La Madonna ha un progetto: incontrare i cuori di quelli che "cercano una luce" per portare a tutti il suo messaggio di consolazione e di speranza. Per realizzarlo ha deciso di "scendere in campo" non solo a Medjugorje - dove appare da oltre trent'anni - ma in molti altri luoghi, manifestandosi alla gente comune e a tanti personaggi dello sport e dello spettacolo amati dal grande pubblico affinché possano diventare testimoni visibili del suo annuncio di pace. Guarigioni inspiegabili, fenomeni di bilocazione, stimmate e prodigi si moltiplicano in Italia e nel mondo accanto ai nuovi casi di veggenti e di manifestazioni soprannaturali non solo mariane. Fioriscono ovunque le "nuove Medjugorje", luoghi di preghiera che attraggono con il loro mistero milioni di pellegrini. Attraverso racconti incredibili Paolo Brosio ci trascina in tante "avventure dello Spirito". Un reportage di grandi storie fra cui spiccano: l'incontro con il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn; la storia della conquista "miracolosa" della Premier League ottenuta dal Manchester City di Roberto Mancini dopo un pellegrinaggio a Medjugorje; la visita a padre Matteo La Grua, uno dei più grandi carismatici del Rinnovamento nello Spirito; una lunga intervista a padre Gabriele Amorth, l'esorcista più conosciuto al mondo; il caso della sorgente d'acqua miracolosa di madre Speranza, mistica privilegiata dal dono delle estasi. Un'inchiesta nel mondo della fede corredata da un'ampia documentazione fotografica.
PROLOGO
Viaggio nella fede da Medjugorje a Manchester, da Vienna alla Versilia
Cari amici,
stavolta la nostra cara Madonna è scesa in campo, si è rimboccata le maniche e sta dando messaggi chiari e forti che arrivano al cuore di tutti. E quando dico tutti, dico proprio tutti. Lo Spirito Santo, di cui la Gospa è ricolma, ha soffiato potente, percorrendo mezza Europa, raggiungendo i cuori delle anime più impensate. Eh sì, cari amici, quando Gesù e Sua Madre decidono di ingranare la quarta, non ce n'è più per nessuno. Tanto meno per il demonio che, mai come negli ultimi anni, e soprattutto in quest'ultimo periodo, sta imperversando con ogni mezzo possibile per cercare di distruggerci: la crisi economica, i disastri naturali, gli aborti e le famiglie spezzate da separazioni e divorzi, i falsi profeti che seminano zizzania e convincono milioni di persone a seguire dottrine fuorvianti; e poi ancora la cronaca nera degli omicidi più efferati, esasperata da un bombardamento mediatico senza pietà, gli odiosi pellegrinaggi dell'orrore, dove migliaia di persone si fanno immortalare dinanzi ai luoghi del delitto o dei disastri come quello della Costa Concordia; e infine il martirio dei cristiani nel mondo, in particolare in Africa, nel Medio e in Estremo Oriente.
Povero Paradiso, costretto a guardare dal cielo le miserie umane!Davanti a tutto questo, la Madonna scende in campo e, come leggerete nei molti racconti e nelle interviste inedite, arriva dritta al cuore di un grande cardinale, che si espone per Medjugorje nonostante il Vaticano non abbia ancora riconosciuto le apparizioni; arriva dritto al cuore di un allenatore di calcio che vince un campionato già perso in Inghilterra, arriva dritta al cuore del presidente di una squadra di Serie A che non pensava certo al Paradiso; arriva dritta al cuore di un imprenditore che è poi diventato frate; arriva dritta al cuore, pensate un po', della discendente diretta della principessa Sissi e dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe; arriva dritta al cuore del portiere e capitano della nazionale italiana di calcio che dopo Euro 2012 va a rendere omaggio alla Gospa.
E ancora, arriva dritta al cuore di un campione della nazionale italiana di nuoto, che si converte e guarisce, in poco tempo, da un tumore terribile in seguito a un evento miracoloso; arriva dritta al cuore all'allenatore della nazionale italiana di calcio che, dopo ogni partita vinta agli Europei, portava tutto lo staff tecnico a rendere omaggio al Signore nei luoghi santi della Polonia; arriva dritta al cuore di due campioni della nazionale italiana di pallanuoto, medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra.
