Pregare l'anno liturgico
-Anno A B C
(Il respiro dell'anima) [Libro in brossura]EAN 9788874025824
Ecco un esempio di come il titolo di un volume non renda ragione del contenuto dello stesso. Il libro, infatti, contiene unicamente preghiere dei fedeli per le celebrazioni festive della liturgia: le domeniche dell’anno liturgico nei suoi tre cicli, le grandi feste annuali e alcune per occasioni particolari.
Il contenuto del libro riguarda esclusivamente la preghiera dei fedeli per le domeniche e le feste dell’anno liturgico. Ma l’anno liturgico è molto di più. Che le preghiere dei fedeli costituiscano ancora oggi un momento problematico all’interno della celebrazione dell’Eucaristia è un dato di fatto. È facile reperire indicazioni sulla sua natura propria e sulla sequenza rituale all’interno della celebrazione eucaristica, ma estremamente difficile reperire proposte che rispondano in modo conveniente alle aspettative. Essa fa parte dello schema dialogico di ogni liturgia della parola che si celebra nelle diverse liturgie e da lì ricava la sua fisionomia tipica che si potrebbe definire come liturgia della preghiera. Su questa linea avrebbe potuto ricavare anche questo libro il suo titolo.
Ma non è qui il caso di approfondire l’argomento sul versante teologico della preghiera dei fedeli. Scrive il card. C.M. Martini nell’Introduzione (p. 3): «Noi ci lamentiamo spesso che queste preghiere, nella forma in cui sono promosse ordinariamente, sono logore e stantie. Ma le accettiamo, anche per pigrizia intellettuale, o talvolta le inventiamo al momento, il che produce spesso nell’uditorio un senso di disagio per il non rispetto della sintassi e talora anche della grammatica, per non parlare del vocabolario». Una descrizione più efficace non potrebbe trovarsi.
Se poi accostiamo le proposte editoriali in merito alla preghiera dei fedeli, la situazione resta ancora complessa ed evidenzia la necessità di riprendere in mano questo capitolo della liturgia. Anche le proposte che qui presentiamo avvertono la fatica e manifestano la precarietà si questo rito. D’altra parte, non potrebbe essere diversamente quando si pensi che è la parte celebrativa dove troviamo un canovaccio di massima per le intenzioni (cf. nn. 69-70 dell’Ordinamento generale del Messale Romano) e per lo stile di preghiera: «Siano sobrie, formulate con una sapiente libertà e con poche parole, ed esprimano le intenzioni di tutta la comunità» (ivi, n. 71); e dove è lasciata alla comunità concreta che celebra la loro concreta composizione e formulazione. Il gesuita p. Buschini qui ce ne offre un saggio, frutto della sua lunga attività pastorale. Non sono state inventate quindi a tavolino, ma pensate, sperimentate e vissute nel concreto di assemblee vive e oranti. E questo è un pregio.
L’altro lo esprime ancora bene il card. Martini: l’autore «ci dà innumerevoli esempi di preghiere che tengono conto sia della profondità del mistero sia dell’urgenza della quotidianità, con un linguaggio che non addormenta e fa pensare». Effettivamente sono tutte molto curate nella forma e sono scritte bene. Anche i vari contenuti sono di rilievo. Tuttavia si cede anche qui a una certa verbosità probabilmente dettata più da un’intenzione catechistica centrata più sull’assemblea che non da una tensione orante rivolta a Dio.
Ovviamente, nel rispetto del contesto celebrativo in cui si colloca la preghiera dei fedeli e dell’intrinseca vocazione a farsi eco della parola di Dio celebrata (proclamata, ascoltata e accolta), sarà il caso che le preghiere proposte in questo corposo sussidio vengano usate con quell’attenzione adattiva e inculturante necessaria., nel rispetto e nella cura del linguaggio, come ben insegna il p. Buschini in questa sua pregevole fatica.
Tratto da "Rivista Liturgica" n. 4/2012
(http://www.rivistaliturgica.it)
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