EAN 9788838240775
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Il trentennio della morte di papa Paolo VI, avvenuta la sera del 6 agosto 1978, non poteva passare inosservato almeno agli studiosi: la ricorrenza infatti ha registrato l’uscita di numerosi vo-lumi per celebrarne la memoria in termini di approfondimento della figura e dell’opera. La molteplice apparizione di studi è stata segnalata da riviste interessate all’attualità ecclesiale: ad esempio, «Il Regno-att.» 22/2008 alle pp. 776-777 recensisce il volume di Giselda Adornato, Paolo VI. Il coraggio della modernità con una nota finale su altri volumi apparsi nella circostanza, tra cui quello curato da Marco Vergottini oggetto di questa nostra scheda. Prima di esplicitare l’itinerario del libro che raccoglie discorsi e scritti del card. Martini su papa Montini, vale la pena di indicarne anche la presentazione ufficiale tenuta a Milano presso il Centro San Fedele il giovedì 2 ottobre 2008: assieme ad altri interlocutori nel teatro gremito di gente attenta e partecipe, l’ottantenne arcivescovo emerito di Milano ha ricamato un commento sulla raccolta dei suoi scritti riguardanti Paolo VI con un intervento intenso e profondamente umano, ripreso dai quotidiani del giorno successivo. Il testo integrale di quell’intervento lo si può leggere nel «Notiziario» n. 56 dell’Istituto Paolo VI di Brescia alle pp. 136-140. Nelle successive pagine anche il «Notiziario» dell’Istituto recensisce tra le novità editoriali il volume Paolo VI. Il coraggio della modernità segnalato qualche riga sopra e, prima ancora, Paolo VI. Il Papa della luce di Cristina Siccardi, aggiungendo un elenco delle altre pubblicazioni apparse nell’ultimo anno.
In tale ricco contesto di possibili approfonditi ritorni sul papa bresciano, noi ci limitiamo ad aggiungere qualche riga sul volume Paolo VI «uomo spirituale». Il libro si apre con una pregevole e indovinata introduzione del curatore Marco Vergottini, per anni giovane collaboratore del card. Martini come segretario del Consiglio pastorale diocesano milanese e docente alla Facoltà Teologica Interregionale dell’Italia Settentrionale. Il prof. Vergottini, approfittando della somiglianza dei due nomi Montini-Martini (somiglianza che induce a un facile lapsus nel sovrapporre involontariamente nomi e figure nel parlare), accosta i due Pastori di Milano nelle loro fisionomie e incarichi ecclesiali prima di occupare la cattedra episcopale di sant’Ambrogio e di san Carlo: emergono così le notevoli distanze e insieme le sottese somiglianze tra i recenti arcivescovi milanesi. Paolo VI, così come Martini lo disegna nelle sue rievocazioni, si caratterizza in quanto «uomo spirituale», «uomo di Chiesa», «uomo del Concilio», «uomo della luce»: le quattro sintetiche caratteristiche vengono evidenziate da Vergottini spigolando intelligentemente fra i saggi che lui stesso ha assemblato, caratteristiche in parte evidenziate anche da altri studiosi addirittura come titolo dei loro studi. L’introduzione si conclude con un corsivo di ringraziamento a diverse persone che hanno contribuito alla ricchezza delle note; si deve dar atto che il corsivo di Vergottini non è pleonastico: le note sono effettivamente così ricche di dati e precise nei richiami a figure e avvenimenti al punto da offrire indirettamente un quadro dell’intera Chiesa milanese nella sua recente storia, richiami che impreziosiscono il volume e talora aiutano a capire cenni di Martini altrimenti incomprensibili al lettore.
Il medesimo lettore rimane stupito della varietà policroma di interventi dell’arcivescovo emerito di Milano sul suo predecessore divenuto sommo pontefice: si tratta di prolusioni e introdu-zioni a Convegni di studio su Paolo VI, omelie pronunciate nelle liturgie degli anniversari montiniani o nelle solennità liturgiche, prefazioni a libri, articoli apparsi sull’Osservatore Romano e su Avvenire per gli anniversari, dense meditazioni al clero milanese in occasione di ritiri spirituali. In genere gli scritti sono brevi, concentrati in tre-quattro pagine, caratterizzate da una tipica linearità di proposta quasi scolastica, talora scandita da numerazione nei passaggi fondamentali per facilitare l’ascoltatore o il lettore. Altra caratteristica è l’alta e rispettosa valorizzazione delle citazioni dirette di Paolo VI, ricamate appena con sottolineature originali e ricordi personali là dove non viene in aiuto una evocazione biblica spontanea nel biblista Martini.
