Le omelie mattutine pronunciate a braccio da Papa Francesco in Domus Sanctae Marthae sono raccolte e ripercorse ponendo in evidenza il linguaggio singolare, l'avvincente anedottica, l'innovazione stilistica e dottrinale di questo nuovo Papa. A corredo delle omelie si ritrovano le parole di San Francesco d'Assisi, al quale si è ispirato Papa Francesco nella scelta del nome.
PREFAZIONE
di Sergio Pagliaroli
La parola di Papa Francesco
Mentre scrivevo per Senapa numero 3 del 2013 le didascalie ad un lungo articolo fotografico sul nuovo Papa intitolato II Vangelo a passo di tango (le foto mi erano state fornite da un'amica del Liechtenstein), consideravo i movimenti di quella figura vestita di bianco che si spostava in modo un po' goffo, ma pure con un trasporto e un'armonia non da attore, ma da papa, cioè da rappresentante di Cristo in terra. E immaginavo Gesù che passava per le strade della Palestina nella sua breve missione tra le folle.
La musica che accompagnava i movimenti del Papa mi affascinava. Volli vedere se le parole che il nuovo Pontefice pronunciava contenevano quella stessa musica. Allora analizzai le sue prediche, all'apparenza improvvisate, con cui commentava le messe mattutine in Santa Marta, per verificare se contenevano quella stessa novità che il trasporto cristiano (soprattutto verso verso la gente e verso il mistero della Madonna) che avevo colto nelle fotografie che ritraevano il Papa nei primi giorni.
Anche le parole arrivavano con la stessa musicalità. Non avevo assolutamente tempo per sviluppare personalmente questa intuizione. E qui fui davvero fortunato. Inaspettatamente trovai che mia figlia Sara, l'autrice di questo secondo libro, condivideva con me l'interpretazione, la novità e le immediatezze che il Papa dava alla sua missione.
Così, in collaborazione, redigemmo il primo libro dei Fioretti, perché trovammo che non solo il nome del Papa richiamava il Poverello d'Assisi, ma l'episodica sul santo, racchiusa nei Fioretti, rispondeva alla metodica di Papa Francesco.
Sara proseguì poi il lavoro di raccolta e di redazione degli interventi papali (quasi tutti di Santa Marta) e da questo lavoro nascono I Fioretti 2 di Papa Francesco - e ufficialmente nasce anche la nuova casa editrice Sahel.
Ho sentito tante critiche al Pontefice. Le ho ricevute, le ho analizzate e le ho scartate tutte. Partivano da premesse erronee, sia di cattolici tradizionalisti, sia di atei o laici relativisti, incartapecoriti in posizioni non difendibili.
Quello che fa testo del nuovo Papa è la sua fiducia totale nella misericordia di Dio verso l'uomo e la sua filiale e incontenibile devozione alla Madonna. E c'è anche il suo amore verso l'umanità nelle sue varie espressioni, nelle sue molteplici declinazioni.
Penso di non sbagliare quando affermo che da papa Bergoglio arriveranno ulteriori novità già in questo primo anno di pontificato, che segna come sempre il momento culminante di un anno.
Queste novità, come quelle che abbiamo già registrato, incideranno moltissimo sui popoli di tutto il mondo. Per questo è importante capire il linguaggio di Papa Francesco, per comprendere dove il Pastore vuole condurre le pecore e per essere pronti a cogliere il senso vero delle parole. Intento dell'autrice è proprio questo: proporre il linguaggio del Papa alla portata di tutti, collegando e smussando quello che nelle brevi omelie è linguaggio parlato, senza fermarsi alla singola asserzione ad effetto, ma entrando appieno nella Parola, che si fa voce viva e vivace del grande messaggio d'amore proprio della dottrina cristiana.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Il Signore le darà la Grazia, ma con il suo modo divino
Di fronte ai dipendenti del servizio laboratori e impianti del Governatorato, Papa Francesco ha tenuto l'omelia mattutina in Casa Santa Marta ponendo l'attenzione sulla tentazione del trionfalismo, ovvero il rischio di un cristianesimo senza croce.
Il rischio per molti cristiani, per la Chiesa stessa «è quello di cercare un trionfo mondano, ragionevole, di accettare la proposta che Satana fece a Gesù nel deserto: Tu mi adori e io ti do tutto» (cfr. Lc 4).
Come insegna Gesù ai discepoli sulla strada verso Gerusalemme, il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr. Mc 10, 44).
Ed ecco l'umiltà ed ecco la Croce. Racconta Papa Francesco: «Una volta, ero in un momento buio della mia vita spirituale e chiedevo una grazia al Signore. Sono andato a predicare gli esercizi dalle suore e l'ultimo giorno si sono confessate. E venuta a confessarsi una suora anziana, più di ottant'anni, ma con gli occhi chiari, proprio luminosi. Era una donna di Dio. Poi alla fine l'ho vista tanto donna di Dio che le ho detto: - Suora, come penitenza preghi per me, perché ho bisogno di una grazia, eh? Se le la chiede al Signore, me la darà sicuro. Lei si è fermata un attimo, come se pregasse e mi ha detto questo: - Sicuro che il Signore le darà la grazia, ma non si sbagli: con il su( modo divino. Questo mi ha fatto tanto bene: sentire che i Signore ci dà sempre quello che chiediamo, ma lo fa con il suo modo divino».
La Croce diventa essenza del cristiano e, come spiega il Papa: «Non per masochismo, no no: per amore, per amore fino alla fine».