Models of Virtues
-The Roles of Virtues in Sermons and Hagiography for new Saints' Cult (13th to 15th Century). International Meeting, Porto 22-23 March 2013
(Centro Studi Antoniani)EAN 9788895908014
Dopo tre anni dal convegno svoltosi in Portogallo, vengono pubblicati i contributi degli studiosi e ricercatori nel volume 57 della Collana Centro Studi Antoniani. I quattordici testi, preceduti dall’introduzione della curatrice del libro E. Lombardo, e conclusi dalla postfazione di A. Rigon, offrono al lettore una panoramica dei modelli delle virtù dei santi tra il XIII e il XV secolo, di cui parlano i sermoni, le agiografie e l’iconografia a loro dedicati. La scelta dei protagonisti delle ricerche è stata molto curata per dare uno sguardo che attraversa tutti i modelli più accattivanti e popolari in quell’epoca proposti al pubblico di fedeli di allora. Le parole di Lombardo chiariscono i limiti della scelta: “Come rilevato da Antonio Rigon nella sua postfazione, in occasione del convegno, e in sede di pubblicazione poi, non sono stati presi in esame né la santità laicale né quella femminile, a cui è riconosciuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della spiritualità medievale e moderna. Va pertanto detto fin da subito che tali assenze sono dettate per lo più dall’impossibilità, anche per gli studiosi contattati, di rintracciare testi omiletici su questo genere di santi” (pp. III-IV).
Dei quattordici contributi presenti nella pubblicazione, nove focalizzano le virtù dei santi legati agli ordini mendicanti (francescani e domenicani), e i restanti cinque dedicano lo spazio agli altri santi (Tommaso Beket, Stanislao da Cracovia, Nuno di Santa Maria), alle espressioni dell’esemplarità delle virtù regali (re Giovanni I) e al concetto dell’eroicità delle virtù, sempre più importante nell’economia e nell’intesa della santità. La maggioranza delle ricerche sui santi mendicanti rivela anche il successo della spiritualità da loro promossa e trasmessa, come pure la rilevanza dell’esemplarità di vita evangelica, proposta sia nella letteratura agiografica sia nella predicazione.
Non è possibile qui soffermarsi su ogni testo e presentarlo in modo dettagliato, comunque si cercherà di sottolineare le ricerche svolte al riguardo dei santi appartenenti alla famiglia francescana, e cioè s. Francesco, s. Antonio, s. Chiara, s. Lodovico d’Angiò (di Tolosa), santi Protomartiri Francescani e s. Bernardino da Siena.
Vauchez (pp. 35-45), offre la presentazione delle virtù di s. Francesco scrutando i suoi Scritti e alcuni testi agiografici. Il contributo è molto interessante e costituisce una forma di risposta e di discussione con le affermazioni che Kirjn Pansters espose nel libro Franciscan Virtue. Spiritual Growth and the Virtues in Franciscan Literature and Instruction of the Thirteenth Century (Brill, Leiden-Boston 2012). L’A., iniziando con l’articolata analisi del Saluto alle virtù (pp. 35-42), e passando attraverso alcuni testi agiografici, lascia un quadro ben ordinato delle molteplici virtù dell’Assisiate, da cui nel tempo quella della povertà finirà per monopolizzare l’attenzione a scapito di semplicità e obbedienza.
E. Lombardo (pp. 47-73) rilascia l’esposizione su sant’Antonio di Padova come modello di virtù per i frati minori. “Le virtù che caratterizzavano il santi divennero quasi subito quelle che venivano richieste anche agli ascoltatori. […] Egli era sapiente, umile, povero e, per qualcuno, obbediente. Queste quattro virtù erano richieste ai Minori, invitati a immedesimarsi in Antonio e ad imitarne la perfezione” (pp. 51-52). L’A., nelle pagine che seguono, offre lo sviluppo di tale modello nell’agiografia antoniana e nei sermoni a lui dedicati, analizzando le singole virtù (sapienza, umiltà, povertà) incluse in queste forme di trasmissione. Concludendo, Lombardo afferma: “Il culto di Antonio così come l’abbiamo visto ora, dunque, è frutto di un’elaborazione intellettuale compiuta dai frati minori e a loro stessi indirizzata. Mi sembra dunque che attraverso l’elenco e la discussione delle virtù e delle grazie di Antonio si giunga a cogliere un ideale del frate minore quale si pensava potesse essere tra il XIII e l’inizio del XIV secolo. Ideale che lo rendeva così multipliciter commendabilis” (p. 73).
A. More (pp. 75-90) analizza la figura della santa presente nei sermoni francescani dei secoli XIII e XIV, cominciando da quello pronunciato durante i suoi funerali. Presentando una generale intesa delle virtù di Chiara, l’A. scrive: “The virtues associated with Clare appear to have been selected from plays on her name and from the ideal behaviour associated with feminine role models rather than her personal sanctity” (p. 78). Nelle pagine che seguono More focalizza la virtù di castità e le virtù di Francesco vissute da Chiara in maniera esemplare, così che lei divenne il modello delle facoltà spirituali francescane. Con l’avvento dell’Osservanza, l’A. espone un parziale cambiamento dell’immagine di Chiara, vista più come protagonista, abbadessa e protettrice delle sorelle, nonché avente il ruolo attivo nell’istruzione e nella guida nella parte femminile della famiglia francescana. Concludendo, More nota che: “Although Clare was still portrayed as an ideal female religious, the emphasis had shifted. Clare continued to be praised for her virtues of purity and obedience; however, amongst reformers this generally meant dedication to an ideal rather than blind acceptance of authority structures were often corrupt. Reformers found solace in Clare’s struggles with the papacy (which were conspicuously absent from earlier texts) regarding absolute poverty and relations with the friars as sings she shared their vision of the order” (p. 89).
