La giornata del Papa comincia prima delle cinque del mattino e le Letture della Messa del giorno la nutrono: è questo tempo di preghiera che il Santo Padre desidera condividere quotidianamente con i fedeli. Non attraverso una solenne celebrazione in San Pietro, ma con una Messa di fronte a poche persone nella cappella della Residenza di Santa Marta. Le omelie di Papa Francesco, diventate uno degli aspetti più caratteristici del suo pontificato, nascono qui, spontaneamente, e sono il cuore pulsante della sua pastorale, messaggi densissimi che fanno appello al cuore del Vangelo. Non bisogna però leggerle solo come un panorama di dolcezza: contengono parole forti, spesso accuse e anche precise "messe in guardia". Soprattutto, ci guidano nelle lotte di ogni giorno: contro il "principe di questo mondo", nello scontro dell'anima con Dio e nel difficile rapporto con il potere. Il loro valore simbolico è tanto maggiore quanto più ci dicono il senso dell'annuncio evangelico in una forma peculiare, inedita: attraverso immagini pregnanti e un linguaggio semplice, immediato, che vanta una chiarezza e una freschezza maturate in una vita a costante contatto con la gente. Papa Francesco parla di tenerezza, di fede e di ideologia, di spirito e di organizzazione, e di molto altro. Per un anno ha aperto la mappa della sua vita spirituale e del suo impegno sacerdotale in uno sforzo che trascende la semplice "comunicazione di una verità": queste pagine sono molto di più. Prefazione di Federico Lombardi.
PREFAZIONE
di Federico Lombardi (direttore generale di «Radio Vaticana»)
Fin dalle prime settimane dopo l'elezione ho pensato che la Messa mattutina a Santa Marta con un gruppo di fedeli e con l'omelia fosse uno degli aspetti più caratteristici del pontificato di Papa Francesco. E continuo a pensarlo.
Il suo animo sacerdotale e pastorale si manifesta nel rapporto quotidiano con i fedeli in una celebrazione eucaristica comunitaria, intensa, raccolta e sobria, in certo senso austera per non dire spoglia. L'ascolto personale della parola di Dio non indulge neppure per un minuto all'erudizione o all'estetismo, perché è immediatamente intessuto con l'esperienza della vita concreta e mira a ordinarla secondo la volontà di Dio, nello spirito del Vangelo.
Personalmente, tutte le volte che sono stato interrogato sui tratti del pontificato in cui riconoscevo la spiritualità «gesuitica» del Papa sono tornato immediatamente a pensare anzitutto alla Messa a Santa Marta e alle sue omelie. Era il modo di celebrare e di leggere la Scrittura in cui mi ritrovavo meglio e più spontaneamente.
Come Papa Francesco spiega ampiamente nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium, il modo di fare le omelie dice tantissimo sulla qualità interiore e apostolica di un sacerdote, e questo continua a valere anche quando questo sacerdote diventa Papa. Io ho sempre detto di essere un grandissimo ammiratore delle
omelie di Papa Benedetto XVI, soprattutto quelle pronunciate nelle grandi celebrazioni pubbliche. Le ritengo fra i testi per me più cari del suo pontificato; le ho spesso qualificate come «sublimi», per la sintesi armonica e profonda di teologia, spiritualità, insegnamento di vita cristiana, per l'afflato e la bellezza, lo splendore della verità. Un vero aiuto per elevare lo sguardo e l'anima a Dio.
Le omelie quotidiane di Papa Francesco sono evidentemente di un altro genere, come spiega bene e ampiamente il Padre Antonio Spadaro nella sua Prefazione. Sono le omelie di un figlio di Sant'Ignazio abituato ad «aiutare le anime» a «cercare e trovare la volontà di Dio» ogni giorno, guardando e seguendo Gesù che porta la Croce per salvarci, sotto lo sguardo di amore del Padre.
Per noi di Radio Vaticana, le omelie da Santa Marta sono state fin dall'inizio un lavoro in più che il nuovo pontificato ci ha richiesto rispetto a prima. Non l'unico certamente! I lavori in più sono diversi, ma questo per l'omelia mattutina è quello che ci impegna per primo, dal mattino presto, perché alle sette bisogna che microfoni e registratore siano pronti nella cappella.
I gruppi di fedeli cambiano ogni mattina, ma i tecnici della Radio che accompagnano la celebrazione con i colleghi e amici del Centro Televisivo Vaticano e con il fotografo dell'«Osservatore Romano» sono sempre gli stessi.
