Forme e generi nel Nuovo Testamento

L’indagine sul Nuovo Testamento ha beneficiato da tempo della cosiddetta “storia delle forme”. Si è trattato di un percorso condotto da specialisti per una comprensione sempre migliore dei testi neotestamentari. Spiega l’autore: «La “forma” è l’insieme delle caratteristiche linguistiche di un testo» (p. 13). Per cui in ogni scritto si può riconoscere una forma assertiva o interrogativa, narrativa o argomentativa, invocativa o precettiva ecc. La categoria di “genere”, invece, serve per identificare testi dalle caratteristiche comuni o affini. Si pensi ai vangeli o alle lettere, ma anche alla parabola o al racconto dell’infanzia ecc. Berger dedica quindi la prima parte del volume, l’Introduzione metodologica, a spiegare il percorso che hanno compiuto gli studi biblici in quest’ambito da oltre un secolo. A questa fa da inclusione la pagina finale dedicata al futuro della storia delle forme. Nella seconda parte si affrontano i cosiddetti “generi misti”: in questo modo si lascia trasparire l’unicità di certi testi che non si lasciano ricondurre ad una singola categoria specifica. Le rimanenti tre parti del volume trattano di altrettanti generi letterari: il genere simbuleutico, in cui rientrano le esortazioni, le ammonizioni, le invettive ecc.; quello epidittico, in cui rientrano i paragoni tra personaggi, le preghiere, le eziologie ecc.; quello dicanico, in cui rientrano le apologie, gli annunci di sventura, i racconti testimoniali ecc. Gli indici finali, come quello dei generi e delle forme o dei passi biblici, sono dettagliati e puntuali: risultano per questo molto funzionali per ritrovare quanto serve all’interno del testo. Il volume può risultare complessivamente un po’ tecnico per i non addetti ai lavori. Tuttavia, è utile per comprendere come gli aspetti formali dei testi biblici siano essenziali per una più accurata interpretazione anche teologica.

Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.2 del 2017
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)