S. Delmas (pp. 137-152), dedica la sua ricerca alla figura del terzo santo dell’ordine francescano, s. Lodovico d’Angiò canonizzato nel 1317, vent’anni dopo la sua morte. L’A. espone le virtù tradizionali che venivano esaltate dai predicatori: gioventù, umiltà e saggezza, ma offre anche il quadro delle virtù nobiliari principesche, nonché quelle francescane di cui il giovane Lodovico fu appassionato imitatore. Nonostante la giovane età, fu consacrato vescovo e gli fu affidata la diocesi di Tolosa, ivi brillò con le virtù tipicamente episcopali, secondo Bertrand de la Tour, francescano, autore dei quattro sermoni composti in suo onore. Delmas infatti afferma: “Les sermons de Louis d’Anjou, troisième saint de l’ordre franciscain, restent encore à répertorier et transcrire. Outre les vertus traditionnellement exaltées par le prédicateur ces sermons se révèlent être des sources particulièrement intéressante pour l’étude des vertus épiscopales, des vertus princières et des querelles franciscaines autour de la pauvreté. Finalement, ce «mélange des genres» autour des vertus du saint, qui s’inscrit aussi bien dans l’Eglise (de par sa vocation) que dans l’Etat (de par sa famille) transparait aussi dans les représentations du saint” (p. 147). Nelle pagine 149-152 Delmas offre un’appendice con l’elenco dei sermoni in onore del santo.
R. Dias (pp. 189-209) propone l’analisi ed edizione nell’appendice (pp. 201209), del sermone: De sanctis martyribus quinque fratribus di Pelbart de Themeswar, francescano ungherese del XV-XVI secolo. La tematica dei Protomartiri Francescani entrò nella sua collezione dei sermoni intitolata Sermones Pomerii de Sanctis, edita nel 1502. L’A. presenta prima le nozioni basilari sull’autore e sulla sua produzione, per passare successivamente all’analisi della struttura e della tematica di questo testo. Individua le tre linee di riflessione sulla santità dei Protomartiri inclusi in esso: martirio del sangue, osservanza della Regola, serie di comportamenti evidenziati dalla leggenda su di loro. Dias così valuta la visione dell’autore: “De ce point de vue, la célébration du martyre des frères n’est importante que dans la mesure où c’est la célébration d’un témoignage de foi, fondé sur le désir persistant de l’imitatio Christi. En tant qu’espace consacré à l’exemple, la section finale du sermon complète ainsi la réflexion et la déambulation théorique autour du thème du martyre, élargissant l’horizon d’images et de concepts qui le rendent synonyme de sainteté” (p. 199-200).
P. Delcorno (pp. 225-246), presenta la figura di s. Bernardino da Siena come modello di santità per i laici. L’A., dopo aver descritto le rappresentazioni letterarie legate alla giovinezza del santo, in cui le virtù più sottolineate furono: devozione per la Vergine, perfetta castità, ascetismo, intelligenza, carità nel servizio all’ospedale, conclude: “Nel racconto di Benvoglienti, Bernardino è anzitutto «il santo laico cittadino della spiritualità confraternale, chino sulle sofferenze della sua famiglia di Siena ferita dalla peste»” (p. 234). Le immagini del nuovo santo dopo la canonizzazione invece vertevano nella presentazione come predicatore, devoto della Vergine, casto. Nasce nella tradizione dei sermoni il prevalente accento sulla sua verginità, così che “Giovanni da Capestrano riassume la giovinezza di Bernardino nel trittico prudentia, poenitentia, continentia, inserendo il servizio all’ospedale tra le forme di ascesi penitenziale e anzi escludendo la caritas dalla lista delle dodici virtutes del santo” (p. 237). Successivamente l’A. offre un’analisi e descrizione degli affreschi di Lodi, con 23 scene che illustrano la vita del senese, composta da due cicli: vita da laico e vita da frate. Delcorno osserva: “Gli affreschi sulla giovinezza di Bernardino presentavano così un modello di santità fermamente connesso con la vita della carità. La sua esemplare carità era infatti raffigurata […] non solo come virtù religiosa, ma anche come valore civile” (p. 244). Il testo è arricchito da XVI tavole che riproducono due cicli degli affreschi di Lodi.
Il volume nel suo insieme porta un’unità della prospettiva di scelta e di metodologia delle presentazioni, che facilità la lettura, aprendo gli orizzonti sull’intesa dei nuovi santi dai contemporanei, nonché le elaborazioni agiografiche nella diffusione dei modelli da seguire focalizzando le virtù cardinali e teologali dei protagonisti. L’elenco dei manoscritti, la ricca bibliografia, divisa in due sezioni: fonti e studi, e l’indice dei nomi, di luogo e di persona, come strumenti indispensabili, rendono ancora più utile e facile l’utilizzo delle ricerche degli autori.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. III-IV/2016
(http://www.seraphicum.com)
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