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La voce dei clienti - DVD

Tutti i commenti per «DVD» (da 496 a 510 di 592)


Umberto Masperi il 13 settembre 2012 alle 18:16 ha scritto:

Mosè

A . Soffermiamoci su quel cesto di papiro che ,trasportato dalla corrente, galleggia sulle acque che riflettono la luce con scintillii quasi fossero stelle nel firmamento: Mosè.
Il “salvato dalle acque” (masha,ebraico), anche il”figlio” (mose,egiziano) è chi incontriamo nella visione di questo DVD, nella duplice valenza linguistica 1) della forma ebraica, perché fu salvato per essere il messaggero di salvezza tra il suo popolo, e 2)della forma egiziana ( figlio del suo popolo in schiavitù per diventare la guida del popolo nel cammino della salvezza.)
Combattiamo la tentazione di portare in noi l’immagine a)del “colossal”( pur “benemerito”: quante volte nella nostra giovinezza venivano proiettato in una saletta oratoriana o parrocchiale “I dieci comandamenti”,1956, e proprio per noi ! ), e b) della figura dell’eroe imponente di un Charlton Heston, o di un Burt Lancaster (“ Mosè,la legge del deserto”,1974), i quali , forse, ora,dal cielo … mi rimprovereranno ( ma abbiamo reso familiare e “simpatica” la figura di Mosè a milioni e milioni di persone nel secolo scorso!).
B. “E’ Dio ad agire e a portare la salvezza,sempre, anche se si serve di uomini”, osservava Borgonovo nella scheda biblica di Giuseppe.
E talora verrebbe da aggiungere: e di quali uomini ! ( Mosè era probabilmente balbuziente, nam impeditioris et tardioris linguae sum - Iskhvòforos kai bradùglossos egò eimi, di secca voce e di lenta lingua; ma Dio interviene:
et ego ero in ore tuo ,egò anoìxos to stòma sou , ‘sarò su’, ‘aprirò’, la tua bocca; Num. 12, 3.8) ).
C. Il Mosè dell’attore Ben Kingsley , un Mosè molto più semplice ,col volto segnato dal timore del fallimento,che qui incontreremo ci farà ancor più riflettere dell’eroe del colossal: lo ameremo come ci insegna il libro dei Numeri: “ … il più mansueto di tutti gli uomini apparsi sulla terra vir humillimus super omnes homines, qui morabantur in terra, il praùs sfòdra, mite assai ,dei Settanta). Sottolineiamo pure il merito del regista Roger Young ( già incontrato con “Giuseppe”) con i 40 attori nei ruoli principali,le 7000 comparse, sullo sfondo delle montagne del Marocco ( ormai divenute familiari a chi segue la serie dei DVD), che si “muovono” su 100 kilometri di piste preparate per realizzare un vero capolavoro filmico. A livello di linguaggio filmico ,ad es., è efficace ,nella scena del roveto che brucia, la scelta del campo lungo con Mosè prostrato a terra, come vengono curati i primi piani del volto di Mosè, oppure quelli che potremmo definire i “contrasti “ (Mosè che ritorna in Egitto dal “suo” popolo, dopo essere stato accolto da Ietro,sacerdote di Madiam, su un piccolo asinello in contrapposizione col cammello imponente di Aronne; la voce squillante di un Aronne entusiasta che contrasta con il volto dubbioso di Mosè,ecc.); curata con realismo la ricostruzione dell’interno della casa del faraone ben diversa dal palazzo di marmo hollywoodiano cui ci hanno abituato gli altri film. La nostra attenzione può rivolgersi anche alla Festa degli azzimi prima della partenza ( il pasto con l’agnello, che precede l’uscita dall’Egitto, con opportuna sobrietà).
D. Il deserto è il luogo della prova, durante il suo attraversamento, a partire dalla fame che tormenta : gli uomini mormorano ed ecco il cibo “dal cielo” ( manna,quaglie) che verrà sempre richiamato anche nei testi evangelici nella prospettiva del pane che dà vita eterna agli uomini; non manca la prova anche circa la figura di Mosè-giudice, con l’obiezione di Ietro ,quando di nuovo incontra Mosè ( pericolo di cadere dalla schiavitù d’Egitto ad un’altra forma: schiavitù sotto la legge di Dio accettata solo per paura del castigo, quasi un “anticipo” dell’hegeliana visione dialettica giovanile sulla religione ebraica).
E. Il MONTE (Sinai , Oreb): sempre a livello filmico c’è ‘materiale’ per le proprie osservazioni, valorizzando l’occasione della visione del DVD per riaccostarci sempre al testo scritto.

