Testamento biblico
(Spiritualità biblica) [Libro con legatura cucita]EAN 9788882272197
A sei anni dalla dipartita del grande biblista francese, viene offerta una raccolta di scritti inediti nella lingua italiana in quanto pubblicati, in francese, sulla rivista teologica Ètudes. Gli otto saggi esprimono le tematiche più significative della riflessione biblica e teologica del Beauchamp. La teologia della creazione è investigata nel primo saggio In principio Dio parla o i sette giorni della creazione (11-25). L’amore per i libri sapienziali è espressa in La preghiera alla scuola dei Salmi (27-43). Il desiderio di leggere l’uno accanto all’altro i due Testamenti (celebre, tra gli altri, è il lavoro in due volumi dal titolo L’Un et l’Autre Testament: essai de lecture I-II [Parole de Dieu], Seuil, Paris 1976/1990) riecheggia in La Bibbia, libro di speranza (45-58); Essere eredi della Bibbia. Il trait d’union ebraico-cristiano (59- 79); Elezione e universalità nella Bibbia (81-95); La Chiesa e il popolo ebraico (97-123). L’approfondimento delle tematiche teologiche si ritrova nel saggio Un punto di vista biblico sull’etica (125-139) e nell’ultimo intervento La violenza nella Bibbia (141-158).
Nel capitolo sull’etica biblica (125-139) l’autore affronta il non facile tema della dimensione morale veicolata dai testi scritturistici. Molto interessante è il rapporto tra narrazione e legge. La Sacra Scrittura si apre con una serie di racconti che, dal libro della Genesi giunge fino alla metà dell’Esodo. Al Sinai si stipula l’alleanza registrata nel corpus di leggi contenute in Es 20-40 e negli altri libri del Pentateuco. L’itinerario tracciato dall’esegeta si articola in tre momenti: narrazione – legge – narrazione. Egli è consapevole di affrontare la tematica molto delicata del rapporto tra il Vangelo e la Legge, tra la giustificazione e le opere, per questa ragione focalizza la propria attenzione sulla dinamica del racconto nel tentativo di cogliere la giusta corrispondenza tra i due membri di questo binomio. «Il racconto viene prima della legge», afferma Beauchamp, «questo perché il dono (la grazia la benevolenza) precede la legge, e la legge segue il dono; mentre il perdono, il più-che-dono, viene a perfezionare il dono lasciato incompiuto dalla legge, così come il racconto stesso era incompiuto» (123).
La riflessione, molto profonda, individua nel racconto ciò che mobilita il desiderio e che orienta alla legge, perché il racconto è un piacere e prepara al necessario slancio richiesto dalla legge. Lungi dal voler sminuire la questione sollevata e di risolverla semplicisticamente, si individuano i tre i modi attraverso i quali è possibile tenere insieme legge e narrazione. Il primo è così enunciato: descrivere prima di prescrivere. Non si può ordinare ciò che non si conosce; è importante prima mostrare il bene e descriverne la possibilità. La logica del racconto mostra ciò che si può concretamente realizzare («ciò che può accadere») passando attraverso ciò che è intellegibile («ciò che accade» ai personaggi del racconto). Il secondo modo affronta il tema della libertà asserendo che: «possibile si oppone a impossibile, ma si oppone anche a necessario, passando sul versante della libertà» (134). I fatti narrati sono contingenti, possono evolversi seguendo molteplici direzioni e, pertanto, esprimono la possibilità di azione posseduta dai personaggi. Il racconto aiuta, in questo modo, a distinguere la legge dalla costrizione.
Il terzo modo è legato alla rappresentazione sensibile del bene: esso, attraverso le immagini che lo ritraggono (i personaggi della narrazione e le vicende da questi vissute) tocca la parte estetica dell’uomo, colpendone il desiderio e spingendolo ad imitare quanto narrato. Alla prefazione elogiativa di Paul Ricoeur (5-10), nella quale il nostro autore viene chiamato «esploratore della Bibbia» (5), fa eco la postfazione di Yves Simoens (159-172), anch’egli gesuita e biblista come Beauchamp, che compie, con parole di commiato, la presenta pubblicazione: «egli ci ha ricentrati sulla Parola di Dio nella totalità delle Scritture; ci ha trasmesso l’eredità biblica con una fedeltà esemplare» (159). Il linguaggio non sempre semplicissimo a causa della profondità del pensiero, la capacità di leggere la Bibbia con aperture inedite, le formidabili intuizioni teologiche insieme alla fede del religioso gesuita, sono il testamento spirituale trasmesso al lettore che si accosta a questo libro. Il grande pregio di questa traduzione è aver fatto risuonare, per una volta ancora, la parola forte e audace del compianto biblista e teologo, omaggiandone, in questo modo, la memoria.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 2/2007
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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