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Sacramentaria speciale [vol_2] / Penitenza, unzione degli infermi, ordine, matrimonio
(Corso di teologia sistematica)EAN 9788810503201
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DETTAGLI DI «Sacramentaria speciale [vol_2] / Penitenza, unzione degli infermi, ordine, matrimonio»
Tipo
Libro
Titolo
Sacramentaria speciale [vol_2] / Penitenza, unzione degli infermi, ordine, matrimonio
Autore
Mario Florio
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810503201
Pagine
368
Data
gennaio 2003
Peso
640 grammi
Altezza
24 cm
Larghezza
17 cm
Profondità
2,5 cm
Collana
Corso di teologia sistematica
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Recensioni di riviste specialistiche su «Sacramentaria speciale [vol_2] / Penitenza, unzione degli infermi, ordine, matrimonio»
Recensione di Luigi Sartori della rivista Studia Patavina
Unisco i due volumi nella loro successione logica anche se si dovrebbero invertire per la data della loro edizione. Ovvio che qualche scompenso si noti tra le varie trattazioni dovute a penne abbastanza differenti anche qualitativamente; ma l’armonia strutturale risulta buona, se si tiene conto, soprattutto, che sono dirette a studenti del primo corso di teologia e che quindi non hanno lo scopo di stimolare approfondimenti e tentativi di progresso; inoltre esse si propongono di adeguarsi all’ispirazione e metodologia indicata dalla Optatam Totius n. 16: proporre una introduzione di contestualità anche d’ordine antropologico, onde offrire anche indicazioni conclusive per la pastorale; insistere sulla fondazione storico-biblica e sulla storia del dogma (la Tradizione intesa come ricchezza di vita e non solo come raccolta di brevi testi sparsi, ma in completezza di tempi in modo da arrivare all’oggi); proporre il momento sistematico con riferimento alla teologia del Vaticano II e a quella del Magistero attuale, compresi i testi dei Riti del rinnovamento liturgico. La Sacramentaria è particolarmente chiamata a costituire una teologia della Ritualità liturgica.
Vengo ai singoli due volumi. Il Primo (2004) delinea la teologia dei sacramenti della ‘Iniziazione cristiana’. Il prof. Florio ci offre una densa messe di contributi informativi sul piano dei dati positivo-storici (Bibbia e Tradizione), con chiarezza e sicurezza di scelta essenziale; e i riferimenti bibliografici nelle note o alla fine dei due trattati (Battesimo e Confermazione) ci testimoniano la sua competenza di studioso che ama verificarsi sulle fonti. Evidenzio solo alcuni aspetti che meritano attenzione. Anzitutto le sue introduzioni di tipo contestuale-antropologico, soprattutto per quanto riguarda il Battesimo: oggi sembra – paradosso! – che la Chiesa, mentre è chiamata ad accettare il diminuire dei battesimi di bambini per curare sempre di più quelli degli adulti (recuperando l’antico catecumenato!), deve insistere invece su un ruolo di supplenza nei confronti della società civile la quale ormai trascura la ‘celebrazione’ del mistero del nascere naturale (creaturale) dei figli nella famiglia, per mille motivi…, e ciò indurrebbe a privilegiare ancora il pedobattesimo! Altro merito: Florio cura molto il riferimento ai dati del Rituale; e in genere alla teologia sistematica che anima le proposte del Magistero; anche se a ridosso di ciò si potrebbe sollevare una questione di grande attualità: da oltre un secolo, e per vari motivi (ma soprattutto per questione di riserve nei confronti di certa teologia moderna e quindi per timore di rischi quanto ad ortodossia), il Magistero si è assunto il compito di allargare l’offerta di una sua cosiddetta teologia ‘ufficiale’; rendendo più sicura e più comoda la funzione di teologi che non osano riflettere in proprio né promuovere la ricerca (a meno che non sia di tipo positivo-storico pure sui dati del Magistero!), e perciò preferiscono limitarsi a un lavoro più protetto, vale a dire ad assumere con brevi accomodazioni la dottrina ufficiale. Terza riflessione: Florio si segnala anche per un’attenzione ecumenica; alla fine del trattato sulla Confermazione ci offre un lungo Excursus (pp. 179-187) sui dialoghi con la chiesa ortodossa. Tale Excursus si riferisce comunque a tutta l’Iniziazione cristiana, e in parte anche agli altri sacramenti. Peccato che (come noterò per la trattazione di Rocchetta sull’Eucaristia) l’ecumenismo dovrebbe assumere pure il dialogo con i protestanti; e invece si trascura addirittura il BEM (1982), cioè proprio il documento principe del CEC - FC (che tocca l’ecumenismo mondiale!), e che riguarda appunto il Battesimo (con la Confermazione), l’Eucaristia e il Ministero.
