La Regola di perfezione del cappuccino Benedetto da Canfield (1562-1611) é indiscutibilmente il capolavoro che diede forma a tutta la mistica del xvi secolo, servendo da manuale per due o tre generazioni di spirituali. L'autore, definito da Henri Bremond «il maestro dei maestri», poco prima della morte curò personalmente l’edizione completa ed esatta, francese e latina, della sua Regle de perfection, le cui prime versioni, incomplete, circolavano già da diversi anni. Il libro propone come unica regola di perfezione cristiana l’obbedienza alla volontà di Dio.
Tale obbedienza presuppone il completo annichilimento della volontà personale, in un totale distacco. In esso si riconosce che tutto quel che accade é volontà di Dio - identificato, fuori da ogni antropomorfismo, con la sua stessa volontà. Obbedendo alla necessita come volontà di Dio, si vive in ogni istante, in ogni situazione, una vita che é insieme contemplativa e attiva, godendo della perfetta unione con Dio e quindi di una piena beatitudine. Fu proprio questo punto, sviluppato nella terza parte dell’opera, a portare alla censura ecclesiastica che, a fine Seicento, colpì tutti gli scritti sospetti di quietismo, o di “perfettismo”, e così scomparve praticamente dalla circolazione.
In un tempo in cui la mistica sta riemergendo in tutto il suo valore, questa prima traduzione italiana ripropone, dopo più di tre secoli di oblio, la Regola di perfezione in primo luogo come capolavoro psicologico, che smaschera l’egoismo delle proprie passioni, comprese quelle inconsce, aiutando cosi a conoscere sé stessi. In secondo, ma non secondario, luogo, il lettore più attento potrà scoprire come dalla conoscenza di sé stessi nasca quella di Dio, e, insieme, la beatitudine.
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nicola giuseppe fioretto il 15 gennaio 2023 alle 17:21 ha scritto:
Un po' difficile da capire