Sposare un uomo, che appartiene irrimediabilmente a un'altra razza, e vivere con lui, è un'impresa. Ma è un'avventura meravigliosa. E la sfida dell'impegno, di giocarsi tutto, di accogliere e accompagnare nuove vite. Una sfida che si può affrontare solo se ognuno fa la sua parte. L'uomo deve incarnare la guida, la regola, l'autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell'emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell'accoglienza e del servizio. Sta alle donne, è scritto dentro di loro, accogliere la vita, e continuare a farlo ogni giorno. Anche quando la visione della camera dei figli dopo un pomeriggio di gioco fa venire voglia di prendere a testate la loro scrivania. In questa raccolta di lettere originali ed esilaranti Costanza Miriano scrive di amore, matrimonio e famiglia in uno stile inedito: se fosse per lei produrrebbe delle encicliche, ma siccome non è il Papa mescola i padri della Chiesa e lo smalto Chanel, la teologia e "Il grande Lebowski", sostenendo con ferrea convinzione la dottrina cristiana del matrimonio senza perdere d'occhio l'ultima borsa di Dior. D'altra parte, come scriveva Chesterton, "non c'è niente di più eccitante dell'ortodossia".
Recensione di Lucetta Scaraffia su "L'Osservatore Romano" del 20 aprile 2011
Senza dubbio per la Chiesa uno dei compiti più difficili oggi è quello di far capire ai giovani l’importanza della famiglia e dei figli, l’importanza della fedeltà e della difesa del matrimonio, la bellezza di assumersi la responsabilità di altri esseri umani e di saperla sostenere. Per questo c’è un pontificio consiglio, sono nati istituti appositi, si scrivono tanti libri, ma in genere un po’ astratti, talvolta un po’ troppo zuccherosi. Non è facile però trovare una strategia convincente per farsi ascoltare da giovani che vivono immersi negli effetti della rivoluzione sessuale e dell’individualismo sfrenato. In questo arduo compito si è proposta in modo nuovo e attraente una giornalista del Tg3, moglie e madre di quattro figli: Costanza Miriano, autrice di un testo divertente e ironico — dallo stile vicino a quello delle ragazze della serie televisiva «Sex and the city» — dal titolo provocatorio Sposati e sii sottomessa (Vallecchi). Il libro, scritto sotto forma di lunghe lettere ad amici e amiche alle prese con problemi sentimentali e familiari, risponde a tutte le obiezioni che oggi vengono mosse a chi crede nella famiglia, nel matrimonio e nella bellezza di avere figli. Miriano non nega che la sua vita, nel difficile equilibrio fra lavoro e figli, sia in sostanza una fatica quotidiana che richiede capacità acrobatiche; ma non si lamenta, lo racconta con allegra ironia e ne rivendica la ricchezza e la bellezza. Con questo tono apparentemente scanzonato propone riflessioni antiche e giuste: «È dalla donna per prima che dipende la vita o la morte del matrimonio», ragione per cui invita la futura sposa a essere «sottomessa non nella logica del dominio, quindi della violenza e della costrizione, ma in quella del servizio, spontaneo, volontario». Rivelando quale è il vero significato di essere sottomessa: essere cioè «la base della famiglia» perché «chi sta sotto regge il mondo, non chi si mette sopra agli altri». La durata del matrimonio è soprattutto questione di volontà: la spontaneità, infatti, «non può essere uno stile di vita o un metro di giudizio. E l’emozione a un certo punto non c’entra più molto con l’amore». Tanto è vero che «è con l’esercizio paziente e quotidiano dell’obbedienza che si può andare incontro all’altro e limitare il nostro egoismo». La banalizzazione del sesso — scrive l’autrice — «non gli ha fatto un gran bene». E di questo appannamento dell’importanza e della bellezza della vita sessuale, secondo Miriano, sono responsabili più le donne che gli uomini: «Credendo di emanciparci, ci siamo svendute per un piatto di lenticchie: abbiamo adottato il modo maschile di concepire la sessualità». E, alla fine, «ne soffriamo noi e ne soffre tutto il mondo, perché se non lo facciamo noi, chi custodirà l’amore per la vita?». Oggi, quello che sembra più difficile e ingiusto è rinunciare alle vite possibili, e «guardiamo con raccapriccio all’idea di rinunciare a qualcosa». A noi sembrano ormai «diritti una serie di possibilità che finora sono state inimmaginabili». Scrive quindi a un’amica, che non ha il coraggio di scegliere per sempre, di sposarsi: «Abbraccia anche tu una vita, una sola, e tientela stretta». Per quando riguarda l’educazione dei figli, insiste sulla divisione dei ruoli, sui padri che devono fare i padri «perché non si può chiedere a un padre di fare il baby sitter e anche autoritario», intervenendo con una parola risolutiva nelle crisi educative. E, a proposito della contraccezione, osserva «come si può stabilire in anticipo qualcosa che non si conosce?». Costanza va a messa la mattina, manda i bambini al catechismo e cerca di allevarli come buoni cristiani, ma vive nel mondo di oggi — anzi, in uno spicchio particolarmente «moderno» di questo mondo — ed è quindi abituata a essere una persona diversa, che deve spiegare ogni sua scelta a chi non la condivide. È proprio questo dialogare con i giovani, nel loro linguaggio e con uno spirito ironico e leggero, a rendere questo libro divertente un piccolo manuale di evangelizzazione.