^^^ Come post scriptum una mia “critica”: sarebbe stata veramente della massima importanza una scheda biblica su Mosè che ; non dimentichiamo il Pentateuco-Torah con i testi fondamentali di ESODO,Levitico,Numeri,Deuteronomio, su cui avrebbe potuto fare un cenno l’esegeta nel suo commento.

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Umberto Masperi il 13 settembre 2012 alle 11:04 ha scritto:

GIUSEPPE

* “E’ già libero,perché il suo dio è con lui”

“Non siete stati voi a mandarmi qui,ma DIO”

“Dobbiamo essere una famiglia”.

Terminavo il DVD su Giacobbe ( la cui figura è ancora totalmente presente in questo su Giuseppe,scrivendo: “… storia tanto famosa che ancor più ci “provoca” in quel dramma di dissidio tra fratelli,struggente nel coinvolgimento del padre …”.

La vicenda di Giuseppe è così famosa, così conosciuta da tutti che è non è necessario ricostruirla anche nei suoi significati profondi. Scandita in tappe incalzanti ( invidia/ volontà di ucciderlo/ sua ‘prima salvezza’ – non più come la vittima di Caino,Abele /vendita ai mercanti/schiavitù in Egitto/insidia della moglie di Potifar /prigionia/’seconda salvezza’ con l’interpretazione dei sogni/suo trionfo/incontro coi fratelli/il tormento e l’abbraccio finale/ il commovente incontro col padre …),tutte queste tappe consentono diversi e numerosi livelli di lettura. Lo spettatore,seguendo le sequenze del filmato,può fare la sua scelta ( lo dico subito subito:film di alto rilievo per chi vi ha lavorato, a cominciare dal regista Roger Young di notevole “competenza” nel mondo dello spettacolo , col commento musicale della colonna sonora composta da Marco Frisina,e con la bravura degli attori dal nome di:Paul Mercurio-Giuseppe,Ben Kingsley – Potifar, Lesley Ann Warrren – sua moglie,Monica bellucci-moglie del faraone,Martin Landau-Giacobbe, e … con quella sempre straordinaria degli sceneggiatori Lionel Chetwybd ,James Carrington, con scenografia da incanto).

Il nome:GIUSEPPE (“che Dio-Javè- aggiunga”); il figlio avuto da Rachele,dapprima sterile, dopo quelli avuti dalla prima moglie Lia (sette),dalle due schiave (Bila,di Rachele, e Zipa,di Lia:entrambe ne genereranno due). L’ultimogenito di Giacobbe,che rinnoverà la gioia di quel “aggiunga” sarà il dono della moglie tanto amata,Rachele, con … il dono della sua vita: a seguito del parto difficile morirà, mentre prima, appena nato, vorrà chiamarlo Ben-Onì (figlio del mio dolore), ma Giacobbe impone il nome di Ben-iamino(figlio della destra,ossia dell’augurio benevole).

La discendenza numerosa da una parte è il rinnovarsi della promessa di Dio ad Abramo, ma dall’altra è anche la continuazione della terribile realtà (umana= opera dell’uomo) del male che sembrerà spesso avere l’ultima parola: ancora “Caino” che agisce, il “fratello” ( i fratelli) contro il “fratello”. La tunica ( = la scelta per la nuova primogenitura-eredità) insanguinata di Giuseppe vittima dell’odio dei suoi fratelli (anche se non lo uccideranno lo venderanno però schiavo ai mercanti in viaggio per l’Egitto); la città di Sichem devastata (dopo la violenza a Dina): due “immagini” che non possono non restare impresse nello spettatore.