Ma non è tutto: pensate che perfino Joseph Ratzinger, quando era ancora cardinale, esaltava il calcio come un gioco "divino", che contempla bellezza, sacrificio e libertà, e ne sottolineava il fascino misterioso, che assume la stessa importanza del "pane quotidiano". Questa sorprendente riflessione risale agli anni '80 o, probabilmente — come dice il giornalista e scrittore Antonio Socci, in un articolo su «Libero» di domenica 1 luglio 2012 — a quando il futuro papa Benedetto XVI era arcivescovo di Monaco di Baviera. Ratzinger parte dal campionato mondiale di calcio e osserva che, se questo evento riesce, ogni quattro anni, ad avere nel mondo una eco senza eguali significa che «tocca un qualche elemento primordiale dell'umanità e dunque non può essere liquidato solo come lo svago di una società decadente che non ha altri obiettivi più elevati».
Al contrario, Ratzinger si chiede: «In che cosa risiede il fascino di un gioco che assume la stessa importanza del pane?». La condanna di certi moralisti, invece, evoca proprio il motto «panem et circenses» dell'antica Roma. Il cardinale Ratzinger risponde in maniera geniale: «Si potrebbe rispondere, facendo ancora riferimento all'antica Roma, che la richiesta di pane e gioco era in realtà l'espressione del desiderio di una vita paradisiaca, di una vita di sazietà senza affanni e di una libertà appagata». Infatti, spiega ulteriormente, il gioco è proprio questo: «Un'azione completamente libera, senza scopo e senza costrizione, che al tempo stesso impegna e occupa tutte le forze dell'uomo. In questo senso il gioco sarebbe una sorta di tentato ritorno al Paradiso: l'evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana e della necessità di guadagnarsi il pane, per vivere la libera serietà di ciò che non è obbligatorio e perciò è bello». Intendere il gioco del calcio come nostalgia dell'Eden, spiega ora Antonio Socci, a prima vista stupisce e sembra audace ma, a ben vedere, è molto convincente. Fa vibrare dentro di noi qualcosa che inconsciamente sappiamo. Ratzinger nota poi che «il fascino del calcio costringe l'uomo a imporsi una disciplina in modo da ottenere con l'allenamento la padronanza di sé, con la padronanza la superiorità e con la superiorità la libertà».
Il calcio, dice Socci, insegna quella che, nel linguaggio cristiano, si chiama "ascesi" e, nel linguaggio popolare, "spirito di sacrificio". L'allora arcivescovo Joseph Ratzinger sosteneva che: «Il calcio insegna un disciplinato affiatamento e, in quanto gioco di squadra, costringe all'inserimento del singolo nella squadra. Unisce i giocatori con un obiettivo comune». Fa capire che l'"Io" si realizza e trova la felicità dentro un "Noi", dentro una comunità umana. Ecco perché, continua Socci, negli oratori e nelle parrocchie è sempre stato presente il campetto da calcio. Tanti giocatori, importanti o meno, vengono da lì e poi continuano a manifestare la loro religiosità. Il vaticanista senese cita l'ultimo esempio famoso: Mario Balotelli, che ha imparato a calciare nell'oratorio di Santa Maria di Concesio. Voglio aggiungere alla lista dei famosi un grandissimo campione che ha vinto tutto, da giocatore e ora da allenatore e che racconteremo ampiamente in questo libro: Roberto Mancini, il mister del Manchester City.
Concludo citando ancora Ratzinger: «Se andiamo in profondità, il fenomeno di un mondo appassionato di calcio può darci di più che un po' di divertimento, può insegnarci che l'uomo non vive di solo pane, il mondo del pane è solo il preludio della vera umanità, del mondo della libertà. La libertà si nutre però della regola, della disciplina, che insegna l'affiatamento e la rivalità leale». Insomma, come dice Socci, lo sport in generale e il calcio in particolare sono una scuola di vita.
Le riflessioni di papa Ratzinger sono contenute in Cercate le cose di Lassù, la nuova edizione di un libro pubblicato nel 1986 nella collana Meditazione cristiana. Il testo nasce dalla raccolta di alcuni pensieri di Ratzinger quando era arcivescovo della diocesi di Monaco-Frisinga, scritti per accompagnare i suoi fedeli nell'anno liturgico.
Arrivati a questo punto, valutate questi elementi e poi ditemi voi, cari amici, se la Madonna non si è rimboccata le maniche della tunica e non è scesa in campo...
