«Mio padre era un arameo errante...» Temi di teologia biblica sulla mobilità umana
(Quaderni SIMI)EAN 9788840170978
L’autore, officiale del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti e docente invitato presso lo Scalabrini International Migration Institute (SIMI) di Roma, propone una interessante monografia sul variegato tema biblico-teologico della mobilità umana. La presente pubblicazione si contestualizza nella più ampia riflessione circa il fenomeno dell’evangelizzazione dei migranti, che è oggetto specifico della missione scalabriniana e segnatamente della specializzazione dell’Istituto SIMI. Frutto della ricerca e dell’insegnamento accademico (cf. la tesi dottorale: Apertura e disponibilità, L’accoglienza nell’epistolario paolino, Roma 1995), in questo lavoro il prof. Bentoglio propone un itinerario di teologia biblica della migrazione abbastanza singolare nell’ambito dell’odierno panorama di studi. L’approccio ermeneutico infatti non segue un tema o una categoria distinta, contrassegnata dall’analisi monografica specifica, bensì offre una visione teologica d’insieme del fenomeno migratorio, così come emerge dal sostrato della narrazione biblica letta in prospettiva unitaria. «In effetti – annota l’autore – quasi ad ogni pagina dell’Antico e del Nuovo Testamento si possono rintracciare temi in qualche misura connessi alla mobilità umana, la quale si presenta come fenomeno ampio ed articolato, che comprende realtà come la patria, la terra, l’estraneità, l’ospitalità, l’esilio, la diversità, la comunione. Del resto, proprio per la sua vastità, questo argomento ha il vantaggio di offrire un complessivo quadro di riferimento sociale, culturale e persino teologico, e può forse fornire addirittura un interessante orizzonte per la comprensione globale della rivelazione biblica» (p. 7). La finalità insita nell’approccio è quella di cogliere «una sintesi del pensiero biblico su alcuni contenuti che fondano la pastorale della mobilità umana» (p. 7) e di conseguenza la proposta si caratterizza per il suo taglio pastorale-riflessivo, accessibile ad un pubblico ampio, soprattutto a quanti intendono studiare il fenomeno migratorio e lavorare come operatori socio-pastorali a servizio dei migranti. Dopo aver delimitato il campo di indagine e aver segnalato la sua rilevanza tematica nell’intera storia della rivelazione biblica (AT e NT), l’autore mette in guardia il lettore circa alcune pre-comprensioni riduttive del fenomeno migratorio, le cui conseguenze viziano una corretta interpretazione antropologica dell’esistenza umana e della sua dimensione inter-relazionale. Pertanto elaborare una teologia biblica della mobilità umana significa costruire una riflessione sull’identità dell’uomo e sulla sua relazione con Dio e con il mondo. «Vi è una dimensione teologica della mobilità, che riguarda la relazione Dio-uomo. Anzi, questa è la prima e più decisiva relazione di alterità e somiglianza fra soggetti. Nella prospettiva cristiana, desunta dalla rivelazione biblica, qui si colloca il fondamento dell’autentico rapporto tra soggetti, dove la presenza soprannaturale garantisce il rispetto e la promozione della relazione interpersonale » (p. 22). La categoria comprensiva che assume in sé il tema teologico della mobilità è quella della «terra» che rappresenta la «cifra della vocazione di ogni creatura umana a vivere un giusto rapporto con il creatore e con il creato» (p. 7). È a partire dall’analisi biblico-teologica del concetto di “terra” che viene elaborato lo statuto del popolo di Israele e vengono descritte le tappe della sua parabola storico-narrativa: i patriarchi, l’epopea dell’esodo, la legislazione collegata al tema della terra, il messaggio profetico, gli sviluppi neotestamentari. Per approfondire il panorama teologico presentato, nel secondo capitolo si affrontano alcuni passi scelti della letteratura anticotestamentaria, unitamente ad un excursus sul tema dello «Shalôm in terra straniera». Per il Pentateuco si studia il decalogo in Dt 5,12-16; per i Profeti, si presenta il messaggio di Amos e l’oracolo di Ger 29; per gli Scritti, si espone l’esperienza di Giona, con alcuni accenni alla vicenda di Rut. In collegamento con i precedenti due capitoli, il terzo capitolo prende in esame il tema dell’ospitalità e dell’accoglienza, sviluppandolo sia sul versante semantico che su quello tematico-narrativo. L’alta considerazione del valore