Storia e teologia dell'esperienza spirituale di Francesco d'Assisi
(Fonti e ricerche) [Brochure]EAN 9788879622042
L’obiettivo di questo importante lavoro, tesi dottorale dell’autore, può essere così dichiarato: ricostruire e comprendere l’esperienza spirituale di Francesco di Assisi. A scanso di equivoci occorre precisare immediatamente che, nell’intenzione di Cesare Vaiani, non si è trattato di ricostruire la biografia di Francesco, da un punto di vista storico; bensì di ricostruire un’esperienza spirituale. E, a mano a mano che tale esperienza spirituale viene delineata, è stato assunto simultaneamente il compito di comprenderla teologicamente.
Lo studio si appoggia alla prospettiva teologico-spirituale inaugurata da Giovanni Moioli e questo permette di precisare sinteticamente che cosa si è inteso per esperienza spirituale: una particolare modalità con cui un credente personalizza l’oggettivo cristiano; esperienza spirituale è dunque personalizzazione dell’oggettivo cristiano. Se è vero, cioè, che la fede non esiste in astratto, ma in persone concrete che la esprimono, il modo con cui la fede è vissuta è personale, diverso rispetto a quello di qualsiasi altra persona. Ed è chiaro che la ricostruzione storica di un’esperienza spirituale non può essere messa a punto a prescindere dalla comprensione teologica della stessa. Tale comprensione di ordine teologico domanda cioè che si sappia dire perché il vissuto di Francesco è cristiano, come è cristiano, come coglierne la qualità cristiana nella sua originalità irripetibile. È quanto ha saputo fare Cesare Vaiani in questo suo studio.
L’autore osserva che un’indagine di questo tipo non è solo lavoro di carattere strettamente teorico, ma proprio perché lavoro seriamente teologico concorre a plasmare l’esperienza di coloro che a san Francesco si riferiscono. Capire meglio Francesco significa arricchire e approfondire la propria personale esperienza di cristiani francescani: dunque non una comprensione teologica che si affianca all’esperienza in seconda battuta, ma una comprensione teologica che arricchisce l’esperienza stessa facendone intrinsecamente parte.
L’attenzione si è rivolta evidentemente alle fonti francescane, cercando di mantenere vivo un dialogo fecondo tra biografie e Scritti di Francesco. Questi ultimi, rileva padre Cesare, consentono di rendersi conto di come l’Assisiate sia stato non solo un uomo di fede, ma anche un uomo che ha saputo ripensare la sua esperienza credente. E sebbene nei suoi scritti non si trovi l’organizzazione di un sapere teologico sistematico, vi è pur sempre una profonda rielaborazione di carattere teorico tutt’altro che improvvisata.
Sempre guardando agli scritti l’autore supera inoltre un approccio prevalentemente di carattere esegetico sui singoli testi o su un gruppo di essi, e cerca di pervenire a una sintesi globale sui testi di Francesco: non più studi specialistici, ma una sintesi teologica complessiva. La sintesi che viene raggiunta, inoltre, esce dal cosiddetto «cerchio magico» della cosiddetta questione francescana, almeno per due ragioni: sia perché si rinuncia all’illusione di credere che ci siano biografie più «vere», più attendibili, rispetto ad altre, che sarebbero – queste ultime – meno autentiche, meno storiche (ognuna delle fonti biografiche, infatti, offre in realtà un suo punto di vista); ma anche perché nemmeno gli scritti sono da ritenere più «veri» rispetto alle biografie. Per sapere di Francesco, infatti, non è così scontato che siano i suoi Scritti a essere più affidabili storicamente, in quanto essi talvolta risentono di mediazioni, di altri interventi rispetto a quelli stessi del santo; nel contempo non è detto che la comprensione che Francesco offre di se stesso sia la più storicamente attendibile. La strategia scelta da padre Cesare è stata quella di leggere gli Scritti in relazione alla biografia del santo, stabilendo proficuamente un dialogo tra la cronologia (offerta soprattutto dalle biografie) e lo sviluppo interiore del cammino compiuto dal Poverello (comprensibile soprattutto a partire dai suoi scritti).
