelago. Le «quattro chiacchiere» con la beata Panacea di Quarona in valsesia (Novara), con santa Maria Goretti di Nettuno nelle Marche e con la beata Teresa Bracco di Da o (Savona) ci mettono davanti al triste fenomeno della violenza alle donne. Qui si tratta di tre adolescenti, tregiovanissime martiri della purezza, una virtù che conferisce alla donna la massima dignità e che oggi dovrebbe essere certamente più apprezzata.
E infine ecco, immancabile, un fervido colloquio con il grande arcivescovo della capitale di El Salvador, mons. Òscar Romero, possiamo dire nostro contemporaneo. Ucciso durante la celebrazione della messa, unì il suo sangue a quello di Cristo per la salvezza di tutti. Non si può ascoltare questo colloquio senza sentirsene coinvolti e sconvolti.
Attraverso tutte queste conversazioni, l'autore fa emergere la sua convinzione circa la missione della Chiesa in ogni tempo e luogo, il suo appassionato amore per tutti gli uomini ai quali vorrebbe potesse giungere il Vangelo della salvezza.
Per lui «dialogare» con i santi è evangelizzare, mostrando al vivo una splendida rassegna della santità, riflesso della fulgida gloria di Dio, il tre volte Santo, che vuole attirare tutta l'umanità nel suo Regno di luce infinita.
INTRODUZIONE
di Don Mario Bandera
Qualche tempo fa il compianto padre Benedetto Bellesi, redattore della rivista Missioni Consolata, pubblicazione dell'omonimo Istituto missionario di Torino fondato dal beato Giuseppe Allamano, mi fece una proposta singolare che mi sorprese alquanto. Mi disse: «Dopo tanti anni che collabori con noi con articoli di vario genere sulla realtà missionaria, perché non provi a immaginare di avere dei colloqui con figure del passato che hanno scritto pagine meravigliose nel grande libro delle missioni e sono stati dei testimoni esemplari di una fede forte e sincera, vissuta in coerenza con il Vangelo in epoche e circostanze diverse? Sto pensando — mi disse — a una nuova rubrica per la nostra rivista, che possa coinvolgere i lettori su temi apparentemente legati al passato, ma più che mai attuali e presenti nella realtà di oggi».
La proposta, apparentemente strana, in fondo m'intrigava abbastanza, perché mi obbligava a ricercare e a confrontarmi con santi e beati vissuti in epoche più o meno lontane, che inconsciamente collochiamo in qualche angolo recondito della nostra memoria, ma con i quali però ci guardiamo bene dal misurarci e confrontarci.
Cominciai così a immaginarmi di scambiare quattro chiacchiere con figure straordinarie che di volta in volta si imponevano alla mia attenzione e a scrivere articoli in cui cercavo con un'intervista di rendere credibili le nostre «chiacchierate». È evidente, però, che un colloquio, o per meglio dire un dialogo tra persone vissute in tempi così lontani e diversi, poteva avvenire solo tramite una finzione letteraria, una buona dose di fantasia, nonché un'accurata conoscenza dei personaggi, della loro epoca e degli ideali che li muovevano. Seguendo pertanto queste piste, ho approfondito tutto ciò che potevo trovare sui vari testimoni «intervistati» per cercare di far esprimere (sia pur con parole mie) il loro pensiero più genuino.
Allo stesso tempo ho cercato di far emergere spunti di riflessione che fossero di stimolo per una più incisiva animazione missionaria, cercando così di scrollarci di dosso quell'apatia che, di fronte a certe problematiche legate alla promozione umana e all'evangelizzazione dei nostri giorni, ci induce a non coinvolgerci più di tanto in prima persona. Mettendoci in ascolto o, per meglio dire, dialogando con testimoni dalla fede adamantina che ci hanno preceduto nel fluire della storia e che hanno saputo scrivere pagine meravigliose nell'esaltante libro della missione, ho scoperto persone che ci hanno lasciato un esempio di vita cristiana vissuta con passione, autenticità e un pizzico di... follia. Grazie a loro si vede con chiarezza — anche ai nostri giorni — quale sia il sentiero da seguire. Resta solo da mettersi in cammino seguendo leste da loro tracciate nella storia, nel mondo e nella Chiesa.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
PAOLO DI TARSO
San Paolo è senz'altro il più grande missionario di tutti i tempi. Non conobbe personalmente Cristo, ma in seguito alla sua folgorante chiamata sulla via di Damasco ne divenne un ardente discepolo. Perorò la causa dei pagani convertiti, fu l'Apostolo delle genti; insieme a Pietro diffuse il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo di allora; con la sua parola e con i suoi scritti operò la prima e fondamentale inculturazione del Vangelo nella storia.
Di fronte a un gigante del Vangelo come lei, mi sento un po' a disagio e abbastanza in difficoltà nell'affrontare certi temi. Intanto cominciamo col darci del tu. Ai miei tempi si dava del tu anche all'imperatore, mentre voi in chiesa date del tu a Dio e poi, sul sagrato, al primo omuncolo con qualche carica pubblica che incontrate date del lei...
Ok, ricevuto. Prova a raccontare, sintetizzando ovviamente, la tua vita.
Sono nato a Tarso in Cilicia (attuale Turchia centro-meridionale) nei primi anni dell'era cristiana. Appartengo a una nobile famiglia ebraica che si era conquistata la mitica cittadinanza romana. Per capirci, è come se oggi un extracomunitario (come eravamo noi ebrei che vivevamo fuori Israele), che arriva da un paese sperduto e lontano, riuscisse ad avere non solo il permesso di soggiorno, ma anche la carta d'identità italiana!