La Madonna e lo scudetto d'Inghilterra
Quel soffio potente dello Spirito Santo che vi ho descritto poco fa prosegue incessante nella sua corsa verso il Nord Europa e raggiunge Manchester il maggior centro industriale dell'Inghilterra e un grande allenatore del calcio italiano che ha trionfato in Premier e League, con una
squadra che non vinceva il campionato da ben 44 anni: Roberto Mancini. Questo famoso ex calciatore, infatti, oggi ha raggiunto il gradino più alto del podio, vincendo il campionato inglese in modo certamente meritato ma sicuramente rocambolesco, anzi, direi con una mano arrivata dal Cielo, guarda caso, a poco più di un mese e mezzo dal suo primo viaggio a Medjugorje.
Nel marzo del 2011, il tecnico italiano va infatti in Erzegovina, preceduto, nel maggio 2009, dal suo amico Sinisa Mihajlovic, e chiede alla Madonna protezione per la sua famiglia e per il lavoro e lascia in quella terra benedetta un'intenzione particolare: aiutare il piccolo grande orfanotrofio di Vionica di suor Kornelya e sostenere il progetto dei frati francescani minori di Mostar delle borse di studio per gli studenti bravi, ma poveri, della Bosnia. Non vi dico di più per ora, ma quando leggerete la storia di Roberto Mancini vi verrà la pelle d'oca!
Ci sono almeno tre o quattro episodi inediti che soltanto Roberto e io conosciamo e che hanno ribaltato la sua vita, rafforzato la fede a tal punto che il Cielo gli ha permesso di strappare a Ferguson e al Manchester United lo scudetto più entusiasmante della storia del calcio inglese.
L'Atalanta e Medjugorje, Caravaggio e i padri monfortani
Sempre dal mondo del calcio arriva un'altra storia avvincente, fortemente legata alla Madonna: quella di Antonio Percassi, un calciatore diventato imprenditore, poi proprietario della squadra in cui ha iniziato a giocare a diciassette anni, in Serie B e poi in A, il quale da due anni è sostenitore appassionato della Madonna di Medjugorje.
La vicenda dell'Atalanta di quest'anno ha dell'incredibile ed è simile, per certi versi, a quella del Manchester City: partita con sei punti di penalizzazione all'inizio del campionato, ha disputato un torneo eccezionale raggiungendo una posizione in classifica che le avrebbe permesso di fare, con i sei punti tolti, addirittura l'Europa League.
Il suo allenatore, Stefano Colantuono, mio amico sin da quando giocava come difensore centrale nel Pisa di Romeo Anconetani in Serie A, ha mantenuto un voto fatto alla Madonna: se ce l'avesse fatta a salvare la squadra, nonostante la durissima penalizzazione, sarebbe andato a piedi con tutto lo staff tecnico da Bergamo fino al santuario della Madonna di Caravaggio. In tutto diciassette chilometri dal centro storico della città. E, per finire, non vogliamo citare anche Schelotto, giocatore rivelazione italo-argentino di grande fede cristiana, convocato in nazionale da Prandelli?
Tutti questi amici li ho conosciuti a Bergamo grazie a Giacomo e Michela. Giacomo Bergamini è un giovane e bravissimo stylist e parrucchiere, proprietario di tre negozi nel centro di Bergamo, mentre Michela Birolini è titolare di un'agenzia di pratiche e consulenze automobilistiche nel comune di Albino.
In questo libro vi racconterò che cosa siamo riusciti a organizzare in poco meno di due mesi in uno dei centri dei padri monfortani più importanti d'Italia, a Bergamo, nel quartiere di Redona. Questi sacerdoti fanno parte di una congregazione fondata da san Luigi Maria Grignion de Montfort, molto legata alla Madonna.
Anche qui la Gospa, attraverso il veicolo del calcio , uno degli sport più popolari al mondo, è riuscita a far parlare di fede i mass media che, diciamolo pure, raramente si occupano di questi argomenti.
Questo aspetto molto importante apre una riflessione fondamentale: quando vengono pubblicate notizie di fede legate al calcio, al tennis o al ciclismo, fanno pensare e riflettere tanta gente e possono, in molti casi, far scoccare una scintilla potente nella testa di persone lontane anni luce da Dio.
La fede di Prandelli, il campionato d'Europa e i pellegrinaggi polacchi
Ogni partita degli azzurri a Euro 2012 è stata salutata dal mister Prandelli come un segno del Cielo. A ogni vittoria, un pellegrinaggio notturno, a piedi, in un luogo di grande spiritualità della nazione ospitante il torneo calcistico. La fede del nostro allenatore non è, come ha scritto o detto qualcuno, scaramanzia, ma autentica devozione. La religiosità di Cesare viene da lontano, dalle tradizioni cattoliche famigliari e dalle vicissitudini di una vita provata dal dolore.
