Paolo VI si fece leggere la lettera più volte, lacrime di dolore e di sconcerto gli rigarono il volto: “Mi hanno tradito! Mi hanno tradito! Oh mio Dio, aiutami! Il fumo di Satana si è infiltrato nella Tua Chiesa!”…
Da quella che è passata alla storia come la “notte oscura di Paolo VI”, nasce e si sviluppa l’ultimo romanzo di Rosa Alberoni: un avvincente e affascinante thriller ambientato all’interno delle mura vaticane, nel bel mezzo del Concilio Vaticano II.
Tra eresie mal celate, incontri segreti, progetti minacciosi, sofismi, trucchi e continui colpi di scena, Rosa Alberoni racconta in maniera mirabile il complotto di una minoranza organizzata che aveva l’obiettivo di scardinare il primato di Pietro, di respingere la Madonna come Madre di Cristo, di negare l’esistenza dei Santi e, ancor peggio, l’esistenza del diavolo, e di condurre la Chiesa Cattolica alla deriva protestante. Ma proprio quando la battaglia sembra ormai perduta, in modo misterioso e Provvidenziale, la congiura viene scoperta.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Mi chiamo Rachele Vidal, sono una giornalista e voglio raccontarvi di un intrigo che mi è capitato di scoprire. Chi fa il mio mestiere sogna e si prodiga, talvolta per tutta la vita, di venire in possesso di una notizia bomba. Ciò che vi racconterò è molto di più di una notizia eclatante, è una vicenda inimmaginabile, che non ho cercato, ma che è rotolata sul mio cammino come un pallone lanciato da un giovinetto al di là della siepe.
Cominciamo dal principio.
Stavo facendo di corsa gli ultimi metri del pontile di Forte dei Marmi. Il marinaio mi aspettava con la mano tesa, balzai nel traghetto ed entrai nel cabinato. Andai verso la prua. In seconda fila vi erano due posti vuoti, mi tolsi dalle spalle lo zaino, lo posai su uno dei sedili vuoti, e mi sedetti su quello accanto alla vetrata.
Erano gli ultimi giorni di settembre e il traghetto era semivuoto. E a me, che vivo quasi sempre in posti affollati, quell'imbarcazione con poche persone a bordo dava un certo sollievo.
Gli occhi fissi sulle morbide onde del mare, che si rincorrevano verso la costa rigogliosa e lucente del sole, mi comunicavano una lieta serenità. Alle mie spalle stavano delle coppie che parlavano sottovoce in lingue diverse: francese, tedesco, inglese e russo.
Non mi girai per memorizzare i loro volti. Passando avevo notato che erano tutte persone di mezza età in vacanza. Io però non ero in ferie, mi ero ritagliata quel giorno, come mi capitava qualche volta quando vengo mandata dal mio giornale per seguire un congresso. Anzi, dovrei dire un "evento", come ormai si usa per definire una qualsiasi manifestazione pubblica, quasi che si dovesse sempre indicare la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo.
Ci avevo provato più volte a sottolineare l'insensatezza dell'uso improprio di quella parola nelle riunioni di redazione, ma il direttore a un certo punto mi aveva detto:
"Rachele, fattene una ragione, non si può svuotare l'oceano con un cucchiaio. Della perfezione della lingua non importa più a nessuno, e non solo in Italia".
Io mi limitavo a scuotere la testa sorridendo.
"Ridi, ridi pure, ma è così".
"Rido di me e dei nostri connazionali che con indifferenza fanno a brandelli la nostra lingua. Non sanno il male che si fanno, e che ci fanno".
"È un brutto segno, lo so. Ma non possiamo da soli porvi rimedio. La TV la fa da padrona. Rassegniamoci a inseguire i gusti dei tempi".
"Alleluia!".
"Ti mando a un incontro culturale. Va bene la parola 'incontro' al posto di 'evento'?".
"Dove avviene... l'incontro?".