Il trattato sull’Eucaristia, curato da Rocchetta, merita gli elogi che ho appena rivolto a Florio. Certamente l’argomento stesso provoca attenzioni più numerose e pure problematiche; la sua storia è zeppa di contrapposizioni perfino devianti, ma anche produttive quanto a ricchezza di approfondimenti e sottolineature. L’Autore le segue con competenza, ma al tempo stesso con misura e saggezza. Per me risulta felicemente notevole la sottolineatura dell’aspetto di ‘convito’ e quindi di ‘assemblea’; già dagli inizi, nella parte di contestualizzazione antropologica; ma poi in tutto il resto dello sviluppo teologico, e soprattutto alla fine, quando si conclude con la tesi importantissima dell’‘assemblea celebrante’, che fa eco a un anteriore capitolo che parla della ‘mensa di comunione’: oggi ci vuole anche un po’ di coraggio nel mettere in primo piano il ruolo di ‘celebrante’ che è proprio del popolo di Dio riunito in assemblea (dentro di questa il presbitero è ‘presidente’!). Ho già detto del felice inserimento della dimensione ecumenica; pur nell’oblio del BEM. Mi ripeto: oggi non è più lecito pensare che possa essere autentica teologia cattolica quella che non include la scelta decisiva ecumenica del Concilio, anche quanto a coinvolgimento della sua teologia.
Il Secondo volume (2003) è più articolato: per i quattro cosiddetti ‘sacramenti minori’ (è S. Tommaso!) quattro Autori (non per questo ‘minori’!). Vale anche qui l’insieme delle mie riflessioni dedicate al Primo volume. Ad esempio, registro ancora volta l’utile predominio del momento positivo-storico: Bibbia, Tradizione, Magistero attuale (soprattutto con i nuovi Riti). Anche le premesse antropologiche sono determinanti; e forse abbondano qui le indicazioni per la pastorale (le esigono appunto – e ovviamente - dei sacramenti che riguardano proprio il perdono dei peccati, la cura dei malati, e soprattutto il matrimonio!).
Incontriamo di nuovo il nome di M. Florio, per il sacramento della Penitenza. Meritevole di apprezzamento la sua lunga premessa antropologica: la libertà fragile dell’uomo, la colpa, il bisogno di ‘dirla’, di ottenere perdono… soprattutto davanti a Dio. La sua trattazione storica è qui grandemente aiutata da parecchi studi scientifici di valore; la prassi penitenziale ha conosciuto variazioni impressionanti, non poteva non provocare interesse... Ma il prof. Florio ha l’arte di riassumere bene e con criteri di solida e sicura interpretazione. Notevoli le indicazioni pastorali, anzi ‘liturgico – pastorali’.