I temi affrontati e le occasioni in cui il ricordo del grande papa si fa parola sono tra i più diversi. Anche Martini è colpito dalla straordinaria partecipazione di Paolo VI, fin da giovane assistente della FUCI e poi da arcivescovo di Milano, alle vicende e al travaglio culturale e spirituale dell’uomo contemporaneo, al rapporto non sempre tranquillo tra valori umani e fede cristiana. Mar-tini annota: «L’appassionato amore a Cristo rese papa Paolo capace di una interiore, personalizzata, criticamente sofferta assimilazione della cultura moderna fino a permettergli di scoprire in essa le nostalgie e le contraddizioni, le brecce segrete attraverso le quali può aprirsi all’annuncio della fe-de» (p. 19; cf. p. 51). Su tale lunghezza d’onda Martini aggiunge: «Io mi sento spiritualmente molto vicino a Paolo VI. L’ho conosciuto soltanto da papa, però in occasioni decisive, ed è stato per me come un padre; gli sono quindi unito quasi da una sorta di parentela spirituale. Ho poi avuto il dono di predicare quelli che furono per lui gli ultimi esercizi spirituali della vita, nel 1978» (p. 50; cf. p. 95 e 163-166). Inoltre l’amore di papa Paolo VI alla Chiesa traspare ad ogni pagina (spec. pp.160-162), concretizzato anche nella passione per una pastorale educativa centrata su Cristo e veicolata attraverso la via del dialogo: le sue attenzioni più evidenti orientano a valorizzare il patrimonio del popolo cristiano (la grande eredità della tradizione), insieme all’intelligenza della trasformazione moderna ricchissima di mezzi ma povera di fini: per il papa bresciano risulta importante riscoprire il senso religioso essenziale alla struttura dell’uomo (cf. ad esempio le pp. 100-107). Ad imitare tale coraggioso sforzo educativo Martini, nel ricordo appassionato del suo predecessore, invita soprat-tutto il clero milanese proponendo le meditazioni dei ritiri spirituali. L’invito si estende all’intero popolo di Dio, anche a chi è chiamato a responsabilità civile con autorità, nel pieno rispetto di ruoli e campi di azione: il ricordo della figura e dello stile pastorale di sant’Ambrogio riletto dall’arcivescovo Montini ne offre l’occasione propizia (cf. pp. 62-70). Anche l’attenzione al divenire dell’Europa nel dinamismo unitivo accomuna i due arcivescovi di Milano, impegnati in tempi diversi a far riscoprire vive alle nostre nazioni le radici religiose al di là degli interessi economici e vantaggi politici più immediati ed evidenti (pp. 150-159).
Una sintesi teologica sul pensiero di Paolo VI Martini la offre nella semplice e densa meditazione per la commemorazione del centenario della nascita del papa bresciano, meditazione dettata nella basilica di sant’Ambrogio durante una liturgia che apriva il solenne Atto accademico di presentazione della edizione critica dei discorsi e scritti milanesi dell’arcivescovo Giovanni Battista Montini (cf. pp.134-137). L’eccezionale capacita comunicativa di Montini, unita alla squisita discrezione, emerge persino nel Pensiero alla morte, che il card. Martini commenta e con cui si confronta nell’inedito scritto a Gerusalemme nel febbraio 2008 proprio per la pubblicazione della raccolta dei suoi scritti su Paolo VI curata da Vergottini e presentata in queste righe. Opportunamente il volume si conclude riproducendo come appendice il testo del Pensiero alla morte, che rimane un capolavoro scritto da Paolo VI presumibilmente anni prima del 1978. L’indice dei nomi e l’indice dei capitoli con la citazione della fonte testimoniano ancora una volta la serietà del curatore, che nella presentazione ufficiale del volume viene ringraziato dallo stesso card. Martini perché «da briciole ha fatto del pane e da pietruzze ha fatto un edificio» (Notiziario n. 56 dell’Istituto Paolo VI di Brescia, p. 139).
Un apprezzamento riconoscente alla fine lo aggiunge spontaneamente anche il lettore, che trova nel volume una splendida testimonianza di tradizione cristiana nel senso etimologico del termine, una fede in Cristo Signore riletta e riproposta da un vescovo all’altro in tappe diverse della storia di una metropoli come Milano: i protagonisti, dal cognome facilmente sovrapponibile, si rivelano ambedue «uomini spirituali» a servizio di una Chiesa che, pur con le sue zone d’ombra, intensamente (anche se spesso sommessamente) così li desidera.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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