Il racconto drammatico della figlia di Iefte ha suscitato, fin dall’antichità, sconcerto e imbarazzo sia tra i lettori che tra gli esegeti. Come si può infatti credere in un Dio che accetta il sacrificio di una figlia, anzi, della propria unica figlia, da parte del padre? Nell’esegesi di questo racconto si possono individuare – semplificando molto il discorso – fondamentalmente due linee interpretative. La prima è quella di chi ritiene che il racconto parli effettivamente della morte della figlia di Iefte. La seconda, invece, è quella di chi ritiene che il suo sacrificio sia stato piuttosto di natura simbolica: la ragazza, che nel testo è anonima, non sarebbe stata realmente uccisa, ma votata al servizio di Dio e alla verginità. Personalmente condividiamo la prima interpretazione menzionata, mentre Giuseppina Bruscolotti sostiene decisamente la seconda. Il volumetto si articola in tre capitoli, dedicati rispettivamente a Iefte, giudice e padre, alla figlia di Iefte e alle figlie di Iefte. In questo terzo e ultimo capitolo l’A. suggerisce l’idea che la figlia di Iefte sia divenuta una specie di patrona di coloro, uomini e donne, che decidono di consacrare la loro vita al Signore, scegliendo quello che nel Nuovo Testamento sarà chiamato “il celibato per il Regno”. L’A. analizza il testo biblico in modo accurato, usando sia il metodo storico-critico che l’esame della casistica del lessico ed elaborando anche un’esegesi in dialogo con i commentatori ebrei e cristiani. In molti punti l’analisi proposta è originale, ma, a nostro avviso, non sempre convincente. Bisogna in ogni caso apprezzare il coraggio dimostrato dall’A. nello studiare un testo tanto controverso, affermando la necessità di non censurare il testo, bensì provando ad interpretarlo in maniera teologica e anche attualizzante.
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.3 del 2018
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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