Il sacramento dell’Unzione degli infermi è presentato da un valente teologo di origine africana (Congo). Ampio e profondo il suo studio. Sembra assente la premessa antropologica, ma di fatto essa viene assunta nel discorso sull’esperienza di malattia e di guarigione nella Bibbia (come non avvertire, in questo, l’influsso del contesto africano?). Gli studi compiuti a Roma presso il Pontificio ateneo ‘S. Anselmo’ spiegano l’ampiezza maggiore dell’interesse per gli aspetti liturgici (il nuovo ‘Ordo’ del 1972); e, prima delle Conclusioni pastorali (cap. V), vengono proposte alcune ‘Grandi linee’ di Teologia sacramentaria ed anche di ‘Teologia liturgica’.
Il sacramento dell’Ordine viene proposto dal francescano G. Cavalli. La sua Introduzione si limita a scheggiare in anticipo il contenuto del trattato; non fa spazio a considerazioni di tipo antropologico; forse si poteva pensare allo specchio della socialità umana che esige ordinamento e quindi ruoli istituzionali e di autorità; il problema del ‘potere’, poi, con le sue forme e i suoi limiti e abusi possibili, avrebbe forse predisposto meglio ad affrontare il discorso sulla gerarchia ecclesiastica, che il Concilio lega al sacramento ma senza escludere i compiti anche giuridici di autorità specifica nella Chiesa. Molto validi comunque i capitoli della parte positivo- storica (Primo e Secondo). Solo due pagine per un capitolo, il terzo: ‘Un sacramento per ‘fare’ la chiesa’ (pp. 237-238)!! ( L’Autore, con ciò, intende sottolineare fortemente come egli concepisce il significato e le finalità essenziali dell’Ordine!). L’ultimo capitolo vuol far comprendere in modo analitico i tre gradi: episcopato, presbiterato, diaconato; ancora una volta (bello!) ricorrendo alla teologia implicita nella ‘Lex orandi’, vale a dire nel rito delle rispettive ‘ordinazioni’, e secondo i loro tre momenti di: anamnesi, epìclesi, e intercessione. Singolare efficace interpretazione!
Infine R. Gerardi (della Lateranense) ci guida ottimamente nella teologia del sacramento del Matrimonio. L’aspetto antropologico, in questo campo, si fa quasi predominante. Addirittura ci si scontra con l’intreccio di teologia morale, di diritto canonico (e civile: cf. l’‘utroque jure’) e di teologia dogmatica. L’Autore ricorre quindi legittimamente alle indicazioni del Magistero. Il suo ultimo capitolo (titolo: ‘La Proposta’) unisce in armonia il momento di teologia sistematica (legato al Rito) e quello di indicazioni pastorali. (NB: Oggi disponiamo di un nuovo Rito; ma credo che l’Autore riconoscerà l’accoglimento in esso di alcuni dati offerti dalla sua Proposta.
Concludo, per una considerazione generale sui due Volumi, ribadendo tre riflessioni che ritengo di rilevante interesse. La prima: abbonda l’informazione (‘critica’, nel senso scientifico del termine) sulla storia delle dottrine, e nel nostro caso: sulle prassi rituali e pastorali; ebbene, per gli alunni – ma anche per i competenti – tutto questo ha enorme valore ai fini della crescita di mentalità e di vita; i lavori analitici antecedenti di ricercatori specialistici esigono poi una loro confluenza per la valorizzazione in sintesi armonica: perciò un Corso di mera introduzione forse appare troppo modesto e iniziatico, ma potrebbe costituire di fatto il dono di una tappa decisiva. Seconda riflessione: il problema (talora angoscioso, quando si studiava sui trattati di ieri) di una individuazione netta del momento dell’‘istituzione’ dei sacramenti da parte di Gesú, viene ora finalmente e positivamente superato con l’appello a una Parola divina globale (Dei Verbum), che è anzitutto storia di eventi concreti e non sequenza di parole pronunciate in un asciutto e limitato contesto di singole intenzioni e atti di volontà di tipo quasi giuridico; si inscrive in un vissuto da