Un episodio mi lega direttamente a quest'uomo, sulle colline fiorentine tra i filari del Chianti e le chiese di campagna. Sono felice di poterlo testimoniare tra poche pagine, perché avevo già vissuto, di persona, la sensibilità e il cuore di Cesare quando era ancora allenatore della Fiorentina.
Il campione di nuoto e il rosario di Medjugorje
Ecco un'altra storia che farà discutere e che lascerà tutti a bocca aperta. Un grande atleta della nazionale italiana di nuoto, tante medaglie e tanti record nelle piscine di tutto il mondo, si trova faccia a faccia di colpo con un avversario all'apparenza invincibile: una leucemia fulminante che non lascia scampo.
Una famiglia viene colpita dal dolore e dall'angoscia: da unap arte un ritorno alla fede e alla preghiera, dall'altra un immediato intervento chirurgico. Poi il colpo di scena: al campione accadrà un fatto soprannaturale che gli sconvolgerà la vita, portando nella sua famiglia una forza nuova e una grande fiducia in Dio.
I campioni della pallanuoto e il training della fede
Due fenomenali atleti della nazionale italiana di pallanuoto campione del mondo, medaglia d'argento a Londra 2012, stanno trascinando tutta la loro squadra, non solo ai vertici dello sport, ma anche a scoprire la parola di Dio e a conoscere i grandi luoghi di culto e di spiritualità.
Nonna Renata e il calcio di Serie A
Una nonna di 93 anni racconta una vicenda incredibile che comincia con una grande sofferenza proprio nel giorno più bello per una donna, quando scopre che sarà mamma. Quello stesso giorno il padre rifiuta di riconoscere il bambino e scompare. Lei si chiude nel dolore, chiede aiuto alla Madonna e la Vergine esaudisce la sua preghiera.
Questa straordinaria signora è stata campionessa di atletica e suo nipote è oggi il presidente di una importante squadra di Serie A.
Due grandi calciatori, due storie di conversione: Gigi Buffon e Abel Balbo
Gigi Buffon, capitano dell'Italia e della Juve, e Abel Balbo, campione argentino e stella del campionato italiano degli anni '90: due storie diverse, due vite totalmente differenti, ma un comune denominatore, un viaggio a Medjugorje fra i rovi, i sassi e la terra rossa della collina del Podbrdo e della Montagna della Croce. Per Abel, da sempre in un cammino di fede, una conferma delle sue scelte di vita. Per Gigi, atleta generoso e dal cuore grande, un sincero momento di riflessione per un portiere tra i più forti di tutta la storia del calcio mondiale.
L'anca e il San Camillo, i Figli della Gospa e il santuario dimenticato
Il 25 gennaio 2011, ricorrenza della conversione di san Paolo e del messaggio al mondo della madonna di Medjugorje, arriva, per me, il momento tanto rimandato, del ricovero per un delicato intervento chirurgico all'anca sinistra.
Due mesi e mezzo di letto d'ospedale, tanta paura e molti dolori, ma, nella sofferenza, il tempo del silenzio, della preghiera e della riflessione è sostegno per affrontare la prova.
Finalmente, dopo due anni di tanto rumore, testimonianze, libri e tv, la vita mi impone uno stop importante.
Nasce, così, in questo momento, il gruppo di preghiera I Figli della Gospa, i Figli di Maria e, qualche mese dopo, un desiderio fortissimo: riaprire, dopo mezzo secolo, l'unico santuario ufficialmente riconosciuto con decreto papale nella mia Versilia, nella diocesi di Pisa. Stiamo parlando del santuario del Piastraio, che custodisce il quadro miracoloso della Madonna del bell'amore, patrona della Versilia, un dipinto del Settecento che raffigura la Madonna col bambino e l'ostensorio con l'ostia consacrata.
In questi tre anni e qualche mese di conversione ho profondamente sentito il desiderio di passare da una preghiera individuale e famigliare a un'altra ben più intensa e partecipata: quella comunitaria. Una preghiera fondata su un gruppo di ispirazione mariana francescana, che ha trovato il suo "alveo" nelle due parrocchie fortemarmine di San Francesco e Sant'Ermete e nelle montagne delle Apuane dove c'è la casa della Madonna e una via crucis riaperta, per la prima volta, dopo tanti secoli.
