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Storia del Concilio Vaticano II / Concilio di transizione
-Il quarto periodo e la conclusione del Concilio (1965)
(Storia del Concilio Vaticano II)EAN 9788815083685
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DETTAGLI DI «Storia del Concilio Vaticano II / Concilio di transizione»
Tipo
Libro
Titolo
Storia del Concilio Vaticano II / Concilio di transizione - Il quarto periodo e la conclusione del Concilio (1965)
A cura di
Melloni A.
Editore
Il Mulino
EAN
9788815083685
Pagine
792
Data
2001
Collana
Storia del Concilio Vaticano II
COMMENTI DEI LETTORI A «Storia del Concilio Vaticano II / Concilio di transizione»
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Recensione di Luigi Sartori della rivista Studia Patavina
Ormai la grande impresa promossa dall’Istituto per le scienze religiose di Bologna (per iniziativa e sotto l’egida del prof. Alberigo) arriva al compimento. Non è mai successo che un Concilio abbia trovato un suo specchio storiografico quasi immediatamente appena dopo la sua celebrazione. È vero che, oggi, strumenti di lavoro, mezzi di comunicazione, folti gruppi di studiosi e di esperti in storia della chiesa, e altre opportunità della cultura moderna…, l’hanno consentito. Ma ci voleva anche una ‘mens’ che affrontasse l’impresa, ne curasse e guidasse l’esecuzione. L’opera monumentale va incontro inevitabilmente a limiti. Purtroppo, in questi anni, ci sono stati dei critici con pretese di competenza storiografica senza averla in dote. Anche l’‘Osservatore Romano’ si è prestato a tali strani compiti; dando la parola a qualcuno che si ispirava ad apriori ideologici; ad esempio a chi si riteneva storico solo perché aveva fatto studi limitati di storia del diritto canonico; e dando voce al partito (!) dell’opposizione al Concilio, e che comunque faceva valere il criterio ideologico di accettare per vere solo quelle interpretazioni della vicenda conciliare che non evidenziano il negativo di tesi e comportamenti curiali, quasi non possa essere eventualmente almeno altrettanto viziato da pregiudizio ideologico chi intenda invece a priori nascondere o minimizzare tale ingrediente storico. Impossibile rifugiarsi in una concezione monofisita della chiesa nel tempo; l’umano ha la sua parte in ogni suo passo, senza che il divino ne possa essere estromesso. Chi ha vissuto l’esperienza conciliare dal di dentro, come il sottoscritto, e non solo in un ‘dopo’ quasi astratto, astorico e celestiale, nel quale tutto sfuma in racconti puliti, può testimoniare che – pur nella sostanziale fedeltà alle virtù cristiane dell’umiltà e della carità – alcuni dibattiti accesi fino ai limiti del conflitto, e il ricorso a tutti gli espedienti che connotano l’azione ‘politica’ tesa a risultati di successo e di autentica vittoria di tesi e progetti, con il formarsi di vere maggioranze e minoranze… hanno davvero qualificato la storia concreta del Vaticano II. Ho notato persone veramente sante e stimatissime esprimersi in disappunti animosi e in contrapposizioni assai forti e addirittura rumorose nei momenti piú agitati e dolorosi del vicendevole contrasto. Forse che rispetta la verità solo lo studioso che permane duro e ostinato nello stile apologetica, addirittura polemico e controversistico della teologia e perfino della storiografia di ieri? Ovviamente piú esposto a incriminazioni come quella che ho appena citato potrebbe apparire il volume che ora presento. Infatti l’ultima fase (1965) non si caratterizza per la prima stesura di qualche documento; ormai si tratta invece di portare a compimento, e spesso con sola rifinitura finale, testi in antecedenza già almeno sbozzati; anche se insieme restano ancora aperti ad acceso dibattito alcuni documenti, come quello sulla Libertà religiosa e la Gaudium et Spes. Comunque, comincia piuttosto il compito di armonizzazione dei testi, e cioè l’impegno per una visione di sintesi: ‘Il Concilio come fatto globale di magistero ecclesiale cosa dice di specifico, di suo e di nuovo?’, a chi si interessa di esso, ovviamente!, ma di fatto, ormai, all’umanità e al mondo intero?; dato che l’attenzione al Concilio è stata davvero universale (ne parla uno che ha lavorato per la traduzione quotidiana del concilio ai giornalisti in Sala stampa). Comincia la cosiddetta ‘Ricezione’ del Concilio, vale a dire una storia in certa misura ancora piú importante, per la Chiesa, rispetto alla stessa vicenda conciliare in sé. È significativo che il primo capitolo del volume cominci proprio parlando delle ‘Difficoltà della prima ricezione’ (G. Turbanti, p. 23). Anche Hünermann (cap. 5, p. 371) accenna a ‘iniziative volte a determinare la ricezione del concilio’. E poi Alberigo, nel cap. 7, tratta dei momenti di conclusione del concilio e vi inserisce il discorso sulle ‘Prime esperienze di ricezione’ (pp. 547ss), e da p. 564ss volge lo sguardo ai ‘Condizionamenti della ricezione’. Dunque già dentro al Concilio inizia la sua ricezione! Tema teologico, questo, di immensa portata. Finalmente con la storiografia nuova siamo stimolati a prendere sul serio non solo i testi ma anche il contesto umano (e soprannaturale!) che orienta a come comprenderli e interpretarli. In questa materia importano molto gli atteggiamenti e gli interventi del Papa e delle ‘guide’ dottrinali (i teologi investiti di ‘singolare’ autorevolezza dai pastori) e pastorali [Alberigo nel capitolo inserisce il fattore ‘scelte del papa’, e, ad es., la predilezione per la coppia Journet (teologo) e Maritain (filosofo): pp. 553ss], ecc. La prospettiva del futuro incombe, dunque, e genera incertezze e preoccupazioni, anche paure. Si cerca di prevenirlo disponendo difese da supposte o reali interpretazioni pericolose. Il tema della Tradizione torna primario (ancora una volta appare determinante il pensiero di Alberigo, ultimo capitolo: ‘Transizione epocale?’). Esso implica una decisiva ‘storicizzazione’ anche del concilio (ma non solo di esso!); altrimenti il rinnovamento potrebbe ridursi a ripetizione o a mero rivestimento nuovo su tutto ciò che è stato ‘trasmesso’: contenuto e forma (ma qual è il ‘vero e autentico contenuto’?). Come si intuisce, solo chi ha una solida ma nuova dottrina sullo sviluppo storico della fede e della chiesa, può entrare nello studio del concilio, ed eventualmente anche nella critica storica dei suoi eventi. Perciò è molto importante, anzi decisivo, questo quinto volume sulla sessione finale del Vaticano II. Mi sono limitato alla sottolineatura di due tematiche teologiche di fondo; quelle della ‘Ricezione’ e della ‘Tradizione’; che esigono apertura alle novità e creatività dello Spirito Santo (altrimenti, direbbe il Decreto sull’ecumenismo, si rischia di soffocare, appunto, la sua voce e la sua azione!). Non ho competenze di storico; perciò non ho avvertito la necessità di informare analiticamente su tutti i capitoli del volume, e sui nomi degli autori che li hanno redatti. Mi sono limitato a segnalare la sostanza dei problemi teologici affrontati e finora solo in parte avviati a soluzione.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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