*** La schiavitù VERA è l’essere schiavi del male, profonda verità (spesso dimenticata, ma sempre presente nella storia dell’umanità) che cogliamo in forma “concreta sensibile” nella schiavitù “fisica” : molto opportunamente il film si sofferma subito sulla ‘scena’ del mercato degli schiavi in Egitto, con Potifar che dopo aver irriso ed umiliato Giuseppe (…il “tuo”dio…) lo compera. Prima ancora dell’affermazione del filosofo greco Epitteto ( epìktetos = schiavo) è con Giuseppe che viene “affermata” la certezza che si può essere anche nella schiavitù fisica liberi nella persona. Insidiato dalla mogli di Potifar, Giuseppe non vuole ciò che è male (peccato) e così dalla sua fortunta posizione di chi governa con fortuna la casa verrà gettato nella prigione.

E’ qui che mi sembra che il filmato meriti attenzione per una sottolineatura che non troviamo nelle parole del testo biblico . Nel confronto-scontro tra Potifar e sua moglie :
+ moglie:”Cos’è più importante per te?”
++ Potifar:“la verità è quella che conta” ;
+”Perché non lo liberi?”
++ “Perché ovunque egli sia,qualunque cosa accadrà è già libero,perché il suo Dio è con lui”.

^^^ Il filmato ( dalla durata di tre ore) ha il merito di non cadere nel tono quasi da romanzo della vicenda di Giuseppe; al termine quando questi si rivela i fratelli,si riconcilia con loro che si sono umiliati (“ ma ora non vi corrucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita “ di Gen.45,5 …. “ …non siete stati voi a mandarmi qui,ma Dio …) “recupera” l’autenticità del legame fraterno (dobbiamo essere una famiglia).

*** “Non vestro CONSILIO, sed Dei VOLUNTATE huc missus sum” .
La vulgata aggiunge ai Settanta le due parole: consilio - voluntate. La scelta dell’uomo ,consilium, anche quando è causa di male non trionfa mai sulla volontà di Dio, che segna sempre il vero trionfo, quello del bene. Lo vedremo anche nella grande epopea che seguirà (schiavitù del popolo in Egitto,Esodo verso la terra promessa).


Umberto Masperi il 12 settembre 2012 alle 08:51 ha scritto:

Giacobbe.

La terza figura di grande patriarca,Giacobbe, è legata anche all’oscuro episodio della lotta, di notte, con un personaggio misterioso , con l’esigenza perenne di : “dimmi il tuo nome”- Dic mihi, quo appellaris nomine ( esigenza che rimarrà senza risposta, mentre l’avrà con Mosè; anzi, è seguita da una “ contro domanda” :”Perché mi chiedi il mio nome?” Cur quaeris nomen meum? ); l’esigenza, che è anche avvertita nella tribolazione ed in ogni lotta della vita, si impone nella sua autenticità ( se il personaggio misterioso ha chiesto il tuo nome, perché non lo devi-puoi fare anche tu?), l’esigenza è “soddisfatta” diversamente, con la BENEDIZIONE che ti avvia ad un' apertura verso il mistero (Et benedixit ei in eodem loco).

*** Il “nome” nella mentalità semitica indica la persona in quanto legata ad un avvenimento straordinario e significativo della sua esistenza, e ad una missione ( la missione che dovrà compiere). Giacobbe cambierà nome: “Israele” (Dio regna?), nome che indicherà nel tempo il popolo di Dio," popolo di Israele"). La grande promessa ad Abramo ( terra,numerosa discendenza) ha una sua prima realizzazione in Giacobbe.