Lo studio si presenta suddiviso in tre parti. Il primo capitolo, dedicato alle Fonti, questioni introduttive e periodizzazione della biografia di Francesco, si configura come un ottimo portale di ingresso. Ci offre la sintesi a cui finora si è pervenuti su molti aspetti importanti relativi agli scritti e alle biografie: datazione di queste fonti; presentazione delle vite del santo scritte in età moderna; precisazione di una minuziosa cronologia della vita di Francesco assieme a una periodizzazione ragionata della biografia. Viene inoltre presentato il punto della situazione su alcuni interrogativi di rilievo rimasti ancora aperti sulla cosiddetta «questione francescana» e sulla formazione culturale di Francesco. Il capitolo, infine, delinea già una prima scansione ragionata, in dieci tappe, dell’esperienza spirituale del santo di Assisi, messa a punto facendo dialogare scritti e biografie. Esattamente a questa periodizzazione in dieci unità si attiene la parte seconda del volume, quella più corposa: Vita e testi. Lettura degli Scritti in relazione ai periodi biografici. Gli Scritti di Francesco vengono quindi letti e analizzati collegandoli con le tappe della sua vita. Non sono cioè approfonditi isolatamente, ma vengono recepiti, collocati e commentati individuando le linee di un percorso spirituale: nella distensione cronologica del tempo, si intercetta lo sviluppo di una vicenda spirituale, interiore, di grazia.
La prima unità si concentra sulla giovinezza di Francesco. Il nucleo tematico attorno a cui si può fare sintesi di questo primo momento è quello relativo all’essere nei peccati. Si tratta di un momento che assume i tratti di una situazione di chiusura autoreferenziale. Francesco stesso, nel suo Testamento, fa la diagnosi del suo stato: essere nei peccati; e tale diagnosi presenta come sintomo una condizione di amarezza, forse descrivibile anche come senso di incompletezza, di insoddisfazione. Tale condizione di carenza diviene però opportunità di apertura nell’accoglienza dell’altro: i lebbrosi. L’esito, nella rilettura di Francesco, viene descritto in termini di dolcezza integrale, totale: di anima e di corpo. E poiché è il Signore a donare, tutto è avvertito secondo una disposizione «passivo-ricevente»; di chi ha, appunto, questa consapevolezza: d’avere ricevuto un dono.
La seconda unità, dedicata alla conversione, viene approfondita dall’autore individuandone una connotazione in senso «progressivamente cristologico». Se la preghiera di questo momento, rivolta all’Alto e glorioso Dio, pare manifestare un riferimento di tipo «generico» al Signore, l’incontro con i lebbrosi dischiude una dinamica pasquale di trasformazione e di passaggio, imprimendo gradualmente a questo momento la sua specificità cristologica. Infatti la disponibilità di lasciarsi attraversare dal lebbroso assume i tratti di una morte in cui il morire non può restare morto, ma porta già con sé un segno promettente della risurrezione: appunto la dolcezza gustata. L’incontro con Dio, in questa tappa, è incontro soprattutto con Cristo crocifisso: riconosciuto e rivelato dal volto sofferente di un «altro» particolarmente temuto, il volto «difficile» dei lebbrosi, incontrati personalmente.
La terza unità focalizza l’attenzione sulla prima fraternità. Il rapporto tra intuizione personale e collaborazione dei fratelli che vengono donati a Francesco porta all’elaborazione della prima forma di vita. Il discernimento su ciò che domanda il Signore diviene discernimento messo in atto da una comunità, a partire dal vangelo; e l’idea fondamentale della nuova forma di vita è la minorità: un tratto non facilmente precisabile in modo circoscritto, univoco, ma che, in prima battuta, rimanda allo stile umile, povero, sottomesso, restituente. In questo terzo momento il rapporto con Dio si esprime più chiaramente come relazione filiale con il Padre, grazie all’azione dello Spirito, nella conformazione a Cristo; dunque un rapporto trinitario.
