Simbolo e narrazione in Marco . La dimensione simbolica del secondo vangelo alla luce della pericope del fico di Mc 11,12-25
(Analecta Biblica) [Libro con legatura cucita]EAN 9788876531989
Un giorno Gesù, mentre da Betania andava verso Gerusalemme, ebbe fame. «Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero disse: “Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti”» (Mc 11,13- 14).
Così racconta Marco, in quello che è certamente uno degli episodi più sconcertanti del suo vangelo; «dà quasi l’impressione di un aneddoto apocrifo scivolato per caso nel vangelo canonico di Marco» (p. 11). Perché mai prendersela con l’albero, se non era stagione? L. Gasparro, missionario in Madagascar, ci offre come risposta un lavoro poderoso, lungo e analitico, frutto di una ricerca di dottorato presso l’École biblique di Gerusalemme. Non è un testo per principianti; anche se però va detto che lo stile è molto chiaro e lo svolgimento della ricerca lineare, per cui si riesce a seguire il filo del discorso senza troppa difficoltà. Ma andiamo al contenuto del libro: la chiave di lettura del nostro episodio sta nella sua dimensione simbolica. Può sembrare scontata come spiegazione, ma occorre inquadrarla bene; nel corso dei secoli, infatti, il valore simbolico di alcuni passaggi biblici è stato o sottovalutato oppure interpretato in modo del tutto soggettivo; per questo motivo Gasparro propone prima un’articolata teoria del simbolo e del linguaggio simbolico e poi una sintesi dell’utilizzo del fico come simbolo negli altri testi biblici, così da giungere a un’interpretazione il meno arbitraria possibile.
Facendo seccare l’albero del fico, a che cosa fa riferimento Gesù? I tre contesti del nostro brano spingono in tre direzioni diverse; «se la tradizione veterotestamentaria lascia intendere un suo accostamento a Israele, e la sezione 11-13 punta sulle autorità giudaiche, la pericope in se stessa suggerisce un’identificazione con il tempio e il suo culto» (p. 490). Non c’è dunque una risposta definitiva, e non è un male: «Suggerendo delle direzioni di lettura ma lasciando permanere una certa esitazione, l’immagine rimane disponibile a nuove identificazioni da parte dei futuri lettori» (p. 491).
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.3 del 2014
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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