Sul problema del rapporto fra Chiesa cattolica e divorziati risposati è stato scritto e detto molto. Questo nuovo libro, chiaro e coraggioso, parte da una domanda di fondo: se si vuole valutare in modo sereno la situazione dei divorziati risposati, può persistere ancor oggi in seno alla Chiesa una dottrina dell'indissolubilità del matrimonio così assoluta? Su tale questione gli autori presentano una nuova proposta per cui l'indissolubilità e un secondo matrimonio possono coesistere. Con questo testo si vogliono compiere passi concreti che coinvolgano il livello del diritto sacramentale e quello canonico, per mettere in atto una soluzione accettabile anche nella Chiesa.
PRESENTAZIONE
di Card. Karl Lehmann
Da decenni, quando si parla del rapporto fra fede e vita, uno dei temi che accende la discussione è senza alcun dubbio quello del rapporto fra la Chiesa e i divorziati risposati; anzi questo pare avvenga in modo sempre più pressante e urgente. Da un lato c'è in gioco la fedeltà, biblicamente fondata, alla Parola di Gesù e alla Tradizione della Chiesa, all'indissolubilità del matrimonio; dall'altro si chiede maggiore comprensione per coloro che, dopo un divorzio, contraggono un nuovo matrimonio. Già in diverse comunità del Nuovo Testamento ci si sforzava di capire come si potesse restare fedeli alla Parola di Gesù e, nel medesimo tempo, valutare nei giusti termini l'ineludibile situazione dei singoli casi. Oggi, purtroppo, tutto si riduce sovente alla questione se ammettere o meno i divorziati risposati a ricevere l'Eucaristia. Ma prima di giungere a una risposta occorre aver risolto un altro problema, quello di come valutare il secondo matrimonio.
Il libro di Heidi e Thomas Ruster inizia proprio da questo punto, affrontando in pieno le diverse problematiche oggi sul tappeto. Heidi Ruster scrive a partire dalla sua lunga esperienza di consulente matrimoniale e familiare. Nei suoi contributi i problemi sono sempre radicati nella quotidianità e nei colori di una realtà dove pulsa la vita concreta. Thomas Ruster, professore di teologia sistematica e dogmatica presso la Technische Universiat di Dortmund, nelle sue precedenti pubblicazioni si è rivelato un teologo non solo esperto e competente, ma anche affidabile e fedele alla Chiesa, e che nello stesso tempo si confronta in modo creativo con le sfide di oggi. I due punti di vista si completano in modo vivace e al contempo fecondo. Al di là di questo scambio professionale, la lunga e comune esperienza matrimoniale da una parte conferisceautenticità alle proposte, dall'altra è anche un filtro di concretezza rispetto alle utopie avulse dalla vita reale. Non a caso il libro è dedicato ai quattro figli.
Thomas Ruster descrive con precisione la concezione cattolica del matrimonio. Conosce i valori dogmatici di riferimento e cerca di spiegare molte cose in maniera molto più profonda di come esse vengono sovente esposte nella Chiesa e nella teologia. Così il libro, scorrevole e di facile comprensione, è in grado di far luce, efficacemente, sulla dottrina e l'etica del matrimonio, mostrando come l'indissolubilità costituisca una forza trainante anche per la prassi del matrimonio, e come fede, speranza e carità possano sviluppare, nel matrimonio, un positivo e potente dinamismo. In questo modo, sulla base di una solida dottrina, di una grande esperienza di consulenza e di un matrimonio vissuto personalmente, il libro contiene un tesoro di consigli su come, anche oggi, un matrimonio cristiano abbia la possibilità di dirsi riuscito.
Il testo, però, avanza anche una nuova proposta. Tenta una «dissociazione fra matrimonio naturale e sacramento». Sempre tenendo conto del rapporto tra Gesù Cristo e la Chiesa, per la comprensione sacramentale del matrimonio diventa centrale la categoria biblica dell'alleanza quale espressione di una comunità in permanente diversità. Da qui si comprende come la relazione autenticamente vissuta mostri la sua continua forza di rinnovamento proprio nelle crisi.
La Chiesa deve restare fedele all'indissolubilità del matrimonio per diverse ragioni. Il «vincolo del matrimonio» resta intatto anche se tutto pare fallimento e distruzione. La fiducia e la certezza della fede possono affermarsi anche contro le minacce e le tentazioni della nostra società. Se però gli sposi cristiani, nonostante tutti gli sforzi, soccombono a questi pericoli, essi confidano nella comprensione, nella misericordia e nella consolazione. Con queste premesse ogni crisi può diventare un'opportunità di crescita.