Nella quarta unità lo sguardo si apre sui primi problemi, quelli legati al fatto che la fraternità cresce attorno a Francesco con un incremento ampio e veloce. Il santo, pur non concependosi come fondatore, deve constatare il formarsi di un gruppo che domanda di potersi strutturare, che richiede forme istituzionali (ministri, capitoli, regole). E l’aumento numerico dei frati impone di prendere atto e di segnalare anche le diverse e rischiose forme di allontanamento rispetto all’intuizione originaria. Non solo gli allontanamenti dovuti a scelte comportamentali obiettivamente estranee al vangelo, che portano a un camminare secondo la carne (e in questo caso occorre intervenire per correggere). È necessario nel contempo prendere atto di quegli «allontanamenti» dovuti a scelte buone, come quelle connesse con l’incarico della predicazione, ma che, a Francesco, dovettero apparire inizialmente come un distanziamento rispetto alla minoritas intesa come rinuncia a compiti ecclesiali istituzionali.
L’Oriente configura la quinta tappa enucleata dall’autore come momento di grave asprezza. L’esperienza dell’ostacolo è assunta da Francesco come opportunità, come forma estrema di testimonianza; di martirio, appunto: l’asprezza data da tutte quelle circostanze che lo conducono a dare le dimissioni da ministro generale e l’asprezza data dalla malattia fisica. Insomma: una serie di ostacoli che gli permettono di imparare meglio la fede e che sono affrontati come via per identificarsi progressivamente in Cristo. Si potrebbe dire: la logica trasformante, pasquale degli inizi, la logica delle origini vissuta con il lebbroso, scandisce costantemente anche in seguito l’esperienza di Francesco, esperienza paziente perché disposta a imparare dal patire; non semplicemente perché tollera.
La sesta unità approfondisce l’esperienza del santo nel momento del suo ritorno e dimissioni. È il tempo in cui Francesco rinuncia a essere guida della fraternitas: forse un gesto estremo di espropriazione? L’autore mette in luce una contraddizione rispetto a quanto Francesco stesso afferma nella Lettera a un ministro: lì domanda al ministro di rimanere al suo posto di governo, nonostante le opposizioni e gli ostacoli, i quali sono addirittura da considerare come «grazia». Ma Francesco, si potrebbe dire, non si comporta in tal modo. Rimane aperto l’interrogativo: contraddizione di Francesco? Oppure si tratta di circostanze diverse? In ogni caso il punto di catalizzazione che pare caratterizzare in modo preciso questo tempo è quello della non appropriazione, un atteggiamento che sembra pervadere tutto il vissuto e che è frutto di una trasformazione operata dallo Spirito.
Nella settima tappa si presentano gli anni di prova e di apostolato, un tempo vissuto all’insegna di un’intensa attività ad extra. I testi presi in esame possono essere unificati dall’intenzione di propiziare con forza anche fuori dall’Ordine una fede profonda nell’eucaristia. Ci si domanda se Francesco abbia intensificato la sua attività ad extra poiché ormai incompreso all’interno, oppure, più serenamente, se anch’egli non si sia adeguato alle esigenze apostoliche che tutta la fraternitas sta assumendo. L’autore colloca in questa unità molte delle preghiere dell’Assisiate, che si caratterizzano per il fatto di essere talmente plasmate dalla parola di Dio da risultarne una rielaborazione orante.
L’ottava unità è dominata dall’esperienza misteriosa delle stimmate. Siamo ormai alla fine della vita dell’Assisiate e Vaiani svincola il vissuto connesso con le stimmate da ogni interpretazione doloristica, penosa, per agganciarlo alla dinamica già intravista agli inizi, quella pasquale, che dà il senso all’incontro con Cristo nel lebbroso. Lì vi fu trasformazione nella «sensibilità» di Francesco: nel suo spirito divenne sensibile allo Spirito di Dio e sperimenta dolcezza; qui tale sensibilità allo Spirito sembra fare corpo con il suo corpo, lasciando il sigillo delle stimmate nella carne viva del Poverello.
Gli ultimi due anni, nona tappa del percorso delineato dall’autore, ci fanno ascoltare la voce di Francesco attraversi gli Scritti collocati in questa unità temporale, i quali ci permettono di rilevare un progressivo entrare di Francesco in uno stato di maggiore armonia e rappacificazione. Si può riconoscere una serenità non esente da conflitti, ma in grado di viverli in modo già trasfigurato dallo sguardo pieno di fede nella risurrezione. In perfetta sintonia con tale osservazione viene interpretato il passo ultimo, nell’unità conclusiva: quello relativo alla morte del santo.
