La debolezza di credere. Fratture e transiti del cristianesimo
(I guardiani dell'aurora)EAN 9788881372423
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DETTAGLI DI «La debolezza di credere. Fratture e transiti del cristianesimo»
Tipo
Libro
Titolo
La debolezza di credere. Fratture e transiti del cristianesimo
Autore
Michel de Certeau
Editore
Città Aperta
EAN
9788881372423
Pagine
305
Data
2006
Collana
I guardiani dell'aurora
COMMENTI DEI LETTORI A «La debolezza di credere. Fratture e transiti del cristianesimo»
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Recensioni di riviste specialistiche su «La debolezza di credere. Fratture e transiti del cristianesimo»
Recensione di Giuseppe Segalla della rivista Studia Patavina
Chi è Michel De Certeau (1925-1986) gesuita geniale e scomodo? In Italia come appare dalla bibliografia finale (pp. 294-295) le sue opere sono conosciute e tradotte, ben nove che spaziano dal 1975 al 2006 (La scrittura della storia, Jaka Book, Milano) e riguardano una grande varietà di argomenti: la mistica specie la storia della spiritualità religiosa per la quale è maggiormente conosciuto, la sociologia religiosa, la storia, la psicanalisi, i mass-media. Stella Morra nella breve presentazione dell’edizione italiana lo definisce «un intellettuale e uno studioso scomodo, inquieto, anche raramente riconosciuto, che sembra non trovar pace in un ruolo, in una collocazione» (p. XI) e l’editore di quest’opera postuma, Luce Giard, lo definisce nel titolo della sua introduzione «Cercando Dio» (p. XV) che si riferisce soprattutto al suo amore alla mistica: alla sua storia del XVI e XVII secolo e alla sua realtà. Basti leggere il suo bellissimo libro «Il parlare angelico. Figure per una poetica della lingua» (Olschki, Firenze 1988).
Il libro non è stato composto come tale dall’autore, ma è uscito postumo nel 1987. Si tratta di una serie di saggi già stampati o anche inediti, che hanno però una loro logica interiore segnata da quattro grandi titoli: Leggere una tradizione, Assumere i rischi del presente, Pensare il cristianesimo, Seguire un sentiero «non tracciato». Di questi quattro quello che mi è piaciuto di più per la sua sorprendente attualità è «Pensare il cristianesimo». I tre saggi qui raccolti dovrebbero essere letti da ogni pastoralista e pastore per potersi collocare intelligentemente nel mondo di oggi ove non si ha più un corpo cristiano ma un «corpus» di libri sacri, di tradizioni, di solenni interventi della chiesa che può farsi visibile nella storia solo con un stile di vita ma non più con un’organizzazione sociale che permei tutta la società cristiana e le dia senso com’è stato fino al Vaticano II. Per questo consiglierei di leggere come introduzione i due brevi scritti che fanno da inclusione o cornice, uno all’inizio e uno alla conclusione, intitolati ambedue «la debolezza del credere». Anche se riflette in primo luogo l’ambiente francese (ma si vedano anche le incursioni sul Brasile e gli Stati Uniti) ormai quell’ambiente rispecchia anche la situazione della chiesa e della fede in Europa.
Concludendo vorrei avvertire il lettore che il libro non è di facile lettura, va studiato e meditato come è stato studiato e meditato profondamente dallo stesso autore, rigoroso nella sua parola e nella sua sempre attenta argomentazione.
Personalmente lo consiglierei non solo ad ogni pastore ma anche ad ogni operatore pastorale che abbia la preparazione per capire un testo che presuppone una certa cultura. Non dubito di dire che è un libro fondamentale, anche se non è un trattato ma una serie di saggi.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Il libro non è stato composto come tale dall’autore, ma è uscito postumo nel 1987. Si tratta di una serie di saggi già stampati o anche inediti, che hanno però una loro logica interiore segnata da quattro grandi titoli: Leggere una tradizione, Assumere i rischi del presente, Pensare il cristianesimo, Seguire un sentiero «non tracciato». Di questi quattro quello che mi è piaciuto di più per la sua sorprendente attualità è «Pensare il cristianesimo». I tre saggi qui raccolti dovrebbero essere letti da ogni pastoralista e pastore per potersi collocare intelligentemente nel mondo di oggi ove non si ha più un corpo cristiano ma un «corpus» di libri sacri, di tradizioni, di solenni interventi della chiesa che può farsi visibile nella storia solo con un stile di vita ma non più con un’organizzazione sociale che permei tutta la società cristiana e le dia senso com’è stato fino al Vaticano II. Per questo consiglierei di leggere come introduzione i due brevi scritti che fanno da inclusione o cornice, uno all’inizio e uno alla conclusione, intitolati ambedue «la debolezza del credere». Anche se riflette in primo luogo l’ambiente francese (ma si vedano anche le incursioni sul Brasile e gli Stati Uniti) ormai quell’ambiente rispecchia anche la situazione della chiesa e della fede in Europa.
Concludendo vorrei avvertire il lettore che il libro non è di facile lettura, va studiato e meditato come è stato studiato e meditato profondamente dallo stesso autore, rigoroso nella sua parola e nella sua sempre attenta argomentazione.
Personalmente lo consiglierei non solo ad ogni pastore ma anche ad ogni operatore pastorale che abbia la preparazione per capire un testo che presuppone una certa cultura. Non dubito di dire che è un libro fondamentale, anche se non è un trattato ma una serie di saggi.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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