Lettura e meditazione quotidiana della Sacra Scrittura

L'opera De Sacrae Scripturae lectione ac meditatione quotidiana (Basilea 1561), presentata ora per la prima volta in traduzione italiana e in una lingua moderna, tratta della lettura e della meditazione della Sacra Scrittura. Il libro si divide in due parti: nella prima l'autore ci ricorda quali siano i benefici derivanti dallascolto e dalla lettura quotidiana della Sacra Scrittura; nella seconda presenta un calendario utile per leggere quotidianamente i testi sacri. I santi e i padri della chiesa citati sono tantissimi: San Giovanni Crisostomo, Sant'Agostino, San Gerolamo, Sant'Antonio, Sant'Ambrogio e tanti altri che sono cresciuti e si sono educati nutrendosi della Sacra Scrittura. Naturalmente vi sono continui riferimenti a brani dell'Antico e del Nuovo Testamento che danno credito alle parole di Iperio. Partendo dal dato certo che la Scrittura è la Parola di Dio, da Lui scritta con il Suo dito sulle tavole di pietra e da Lui ispirata, tramite lo Spirito Santo, Iperio dimostra quale sia la sua efficacia, perché tale Parola non ritornerà a Dio senza aver dato il suo frutto, senza aver dato il seme al seminatore e senza aver irrigato e fatto germogliare la terra. L'Ascolta Israele risulta così essere il filo conduttore di tutto il libro, infatti, solo tramite le Scritture è possibile parlare direttamente con Dio e ascoltarlo. Nessuno può, quindi, rifiutare l'invito del Signore di leggere la Sua Parola dicendo di non comprenderla, perché la Scrittura si è rivelata ai piccoli e agli stolti e non ai sapienti e agli intelligenti. Introduzione di Daniela Leoni

Andrea Iperio (Andreas Gerardus Hyperius, 1511-1564), umanista e teologo riformato, vicino al pensiero di rinnovamento ecclesiale proposto da Martin Bucero, visse a lungo a Marburg, dove tenne lezioni di storia e teologia sistematica e pratica. Egli promosse una integrazione fra scienza e vita nella chiesa, fondando la teologia pratica come disciplina. E considerato il padre della omiletica scientifica, alla quale dedicò il De formandis concionibus sacris.