Il tempo che immediatamente la precede, così come il momento del trapasso stesso, avvengono all’insegna del canto e della lode. La morte è vissuta come ultimo rendimento di grazie, di espropriazione, quella estrema. Ma vi è anche l’angoscia, interpretata dal canto del Salmo 141 con cui Francesco conclude i suoi giorni, un salmo che esprime sofferenza e che, pur nell’abbandono fiducioso, sottrae l’Assisiate da una morte eroica e senza paura. Come ogni uomo, anch’egli sperimenta il buio, pur dentro il suo offrirsi pieno di fede.
Giunti alla fine dell’itinerario va segnalato un elemento trasversale che connota tutte le unità e che Vaiani sottolinea e qualifica in maniera diversificata a seconda delle diverse tappe. Si tratta dell’elemento della fraternità. È interessante la cura con cui l’autore precisa questo tratto così fondamentale, che assume tonalità e rilevanza diversa lungo lo sviluppo dell’esperienza di Francesco, ma che sempre si presenta in modo determinante.
La parte terza del volume presenta una sintesi teologica dell’itinerario precedentemente disposto. Se il capitolo secondo entra nel dettaglio del percorso spirituale offrendone una comprensione analitica, il terzo capitolo si apre su una panoramica che mette in risalto i nodi focali emersi quale frutto dell’indagine complessiva. In tale sezione lo sguardo si allunga su due direzioni complementari: nella distensione del tempo, diacronicamente: portando all’evidenza le variabili e le costanti del percorso di Francesco; sincronicamente, individuando nuclei tematici trasversali, quelli che si rivelano dunque tipici di Francesco, prevalentemente esiti peculiari della sua maturità spirituale.
Molti sono i pregi di questo lavoro che, mi pare, costituisce un unicum nel panorama della produzione teologico-spirituale francescana, soprattutto nel tentativo decisamente ben riuscito di far tesoro di tutto il corpus degli Scritti di Francesco per entrare nella comprensione della sua esperienza spirituale. Lasciandosi guidare dal filo che delinea tale esperienza in modo globale ci si può chiedere se, fatte le debite distinzioni, gli Scritti di Francesco non si possano leggere con un’intenzione simile a quella con cui si accosta la parola di Dio.
Se quest’ultima concorre in modo essenziale a rifigurare cristianamente la vita dell’uomo, forse anche scritti come quelli di san Francesco manifestano tale feconda potenzialità. Pur non essendo normativi come i testi della Sacra Scrittura, appaiono tuttavia in profonda continuità con essa; e possono dunque essere accostati e interrogati anche per imparare di più a vivere la fede cristiana. Non si tratta cioè, soltanto, di sapere di più su Francesco; la sua esperienza, i suoi testi, analizzati sapientemente da Cesare Vaiani, sono in grado di plasmare ogni lettore che acconsenta di leggerli lasciandosene intercettare vitalmente.
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LIV, 2014, fasc. 2-3
(http://www.centrostudiantoniani.it)
La nuova pubblicazione di C. Vaiani, frutto dell’accurata ricerca storica e teologica fondata anzitutto sugli Scritti di san Francesco, ma anche coadiuvata dalle agiografie sanfrancescane nella sua parte storico-biografica, mette in rilievo la necessità, a volte dimenticata, a volte ideologicamente omessa, della precisa collocazione e circoscrizione dei testi dell’Assisiate nel contesto storico e cronologico della sua vita. Il titolo del libro annuncia già la struttura e la ripartizione delle analisi effettuate dall’A. Infatti si possono individuare due blocchi concettuali, quello storico della periodizzazione della vita e dell’attività scrittoria di Francesco e quello dell’esperienza spirituale, manifesta tramite gli Scritti presentati secondo la scaletta cronologica. Ovviamente quest’ultima con un certo limite d’esattezza, poiché molti testi possono essere collocati solo in modo approssimativo in un determinato periodo di vita del Poverello grazie all’analisi storico-critica del loro contenuto, messa a confronto con i fatti legati alla situazione interna dell’Ordine, e tramandati dagli scritti agiografici, dai documenti pontifici, dalle cronache, nonché dai testimoni non francescani.