interpretare in progressione alla luce dello Spirito Santo, che non agisce solo nella ‘ispirazione’ di testi sacri ma anche nella storia successiva della Chiesa che Egli guida e in cui Egli vive. Terza riflessione: mi pare rimanga ancora non risolto il problema della teologia speculativa e sistematica; in che cosa dovrebbe consistere il momento finale di una trattazione teologica? Solo nell’affidarsi ai dati della Ritualità o della Pastoralità ufficiale? dedurre o trarre soltanto alcune conclusioni pratiche per l’oggi? O non invece riflettere davvero, sia pure con gli strumenti di una razionalità aggiornata, perché l’ispirazione profonda dei doni sacramentali scuota sempre di nuovo tutta la mente e il pensare dell’uomo? anche allo scopo di ridestare l’attenzione e farsi capire in qualche modo anche da chi è lontano ormai dai discorsi teologici o catechistici ascoltati ieri?… Invece, non verifico ancora con chiarezza come i nuovi manuali di teologia sistematica aiutino a un nuovo globale ‘pensare la fede’. Senza con questo volere o permettermi di riaprire le porte a nuove forme di ‘gnosi’, e predisporre la rinascita di ‘credenti viziati di gnosticismo’.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Vengo ai singoli due volumi. Il Primo (2004) delinea la teologia dei sacramenti della ‘Iniziazione cristiana’. Il prof. Florio ci offre una densa messe di contributi informativi sul piano dei dati positivo-storici (Bibbia e Tradizione), con chiarezza e sicurezza di scelta essenziale; e i riferimenti bibliografici nelle note o alla fine dei due trattati (Battesimo e Confermazione) ci testimoniano la sua competenza di studioso che ama verificarsi sulle fonti. Evidenzio solo alcuni aspetti che meritano attenzione. Anzitutto le sue introduzioni di tipo contestuale-antropologico, soprattutto per quanto riguarda il Battesimo: oggi sembra – paradosso! – che la Chiesa, mentre è chiamata ad accettare il diminuire dei battesimi di bambini per curare sempre di più quelli degli adulti (recuperando l’antico catecumenato!), deve insistere invece su un ruolo di supplenza nei confronti della società civile la quale ormai trascura la ‘celebrazione’ del mistero del nascere naturale (creaturale) dei figli nella famiglia, per mille motivi…, e ciò indurrebbe a privilegiare ancora il pedobattesimo! Altro merito: Florio cura molto il riferimento ai dati del Rituale; e in genere alla teologia sistematica che anima le proposte del Magistero; anche se a ridosso di ciò si potrebbe sollevare una questione di grande attualità: da oltre un secolo, e per vari motivi (ma soprattutto per questione di riserve nei confronti di certa teologia moderna e quindi per timore di rischi quanto ad ortodossia), il Magistero si è assunto il compito di allargare l’offerta di una sua cosiddetta teologia ‘ufficiale’; rendendo più sicura e più comoda la funzione di teologi che non osano riflettere in proprio né promuovere la ricerca (a meno che non sia di tipo positivo-storico pure sui dati del Magistero!), e perciò preferiscono limitarsi a un lavoro più protetto, vale a dire ad assumere con brevi accomodazioni la dottrina ufficiale. Terza riflessione: Florio si segnala anche per un’attenzione ecumenica; alla fine del trattato sulla Confermazione ci offre un lungo Excursus (pp. 179-187) sui dialoghi con la chiesa ortodossa. Tale Excursus si riferisce comunque a tutta l’Iniziazione cristiana, e in parte anche agli altri sacramenti. Peccato che (come noterò per la trattazione di Rocchetta sull’Eucaristia) l’ecumenismo dovrebbe assumere pure il dialogo con i protestanti; e invece si trascura addirittura il BEM (1982), cioè proprio il documento principe del CEC - FC (che tocca l’ecumenismo mondiale!), e che riguarda appunto il Battesimo (con la Confermazione), l’Eucaristia e il Ministero.