^^^ L’inizio del filmato con lo scorrere dei titoli forse è voluto intenzionalmente: inquadra una tempesta che minaccia di strappare le tende di quei pochi pastori (di Isacco); da quei pochi si avrà alla fine,sotto l’autorità di Giacobbe, un vero popolo. Il LOTTARE per tenere in piedi le tende ci richiama alla mente l’importanza “simbolica” della tenda stessa ( prima della costruzione del Tempio custodirà l’arca dell’alleanza). Risuonano le parole dell’inizio del Vangelo di Giovanni: “ Pose la Sua tenda ( skenè) tra noi –ESKENOSEN en emin, habitavit in nobis ”.
( Il filmato non manca di presentarci Esaù che avrebbe dovuto avere la benedizione del padre Isacco, come primogenito, mentre costruisce una casa di mattoni, come i cananei. La nostra esistenza corre sempre tale rischio: voler cercare “stabilità” in un valore soltanto umano).
*** La fede ( come in Abramo) è un continuo interrogarsi,gridare la propria angoscia, confessare -sconvolti dal dubbio - la propria adesione (accettazione) alla chiamata di Dio.
Di nuovo, come Abramo, anche Giacobbe è figura grandiosa e complessa, quella di chi si confronta con la “voce” ( di Dio).
Anche questo DVD dopo il filmato presenta una “scheda biblica”, l’intervento-commento dell’esegeta Gianantonio Borgonovo che ci tiene a sottolineare subito come il racconto di Genesi 1-12 (Abramo) e 12-50 (Giacobbe) sia la “sedimentazione” di mille anni di storia.
La complessità dei personaggi,degli episodi narrati nel testo ,è resa efficacemente ,con aderenza, nei nostri due DVD (il primo,Abramo, della durata di oltre tre ore;questo, Giacobbe, più breve, di una novantina di minuti ma ugualmente ricca).
Siamo di fronte a personaggi “veri” che ci trasmettono il dramma dell’esistenza ( se vogliamo esprimerci a livello “laico”: la Bibbia è nostra guida anche in questo senso), personaggi posti nella “dualità” che si incontra quasi sempre nella storia dell’umanità ( Abramo-Sara / Sara-Agar / Abramo – il faraone/ Abramo-Isacco/Isacco-Rebecca/Giacobbe- Esaù / Isacco – Labano / Lia-Rachele / Giacobbe-il personaggio misterioso). Le considerazioni in merito potrebbero procedere quasi all’infinito ( il filmato offre elementi appropriati,in tal senso). Personalmente vengo sollecitato a riflettere molto sul rapporto ( e conflittualità) tra fratelli. Ecco, dopo le due figure di Ismaele e Isacco ( nel DVD di Abramo), abbiamo il conflitto più sconvolgente tra Esaù e Giacobbe ( anticipato già nella lotta dei due fratelli nell’utero della madre). Conflitto che secondo la nostra logica umana rimarrebbe insanabile, ma che cesserà ( non è la logica di Dio?) quando i due fratelli si riconciliano (Borgonovo ricorda le parole nel momento dell’abbraccio:” Io sto alla tua presenza, come davanti a Dio”,Gen.33,10: meglio però la vulgata ed i Settanta (sic enim vidi faciem tuam quasi viderim vultum Dei – eneken toutou eidon ton prosopon sou, os an tis idioi prosopon teou – per questa ragione: vidi il tuo volto come se uno vedesse il volto di Dio, mentre traduz. inglese KJV =for therefore I have seen thy face, as though I had seen the face of God,tedesca di Lutero 1984 = denn ich sah dein Angesicht, als sähe ich Gottes Angesicht: quanta profondità se pensiamo a ciò che ci ha insegnato il Signore su chi è nostro fratello). Quella visione nel sogno, la scala che unisce cielo e terra ( la “ scala di Giacobbe”) è realtà che si fa presente se lo vogliamo.

^^^ Questo filmato dedicato a Giacobbe non termina,però,con la sua morte ( lo incontreremo nel prossimo DVD dedicato a Giuseppe : storia tanto famosa che ancor più ci “provoca” in quel dramma di dissidio tra fratelli, struggente nel coinvolgimento del padre per il figlio tanto amato). Attendiamo un’ulteriore visione.