I giorni di Vienna
Un viaggio con le telecamere di Retequattro in Austria è stato l'occasione per documentare una straordinaria, unica, giornata di preghiera nella cattedrale più importante dell'Europa dell'Est: la cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Qui il primate d'Austria, arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schònborn, ha aperto le porte al gruppo di preghiera mariano di ispirazione medjugoriana della capitale austriaca, che ha invitato il veggente Ivan Dragicevic per la recita del rosario. Il cardinale ha poi celebrato personalmente la santa messa e l'adorazione con l'orchestra dei Figli del Divino Amore di Medjugorje, alla presenza di una folla imponente di più di cinquemila persone. Durante la preghiera del rosario il veggente Ivan è caduto in estasi e la Madonna gli ha consegnato un messaggio. Questa era la prima volta che il cardinale Schònborn presenziava ufficialmente alla celebrazione, guidando il gruppo di preghiera durante la messa e l'adorazione alla presenza di uno dei sei veggenti di Medjugorje, che ha ancora oggi apparizioni quotidiane. Durante le giornate viennesi abbiamo incontrato fra Michele Pezzini, un imprenditore del Lago d'Iseo convertito a Medjugorje e diventato poi frate francescano.
Padre Matteo, un nuovo santo a Palermo
Dio mi ha messo sulla strada per arrivare a conoscere questo piccolo grande francescano dagli occhi scuri e penetranti, due grandi orecchie, il viso affilato, e il naso aquilino. Quando mi guardava, l'emozione mi faceva venire i brividi. Era capace di prorompere in una preghiera potente. Aveva un'espressione dolce da eterno bambino, e, nello stesso tempo, la fermezza di una fede illimitata, caratterizzata da umiltà e obbedienza.
Padre Matteo La Grua fu uomo, sacerdote ed esorcista di infinita spiritualità. Crebbe nel seno del Rinnovamento dello Spirito Santo e nel cuore di uno dei quartieri popolari più difficili di Palermo. Tante volte l'ho abbracciato, tante volte sono stato vicino a lui: la sua santità incrociò un'infinità di storie, racconti e aneddoti incredibili, inspiegabili se non attraverso la chiave di lettura della fede. Miracoli, conversioni e prodigi e testimonianze di gente comune e personaggi famosi: questo era fra Matteo, uno dei miei più amati padri spirituali.
Padre Amorth
Per più di tre anni ho desiderato conoscerlo, dopo averlo ascoltato in radio, tv e averne letto i libri. Poi, l'incontro, a Roma, proprio nella famosa stanzetta dei suoi più difficili esorcismi.
Ho iniziato l'intervista con la gioia nel cuore, perché per me padre Amorth è un mito, un sacerdote senza peli sulla lingua, che dice «pane al pane e vino al vino».
La vita e l'esperienza si sono intrecciate con quelle di padre Matteo e di tanti personaggi importanti della società, della politica, del costume e dello spettacolo. Arrivare da padre Amorth non è facile, ma lasciarlo è ancora più difficile. Le pagine che leggerete più avanti sono davvero imperdibili.
Madre Speranza, la mistica di Collevalenza
Forse mai, nella storia della Chiesa del Novecento, si sono trovati riuniti nella stessa persona tanti carismi tutti insieme. Questa piccola suora spagnola è stata il crocevia della vita e dei destini di papi, capi di stato e povera gente in cerca di una speranza.
Lei, pregando, moltiplicava il cibo e la Divina Provvidenza le materializzava il denaro contante per mandare avanti una comunità di suore, sacerdoti e tanti seminaristi. La madre pregava e, dopo mesi di tribolazioni, ecco sgorgare dalla terra un getto d'acqua potente a rivelare nel sottosuolo un misterioso fiume sotterraneo. Quest'acqua che guarisce mille malattie, spesso incurabili per la moderna medicina, è uno dei frutti più belli dell'amore misericordioso di Gesù. La madre pregava e un altro fiume, quello dell'umanità sofferente, scorreva ogni giorno davanti ai suoi occhi che già sapevano ogni cosa.
Cari amici lettori, sono contento di questo libro, perché dentro c'è tutta la mia vita, quella di un tempo, attraverso le conoscenze del mondo dello sport, dello spettacolo e del giornalismo, e quella di oggi, la vita di un uomo nuovo che ha cambiato il suo cuore dopo Medjugorje e che vuole realizzare la sintesi fra il suo passato e la nuova esperienza che gli ha donato il Cielo.
