La Chiesa secondo il Concilio
(Nuovi saggi teologici)EAN 9788810405840
Ciò che ancora non si attua, ha diritto di essere ancora considerato. Sta avvenendo per il concilio Vaticano II. E grazie anche agli anniversari (anche prolungati). E specificamente per il Concilio: così che la sua ricezione (soprattutto nelle Chiese locali) deve diventare attuazione: "Occorre prevedere, nel prossimo decennio [si scrive nel 2001] una ripresa dei documenti del concilio Vaticano II (soprattutto delle quattro grandi costituzioni), perché siano profondamente meditati nelle nostre comunità e diventino concretamente la "bussola" che ci orienta in questo nuovo millennio" (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 29 giugno 2001, ECEI 7/260).
Questa consapevolezza, come l'espressione sinodale dei vescovi (del 1985) secondo cui "l'ecclesiologia di comunione è l'idea centrale e fondamentale nei documenti del concilio", ESV 1/2739), ma anche l'ormai "postulato" di K. Barth che definisce il Vaticano II "un concilio della Chiesa sulla Chiesa" ed altre urgenze ecclesiali e pastorali, ma non ultime accademiche e didattiche sembrano all'origine di quest'opera. Ed è proprio questa didatticità, intesa come professione di una competenza comunicativa, che onora queste pagine.
L'Autore, docente alla Pontificia Università Lateranense di Roma , vi riesce molto bene: sono pagine chiare, documentate, organicamente strutturate, che adducono spiegazioni anche lì dove la locutio communis dei teologi sorpassa e trascura la necessità di un'ermeneutica continuasi... Soprattutto quando quella parte ancora trascurata del popolo di Dio, come i laici, potrebbero consapevolizzare il loro battesimo e la loro fede anche con la lettura di opere come queste. Un significativo esempio: l'Autore con semplicità si sofferma brevemente (brevitas e simplicitas sono due prerogative della professione docente) sull'aggettivo perfecta "che si apponeva al modello ecclesiologico della [Chiesa come] societas [di inaequalis hierarchia]: serviva a indicare la completezza della Chiesa in ordine ai mezzi necessari per comunicare la salvezza. Più spesso è stato invece inteso nel senso dell'autosufficienza e dell'autoconservazione, come se la Chiesa dovesse mantenersi qual era sempre stata" (p. 58).
Mediante i documenti conciliari, l'Autore si affaccia su molti argomenti di viva attualità (che permettono di caratterizzarla anche come pastorale questa pubblicazione: la "nuova autocomprensione di Chiesa, i ministeri ecclesiali e la funzione della gerarchia come servizio, il recupero (!) del laicato, la Chiesa che ascolta (auditus fidei da coniugare con l'auditus historiae), la Chiesa in preghiera, il primato dell'Eucaristia, la ricerca dell'unità, l'essere chiamati per essere inviati, la Chiesa solidale che vive nella storia e si pone in difesa della persona umana.
La sua preziosità è proprio in queste continue azioni di togliere 'pieghe' difficili ad un linguaggio (inconsapevolmente) autoreferenziale e lo fa anche con una sintassi semplice, con proposizioni che si leggono con qualche respiro, con la puntualità di ricordare l'importanza dei personaggi evocati, con la puntualità di riportare il termine in latino, il tutto sostenuto da una redazione tipografica chiara a cui le edizioni Dehoniane ci hanno abituati.
L'opera merita di essere collocata tra quei volumi di continua consultazione, proprio per la sua qualità di offrire una "visione unitaria e complessiva dei principali temi conciliari, considerandoli da punto di vista del soggetto Chiesa (ad intra) e delle sue relazioni (ad extra)".
Un augurio: che anche questa pubblicazione permetta di far vedere (più che di condividere in parole e scritti) l'ecclesiologia di comunione e quindi rendere percepibile e reale l'impegno e la promessa che Cipriano di Cartagine (III sec.) dichiarava: "Nihil sine consilio vestro et sine consilio plebis mea privatim sententia gerere" [(mi sono posto come regola, fin dall'inizio del mio episcopato) di non decidere nulla senza il vostro consiglio e senza il consenso del popolo], regola non priva di una sua legittimità anche giuridica e canonica (Quod omnes tangit ab omnibus tractari et approbari debet). Se fosse necessario.
E la conclusione (pp. 319-322) dell'Autore è quanto mai da praticare: Alcune "delle consegne conciliari sono la comunione (intesa anche come un diverso modo di vivere i rapporti), l'amicizia (che apre il posto all'altro, perché si può pensare diversamente, ma non per questo si deve cessare di essere amici), la fiducia (imparare a far prevalere lo sguardo positivo su quello negativo": "così facendo risveglieremo in tutti gli uomini della terra una viva speranza" (Gaudium et Spes 93).
P. T.
(RL 2008)
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