L'opera più celebre di Giovanni della Croce commenta i versi intitolati "En una noche oscura", che il carmelitano ha composto durante i nove mesi trascorsi nel carcere del convento di Toledo. È qui che Giovanni della Croce matura l'esperienza della notte. Notte dei sensi e dello spirito, momento di travaglio, sofferenza, dubbio, senso di solitudine e d'abbandono da parte di Dio, questa "oscurità" è voluta da Lui per purificare l'anima dall'ignoranza e liberarla dagli attaccamenti ad affetti, persone e cose, che le impediscono lo slancio verso l'alto e l'unione amorosa con Lui. "Viaggio" nell'anima e nella spiritualità di Giovanni della Croce, capolavoro senza tempo della letteratura mistica, "Notte oscura" è un classico della spiritualità tradotto in modo da renderlo quanto più possibile vicino alla sensibilità del lettore odierno.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Lo schema della Notte oscura inizia con la necessità della notte, a partire dallo stato di imperfezione in cui l'anima si dibatte, per poi mostrare come si attua la purificazione interiore, grazie all'amore, nell'oscurità della sofferenza. Infine mostra i frutti meravigliosi di questa azione amorosa di Dio che, a prima vista, sembra così negativa e crocifiggente. Arrivato a commentare la seconda strofa del suo cantico e appena iniziata la terza, san Giovanni della Croce si interrompe: ha già detto abbastanza, ha già detto tutto.
Egli vuole accompagnare in un cammino verso Dio. Le tappe sono quelle classiche dei principianti, dei proficienti, dei perfetti. La sua attenzione non è tuttavia portata sulle singole tappe, quanto sui momenti di passaggio dall'una all'altra, quei momenti di crisi che chiama «notte». Dunque notte del senso, notte dello spirito, unione con Dio:. tre tappe di una purificazione graduale che segnano il passaggio dal sensibile allo spirituale, dallo spirituale a Dio.
Notte oscura. Fa ancora più paura. Sinonimo di purificazione, essa è travaglio, sofferenza, dubbio, senso di solitudine e di abbandono da parte di Dio... Una notte, quella di Giovanni della Croce, che implica distacco da affetti, persone, cose, da se stessi soprattutto. Ma per lui, che l'ha sperimentata, essa appare una «notte felice», «d'amori infiammata», «più dell'alba incantata». Grazie al suo silenzio e al suo lavorio interiore essa dischiude la luce e infiamma d'amore. In essa Dio stesso è all'opera. Egli si muove a compassione di noi vedendoci così invischiati nei nostri problemi, nelle debolezze, nei compromessi, e decide di intervenire e di prendere in mano lui stesso questo vaso di creta per rimodellarlo. «Questa notte oscura — spiega Giovanni della Croce — è azione di Dio volta a purificare l'anima dall'ignoranza e dalle sue imperfezioni abituali naturali e spirituali» (Libro II, 5).
È un'operazione dolorosa ma feconda, come spiega efficacemente l'immagine del legno attaccato dal fuoco: «Quando il fuoco attacca il legno, comincia innanzitutto col seccarlo, con l'eliminare l'umidità, e fargli trasudare l'acqua che trattiene all'interno. Poi man mano che lo asciuga e lo libera da tutte quelle peculiarità sgradevoli e oscure che risultano contrarie al suo operato, lo annerisce, lo imbruttisce, e gli fa emanare cattivo odore. Alla fine poi infiamma con la fiamma e con il calore, lo trasforma a sua somiglianza e lo fa bello come lui. A questo punto il legno che si è mimetizzato con i l fuoco, non ha più nulla di personale... Si è alleggerito e non pesa... è caldo e scalda come il fuoco, è luminoso e illumina, e tutto questo a causa del fausto evento di essere stato attaccato dal fuoco» (Libro II, 10). È così che «l'anima poco a poco sale fino a Dio, uscendo da se stessa e da tutte le cose, perché l'amore come il fuoco... punta sempre verso l'alto» (Libro II, 22). Così potrà essere anche del nostro mondo odierno, se è vero che vive la notte della fede e della paura. Grazie, notte!