Umberto Masperi, masperi.umberto@yahoo.it il 10 settembre 2012 alle 21:18 ha scritto:

Quattro anni fa feci mia l'iniziativa di Famiglia cristiana: settimana dopo settimana usciva l'intera collezione ( “La Bibbia in famiglia”) dei DVD, di cui questo è il secondo.
Dopo la mia recensione della "Nuova guida alla Bibbia” (G.RAVASI), cui rimando, valorizzo la sottolineatura che lì facevo sull’importanza dell’aspetto iconico (qui si tratta dell’immagine filmica). Mi sento di tralasciare una indicazione su tutto il filmato; opero una scelta, per una mia considerazione filosofico-esistenziale. Conosciamo tutti la vicenda di Abramo, la collochiamo nel contesto del discorso di fede (approfondito,filosoficamente, da un pensatore dell’Ottocento: Kierkegaard, di quello dell’origine della storia di Israele . Concetti (anzi verità) sempre ripetuti.

*** Nello “spirito” delle recensioni che fanno gli utenti della… “ Libreria del Santo” , mio desiderio è comunicare un’impressione , nel senso letterale del termine. Mi ha colpito la sequenza che mostra Abraham, con il suo popolo (una cinquantina di persone, viene detto ad un certo punto) che è in cammino, attraversa terre desertiche, nella fatica sofferenza povertà fame, con il fallimento (la morte di stenti) come continua prospettiva, nella SPERANZA di giungere alla TERRA. Subito queste inquadrature filmiche mi hanno suggerito: è anche (anzi, soprattutto), una bella metafora; la metafora della nostra esistenza.

*** Siamo tutti “chiamati” ( … per nome … Abraham,Abraham …) alla vita (come Abraham venne chiamato per essere il “ padre” del popolo di Dio).

*** La vita-esistenza è CAMMINO, con la continua esperienza della fatica, della sofferenza, del tormento del dubbio ( la “sfida” della presenza del MALE, per chi “risponde” ad un DIO BUONO) a causa dell’ “ambiente impervio” che “ TI “ circonda . Pensiamo anche a livello storico le tragedie che hanno colpito individui,comunità,popoli; ancor prima ( per noi ,credenti ) : che hanno colpito coloro che hanno testimoniato (martiri ) la fede in Cristo.

*** La sofferenza non viene mai meno, talora dopo la breve pausa di una gioia che faceva ben “sperare”; il cammino della vita continua, nella solitudine ( del dolore) : chi soffre 1) è sempre “solo” ( nessuno può “ soffrire la mia sofferenza”, al mio posto) ; ma ,quasi paradossalmente , chi soffre 2) è sempre nello " stare assieme”, col fratello che gli è accanto, anche lui nel SUO cammino della vita.

*** La certezza che non può venire annullata ( l’ “unica” , incrollabile ) è la “fine” ( che noi, esseri … ‘finiti’ chiamiamo : “morte”).

*** Ma , seguendo Abraham ,quella certezza ha un altro nome: “terra promessa” , la TERRA NUOVA del: “cielo nuovo e TERRA nuova” di Ap.21,1. ( Et vidi caelum novum et terram novam ;kài eidon ouranòn kainòn kài ghèn kainèn).
Quale potenza può avere la visione di un film, in DVD, che consiglio.
( Impressioni, dagli
altri DVD della collana, in seguito).


Mimmo il 6 settembre 2012 alle 00:53 ha scritto:

Io l'ho comprato, c'è quasi tutto, però mancano alcune scene nel 4^ dvd ad esempio Gesù che dice a Pietro che lo rinnegherà 3 volte, la scena che dice a Giuda quello che devi fare fallo presto, la scena dei soldati che prelevano Barabba dalla prigione, e una scena che Zerah dice a Ponzio Pilato che i servi sono piu fortunati dei padroni. Queste scene sono nell'extra come scene di raccordo e non capisco xchè non sono state inserite nei dvd, così pare che il film non è completo invece in quello della RAI ci sono. Come mai? Non c'entravano?

