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Desiderio desideravi

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Lettera apostolica sulla formazione liturgica del popolo di Dio con il Motu proprio Traditionis custodes

 
di

Francesco (Jorge Mario Bergoglio)


Copertina di 'Desiderio desideravi'
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EAN 9788892240018

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Descrizione
Tipo Libro Titolo Desiderio desideravi - Lettera apostolica sulla formazione liturgica del popolo di Dio con il Motu proprio Traditionis custodes Autore Editore San Paolo Edizioni EAN 9788892240018 Pagine 112 Data luglio 2022 Peso 115 grammi Collana I Papi del terzo millennio
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il 18 dicembre 2022 alle 17:27 ha scritto:

Interessante documento che comprende anche Traditionis Custodes. Volevo conoscerlo per l'interesse che mi ha suscitato un ottimo video in proposito dell'arcivescovo Mons. Viola. Ho fatto bene a procurarmi questo testo perchè include anche il primo sull'argomento.

il 17 aprile 2023 alle 20:00 ha scritto:

Questo libro mi è stato regalato dal parroco affinché preparassi un incontro in parrocchia per la formazione del gruppo liturgico e devo dire che sono stato molto contento di averlo letto, meditato e studiato. Anzitutto la Lettera Apostolica Traditionis Custodes non mi è sembrata così assurda come ho sentito dire da qualche sacerdote. Lo scopo del Papa è quello di "promuovere la concordia e l'unità della Chiesa" e come scrive nella seconda Lettera Apostolica Desiderio Desideravi affinché "la Chiesa possa elevare, nella varietà delle lingue, una sola identica preghiera capace di esprimere la sua unità" (n.61). In Desiderio Desideravi il Pontefice consegna alla Chiesa un testo sulla formazione del popolo di Dio. Non un'istruzione pratica o un direttorio, ma piuttosto una meditazione che aiuta a comprendere la bellezza della verità della celebrazione liturgica (n.21). Un invito a riscoprire, custodire e vivere la verità e la forza del rito, perché – scrive Papa Francesco – la liturgia non ha nulla a che vedere con il moralismo ascetico. L'incontro con Dio non è il frutto di una ricerca interiore individuale del Cristo, ma è evento donato, che appartiene e coinvolge tutta la totalità dei fedeli riuniti in Lui. La comunità ecclesiale entra nel Cenacolo per la forza di attrazione del desiderio di Gesù che vuole mangiare la Pasqua con noi (Lc 22,15).
Il documento, suddiviso in sessantacinque paragrafi, propone una serie di spunti sulla teologia della liturgia, come fondamento dell'itinerario di formazione. La celebrazione, spiega il Papa, non si può ridurre ad un'assimilazione mentale di un'idea, ma è un reale coinvolgimento esistenziale con la persona di Cristo Gesù.
I ministri ordinati sono chiamati a prendere per mano i fedeli battezzati e iniziarli all'esperienza ripetuta della Pasqua. Il presbitero è una particolare presenza del Signore Risorto, che è l'unico protagonista dell'azione celebrativa: "non lo sono di certo le nostre immaturità che cercano, assumendo un ruolo e un atteggiamento, una presentabilità che non possono avere" (n.57). È la celebrazione stessa, insieme con l'esercizio del ministero, che educa i sacerdoti a una qualità della presidenza, li forma con le parole e i gesti che la liturgia mette sulle loro labbra e nelle loro mani.
La Lettera Desiderio Desideravi chiarisce bene cosa significa nella Chiesa di oggi formazione liturgica: uno studio della liturgia, che – fuori del contesto esclusivamente accademico – guidi ogni fedele alla conoscenza dello sviluppo del celebrare cristiano, perché tutti siano capaci di comprendere i testi delle preghiere, i dinamismi rituali, la loro valenza antropologica (n.35). Tutto questo non si conquista una volta per sempre, ma occorre una formazione permanente, caratterizzata "dall'umiltà dei piccoli, atteggiamento che apre allo stupore" (n.38).
L'aver perso la capacità di comprendere il valore simbolico del corpo e di ogni creatura – chiarisce Papa Bergoglio – rende il linguaggio simbolico della liturgia quasi inaccessibile all'umanità di questo tempo. C'è la tentazione di rinunciarvi, di scadere nel didascalico. L'umanità contemporanea – per citare Guardini – deve diventare nuovamente capace di simboli e questo recupero avviene solo riacquistando fiducia nei confronti della creazione. "Se le cose create sono parte irrinunciabile dell'agire sacramentale che opera la nostra salvezza, dobbiamo predisporci nei loro confronti con uno sguardo nuovo, non superficiale, rispettoso, grato" (n.46).