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valeria sofri il 30 aprile 2011 alle 10:33 ha scritto:
e' un titolo assurdo, inopportuno ai contesti in cui viviamo, con un'idea utopica di uomini che sanno fare i capifamiglia (!!!), in un mondo pressochè conciliato purchè le donne facciano le donne. Avrà successo tra l'ala del cattolicesimo che teme la messa in questione dei ruoli tradizionali. Sarà un colpo basso per le tante donne che vivono con sofferenza la prepotenza maschile, sostenuta da una concezione gerarchica del rapporto uomo-donna.
Phil il 12 maggio 2011 alle 13:37 ha scritto:
Condivido il tuo pensiero, Valeria.
Già dal titolo si capisce che è un libro discriminatorio nei confronti delle donne, perciò lo sconsiglio a chiunque, nonchè a quegli uomini che vorrebbero fare delle proprie mogli una proprietà che possono sfruttare a proprio piacimento.
Francesca Versi il 19 maggio 2011 alle 00:32 ha scritto:
sarebbe utile leggerlo prima il libro prima di commentare il titolo che viceversa è intenzionalmente provocatorio. Ma una lettura attenta mette in luce invece il ruolo centrale della donna.
Cristina Viozzi il 3 agosto 2011 alle 17:15 ha scritto:
Davvero un bel libro!!!scritto veramente bene!!!molto diretto in quanto scritto sotto forma di lettere che l'autrice indirizza a amici/che, alle figlie...in molti passaggi mi ha fatto molto ridere. L'autrice riesce a cogliere e sottolineare dei passaggi molto importanti della vita di una coppia, di una famiglia, coglie la quotidianità, la continua corsa contro il tempo e soprattutto il ruolo di una donna moglie e mamma. Il titolo può trarvi in inganno. Io l'ho letto perchè me lo hanno consigliato. Io lo consiglio a chiunque stia leggendo questo commento.
anna b., maresempre@alice.it il 25 gennaio 2012 alle 18:25 ha scritto:
A me lo hanno regalato ieri. Meno male che ne avevo già sentito parlare perchè il titolo mi ha fatto raccapricciare. Sono solo al primo capitolo ma il titolo si capisce subito che è una provocazione contro chi vuole assolutamente che non ci sia differenza tra uomo e donna. Vivaddio che siamo meravigliosamente differenti.
ADRIANA QUIRICO, adriana.quirico@alice.it il 7 marzo 2012 alle 23:05 ha scritto:
Libro interessante, profondo e ironico, pieno di sentimento ma non stucchevole, tutt'altro. Dovrebbero leggerlo tutte le giovani donne che si accingono a compiere l'importante passo del matrimonio, sempre che l'intendano in modo serio e non una cosa buttata lì: se va bene, se no se ne prova un'altra.
Brava Costanza Miriano.
guido il 17 dicembre 2012 alle 14:47 ha scritto:
Libro pessimo con tesi risibili...e alcuni lo prendono persino sul serio.
Cardinale Martini quanto ci manchi!
Elisabetta il 11 aprile 2013 alle 13:47 ha scritto:
Libro mediocre e decisamente sopravvalutato. Tesi banali e scrittura che crede di essere spiritosa. Non ho trovato nulla di veramente cattolico in questo libro. Solo la voglia esibizionistica di fare del controcanto. Se potete risparmiatevi i soldini.
Esther il 13 aprile 2013 alle 14:01 ha scritto:
Delusione. Grande delusione. Un libro troppo supportato a scapito di altri ben più meritevoli. Al di là del titolo (abile provocazione per vendere qualcosa che altrimenti sarebbbe rimasto sugli scaffali a prendere polvere?), sono ben altre le mancanze del libro: scrittura banale, ironia forzata, ripetizione fino alla paranoia di una certa idea di matrimonio che ormai anche nella Chiesa Cattolica sta scomparendo. Se qualcuno è interessato all'argomento, meglio leggere direttamente la Mulieris Dignitatem, almeno è l'originale ed è ben scritta. Risparmierò i soldini almeno sul secondo volume. Prova forse che soltanto di mera operazione commercial-cattolico questi libri si trattano.
Ruth il 2 maggio 2013 alle 15:49 ha scritto:
Un libretto mediocre e mal scritto del quale solo il titolo ha fatto si che diventasse un (piccolo) caso editoriale. Concordo con Esther. Chi è interessato a questi argomenti vada alla Mulieris Dignitatem. Onestamente, non se ne sentiva la mancanza, figuriamoci poi del secondo volume.
Anna il 30 maggio 2013 alle 15:55 ha scritto:
Pessimo quanto sopravvalutato libro. Contenuti risibili, ironia falsa e forzata, scrittura men che mediocre. Titolo azzeccato però. Altrimenti sarebbe rimasto sugli scaffali delle librerie a prendere polvere. Ha ragione chi parla di ottima operazione commercial-cattolica. Alla larga!
Deborah il 10 settembre 2013 alle 10:34 ha scritto:
Pessimo libro. Operazione di catto-marketing pianificata a tavolino dalla Vallecchi Editore. Banale e scontato. Malscritto e con un'ironia fastidiosa: da evitare come la peste.
Jezabel il 18 novembre 2013 alle 11:02 ha scritto:
Un libro sopravvalutato e inequivocabilmente provocatorio fin dal titolo, giusto per vendere qualche copia in più e far ingrassare la buona Costanza, peraltro ben rifornita da denaro pubblico, vista la sua occupazione (grazie a chi?) nella RAI
Paolo il 1 marzo 2014 alle 19:30 ha scritto:
libro FANTASTICO!!!!!