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Mattia Grossi il 20 luglio 2012 alle 10:16 ha scritto:

Film bello e commovente che riesce a narrare, senza banalizzare, una storia di più di 2000 anni fa. Toccanti e piene di phatos alcune scene. Lo consiglio a chi vuole riscoprire il fascino e l'essenza della natività di nostro Signore.

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Mattia Grossi il 20 luglio 2012 alle 10:10 ha scritto:

Film, a mio modesto parere, bello e commovente realizzato con un'ottima cura dei dettagli. Ambientazione e scenografia molto ben fatte. Interpretazione straordinaria di tutti gli attori, in particolare l'attrice che impersona Maria Goretti. Nel vederlo sono rimasto commosso e colpito dalla storia di questa giovanissima e grande Santa. Lo consiglio caldamente.

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Giuliano Magurano il 13 luglio 2012 alle 09:19 ha scritto:

L'angelo sterminatore è invece un film pienamente aderente al manifesto surrealista abbracciato dall'autore. Il pretesto è un'idea molto sottile, ma originalissima: un gruppo di borghesi dell'alta società è inspiegabilmente bloccato nella villa sontuosa dove erano stati invitati dopo un concerto. I domestici, appartenenti a un'altra classe sociale, se la svignano inesplicabilmente prima che scatti la trappola, e il gruppo di persone rimane intrappolato degradando a poco a poco dal perbenismo di facciata alla più meschina abiezione. Alla fine, con un'espediente assolutamente surreale, Bunuel inscenerà la loro liberazione, ma non sarà che un esito transitorio perché di lì a poco resteranno nuovamente intrappolati nella chiesa dove sono tutti riuniti per la celebrazione del Te Deum in ringraziamento a Dio per l'avvenuta liberazione... Nel finale che intrappola il clero insieme ai borghesi, Bunuel da libero sfogo alla sua satira anticlericale e antiborghese e inscena la condanna finale di un'umanità corrotta e inconcludente, incapace di uscire dalla propria abiezione celata sotto la patina superficiale della rispettabilità.

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Giuliano Magurano il 13 luglio 2012 alle 09:11 ha scritto:

Il film, che è anche l'ultimo girato da Bunuel è un summa di tutti i temi che gli sono cari. Approfittando del soggetto: un ricco borghese di mezza età - magistralmente interpretato da Fernando Rey - irresistibilmente attratto da una giovane, Bunuel mostra la sua misoginia dipingendo una donna subdola, ambigua, menzognera e profittatrice, ma anche il suo pessimismo e la sua ironia nei confronti del "maschio" intrappolato dal suo desiderio. Il film è una continua tensione ed attesa di un appagamento che non verrà, e alla fine si ha l'impressione che l'uomo e la donna siano marionette intrappolate dalla natura nei loro ruoli: la donna avvenente, che sa di esserlo, e si rende oggetto di desiderio, e il maschio intrappolato nel desiderio oltre il limite della ragionevolezza. Il tutto è condito con una serie di dettagli surrealisti, cari all'autore, privi di significato, ma carichi di magistrale ironia. Alla fine, un'esplosione causata da un'improbabile gruppo terroristico del "Bambin Gesù", senza assolutamente svelare l'esito, sancirà definitivamente la conflagrazione del mondo borghese, banale, perbenista e crudele dietro la facciata della rispettabilità.