Il trattato sull’Eucaristia, curato da Rocchetta, merita gli elogi che ho appena rivolto a Florio. Certamente l’argomento stesso provoca attenzioni più numerose e pure problematiche; la sua storia è zeppa di contrapposizioni perfino devianti, ma anche produttive quanto a ricchezza di approfondimenti e sottolineature. L’Autore le segue con competenza, ma al tempo stesso con misura e saggezza. Per me risulta felicemente notevole la sottolineatura dell’aspetto di ‘convito’ e quindi di ‘assemblea’; già dagli inizi, nella parte di contestualizzazione antropologica; ma poi in tutto il resto dello sviluppo teologico, e soprattutto alla fine, quando si conclude con la tesi importantissima dell’‘assemblea celebrante’, che fa eco a un anteriore capitolo che parla della ‘mensa di comunione’: oggi ci vuole anche un po’ di coraggio nel mettere in primo piano il ruolo di ‘celebrante’ che è proprio del popolo di Dio riunito in assemblea (dentro di questa il presbitero è ‘presidente’!). Ho già detto del felice inserimento della dimensione ecumenica; pur nell’oblio del BEM. Mi ripeto: oggi non è più lecito pensare che possa essere autentica teologia cattolica quella che non include la scelta decisiva ecumenica del Concilio, anche quanto a coinvolgimento della sua teologia.
Il Secondo volume (2003) è più articolato: per i quattro cosiddetti ‘sacramenti minori’ (è S. Tommaso!) quattro Autori (non per questo ‘minori’!). Vale anche qui l’insieme delle mie riflessioni dedicate al Primo volume. Ad esempio, registro ancora volta l’utile predominio del momento positivo-storico: Bibbia, Tradizione, Magistero attuale (soprattutto con i nuovi Riti). Anche le premesse antropologiche sono determinanti; e forse abbondano qui le indicazioni per la pastorale (le esigono appunto – e ovviamente - dei sacramenti che riguardano proprio il perdono dei peccati, la cura dei malati, e soprattutto il matrimonio!).
Incontriamo di nuovo il nome di M. Florio, per il sacramento della Penitenza. Meritevole di apprezzamento la sua lunga premessa antropologica: la libertà fragile dell’uomo, la colpa, il bisogno di ‘dirla’, di ottenere perdono… soprattutto davanti a Dio. La sua trattazione storica è qui grandemente aiutata da parecchi studi scientifici di valore; la prassi penitenziale ha conosciuto variazioni impressionanti, non poteva non provocare interesse... Ma il prof. Florio ha l’arte di riassumere bene e con criteri di solida e sicura interpretazione. Notevoli le indicazioni pastorali, anzi ‘liturgico – pastorali’.
Il sacramento dell’Unzione degli infermi è presentato da un valente teologo di origine africana (Congo). Ampio e profondo il suo studio. Sembra assente la premessa antropologica, ma di fatto essa viene assunta nel discorso sull’esperienza di malattia e di guarigione nella Bibbia (come non avvertire, in questo, l’influsso del contesto africano?). Gli studi compiuti a Roma presso il Pontificio ateneo ‘S. Anselmo’ spiegano l’ampiezza maggiore dell’interesse per gli aspetti liturgici (il nuovo ‘Ordo’ del 1972); e, prima delle Conclusioni pastorali (cap. V), vengono proposte alcune ‘Grandi linee’ di Teologia sacramentaria ed anche di ‘Teologia liturgica’.
