Qumran le rovine della luna
-Il monastero e gli esseni, una certezza o un'ipotesi?
(Studi biblici)EAN 9788810410134
La località di Qumran – in arabo «le rovine della luna» – divenne nota nel 1947 quando vennero ritrovati dei frammenti di antichi rotoli e il luogo venne identificato come centro della comunità religiosa degli esseni. Ma dopo un tempo in cui la questione sembrava ormai indiscussa, la comunità scientifica si è attestata attorno a due piste di ricerca contrastanti: da un lato l’ipotesi essena, dall’altra quella secondo cui Qumran sarebbe stata un’azienda agricola senza alcuna relazione coi manoscritti. L’a. apporta un contributo alla ricerca proponendo una nuova variante sul tema dell’insediamento qumranico e del suo rapporto con i manoscritti. Egli si rivolge non solo al pubblico specialistico, ma a tutti coloro che si sentono sollecitati e incuriositi anche da fantasiose teorie di complotti, cospirazioni e intrighi che ancora circondano l’argomento.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 4
(http://www.ilregno.it)
Simone Paganini, professore associato presso la università di Innsbruck, insegna lingue bibliche (ebraico e aramaico), storia d’Israele, Qumran e esegesi dell’Antico Testamento. Dai suoi corsi su Qumran, regolarmente tenuti presso alcune università europee, nasce il presente libro, che coniuga felicemente serietà scientifica e abilità divulgativa su un argomento tra i più importanti in ambito non solo biblico: Qumran, non a caso definito la «sensazionale scoperta archeologica del XX secolo». Il libro aiuta il lettore comune a farsi un’idea precisa su Qumran e sulle questioni relative (ad es. quale tipo di comunità vi risiedeva; il rapporto con i rotoli del Mar Morto; ecc.), al di là delle fantasiose ricostruzioni scandalistiche, che non cessano di attirare morbosi interessi su possibili complotti del Vaticano. Nelle prime pagine l’autore dichiara, infatti, di voler «porre un freno alle teorie su cospirazioni e intrighi che ancora oggi sono radicate nell’immaginario collettivo». In positivo, egli intende dare un contributo alla ricerca mediante «una nuova variante risolutiva sul tema dell’insediamento qumranico, dei suoi abitanti e del loro rapporto con i manoscritti ritrovati nelle undici grotte». Presentata la storia della scoperta e descritto lo sfondo culturale, sociale e religioso del periodo del secondo tempio (dal ritorno dall’esilio fino a Erode), l’autore indica i più rappresentativi manoscritti e il loro contenuto. Nel penultimo capitolo entra nel vivo del dibattito, trattando la questione del rapporto tra l’insediamento, le grotte e i manoscritti. Non solo l’origine di tali manoscritti non può risalire a un solo gruppo di autori (comunque siano identificati), ma non c’è neppure una relazione tra la composizione dei manoscritti e l’insediamento di Qumran (difesa dai sostenitori della cosiddetta ipotesi essena). Nell’ultimo capitolo l’autore esamina i punti di contatto tra il movimento di Gesù e l’ambiente storico, quale emerge dai manoscritti del Mar Morto. Sua ferma convinzione è che «queste testimonianze letterarie mostrano […] che il messaggio e la figura di Gesù […] non solo sono credibili, ma acquistano anche dal punto di vista della loro storicità una dimensione più attendibile e più verosimile».
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.4 del 2014
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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