Questo libro è un canto all'amore di Dio, un inno alla speranza, perché, come Giovanni della Croce ha scritto altrove, «Bisogna sapere che, se l'anima cerca Dio, molto più il suo Amato cerca lei» (Fiamma 3, 28). Senza di lui non possiamo far nulla (cf. Gv 15, 5), non riusciremo mai a sradicare il male che c'è in noi, ma a lui tutto è possibile (cf. Mt 19, 26). Il nostro compito allora è quello di accogliere la sua azione, favorirla, affidandoci con intelligente docilità alla sua opera, una passività tutta attiva: sappiamo in chi abbiamo riposto la nostra fiducia (cf 1 Tim 1, 12).
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gino battaglini il 23 novembre 2011 alle 18:31 ha scritto:
libro impegnativo ma di fondamentale aiuto per chi vuole comprendere la misticità nella vocazione dell' abbandono totale richiede particolare attenzione ai "principianti" a cui consiglio di accostarvisi con la guida spirituale di un sacerdote con cui confrontarsi
P S, vivetenellagioia@altervista.org il 12 aprile 2012 alle 12:05 ha scritto:
Libro straordinario di un autore straordinario. Forse uno dei capolavori della mistica, adatto ad ogni epoca, perchè racconta con vivacità e grande maestria, ma anche con verità e umiltà, i percorsi dello spirito di ogni credente. Tappe fondamentali per raggiungere la vera unione e comunione con Dio, tappe dolorose ma anche felici. Libro utile per ogni cristiano, anche se un pò complesso, perchè la vita mistica non è cosa per pochi e bisogna conoscerla per conoscersi! Benchè non tutti, come dice anche l'autore, sperimentino la notte oscura dello spirito, che è il momento più tenebroso e doloroso ma di maggiore purificazione, definito "gioiosa notte", è altresì vero che tutti coloro che si incamminano per la via della conversione, vivono la notte dei sensi, descritta sinteticamente ma con efficacia nella prima parte del libro (per i dettagli si rimanda alla Salita del Monte Carmelo). In questa opera, a differenza della Salita del Monte Carmelo, San Giovanni dedica più spazio alla notte dello spirito, spiegando con precisione e sintesi i tormenti interiori, lo stato di abbandono, di solitudine, di angoscia in cui si trovano le anime scelte da Dio per missioni speciali nel mondo e per un più alto grado di unione con Lui. Tutto è in mano alla Provvidenza del Signore, ecco perchè tra tante pene, pur nella notte oscura, l'anima può gioire, vivendo in sè quell'essere passati al crogiuolo di cui tante volte parla la Sacra Scrittura. E' un momento tanto doloroso quanto vittorioso, perchè Dio opera nell'anima cose grandi e la prepara a divenire "lampada" che illumina le tenebre del mondo. Questa è l'esperienza di San Giovanni della Croce, di Santa Teresa, di tantissimi altri santi, che hanno unito la loro vita alla Croce di Cristo per risorgere con Lui. Dunque, la NOTTE OSCURA è una notte d'amore che ha come scopo di riunire l'Amato (Dio) con l'amata (l'anima), trasformando l'amata nell'Amato. Quale dono più bello da parte di Dio! Essere tutti trasformati in Lui!Investiti di una luce intensa da parte del Signore, coloro che attraversano questa valle oscura, pian piano si liberano da ogni legame con il mondo, la carne e il demonio, che è costretto ad allontanarsi da loro e fuggire via... ecco perchè tale dolorosa notte viene più volte definita una "felice ventura!".
fabio angioletti il 5 gennaio 2013 alle 17:46 ha scritto:
un classico della spiritualità ascetica. Il dottore della Chiesa Giovanni della Croce narra del buio, della difficoltà del cammino della fede; narra di quando sembra spegnersi la luce della fede e si rimane al buio, disorientati e soli. è la notte. Analizzando verso per verso la poesia da lui stesso scritta, delinea il cammino di attraversamento della notte, fino a giungere alla luce dell'aurora che buca l'oscurità con il primo raggio del sole nascente.