"In Versilia: l'hanno chiamato..." e cercava fra i suoi fogli accumulati sul tavolo da riunioni, "ecco!, La forza della ragione. C'è anche un teologo francese, vai a curiosare".
"E perché no. Così mi prendo due o tre giorni di vacanza".
"Uno".
"Due".
"Uno. E fammi capire se ha ancora forza la ragione in quest'epoca". E così avevo rimediato un giorno di riposo. Certo, non c'era da esultare, però era sul mare, e quindi valeva il doppio.
***
Il traghetto giunse nel Golfo di Porto Venere. Mi trovai la cittadina di fronte con la sua muraglia di case, accatastate l'una attigua all'altra come tante scatole alte e strette. Sembravano uscite dalla matita multicolore di un bambino. Un bambino dal gusto raffinato, pensai fra me sorridendo: il rosso sangue di bue si alternava al grigio, al giallo ocra, al rosa antico, al bianco, al grigio perla, al giallo siena e a tutte le persiane di un bel verde brillante. Al di sopra di tutto svettava, come nume protettore, il campanile della chiesa di San Lorenzo. E il castello, da cui si poteva trovare una vista incantevole, mi ricordava l'ultima volta che l'avevo visitato con mio marito... e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Il battello si avvicinava lento all'attracco e mi rimisi sulle spalle lo zaino. Poggiai i piedi sul molo. I turisti accanto a me iniziarono a far foto.
"Wonderful!", sentii esclamare da una voce femminile.
Sì, era proprio meravigliosa questa baia, convenivo, avvicinandomi alla passeggiata con i gazebo dei ristoranti che ci invitavano ad accomodarci. L'aria era calda. Dei bambini vocianti giocavano a pallone.
Mi avviai verso la penisola occupata dal borgo medioevale. Le mura grigie striate di bianco sorgevano dalla roccia. La chiesetta di San Pietro con il suo piccolo campanile, davano alla penisola l'as, petto di una prua speronata di un grande bastimento di pietra proteso verso il mare aperto.
Salii lentamente la scalinata dai gradini larghi e bassi, adatti alla scalata di chiunque, vecchi e bambini. E anche a me, con quello zaino che mi pesava tanto. Mi ero portata tutto dietro, anche il registratore con le vecchie cassette, come una ragazzina delle medie timorosa di non avere tutto a portata di mano.
Arrivata sulla soglia della chiesetta, vidi nella penombra un sacerdote inginocchiato di fronte all'altare. Mi fermai, non mi andava di turbare la sua preghiera, girai su me stessa e uscii.
Avrei voluto rivedere la grotta di Byron. Ma poi, mentre fissavo l'isola della Palmaria, cambiai idea. Avrei cercato di farmi traghettare là, non volevo correre anch'io a omaggiare la grotta dedicata all'inglese, quasi fosse quella del Redentore. Byron, più che poeta, fu un dissennato in gara con se stesso per dimenticare il proprio corpo malforme.
Ritornai verso il molo con passo lesto. Vidi un uomo giovane che si prendeva cura di una piccola barca: biondo, robusto, a torso nudo, i capelli lunghi legati dietro la nuca. Accanto a lui vi era una ragazzina esile che gli rassomigliava. Gli stava porgendo la cima di una fune.
"Mi scusi, lei traghetta i turisti alla Palmaria?".
"È il mio mestiere diurno", mi rispose con un lieve sorriso. "Di notte pesco".
"Potrebbe accompagnarmi?".
"Faccio il primo giro fra un'ora".
"Vorrei andare sola. Le pago la corsa. Mi fa questa cortesia?".
"Certo. Salga. Andiamo, figlia".
La ragazzina balzò nella barca con sicurezza e si sedette di fronte a me. Il marinaio mollò gli ormeggi. Pochi minuti e poggiavo i piedi sul molo della Palmaria.
"Se vuole, signora, la riporto indietro fra un'ora, quando accompagnerò qui i turisti. Altrimenti fra due ore e mezzo, quando passerò per riprenderli prima dell'ora di pranzo".