Giuliano Magurano, gmagura@alice.it il 13 luglio 2012 alle 09:03 ha scritto:

Splendido cofanetto che consente di tracciare un profilo sulle principali tematiche di questo regista controverso, surrealista, iconoclasta, ma, paradossalmente, non privo di una sua etica. Partendo dal film più vecchio dei tre, Nazarin, degli anni '50, ci stupiamo di riconoscere in esso una poetica "neorealista", apparentemente distante dalle prove surrealiste che più contraddistinguono l'opera di Bunuel. Visivamente il film è forse un po' datato, ma rimane bellissimo, con la grandissima interpretazione di Francisco Rabal, uno degli attori preferiti di Bunuel, nei panni di un sacerdote che pur nella sua piena aderenza al Vangelo, non riesce a slavare nessuno, e anche quando attraverso la sua preghiera avviene il miracolo, è il primo a stupirsene - si riconosce in questo il pessimismo di Bunuel. Notevoli sono i siparietti in cui si intravede la spietata critica sociale e antiborghese di Bunuel, ma si tratta di episodi non forzati, perfettamente inseriti nella narrazione. Alla fine del film, che rimanda con una potente sequenza, alla Passione di Gesù, si rimane colpiti per come un autore anticlericale come Bunuel sia riuscito a tratteggiare senza snaturarsi una figura cristologica (appunto Nazarin) che ha pochi eguali nella storia del cinema.
L'angelo sterminatore è invece un film pienamente aderente al manifesto surrealista abbracciato dall'autore. Il pretesto è un'idea molto sottile, ma originalissima: un gruppo di borghesi dell'alta società è inspiegabilmente bloccato nella villa sontuosa dove erano stati invitati dopo un concerto. I domestici, appartenenti a un'altra classe sociale, se la svignano inesplicabilmente prima che scatti la trappola, e il gruppo di persone rimane intrappolando degradando a poco a poco dal perbenismo alla brutalità. Alla fine, un'espediente porterà alla loro liberazione, ma non sarà che un episodio transitorio perché resteranno di nuovo bloccati nella chiesa dove viene celebrato il Te Deum per ringraziare Dio dell'avvenuta liberazione... Nel finale che intrappola il clero insieme ai borghesi, Bunuel da libero sfogo alla sua satira anticlericale e antiborghese. Il terzo film, che è anche l'ultimo girato da Bunuel è un summa di tutti i temi che li sono cari. Approfittando del soggetto: un ricco borghese di mezza età - magistralmente interpretato da Fernando Rey - irresistibilmente attratto da una giovane, Bunuel mostra la sua misoginia dipingendo una donna subdola, ambigua, menzognera e profittatrice, ma anche il suo pessimismo e la sua ironia nei confronti del "maschio" intrappolato dal suo desiderio. Il film è una continua tensione ed attesa di un appagamento che non verrà, e alla fine si ha l'impressione che l'uomo e la donna siano marionette intrappolate dalla natura nei loro ruoli: la donna avvenente, che sa di esserlo, e si rende oggetto di desiderio, e il maschio intrappolato nel desiderio oltre il limite della ragionevolezza.


Dott. Giuseppe Cardillo, giuseppe.cardillo-edta@poste.it il 11 luglio 2012 alle 18:10 ha scritto:

Tutti i ragazzi della mia generazione (anni 70) hanno visto in parrocchia almeno una volta "Forza Venite Gente". Fermo restando quanto di bello si possa dire su questo musical, c'è una cosa di "negativo" (si fa per dire) che va segnalato. Questo DVD è stato realizzato da uno spettacolo tenuto in San Giovanni in Laterano a Roma e non è l'edizione della RAI del 1991 che tutti abbiamo conosciuto, fatta ad Assisi, davanti alla Basilica di San Francesco. Si può rimanere delusi nel non vedere Silvio Spaccesi nelle vesti di Pietro Berdardone: l'interpretazione di Conversi non è lontanamente paragonabile a quella di Spaccesi (non foss'altro per l'evidente accento romano). Stesso discorso per la Cenciosa e per Santa Chiara (nel 1991 era la bellissima Fabiola Feliciani, in questa edizione c'è una cantante brava ma non altrettanto bella). Rimane un'opera storica che non può mancare nelle videoteche anche se, ripeto, avrei preferito quella del 1991 con cui sono cresciuto.