Il sacramento dell’Ordine viene proposto dal francescano G. Cavalli. La sua Introduzione si limita a scheggiare in anticipo il contenuto del trattato; non fa spazio a considerazioni di tipo antropologico; forse si poteva pensare allo specchio della socialità umana che esige ordinamento e quindi ruoli istituzionali e di autorità; il problema del ‘potere’, poi, con le sue forme e i suoi limiti e abusi possibili, avrebbe forse predisposto meglio ad affrontare il discorso sulla gerarchia ecclesiastica, che il Concilio lega al sacramento ma senza escludere i compiti anche giuridici di autorità specifica nella Chiesa. Molto validi comunque i capitoli della parte positivo- storica (Primo e Secondo). Solo due pagine per un capitolo, il terzo: ‘Un sacramento per ‘fare’ la chiesa’ (pp. 237-238)!! ( L’Autore, con ciò, intende sottolineare fortemente come egli concepisce il significato e le finalità essenziali dell’Ordine!). L’ultimo capitolo vuol far comprendere in modo analitico i tre gradi: episcopato, presbiterato, diaconato; ancora una volta (bello!) ricorrendo alla teologia implicita nella ‘Lex orandi’, vale a dire nel rito delle rispettive ‘ordinazioni’, e secondo i loro tre momenti di: anamnesi, epìclesi, e intercessione. Singolare efficace interpretazione!
Infine R. Gerardi (della Lateranense) ci guida ottimamente nella teologia del sacramento del Matrimonio. L’aspetto antropologico, in questo campo, si fa quasi predominante. Addirittura ci si scontra con l’intreccio di teologia morale, di diritto canonico (e civile: cf. l’‘utroque jure’) e di teologia dogmatica. L’Autore ricorre quindi legittimamente alle indicazioni del Magistero. Il suo ultimo capitolo (titolo: ‘La Proposta’) unisce in armonia il momento di teologia sistematica (legato al Rito) e quello di indicazioni pastorali. (NB: Oggi disponiamo di un nuovo Rito; ma credo che l’Autore riconoscerà l’accoglimento in esso di alcuni dati offerti dalla sua Proposta.
Concludo, per una considerazione generale sui due Volumi, ribadendo tre riflessioni che ritengo di rilevante interesse. La prima: abbonda l’informazione (‘critica’, nel senso scientifico del termine) sulla storia delle dottrine, e nel nostro caso: sulle prassi rituali e pastorali; ebbene, per gli alunni – ma anche per i competenti – tutto questo ha enorme valore ai fini della crescita di mentalità e di vita; i lavori analitici antecedenti di ricercatori specialistici esigono poi una loro confluenza per la valorizzazione in sintesi armonica: perciò un Corso di mera introduzione forse appare troppo modesto e iniziatico, ma potrebbe costituire di fatto il dono di una tappa decisiva. Seconda riflessione: il problema (talora angoscioso, quando si studiava sui trattati di ieri) di una individuazione netta del momento dell’‘istituzione’ dei sacramenti da parte di Gesú, viene ora finalmente e positivamente superato con l’appello a una Parola divina globale (Dei Verbum), che è anzitutto storia di eventi concreti e non sequenza di parole pronunciate in un asciutto e limitato contesto di singole intenzioni e atti di volontà di tipo quasi giuridico; si inscrive in un vissuto da interpretare in progressione alla luce dello Spirito Santo, che non agisce solo nella ‘ispirazione’ di testi sacri ma anche nella storia successiva della Chiesa che Egli guida e in cui Egli vive. Terza riflessione: mi pare rimanga ancora non risolto il problema della teologia speculativa e sistematica; in che cosa dovrebbe consistere il momento finale di una trattazione teologica? Solo nell’affidarsi ai dati della Ritualità o della Pastoralità ufficiale? dedurre o trarre soltanto alcune conclusioni pratiche per l’oggi? O non invece riflettere davvero, sia pure con gli strumenti di una razionalità aggiornata, perché l’ispirazione profonda dei doni sacramentali scuota sempre di nuovo tutta la mente e il pensare dell’uomo? anche allo scopo di ridestare l’attenzione e farsi capire in qualche modo anche da chi è lontano ormai dai discorsi teologici o catechistici ascoltati ieri?… Invece, non verifico ancora con chiarezza come i nuovi manuali di teologia sistematica aiutino a un nuovo globale ‘pensare la fede’. Senza con questo volere o permettermi di riaprire le porte a nuove forme di ‘gnosi’, e predisporre la rinascita di ‘credenti viziati di gnosticismo’.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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