"Vedrò cosa fare. Intanto le pago la corsa. Quanto le devo?".
"Faccia lei".
Infilai nella tasca dei pantaloni la mano, tirai fuori una banconota e gliela porsi.
"Va bene così?".
"Sì, grazie" . Prese la banconota e salì in barca.
Mi avviai su per il viottolo che porta al punto frontale della chiesa di San Pietro. Il sentiero serpeggiava fra alberelli da frutta e cespugli mediterranei. A un tratto, a picco sulla scogliera, vidi una sorta di casa matta ricavata da un masso grigio.
Lo scrutai meglio, mentre frugavo nella memoria. L'avevo già vista in una delle mie visite precedenti: era una postazione di difesa, antica, con le feritoie aperte sulla baia.
Tolsi lo zaino, lo poggiai a terra, tirai fuori la giacca, la piegai e la posi accanto alla fredda postazione. Mi ci sedetti sopra e appoggiai la schiena contro la pietra antica: era liscia, probabilmente levigata dalle innumerevoli burrasche marine. Ne aveva subite tante, ma quante? Milioni? Miliardi?
Ma cosa te ne importa, riflettei, tanto tu non hai memoria. Io invece sì, ed è questo il miracolo e l'enigma del mio far parte della razza umana.
Non so come, ma mi ritrovai a pensare all'inquietante sacerdote francese che mi aveva affiancata la sera prima, durante l'incontro culturale. Nel corso del dibattito egli aveva pronunciato frasi così ambigue da risultare incomprensibili.
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luigi culmone il 8 agosto 2010 alle 08:31 ha scritto:
finalmente la verita' sta venendo fuori ...la Chiesa ha subito un grave attacco dal Maligno negli anni 60 e solo Cristo RE ha salvato la Sua Chiesa con l'ausilio di milioni di cattolici oranti e fedeli ...IANUA INFERI NON PREVALEBUNT....PAOLO VI E' STATO UN GRANDE PONTEFICE ...RICORDIAMOLO NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA DIPARTITA DALLA TERRA.
mario il 5 settembre 2010 alle 18:28 ha scritto:
questo testo è motivo solo di amarezza e di disgusto. ho letto molto sul Vaticano II, visto dalle angolazioni più diverse.
Questo testo è marcatamente manipolatore, lo metto in rapporto con quei romanzucoli storici che invadono le librerie (templari, codice da vinci,eccc..) nei quali partendo da notizie poco o per nulla dimostrabili si costruisce una immagine sempre negativa e distorta della Chiesa. Così il testo della signora Alberoni.
E non dice per nulla amore per Gesù e per la Chiesa. Basterebbe l'insulsa descrizione del teologo francese, descritto secondo un clichè senza spessore.
Padre Clario Antonio Salatin il 19 giugno 2011 alle 21:52 ha scritto:
Bellissimo romanzo che in 2 pennellate descrive il clima e certe problematiche del Concilio. Condivido la recensione riportata che vale più di molti libri scritti sul tema.
Prof. elena buonomo il 4 novembre 2013 alle 22:03 ha scritto:
Un romanzo storico ben costruito e ricco di suspense ricostruisce alla luce della fantasia un momento cruciale della Chiesa: il Concilio Vaticano II, una svolta epocale, foriera di cambiamenti e innovazioni, tra continuità e rottura rispetto al Magistero e alla Tradizione. Si ripercorrono le lotte tra progressisti e conservatori, tra complotti, segreti e mire eversive dell'autorità papale e del depositum fidei della cattolicità. Un triller storico-teologico con un fondamento di verità. comunque di piacevole e scorrevole lettura.
nives brama il 9 luglio 2022 alle 10:51 ha scritto:
Romanzo molto scorrevole, tra fantasia e verità ! Uno squarcio sugli intrighi del Concilio Vaticano II e la fragilità di Papa Paolo VI.... Buona lettura che consiglio caldamente agli appassionati del genere e ai curiosi delle vicende conciliari...