Lo Spirito Santo in Karl Barth

«Sospirare: Veni creator Spiritus! apre di più alla speranza che non l'esultare come se già si possedesse questo Spirito. Se avete percepito questo sospiro, siete introdotti nella "mia teologia"». Così Barth concludeva una sua conferenza tenuta il 25 luglio 1922 ai parroci della Sassonia. Quarant'anni dopo, ormai ritiratosi dall'attività accademica, egli fu invitato a Basilea per tenere un corso di introduzione alla teologia e, durante quel corso, ebbe a dire: «La teologia sospira, grida e prega: Veni, creator Spiritus! Vieni, oh vieni, Spirito della vita! Neppure la miglior teologia può essere qualcosa di più e di meglio di questa preghiera, che prende la forma di un serio lavoro». Queste due citazioni offrono in modo sintetico, e profondamente evocativo, gli estremi della parabola teologica interpretata da Barth nella sua riflessione intorno allo Spirito Santo. Il duplice riferimento alla teologia e allo Spirito Santo, secondo i connotati della preghiera e dell'invocazione, spingono l'autore del volume a indagare in che modo nella teologia di Barth nasca e si sviluppi la prospettiva pneumatologica. Il tema relativo allo Spirito Santo è seguito come un "filo rosso" nella lettura dell'opera barthiana, dagli inizi alla Dogmatica ecclesiale, dal «Principio Rivelazione» alla riflessione teo-antropologica. Lo studio è inoltre portatore di nuovi punti di vista sulla teologia di Barth, offerti alla discussione degli specialisti, e insieme testimonia l'attualità dell'opera del grande teologo di Basilea.