La Chronica XXIV generalium Ordinis Minorum rappresenta la prima storia "istituzionale" dell'Ordine di così ampio respiro, che si svolga su un vasto arco cronologico, la prima opera a prendere in esame, di fatto, l'intera storia dei Minori dalle origini alle soglie della frattura dell'unità dell'Ordine con i primi fermenti del movimento osservante negli anni settanta del Trecento. Non si tratta solo della prima, ma anche dell'unica storia dell'Ordine che segua l'intero percorso dei frati Minori nei primi due secoli della loro vicenda storica, i quasi due secoli in cui, nonostante pressioni e spinte centrifughe, l'Ordine era rimasto uno e indiviso.
I diciassette testimoni manoscritti della Chronica che, con un'unica eccezione, ripropongono, senza sostanziali modifiche o lacune, il testo dell'opera, costituiscono il segno tangibile di un successo forse non eccezionale, ma di rilievo, a significare che, per più di un secolo dopo la sua compilazione, i Minori continuavano a ritenere valida la ricostruzione storica e agiografica che l'opera offriva, come pure la chiave di lettura della propria storia che essa proponeva. La vastità del testo, tuttavia, il suo innegabile carattere compilativo, la sua funzione, per altro esternata dallo stesso autore/compilatore, di "collettore" delle memorie storiche, agiografiche, cronistiche, esemplari dei Minori hanno condizionato la sua considerazione e il suo utilizzo in ambito storiografico, riducendolo quasi esclusivamente alla possibilità di attingere singole notizie e informazioni, rari centoni di testi duecenteschi, al più.
Ma, analizzando con attenzione il testo, si può a ragione ritenere che non stia qui il motivo precipuo di interesse che esso offre. Scrivendo nello stesso periodo della nascita dell'Osservanza che avrebbe comportato una frattura, divenuta ormai improrogabile, dell'unità dell'Ordine, in modo quasi anacronistico, eppure sorretto da una convinzione assoluta, l'autore fa dell'unità dei Minori il vero tema conduttore della sua opera. Pur spaziando a toccare molteplici aspetti della vicenda storica dei Minori – dall'insistito richiamo agiografico, al cospicuo ricorso a racconti esemplari, alla costante attenzione per gli aspetti istituzionali dell'evoluzione dell'Ordine – il vero "epicentro" della sua narrazione rimane la sempre più fragile unità dei frati. Percorsa da uno spirito conciliativo non inedito, ma originale per molti versi, la Chronica offre una sorta di paradigma valido per tutti i frati in tutti i tempi, tenta la faticosa strada del compromesso che, senza negare abusi e tralignamenti, escluda con fermezza la divisione come soluzione dei problemi che attanagliavano l'Ordine.
Dopo un'introduzione volta a mettere in luce soprattutto obiettivi, impostazione e significato della ricerca intrapresa, i tre capitoli centrali dello studio sulla Chronica sono dedicati all'analisi della ricostruzione storica che il cronista/compilatore offre individuando alcuni nodi significativi e dibattuti sui quali egli si sofferma con particolare interesse. Chiude la ricerca un lungo, ma irrinunciabile capitolo sulle fonti in cui si ripercorre il mare magnum di testi variamente utilizzati dal cronista in modo non di rado originale e inedito. Tale utilizzo, unito alla struttura del testo e alla scelta, niente affatto scontata, delle proprie fonti, hanno evidenziato le differenze che separano la Chronica dalla folta serie di compilazioni prodotte nel Trecento, a testimoniare un carattere proprio e definito dell'opera che, se è erede di tutta la copiosa tradizione e produzione francescana precedente, ne è anche un frutto per molti versi nuovo e diverso.