La prima parte del libro (p. 7-67), come avverte l’A. nell’introduzione, propone «una cronologia della vita si Francesco, tratta dalle fonti biografiche, con una periodizzazione ragionata, nella quale situare i suoi diversi Scritti, e si fanno alcune considerazioni sulla formazione culturale di Francesco» (p. 3). Con l’uso del metodo della sintesi storico-critica, Vaiani affronta prima gli Scritti di Francesco, presentando le loro edizioni, le concordanze e traduzioni italiane, gli studi su di loro, per concludere con la cronologia e la possibile datazione, stabilita grazie alle ricerche dei più importanti studiosi degli Scripta. Già da questa operazione l’A. trae una prima interessante conclusione e prospettiva dell’impostazione del suo lavoro: «Questa situazione aiuta a comprendere il fatto che spesso l’esperienza spirituale di Francesco è presentata come un tutto omogeneo e compiuto, quasi un insieme già dato e coerente in tutte le sue espressioni. Tale tendenza deriva dalla estrema coerenza interna dei vari Scritti di Francesco, ma forse anche dal fatto che la maggior parte di questi testi è l’espressione della maturità spirituale del santo, ormai raggiunta nei suoi ultimi anni di vita. In verità, dobbiamo tener sempre presente che anche Francesco ha conosciuto una crescita spirituale e una evoluzione interiore, e che tale crescita non è sempre armonica e continua, ma porta con sé anche dei salti, delle regressioni e delle contraddizioni» (p. 19). Successivamente sono state studiate brevemente, con lo stesso criterio metodologico, le biografie su san Francesco sia medievali, sia quelle moderne. Questo permette a Vaiani di definire un metodo con cui accostarci alla tematica proposta (p. 31-36). La questione più articolata in questa prima parte del libro è dedicata alla cronologia, periodizzazione e formazione culturale dell’Assisiate. Vaiani scrive: «Tenendo presenti questi ed altri meno sistematici contributi, proponiamo anzitutto una cronologia della vita di Francesco, ricavata dalle fonti biografiche» (p. 39). Segue la periodizzazione divisa dall’A. in dieci tappe. Tra esse particolare attenzione viene focalizzata sulla “crisi” del Poverello, partendo dall’anno 1220 contraddistinto con la rinuncia al governo dell’Ordine, e durato praticamente fino alle stimmate dell’autunno del 1224. La “crisi” corrisponde dunque ai periodi 6-8 della divisione proposta da Vaiani (p. 50-55). Invece le ultime pagine della prima frazione offrono la presentazione della formazione culturale di Francesco possibile da cogliere sia nei suoi Scritti sia nelle agiografie.
La seconda parte del lavoro è la più estesa (p. 70-408), come avvisa Vaiani: «La seconda parte, più ampia e analitica, ripercorre i diversi “periodi” della biografia di Francesco, leggendo nei diversi contesti gli Scritti che vi appartengono o che a un dato periodo possono essere ricondotti e cercando in tal modo di disegnare le linee di un percorso spirituale, nell’ascolto della voce di Francesco» (p. 3). Infatti l’A. analizza le dieci tappe della vita di Francesco secondo un preciso schema applicato e osservato in maniera molto assidua. Tale modo aiuta molto il lettore e permette il confronto specialmente quando lo stesso scritto, ad es. il Testamento oppure la Regola non bollata, è usato nei più periodi per descrivere e decifrare l’esperienza spirituale lungo la vita del Poverello. Ogni periodo viene concluso dalle considerazioni riassuntive, un altro approccio metodologico molto utile, grazie alle quali si può ripercorrere le riflessioni esposte in una sintesi veramente ben riuscita. Non si analizzerà qui periodo per periodo, ma solo si segnala particolarmente la quinta tappa: L’Oriente (p. 175-200). Vaiani afferma riguardo agli eventi vissuti nel mondo extraoccidentale: «L’esperienza in Oriente sembra avere notevole importanza nel percorso di Francesco e fa un po’ da spartiacque nel suo cammino, come fa supporre la scelta significativa che egli effettua al suo ritorno, con le dimissioni dall’incarico di ministro generale. Francesco fa esperienza di un altro mondo rispetto a quello occidentale e nei contatti col Sultano può intravedere un’altra cultura pure segnata da una profonda religiosità» (p. 179). Dopo il soggiorno e i pellegrinaggi nella Terra Santa, infatti, inizia il tempo della più intensa attività letteraria (Lettere, Regole, Ammonizioni, preghiere), nonostante che ufficialmente non era più a capo della fraternità minoritica. Collocando in questi anni anche il tempo della “crisi” interiore ed esteriore, si rivela una certa contraddizione dell’Assisiate. Vaiani spesso nel suo lavoro ripropone la questione della contraddizione che può essere testimoniata dagli Scritti, ma la analizza volta per volta senza cadere in facili generalizzazioni e pregiudizi.