I due autori non si risparmiano nel voler comprendere, in un mondo nel quale molte realtà vanno in frantumi, anche il fallimento di un matrimonio. Essi constatano sempre, naturalmente senza rassegnarsi, che viviamo in una realtà ad esso ostile. Sottolineano che la Chiesa — e non solo la coppia di sposi — celebra sacramento per conto e nel nome di Gesù Cristo. In tal modo essi riprendono un tema antico che, sebbene rimasto sospeso nelle soffitte della teologia, ama vedere la Chiesa tutta che partecipa alla riuscita del matrimonio. Il sì della coppia ne è sicuramente condizione imprescindibile: però, secondo gli autori, non tutti i matrimoni tra battezzati sarebbero automaticamente un sacramento mediante questa partecipazione più intensa della Chiesa.
Per gli autori si apre così la strada al fatto che nella Chiesa vi possano essere matrimoni non sacramentali e tuttavia validi. Ed è a questo punto di vista che legano il tentativo di valutare diversamente le seconde nozze: qualora venissero contratte, non avrebbero validità sacramentale. Tuttavia, avrebbero una loro validità. Questo farebbe sì che un secondo matrimonio non sarebbe da valutare come il primo. In questo ci sono, con tutte le differenze del caso, dei punti di contatto con la concezione ortodossa delle seconde nozze. La Chiesa potrebbe così accettare il matrimonio dei divorziati senza abolire la dottrina dell'indissolubilità. In un mondo con pluralità di forme nella relazione coniugale e familiare, i margini d'azione, senza adattamenti sbagliati, diventano così più ampi. Le seconde nozze sarebbero in questo contesto «una realtà relazionale sui generis». Da questa visione scaturirebbero possibilità nuove per valutare il rapporto fra la Chiesa e i divorziati risposati.
Gli autori sanno, e lo affermano apertamente e onestamente, che fino ad ora non è possibile conciliare tale prospettiva con le vigenti disposizioni dell'insegnamento della Chiesa e del diritto canonico. Certamente non possiamo dimenticare che il carattere vincolante dei singoli pronunciamenti della Chiesa sul matrimonio è anche abbastanza vario. In ogni caso gli autori, nella loro prospettiva, sono fermamente convinti del fatto che la Chiesa in tal modo potrebbe restare fedele all'assoluto divieto di divorzio da parte di Gesù Cristo e alla propria Tradizione. Un capitolo a parte affronta in modo dettagliato le possibili obiezioni alla loro tesi. Il libro affronta con onestà la situazione odierna e cerca di enucleare con grande precisione il nocciolo del problema teologico dei matrimoni falliti. Il pregio dí questa pubblicazione è che gli autori non hanno paura di affrontare in modo diretto una questione scottante. Sanno che le loro tesi principali hanno bisogno di discussione. Per questo meritano grande rispetto e un confronto serio, che non liquidi con leggerezza problemi reali che investono tantissime coppie.
In tal senso possiamo essere grati agli autori per questo loro contributo. Ciò vale anche se non si possono e non si vogliono seguire tutte le proposte da loro avanzate. Auspico comunque per il libro di Heidi e Thomas Ruster un interesse benevolo, e questo in un dibattito che da più parti sovente è incline ad evitare le questioni fondamentali relative al matrimonio cristiano. Auguro ai coniugi Ruster, al loro libro, e quindi a tutta la questione, una discussione seria e corretta.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Quando Gesù proibì agli uomini di lasciare la propria moglie e sposarne un'altra, suscitò nei suoi discepoli notevole sbigottimento: «Se questa è la situazione dell'uomo nel matrimonio, non conviene sposarsi» (Mt 19,10). Lo sgomento persiste ancora oggi, quando si parla della posizione della Chiesa Cattolica nei confronti dei divorziati risposati. Non sono pochi, infatti, coloro che traggono la conclusione di non sposarsi. La Parola di Gesù costituisce uno scoglio, allora come oggi. Ma noi cristiani possiamo semplicemente passarci sopra?
Sul problema del rapporto con i divorziati risposati è stato scritto e detto molto. Già nel 1995, Theodor Schneider paragonò gli sforzi della teologia in questo ambito a quelli di coloro che corrono su un nastro che si muove nella direzione opposta: «Allenarsi senza guadagnare terreno».' Da allora nulla è cambiato. Il conflitto sembra essere insanabile: da un lato la fedeltà all'indissolubilità del matrimonio e quindi alla Parola di Gesù e alla Tradizione della Chiesa, dall'altro la comprensione per le persone che dopo il divorzio contraggono un nuovo matrimonio.