dell’ospitalità e di quello dell’accoglienza nell’Antico Testamento è confermata sia dalla normativa codificata nelle regole della Legge, che dalla prassi socio-religiosa della comunità ebraica. Tale valore è recepito nell’ambito della Chiesa primitiva e rielaborato nella prospettiva cristologica, emergente dagli scritti neotestamentari. Sono molto efficaci le sottolineature del concetto di accoglienza e di ospitalità nell’analisi dei modelli evangelici (segnatamente nell’opera lucana). Circa lo sviluppo del tema nell’epistolario paolino, a cui l’autore ha dedicato la sua ricerca dottorale, va sottolineata la sintesi teologica ed etica proposta da Paolo, che collega la tradizione ebraica con la novità della fede cristologica. Di notevole rilievo risultano le considerazioni relative alla “teologia dell’accoglienza”, poste in correlazione con i temi dell’incarnazione, della redenzione, dell’unità e della dimensione ecclesiale della fede cristiana. Infine nel quarto capitolo si propone lo studio di alcuni passi scelti del Nuovo Testamento, ripresi dal libro degli Atti e dalla lettera ai Romani. Il primo testo è l’episodio di At 8,26-40 letto all’interno della trama narrativa del libro lucano e della sua valenza teologica. Dal genere narrativo di At 8, l’autore passa a trattare dell’ospitalità e dell’accoglienza nella lettera ai Romani, concentrando la sua analisi nella sezione di Rm 12-15, in cui la consistenza del tema appare più esplicita e correlata da una terminologia specifica (cf. proslambanomai, philoxenia-xenos, prosdechomani, xeniz?). La lettura dei testi è approfondita e soprattutto ben collegata al contesto ecclesiale della grande lettera paolina, con accenni alla questione dell’inospitalità nel contesto di 3Gv. La conclusione del volume verte sullo sviluppo del tema della mobilità e sulla rilevanza che questo ha trovato nei pronunciamenti magisteriali degli ultimi cinquant’anni. La pastorale dei migranti ha conosciuto una diffusione sempre più ampia a partire dal pontificato di Pio XII ed è stata oggetto dell’attenzione costante dei successivi pontefici e dell’insegnamento teologico-pastorale della Chiesa. Bentoglio sottolinea come la recente novità dell’impostazione teologica del tema è data dalla rielaborazione dell’istanza biblica recepita nell’Istruzione Erga migrantes caritas Christi (Roma 2004), del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Il complesso fenomeno migratorio e la sua valutazione nell’odierno contesto socio-culturale implicano una necessaria riflessione biblico-teologica, che sia in grado di illuminare il senso profondo di questo fenomeno umano e di dare risposta alla sfida che proviene dal movimento migratorio, mediante una incisiva ed intelligente azione pastorale. Conclude Bentoglio: «Parlare di “stranierità” della Chiesa significa riconoscere il suo rifiuto di lasciarsi imprigionare nella minaccia del gretto nazionalismo, delle logiche di parte e dell’identificazione sulla base etnico-sociale, per divenire, invece, strumento di libertà e annuncio di speranza, profezia del Regno che accoglierà l’umanità intera» (p. 234). Volendo tracciare un bilancio della presente pubblicazione, occorre anzitutto evidenziare come il volume risponda alle esigenze didattiche dichiarate nell’introduzione. Si tratta di una lettura della mobilità umana, proposta come paradigma ermeneutico della narrazione biblica, in prospettiva pedagogica e pastorale. Da questo punto di vista risulta apprezzabile la selezione dei testi e la formulazione del percorso bipartito in due motivi teologici distinti, la terra e l’accoglienza, posti in una interessante correlazione. L’approfondimento esegetico rispetta una solida e fondata analisi sincronica dei testi e si apprezza per la sua fruibilità e scioltezza. Arricchito da una selezionata bibliografia finale, il volume ha il merito di impiegare un linguaggio comunicativo, lineare e chiaro, in grado di far dialogare il lettore con la ricchezza del testo biblico e di invogliarlo all’approfondimento. La passione pastorale e la competenza biblica dell’autore si compenetrano e si fondono in quest’opera, che rappresenta un’ulteriore opportunità, aperta anche ad un pubblico più vasto, per conoscere, nella sua ampiezza e ricchezza, una realtà così rilevante ed attuale per il nostro tempo.
Tratto dalla rivista Lateranum n. 2/2009
(http://www.pul.it)
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