Alla fine della Messa la registrazione viene fatta avere rapidamente alla segreteria del giornale radio in italiano, che è già al lavoro per le edizioni dei notiziari del mattino. Orecchie attente, intelligenze esperte e dita veloci mettono a disposizione una prima trascrizione intorno alle nove. Un redattore incaricato ne fa attenta lettura. Anche io leggo la trascrizione e scambio rapidamente le mie impressioni con il redattore: si individuano i punti principali, i passi più adatti a essere estratti in audio per gli ascoltatori, le eventuali espressioni meno chiare. Il redattore procede a redigere la sintesi. Si selezionano i tre o quattro inserti audio particolarmente adatti. Talvolta si fa anche una rapida verifica insieme al collega redattore dell'«Osservatore Romano» che svolge il compito analogo per il quotidiano che uscirà nel pomeriggio. La sintesi definitiva mi viene inviata per una lettura finale. Talvolta la posso fare, spesso non ho più tempo per farla. Ma generalmente non è necessaria perché il pensiero del Papa è chiaro e il redattore sa fare il suo lavoro.
Intorno alle undici la sintesi dell'omelia è pubblicata in italiano sul sito di Radio Vaticana insieme agli inserti audio. Le agenzie di stampa l'aspettavano e ne fanno subito alcuni primi lanci. Intanto le diverse redazioni di Radio Vaticana cominciano a tradurre la sintesi negli idiomi rispettivi: inglese, francese, ceco, slovacco, ungherese, cinese, hindi, tamil, swahili... alla fine sono una trentina. Un redattore incaricato per le videonews da pubblicare sul «Canale vaticano» di YouTube e da mettere a disposizione dei siti internet seleziona uno degli inserti audio pubblicati dalla Radio e lo segnala al Centro Televisivo Vaticano perché estragga dalla sua registrazione video le immagini corrispondenti e completi la preparazione della videonews.
Tutte le redazioni di Radio Vaticana dicono che l'omelia di Santa Marta è uno dei pezzi più amati, spesso il più ricercato nelle loro pagine. Vuol dire che l'omelia parla alla mente e al cuore al di là delle differenze culturali, per i diversi popoli nei diversi continenti.
Insomma, per noi è un lavoro in più, ma un lavoro assai benvenuto, una ricchezza in più nella nostra offerta per ascoltatori, navigatori e lettori, che qualifica il nostro servizio che molti amano definire appunto come «servizio alla voce del Papa».
È un lavoro comune a cui partecipano diverse persone. Se oggi si pubblica questo libro è perché ogni lunedì, martedì, giovedì e venerdì (i quattro giorni in cui Papa Francesco celebra con un gruppo di fedeli e con l'omelia) tecnici, segretarie e redattori hanno partecipato con impegno e con gioia a questo servizio Per diffondere la parola del Papa, o meglio, perché con l'aiuto del Papa possiamo incontrare Gesù.
Un grazie particolare a Sergio Centofanti, Alessandro De Carolis e Alessandro Gisotti che si alternano nel preparare con intelligenza e attenzione i testi che qui possiamo leggere.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Le omelie da Santa Marta
Santa Marta, ore 6,30
Un gruppo di persone si avvicina al portone della Residenza Santa Marta, il «Convitto», come lo chiama Papa Francesco. L'ingresso è previsto alle 6,45. La sveglia mattutina, il freddo rendono pungente il senso di attesa dei presenti, ma il clima è già raccolto. Tutti siamo 11 in attesa di partecipare alla Messa presieduta dal Pontefice. Non una solenne celebrazione in San Pietro, ma una Messa «domestica» nella piccola cappella interna. Le porte si aprono. Le guardie svizzere aiutano le persone a depositare i cappotti e a entrare nella cappella. I sacerdoti si dirigono in una sala con un lungo tavolo e molte sedie, che si usano normalmente per poggiare giacche o borse. Sono presenti due suore vincenziane che aiutano i concelebranti a trovare il camice della lunghezza giusta e a indossare la stola. A disposizione alcune bottiglie d'acqua e alcuni bicchieri di plastica: una delicatezza semplice, ma preziosa. Le persone venute a partecipare alla Messa hanno già preso posto. Anche i sacerdoti entrano e si siedono nella prima fila per concelebrare. Il clima è sereno, tutto è davvero molto normale.
Dove ci troviamo? Nella cappella della residenza Santa Marta dedicata allo Spirito Santo.