“Freddo e distaccato”. Così la maggior parte dei cattolici progressisti liquida Sua Santità Pio XII ed è tutto sommato un giudizio generoso, visto che molti altri accusano addirittura Eugenio Pacelli di collusioni con il nazionalsocialismo nello sterminio degli ebrei.
Poco importa che si tratti solamente di vergognose calunnie senza alcun fondamento storico; poco importa che a smentirle basterebbe la lettura dell’enciclica contro il nazismo Mit brennender Sorge, firmata da Pio XI, ma ispirata – se non addirittura scritta – dal cardinal Pacelli, allora Segretario di Stato; oppure la clamorosa conversione del rabbino di Roma, Israel Zolli, che nell’immediato dopoguerra si fece battezzare assumendo proprio il nome di Eugenio per gratitudine verso il Santo Padre che aveva salvato molti suoi ex correligionari; poco importa che le accuse vengano non da studi seri (che invece dimostrano esattamente il contrario) ma da un dramma teatrale, Il Vicario, scritto nel 1963 dall’altrimenti sconosciuto autore tedesco Rolf Hochhuth (classe 1931), su commissione del generale Ivan Agayants, capo dei servizi di disinformazioni sovietico del Kgb.
Vitaliano Mattioli, studioso di teologia e specializzato in bioetica, docente presso la Pontificia Università Urbaniana, ricostruisce la figura di Pio XII partendo invece, come tutti dovrebbero fare, dai documenti: il suo testo analizza dieci delle 43 encicliche papali, sette radiomessaggi natalizi (particolarmente importanti quelli del periodo bellico) e si sofferma infine – dopo aver affrontato alcuni temi come il rapporto della Chiesa con il mondo laico – sui discorsi che il pontefice rivolse ai medici. A 70 anni dall’elevazione al Soglio Pontificale ed a 51 dalla morte l’attualità di questo grande Pontefice viene così ribadita: pur non essendo ancora nata la bioetica, Pio XII affronta nei suoi testi argomenti propri di questa disciplina – l’eutanasia, il valore del corpo, la regolazione delle nascite, la fecondazione artificiale, l’aborto – risolvendoli secondo il Magistero della Chiesa, quindi in maniera sempre valida, dimostrando piena padronanza dell’argomento, alta precisione terminologica e, soprattutto, grande coraggio nel proporre una linea da seguire, vincolando le coscienze dei medici al rispetto dell’etica naturale. Un altro motivo per cui è un Pontefice che non piace al mondo progressista (che, ricorrendo alla calunnia, cerca di farlo dimenticare, impedendo anche che il suo processo di beatificazione vada avanti) e che, per l’attenzione data al rapporto tra fede e ragione, trova in Benedetto XVI il suo ideale continuatore.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 44 - Maggio 2009
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