Che si tratti di descrivere i problemi della famiglia o di prospettarne le soluzioni, papa Francesco riesce a unire ispirazione evangelica e sano realismo. Che emerge non solo nelle grandi decisioni, come l’aver scelto di dedicare due assemblee mondiali dei vescovi alle gioie e ai dolori della famiglia, ma soprattutto nella predicazione al “popolo di Dio”: «Sappiamo tutti – dice ai fidanzati – che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta!». In famiglia, spiega in diverse occasioni, possono anche «volare i piatti», l’importante è che la giornata sia conclusa con un gesto di pace: basta una carezza. E famose sono poi diventate le tre «parole magiche», la sua ricetta per un rapporto duraturo: saper sempre dire «permesso, grazie, scusa». Parole semplici, che vanno al cuore.
PREFAZIONE
Parole concrete per famiglie in carne e ossa
È il 26 maggio 2014. Sull'aereo che riporta a Roma Francesco e i suoi collaboratori dopo il viaggio in Terra Santa, i giornalisti dialogano con il Papa. «Perché un sinodo dei vescovi, anzi due, uno straordinario nel 2014 e uno ordinario nel 2015?», chiedono alcuni. La risposta di Francesco è, come sempre, diretta e concreta: «La scelta è nata da un'esperienza spirituale per me molto forte. Nel secondo mese di pontificato è venuto da me il segretario del sinodo, con i tre temi che il consiglio post-sinodale proponeva per il prossimo sinodo. Il primo era molto forte, buono: l'apporto di Gesù Cristo all'uomo di oggi. Ho detto: "Mettiamo qualcosa di più: l'apporto di Gesù Cristo all'uomo di oggi e alla famiglia". Sta bene. Poi, nella prima riunione del Consiglio post-sinodale, io sono andato e ho visto che si diceva il titolo tutto intero, tutto completo ma lentamente si diceva: "Sì, sì, l'apporto alla famiglia", "cosa porta Gesù Cristo alla famiglia"... e senza accorgersene, la commissione post-sinodale ha finito parlando della famiglia. Io sono sicuro che sia stato lo Spirito del Signore a guidarci fino alla scelta di questo titolo: sono sicuro,perché oggi davvero la famiglia ha bisogno di tanti aiuti».
Che si tratti di descrivere i problemi della famiglia o di prospettare le soluzioni, da parte di papa Francesco c'è sempre un sano realismo. Che emerge non solo nelle grandi decisioni, come il fatto di dedicare due riunioni mondiali dei vescovi alla famiglia, alle sue ricchezze ma anche alle sue difficoltà, ma anche nella predicazione al «popolo di Dio»: «Sappiamo tutti - dice ai fidanzati riuniti in piazza San Pietro il 14 febbraio 2014 - che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta!». Esistiamo noi, peccatori, bisognosi di dare e di ricevere il perdono.
Francesco racconta che quando vanno da lui gli sposi anziani, per il cinquantesimo di matrimonio, gli piace fare una domanda: «Chi ha sopportato chi?». E quando gli sposi rispondono: «Tutti e due», lì c'è il vero segreto della famiglia. «E questo è bello! Questa è una bella testimonianza! ».
In famiglia, spiega in diverse occasioni, possono anche «volare i piatti»: l'importante è che la giornata sia conclusa con un gesto di pace. Non occorre «chiamare le Nazioni Unite»: basta una carezza. Famose sono poi diventate le tre «parole magiche», la ricetta di Francesco per un rapporto duraturo: saper sempre dire «permesso, grazie, scusa».
Una ricetta semplice, ma spesso il segreto della felicità sta nelle piccole cose.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Famiglia, specchio di Dio
Nel cuore del disegno di Dio
Nell'udienza generale del 2 aprile 2014, concludendo il ciclo di catechesi sui sacramenti, papa Francesco parla del matrimonio e lo fa, come sempre, con un linguaggio coinvolgente.
Questo sacramento «ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi: un disegno di comunione».
Nel libro della Genesi, a compimento del racconto della creazione, si dice che «Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò [...J. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne» (Gn 1,27; 2,24). Non ci sono dubbi: l'immagine di Dio è la coppia matrimoniale, è l'unione fra l'uomo e la donna.
Che cosa ci dice questa immagine così viva? Prima di tutto che «siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore». E poi che è proprio nell'unione coniugale tra l'uomo e la donna che questa vocazione è realizzata, «nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva».
Quando un uomo e una donna di uniscono in matrimonio, Dio «si rispecchia in essi». Dice proprio così Francesco.
San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette, inoltre, «il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale». La Chiesa è la sposa di Cristo.
Fedele, perseverante, fecondo. Sono queste le tre caratteristiche dell'amore che Gesù nutre verso la Chiesa, la sua Sposa. E sono anche le caratteristiche di un autentico matrimonio cristiano. Il Papa lo dice durante una messa del mattino a Santa Marta, davanti a una quindicina di coppie che festeggiano venticinque, cinquanta e sessant'anni di matrimonio.
Perseverante: Francesco insiste su questo aggettivo. «La vita matrimoniale deve essere perseverante, deve essere perseverante. Perché al contrario l'amore non può andare avanti. La perseveranza nell'amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi qui, i problemi là. Ma l'amore persevera, va avanti, sempre cercando di risolvere le cose, per salvare la famiglia. Perseveranti: si alzano ogni mattina, l'uomo e la donna, e portano avanti la famiglia».
Chi combatte la perseveranza è senz'altro il demonio. Francesco lo dice chiaramente, nell'incontro allo stadio Olimpico di Roma con il movimento del Rinnovamento nello Spirito, il 1° giugno 2014. La famiglia è la Chiesa domestica, e per questo «il demonio non la vuole e cerca di distruggerla, cerca che l'amore non ci sia».
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Ivana Adorni il 23 marzo 2015 alle 18:26 ha scritto:
Lo sto confezionando come regalo di Pasqua insieme a dei cioccolatini. Oltre al piacere dei dolcetti penso che una riflessione non faccia male specie nel tempo in cui viviamo. Potrebbe anche servire per una discussione del Gruppo famiglie parrocchiale.