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Giuliano Magurano, gmagura@alice.it il 11 luglio 2012 alle 11:33 ha scritto:

Un DVD splendido, che fonde il racconto storico della vita di Beato Angelico, percorrendone i luoghi, all'itinerario artistico e di fede che trova il suo culmine negli affreschi del convento di San Marco a Firenze, dove la pittura diviene manifestazione della luce e testimonianza purissima della fede rivelata con una profondità ed una sobrietà stilistica che non hanno eguali nella storia dell'arte.


Giuliano Magurano, gmagura@alice.it il 11 luglio 2012 alle 11:25 ha scritto:

Un DVD davvero splendido, che oltre ad analizzare il contesto storico e la tecnica pittorica, illustra l'opera nel suo insieme spiegando gli espedienti figurativi usati da Giotto per agevolarne la lettura lungo le facciate della Cappella. Si apprende così che l'artista, disponendo le scene sulla parete, sia in senso orizzontale, ma anche verticale ed obliquo, e, all'interno delle singole scene, disponendovi le figure in gruppi numerosi o rarefatti, in primissimo piano o con maggior profondità, è come se guidasse lo sguardo in percorsi narrativi che aiutano a comprendere intuitivamente anche il significato teologico delle rappresentazioni e non solo ad agevolarne l'osservazione.


Giuliano Magurano, gmagura@alice.it il 11 luglio 2012 alle 11:15 ha scritto:

Stilisticamente un grande film, denso di simbolismi, non tutti facilmente decifrabili, ma un film che soprattutto affascina per gli sguardi, i colori, e il contrasto fra l'arco, strumento di morte, e simbolo di vigore sessuale, ma anche strumento musicale capace di produrre una musica estatico, sottile, bellissima. La critica ha avvertito in tutta l'opera di Kim Ki Duk una tensione narrativa tra bisogno d'amore e crudeltà degli istinti, tensione che è l'aspetto principale della poetica anche di questo film.
Alla fine del film, il regista, a conferma di ciò, inserisce una suo pensiero, che è anche un manifesto programmatico : "Forza e musicalità - come un arco teso... Voglio vivere cosi' fino al mio ultimo respiro".
Il film non vive comunque solo di suggestioni, c'è anche una trama sottile che funge da pretesto allo svolgimento del tema: un vecchio pescatore adotta a 6 anni una bimba e la tiene sulla sua barca in attesa che raggiunga la maggiore età per sposarla, ma la ragazza ad un certo punto, fra i pescatori ospiti della barca, comincia a provare simpatia per un giovane; il sogno del vecchio allora si muta in ossessione… Senza interruzioni e salti, il film nel suo svolgimento è estremamente lineare e, nel suo genere, un piccolo capolavoro, anche se un po' al di sotto di Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera e Ferro 3 che sono le sue opere maggiori.


P S il 23 giugno 2012 alle 22:57 ha scritto:

Una vicenda tormentata, sofferta, fatta di sacrifici, persecuzioni, rinunce e dolori, ma anche una vita vissuta pienamente nel Signore. Un grande profeta, un modello, un'immagine di Cristo Crocifisso. Un semplice uomo, un giovane prescelto da Dio, che ha saputo vincere la propria debolezza e timidezza umana con la forza del Signore, suo scudo e sua roccia. Tra tribolazioni, calunnie, rifiuti e gioie interiori, Geremia ha lasciato una testimonianza unica di fedeltà e di umanità su cui riflettere e sulla quale ogni uomo può riconoscersi nei momenti più duri di prova e di tentazione. I lamenti di Geremia sono quelli di ogni uomo che è afflitto dal dolore e dalla prova. Grande testimone di fedeltà e di coraggio, di speranza e di amore alla verità. Un esempio per tutti, per non perdere mai la speranza e trovare nel Signore la forza per compiere la Volontà di Dio con perseveranza e fiducia nelle Sue promesse, che non mente mai e che è da sempre fedele alla Sua Alleanza. Un messaggio universale, per tutti, tra gioie e dolori, da conoscere, da approfondire, da meditare e vivere.