Quale parrocchia ha in mente papa Francesco e come desidera che si ristrutturi? In che modo si può rimettere in discussione la «quiete parrocchiale» per privilegiare le periferie sull'organizzazione? Un'autentica «conversione pastorale» richiede di uscire dalla ripetizione meccanica, di superare improvvisazione e routine, di rinunciare alle risposte stereotipate per permettere alla Chiesa di manifestarsi come una casa accogliente e un luogo permanente di comunione missionaria. In altri termini, si tratta di passare da una pastorale «conservativa», finalizzata solo a «salvare il salvabile», a una pastorale «profetica» e aperta al dialogo, al confronto, alla modernità, a chi professa altre fedi, ai «lontani» che non necessariamente vivono «lontano».
PREFAZIONE
di Domenico Sigalini
I vari interventi molto chiari e affascinanti di Papa Francesco si riferiscono a tutta la vita cristiana, e, in particolare, alla stessa vita delle nostre parrocchie. Ci siamo domandati che parrocchia ha in mente il papa, come desidera che si ristrutturi per questi tempi di nuova evangelizzazione. Quest'ultimo non è termine che dice troppe volte o che lo entusiasma. Parla sempre di missione,di uscire, di periferie che il cristiano deve abitare e deve ascoltare proprio per essere convertito all'annuncio del vangelo, della bellezza della vita cristiana, della misericordia grande di Dio.
Insistere sull'uscire ci può destabilizzare, ma è tanto insistente l'invito che non si può non affrontarlo, sviscerarlo, renderlo praticabile e cambiare necessariamente mentalità e strutture per un modello diverso di Chiesa, di opere parrocchiali, di associazioni, di ordine dei valori. I suoi modi di vivere sono tutti tesi a farci capire che si può e si deve come Chiesa cambiare l'immagine statica, talvolta inscatolata che ci siamo fatti e in cui, senza accorgersene, viviamo e consumiamo le migliori energie. Ci dice chiaramente che prima dell'organizzazione ci sono le periferie. Dio, nell'episodio di Giona, «ci insegna a non aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio, perché Dio va sempre oltre. Ma sapete una cosa? Dio non ha paura! Sapevate questo voi? Non ha paura! È sempre oltre i nostri schemi! Dio non ha paura delle periferie. Ma se voi andate alle periferie, lo troverete lì». Cerchiamo allora di farci una idea articolata di questa spinta nuova di papa Francesco, rimettendo in discussione la nostra «quiete parrocchiale».
Ci collochiamo sul filo rosso che collega gli interventi del papa in particolare nel periodo che va dall'elezione all'insediamentoo del nuovo segretario di Stato, avendo sempre davanti la progettualità di una parrocchia media come sono le nostre, tanto di città quanto di periferia, tanto di campagna o di grossi e piccoli centri delle valli. Papa Francesco si richiama spesso a tutto il popolo di Dio, che per lui è il popolo dei battezzati, e non tanto di quelli che stanno vicini alla vita ecclesiale. Se sei battezzato, sei Chiesa; se sei Chiesa sei un segno del regno di Dio, e quindi sei un popolo che vive, cammina e che si deve sempre di più esprimere da popolo di Dio. Molti gesti di una grande carica simbolica, ma anche molto reali e concreti, ci dicono che chiaramente papa Francesco vuole una Chiesa povera non perché non ha niente, ma perché dona tutto, e desidera una Chiesa che rischia di Farsi del male, pur di uscire nelle periferie.
Il papa parla molto delle relazioni personali, dell'ascolto tra persone, propone il modello dell'incontro e non dello scontro, non della rivendicazione a della vittoria a della contrapposizione: la parrocchia ha la possibilità quotidiana di servire e articolare questo incontro. Riusciremo, inoltre. a capire meglio il papa se ci accosteremo al Documento di Aparecida, per favorire un dialogo tra le nostre impostazioni europee e quelle dell'America Latina.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
La Chiesa e la parrocchia
EDUARDO HORACIO GARCIA
Pur avendo condiviso venti anni di amicizia, di paternità, di direzione spirituale e confessione (è stato infatti il mio confessore) non mi risulta facile parlare di papa Francesco. Ci sono delle realtà che, per noi che veniamo dall'altra parte del mondo, ci sembrano lontanissime, per qualche verso impensabili.
E dal tredici marzo 2013, da quel!' habemus papam, che non riesco fino in fondo a rendermi conto di quello che sta succedendo. Ho la sensazione come di essermi addormentato e di far parte di un sogno o di vivere in un film. Nonostante questo, la realtà supera sempre la fiction e Dio stesso si assume questa responsabilità.
CHI È PAPA FRANCESCO?
Ma chi è questo papa venuto da così lontano? Questa domanda me l'hanno fatta tanti giornalisti quando sono arrivato a Roma il sabato dopo l'annuncio del suo pontificato. E la mia risposta è stata: «E esattamente quello che avete visto e sentito dalla finestra di San Pietro». Un uomo capace di dire un informale «buonasera», un uomo profondamente umano che ha condiviso la vita quotidiana e comune degli uomini, e che perciò comunica proprio come lo fanno gli uomini e le donne che sono a casa, che lavorano, che si incrociano per strada.
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dott. carmela ingegnere il 31 luglio 2014 alle 12:48 ha scritto:
Il titolo è interessante ed accattivante, ma leggendolo è tutta un'altra storia.L'ho regalato al nostro nuovo parroco e prima di darglielo ho dato un occhiata. Sinceramente me lo aspettavo diverso. Pensavo ci fossero più idee e consigli su come vede la parrocchia Papa Francesco invece ci sono frasi e discorsi riportati qua e la del Papa.
..non è come l'avevo immaginato.