La terza parte della pubblicazione è una prova della sintesi dei concetti teologici e tematici che sono emersi lungo le analisi presenti nella precedente sezione (p. 410-473). L’A., citando ancora una volta l’introduzione al libro, scrive: «La terza parte cerca di tirare le fila di lavoro svolto. Viene ripercorsa brevemente la biografia di Francesco, cercando si cogliere le variabili e le costanti della sua esperienza, nella sua scansione diacronica; vengono messi a fuoco alcuni punti caratteristici e si tenta una breve sintesi dei dati essenziali raccolti dall’indagine» (p. 3). Invece, illustrando in maniera specifica le ultime riflessioni, spiega esplicitamente la sua prospettiva: «Crediamo che la lettura teologica dell’esperienza di Francesco, che è il nostro obiettivo, abbia da guadagnare dalla prospettiva diacronica, che riconosce lo sviluppo di una storia durante la ventina d’anni che separano gli inizi del cammino consapevolmente cristiano di Francesco dalla sua morte. […] Tenteremo dunque anzitutto di ritrovare il filo conduttore dei passaggi che abbiamo analiticamente messo a fuoco con l’aiuto degli Scritti, cercando di cogliere la continuità e discontinuità, le intuizioni fondamentali e le acquisizioni progressive del percorso spirituale di Francesco: una lettura complessiva della sua storia» (p. 410). In due punti Vaiani affronta prima la questione biografica, iniziando dalla conversione e proseguendo fino al transito, e successivamente i temi rilevanti dell’esperienza spirituale del Poverello (relazionalità, contraddizioni, cambiamenti delle posizioni, fede, immagine di Dio, sacramenti, povertà, Chiesa).
Vaiani, riassumendo la propria ricerca, già nella frase iniziale della conclusione, indica il risultato raggiunto: «Per avanzare qualche considerazione sintetica sull’esperienza spirituale di Francesco, si può partire dalla constatazione che la sua vicenda si pone davanti a una esperienza cristiana che non sembra andare in cerca di elementi specifici caratteristici o particolari, ma sembra ricondursi costantemente ai contenuti ordinari e “normali”, cioè a quelli derivanti dal vangelo e dai sacramenti. Certo, tali contenuti sono vissuti in maniera piena, con una “eccellenza” che ne sviluppa appieno le potenzialità, ma resta vero che, nella loro sostanza, sono semplicemente i contenuti della fede cristiana» (p. 475). Crediamo che queste parole esprimano pienamente il vissuto e la maturazione spirituale dell’Assisiate, fino ad accettare con la fede pasquale la morte chiamandola sorella.
Il libro nelle ultime pagine offre al lettore un’ampia bibliografia sulle tematiche studiate dall’A. (p. 481-496), e l’indice dei nomi di persona e di luogo. Il lavoro di Vaiani propone una lettura esigente e costantemente collocata nella realtà storica di allora. Perciò può essere incomprensibile o incompresa per chi tenta di separare la spiritualità dalla storia vissuta del protagonista, specialmente nella lettura segnata dall’ideologizzazione. Il valore dello studio di Vaiani infatti si trova nella concretezza e nella presentazione oggettiva del fenomeno della maturazione di Francesco, visibile nei cambiamenti delle sue posizioni o nelle sue contraddizioni, così umane e naturali nel cammino dell’accoglienza piena e incondizionata della grazia divina, da una parte, e della relazionalità con se stesso e le persone, dall’altra. Si spera che venga riconosciuta comunemente la fatica e la serietà della ricerca svolta e presentata linearmente dall’A., che merita la gratitudine per la sua onestà accademica e gli auguri per il fecondo prosieguo in futuro.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2014
(http://www.seraphicum.com)
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