Tutto questo grazie alla conversione che si rinnova ogni giorno, scoprendo qualcosa di diverso, un gradino in più per avvicinarsi alla grandezza di Dio. Leggere di Prandelli e di Buffon, di Percassi e della pallanuoto, del Parma calcio e del miracolo del nuotatore, nello stesso libro, insieme
a madre Speranza e padre La Grua, diventerà, mi auguro, una novità bellissima, perché accosteremo la scoperta e la gioia della fede di personaggi famosi, alla santità degli uomini di Dio, spesso purtroppo sconosciuti al grande pubblico. E allora vorrei che il mio quarto libro servisse proprio a questo: far conoscere "i tesori della Chiesa" attraverso le testimonianze dei grandi dello sport, dello spettacolo e della cultura.
Buona lettura a tutti!
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
SPORT E FEDE
Giocare e pregare per vivere meglio
La Madonna e lo scudetto d'Inghilterra: Mancini e Mihajlovic a Medjugorje
La vicenda che sto per raccontarvi ha dell'incredibile e, se non ne fossi stato testimone per tre anni, probabilmente, non l'avrei scritta perché non ci avrei creduto.
Nella mia vita ho praticato lo sport a livello dilettantesco e amatoriale sia nel calcio che nel tennis, ho amato la bicicletta da corsa e le maratone. Ho narrato e scritto le gesta dei campioni in tv e sui quotidiani, ma, questa volta, mi sono imbattuto in una storia unica, particolare e bellissima da raccontare.
Tutto comincia nel 2009 quando conosco amico speciale: Sinisa Mihajlovic (cfr. Viaggio a Medjugorje, da pag. 220 a pag. 240) [foto 1, 2, 3], l'ex campione di calcio della Stella Rossa di Belgrado con cui ha vinto praticamente tutto quello che si poteva vincere: scudetti, la Coppa dei Campioni (il 29 maggio 1991 a Bari, contro l'Olymiue Marsiglia) e anche la Coppa Intercontinentale (Tokyo contro il Colo Colo di Santiago del Cile, la più forte suadra di quell'anno in Sud America). Mihajlovic viene a giocare in Italia, acquistato dalla Roma per sedici milioni di euro, e poi passa alla Sampdoria, alla Lazio e ali Inter dove vince tantissimo e conosce Roberto Mancini, suo compagno di squadra, che nella Sampdoria faceva coppia fissa in attacco con Gianluca Vialli.
La moglie di Sinisa Mihajlovic, Arianna, durante una mia testimonianza in televisione nel 2009, appena tornato da Medjugorje, mi volle contattare perché aveva sentito che volevo aiutare i bambini della Bosnia e, in particolare, l'orfanotrofio di suor Kornelya a Vionica.
Si trattava di completare il progetto Nonni e Nipoti, orfani e anziani famigliarí delle vittime della guerra nei Balcani, che aveva coinvolto in prima persona anche la famiglia di Mihajlovic: i genitori infatti abitavano a Vukovar, in Croazia e, lì vicino, a Borovo Naselje, il calciatore aveva mosso i primi passi nella squadra locale.
Qui, il 26 giugno del 1991, a 10 anni esatti dalle prime apparizioni mariane a Medjugorje, scoppiarono le prime granate di una guerra tremenda che provocò oltre trecentomila morti e novecentomila fra mutilati e feriti.
Fu una guerra casa per casa, senza guardare in faccia a nessuno, né bambini né anziani. Stupri e violenze inaudite erano all'ordine del giorno. Spesso si sparava per strada sui civili ferendoli alle gambe, in modo tale che i loro lamenti attirassero i soccorritori e si potessero così uccidere altre persone.
Le donne sono state vittime di tante violenze e gli stupri etnici hanno dato vita a figli non voluti, poi abbandonati sui sagrati delle chiese o delle moschee per la vergogna di quello che era successo. Mihajlovic, un giorno, ricordando un suo viaggio nel quartiere dove una volta c'era la sua casa a Vukovar, mi disse: «Quando sono rientrato nella città dove sono nato, che era stata riconquistata dai serbi, sono andato a vedere la mia vecchia casa, ma non sono stato in grado di distinguerla, perché era tutto un cumulo di macerie. Sono rimasto muto perché mi pareva ancora di ascoltare il lamento dei feriti, dei miei amici e di tutti quelli che non ce l'hanno fatta.