Difendere il Concilio
-Quando parla del Concilio, il suo Concilio, monsignor Bettazzi è un fiume in piena
(Attualità e storia)EAN 9788821563843
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A oltre quarant’anni dalla conclusione del Vaticano II sono ancora molte le sfide che quest’ultimo ha lasciato a tutta la cristianità e non solo. L’intenzione dell’autore è quella di far parlare, per farcene comprendere la freschezza e la bellezza, un testimone del Concilio, monsignor Bettazzi. L’opera è divisa in quattordici capitoli nei quali Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, ci presenta i frutti del Concilio dal giorno in cui fu indetto da Giovanni XXIII fino alle ultime ermeneutiche di Benedetto XVI. A tratti interessanti, ma poco scientifici per la mancanza di citazioni dirette delle fonti, cosa ammessa dall’autore, il testo fa una buona presentazione degli avvenimenti che hanno preparato il Vaticano II e gli anni del suo svolgimento (capp. I e II).
Il terzo capitolo si sofferma sulla teologia conciliare di Benedetto XVI e, in particolare, sul discorso per gli auguri alla Curia romana del dicembre 2005 dove il papa ricorda che, già dalla conclusione del Vaticano II, due grandi ermeneutiche hanno fatto da filo conduttore per l’interpretazione e l’attuazione del Concilio: quella della discontinuità e della fedeltà e del rinnovamento, con le quali il teologo Ratzinger ha dovuto confrontarsi nei suoi anni di insegnamento. Si passa poi a ridisegnare la storia “controversa” del Concilio mettendo a confronto la “scuola di Bologna” – che fa capo al professor Alberigo, la quale vede nel Concilio un grande momento di ripensamento del ruolo della chiesa – e quella che vede, nell’interpretare il Concilio, non una storia di parte ma di verità, come vorrebbe dimostrare il volume di monsignor Marchetto contro la scuola Bolognese (cap. IV). Ma quale fu la “rivoluzione copernicana”? Questa è un’espressione cara a Bettazzi, il quale vede nel Vaticano II alcuni cambiamenti, come il nuovo assetto gerarchico della chiesa e la promozione di un laicato più partecipe e più responsabile; una chiesa, quindi, al servizio dell’umanità e che valorizza i laici (cap. V). I successivi capitoli (VI-XI) fanno una breve presentazione dei documenti conciliari, sia delle costituzioni sia di alcuni decreti e anche delle dichiarazioni. Interessante il confronto tra la Gaudium et spes e la Lumen gentium, due aspetti del rinnovamento della chiesa: uno ad extra (GS) e uno ad intra (LG). Giusta l’attenzione data alla Dei Verbum, mettendo in risalto il recupero della Sacra Scrittura.
Ancor più lodevoli le pagine dedicate alla sacra liturgia, definita dall’autore, una riscoperta, un’apertura, un passo avanti della chiesa che, con la Sacrosantum Concilium, introduce non solo la lingua parlata all’interno della celebrazione, ma aspetto ancor più importante, afferma e richiede la partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio. Senza ombra di dubbio, uno dei frutti visibili dell’apertura della chiesa conciliare è la nascita della Sala Stampa Vaticana, alla quale dedica la sua attenzione il XII capitolo che ci fornisce una pagina di storia forse inedita del Concilio. Quest’organo modificherà, a giudizio dell’autore, il percorso conciliare e quello della Sala Stampa stesso. Interessante è la domanda che Aldo Maria Valli si pone: “Che cosa resta del Concilio?”. La risposta ci viene da monsignor Bettazzi, che vede il Vaticano II proiettato tra il già e il non ancora: il già sono tutte le realtà positive di continuità e di rinnovamento attuate dal Concilio; il non ancora è tutto ciò che resta da fare, e l’elenco, secondo Bettazzi, è lungo perché c’è sempre da cambiare ma, allo stesso tempo, non è mai facile attuare il cambiamento. Bella e significativa è l’immagine con la quale l’autore conclude il testo paragonando il Concilio al dialogo di Gesù con la samaritana al pozzo: egli intravede nel pozzo di Giacobbe la tradizione della chiesa che dà da bere all’umanità assetata dell’amore di Dio.
Questo ci insegna l’obbedienza, “obbedienza in piedi”, perché, nonostante tante volte la chiesa ci pone dei freni, chi obbedisce a essa compie la volontà di Dio, operando, allo stesso tempo, il rinnovamento necessario, proprio come è avvenuto dopo il Concilio. La conclusione è indirizzata a difesa del Vaticano II, che è poi il leit motiv di tutto il testo, in quanto il Concilio va difeso perché ci insegna la fedeltà alla tradizione e, nello stesso tempo, ci apre al rinnovamento e ad amare la chiesa, madre e maestra. In appendice troviamo l’elenco dei documenti del Concilio, un elenco cronologico di tutti i concili della chiesa finora celebrati, da Nicea (325) al Vaticano II (1962-1965), e un’intervista al cardinale Carlo Maria Martini sugli anni del Vaticano II.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
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