PREFAZIONE
Con il Rosario - ha scritto Giovanni Paolo II «il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Gesù e all'esperienza della profondità del suo amore» (Rosarium Virginis Mariae 1).
È inscindibile, insegna nella stessa lettera apostolica il Papa, il «rapporto che lega Cristo alla sua Madre Santissima: i misteri di Cristo sono anche, in certo senso, i misteri della Madre, persino quando non vi è direttamente coinvolta, per il fatto stesso che ella vive di lui e per lui» (24).
Di qui le due parti del presente libretto.
Nella prima parte, iniziando dall'annunciazione a Nazaret, è presentata in trentun quadretti la vita di Maria.
Nella seconda parte, commentati rapidamente da sant'Ambrogio e più ampiamente da sant'Agostino, sono proposti i brani biblici relativi ai venti misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria. Misteri che hanno per teatro, ad eccezione dell'ultimo mistero glorioso, la Terra Santa.
È la Terra Santa la terra del Rosario. Si è svolta in Terra Santa la vicenda terrena di Gesù tramandataci dai vangeli. E cos'è il Rosario se non il compendio del vangelo e un contemplare insieme con Maria il volto di Gesù? In realtà i venti misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria si sono compiuti tutti, a eccezione dell'ultimo, in Terra Santa.
Soloquattro misteri hanno avuto come tea_ tro la Galilea: l'annunciazione a Nazaret, torivelazione di Gesù a Cana, l'annuncio dei regno di Dio sul monte delle Beatitudini, la trasfigurazione sul Tabor. Tutti gli altri sono avvenuti in Giudea.
Alcuni misteri hanno avuto luogo all'aperto. Su una montagna, la proclamazione delle beatitudini e, sul monte degli Ulivi, l'ascensione. Su una modesta altura rocciosa, la morte in croce sul Calvario e la risurrezione. In una valle, l'assunzione di Maria dalla valle del Cedron. In un orto, la preghiera di Gesù al Getsemani. Presso un fiume, il battesimo al fiume Giordano. Lungo una strada, l'ascesa al Calvario.
Altri misteri si sono compiuti nel chiuso di una grotta o di una casa: l'annunciazione a Nazaret, la natività a Betlemme, la visita di Maria a Elisabetta ad Ain Karem, l'autorivelazione di Gesù a Cana, l'istituzione dell'eucaristia e la pentecoste al Cenacolo.
Oppure a cielo aperto in un edificio sacro: la presentazione di Gesù e il suo ritrovamento al tempio, o in un edificio civile: la flagellazione e la coronazione di spine nel pretorio di Pilato.
Nella Lettera apostolica sul Rosario Giovanni Paolo II ha suggerito «di fissare contestualmente un'icona che... raffiguri» il singolo mistero, il che «è come aprire uno scenario su cui concentrare l'attenzione». Un modo altrettanto, o forse anche più efficace, per la contem plazione orante dei misteri del Rosario è la cosiddetta composizione di luogo. Essa consiste nel ripresentare all'immaginazione montagne e valli, grotte e case e gli altri luoghi che hanno visto e sentito quello che di Gesù e di Maria ci narrano i vangeli. È psicologicamente provato che nella preghiera lo spirito è tanto più attivo quanto più vive sono le immagini evocate.
Certo, tanti luoghi non sono più come ai tempi del vangelo. Vicende storiche di ogni tipo hanno modificato il tracciato di strade o distrutto costruzioni e strutture antiche. Così, per esempio, la Via dolorosa, dove ogni venerdì i francescani praticano il pio esercizio della Via Crucis, non è esattamente quella percorsa da Gesù caricato della croce che avanzava verso il Calvario. È dal 70 dopo Cristo che non esiste più il tempio con i suoi cortili.
Ma altre località conservano il loro volto, come i monti delle Beatitudini, del Tabor o degli Ulivi.
Anche se tant'acqua è passata sotto i suoi ponti è sempre quello il Giordano che vide aprirsi i cieli su Gesù mentre veniva battezzato da Giovanni. E infine, è ancora possibile raffigurarsi le umili abitazioni della santa Famiglia a Nazaret e a Betlemme, oggi inglobate in antiche e moderne basiliche.