La Evangelii gaudium, prima Esortazione apostolica di Papa Francesco, è il frutto maturo di una riflessione che Jorge Mario Bergoglio porta avanti da molto tempo, ed esprime in maniera organica la sua visione dell’evangelizzazione e della missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Persino dallo stile si avverte che essa è anche frutto di un’esperienza vissuta e di un contatto vivo con la gente della quale Bergoglio è stato pastore a Buenos Aires. Il presente volume contiene, oltre al testo completo dell’Esortazione, un articolato e ricco commento a firma dei gesuiti de La Civiltà Cattolica e di alcuni loro collaboratori gesuiti argentini, che conoscono l’attuale Pontefice da molti anni.
PREFAZIONE
di Antonio Spadaro
L'Esortazione apostolica Evangelii gaudium è il frutto maturo di una riflessione che Papa Francesco porta avanti da molto tempo.
Quando lo intervistavo, a fine agosto 2013, il Pontefice stava limando il testo dell'Evangelii gaudium che ormai era fondamentalmente chiusa. In quei giorni mi disse alcune parole che possono essere molto utili per comprenderne il significato: «C'è sempre in agguato il pericolo di vivere in un laboratorio. La nostra non è una fede-laboratorio, ma una fede-cammino, una fede storica, una fede del tempo superiore allo spazio. Dio si è rivelato come storia, non come un compendio di verità astratte. Io temo i laboratori perché nel laboratorio si prendono i problemi e li si portano a casa propria per addomesticarli, per verniciarli, fuori dal loro contesto. Non bisogna portarsi la frontiera a casa, ma vivere in frontiera ed essere audaci».
Mi fece alcuni esempi concreti e concluse: «Addomesticare le frontiere significa limitarsi a parlare da una posizione distante, chiudersi nei laboratori. Sono cose utili, ma la riflessione per noi deve sempre partire dall'esperienza». Ecco, l'Evangelii gaudium non è il frutto di un «laboratorio» che addomestica i problemi e i temi, ma il frutto di una riflessione sul campo che è partita dall'esperienza. Persino nello stile ha il gusto della vita.L'Esortazione usa un linguaggio semplice, immediato. Può essere letta senza apparati critici o lunghe spiegazioni: non ha bisogno di ermeneuti per essere compresa. Noi, gesuiti della rivista La Civiltà Cattolica, ci siamo dunque sentiti chiamati non a «spiegarne» il testo, ma ad accompagnare i nostri lettori nella esperienza di contatto diretto con il testo. Alcuni dei contributi qui presentati sono apparsi sulla rivista, altri no. Ma tutti sono nati con l'idea di affiancare con riflessioni e meditazioni un testo già di per sé molto eloquente. Per questo compito abbiamo chiesto aiuto anche ad alcuni gesuiti argentini nostri collaboratatori, i padri Diego Fares, Juan Carlos Scannone e Jorge Seibold - tutti docenti della Facoltà di Filosofia della Universidad del Salvador a San Miguel, Buenos Aires - che ben conoscono da anni l'attuale Pontefice.
Il lettore, dunque, avrà in mano un ricco commento di sette gesuiti che trattano delle radici e del significato dell'Esortazione, del suo valore sociale e di quello spirituale, della mistica popolare che esprime, dell'importanza del dialogo, della gioia. Il commento, più che «spiegare» il testo, cerca di coglierne le sfide, di mostrarne le radici ma anche le prospettive; di considerarne approcci differenti, soprattutto quello spirituale e quello sociale; di mettere in guardia da fraintendimenti. Insomma, il suo scopo è approfondire e facilitare l'incontro personale con il testo o, viceversa, una sua rilettura di approfondimento. Uno dei commentatori che ha lavorato a questo volume ha usato una bella immagine per dire lo scopo di questo libro, ispirata a un fatto realmente accaduto: è come avere la piantina di piazza San Pietro e scegliere un punto che ci piaccia, come se fosse uno dei luoghi nei quali passerà il Papa che ci farà salire sulla sua «papamobile».
Percepire il brivido della vera libertà dello Spirito rischia di condurre i timorosi a rintanarsi nella tomba, ad avere nostalgia delle bende della morte, che ci irretiscono ma ci danno un senso di comfort, ci danno sicurezza: «Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come "il più prezioso degli elisir del demonio"» (Evangelii gaudium, 83).
A tutto questo fa da contrasto netto l'evangelii gaudium: la gioia della libertà del Vangelo, la libertà dello Spirito. Il Papa, dando questo titolo alla sua prima Esortazione apostolica, ha voluto dunque far comprendere che il Vangelo non può mai essere presentato come se fosse un macigno, un peso. Così pure, che le nostre scelte non devono essere mosse dal desiderio di sicurezza, che ci impedisce, alla fine, il compito fondamentale: conferire al movimento del tempo il suo vero rapporto con il disegno di Dio, leggere il Vangelo alla luce delle sfide dell'oggi.
È dunque questa lettura di stile «profetico» la più appropriata: proprio quella che noi, gesuiti de La Civiltà Cattolica, con questo volume speriamo di sollecitare.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento.
I. Gioia che si rinnova e si comunica
2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l'entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
3. Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c'è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore»'. Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un'altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l'esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l'altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!
4. I libri dell'Antico Testamento avevano proposto la gioia della salvezza, che sarebbe diventata sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (9,2). E incoraggia gli abitanti di Sion ad accoglierlo con canti: «Canta ed esulta!»(12,6). Chi già lo ha visto all'orizzonte, il profeta lo invita a farsi messaggero per gli altri: «Sali su un alto monte, tu che annunci liete! a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme» (40,9). La creazione intera partecipa di questa gioia della salvezza: «Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri» (49,13).
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Prof. Carmen Irene Desantis il 19 dicembre 2015 alle 18:42 ha scritto:
Il libro è arrivato oggi 19-12-2015,ottimo come anche il servizio,molto veloce ed efficiente;la sua ricerca sul portale è stata semplice in quanto la modalità di acquisto risulta di facile attuazione e i suggerimenti sono di immediata comprensione.
Valeria Tinagli il 8 dicembre 2018 alle 21:27 ha scritto:
Questo è stato il primo testo che ho letto scritto da un papa. La scrittura di papa Francesco scorre piacevole e stimola la riflessione. Uno sguardo sul mondo e sulla storia che apre la visione a nuove possibilità.
Francesco Felice sac. Mattera il 4 settembre 2019 alle 16:33 ha scritto:
è un testo veramente utile, non solo perché aiuta a leggere comodamente il testo per i caratteri abbastanza grandi e per il formato medio del libro, ma soprattutto per il commento con varie caratteriste del direttore e degli altri collaboratori della civiltà cattolica, che aiutano a meditare il testo.