La persona al centro
-Modulazioni pedagogiche dal Magistero di Giovanni Paolo II
(Parva itinera)EAN 9788872633311
Il libro di A. Barca La Persona al centro. Modulazioni pedagogiche dal Magistero di Giovanni Paolo II sussume con convinzione la problematica dell’uomo in quanto persona così come Wojtyla la sviluppa prima come filosofo, teologo e poeta e quindi come Romano Pontefice. La vasta e multiforme produzione di K. Wojtyla, come pensatore e artista, viene esplorata da A. Barca a cominciare dalla pionieristica tesi di dottorato su Max Scheler, in cui la fenomenologia viene accolta come metodo d’indagine da applicare ai fatti etici.
L’autore nota come la fenomenologia non può sostituire una messa in questione radicale dell’essere, a differenza della metafisica, non può mettere radicalmente in discussione l’essere. Essa diventa allora un mettere in questione l’essere “a partire dall’uomo”, secondo la felice intuizione di Pascal. Si tratterà, però, di un “partire” dalla concreta realtà della persona e non dalla ipostatizzazione della nozione di soggetto.
Questo registro è presente e attivo in tutte le parti dell’opera di Wojtyla, anche se non è mai stato metodologicamente tematizzato. A. Barca affronta questo tema dal punto di vista pedagogico e così ci offre una nuova lettura del pensiero di Wojtyla rintracciandone la norma personalistica. Egli in tal modo si pone sulla scia di studi autorevoli, come quello di R. Buttiglione, che però avevano trascurato una cifra particolare dell’attività di Wojtyla: il suo munus docendi, il suo essere, prima che professore e poeta, Vescovo e poi Papa. Non esiste una trattazione sistematica da parte di Wojtyla in merito alla pedagogia: cosa che può sembrare sorprendente, data la vastità dei suoi interessi. Non troveremo la trattazione di questo aspetto, quello della pedagogia cioè, poiché il suo pensiero implicitamente la comprende. Il libro di A. Barca si compone di sette capitoli: ognuno è dedicato a un aspetto del pensiero di Wojtyla e alla peculiare forma espressiva che scelse per esprimere la sua preferenza per l’uomo. Possiamo dividerlo in due parti: una prima (capitolo I-IV), dedicata al Wojtyla pensatore e artista; una seconda (capitoli V-VII), che approfondisce il Magistero di Wojtyla divenuto papa Giovanni Paolo II. Fra i due momenti, è la tesi dell’Autore, come vedremo, non c’è frattura. Il primo capitolo è una ricognizione delle radici del pensiero di Wojtyla, a cominciare dalle sue scelte di studio come studente e poi professore di teologia: ampio spazio viene dedicato all’analisi della sua tesi di dottorato in filosofia, in cui si analizza il pensiero del filosofo Max Scheler, primo incontro con la tematica della persona; si passa poi a Persona e atto, l’Opus Magnum di Wojtyla come filosofo e moralista, in cui egli assume la posizione a favore della persona.
Nel secondo capitolo, A. Barca mostra, con dovizia di fonti, come le opere poetiche di Wojtyla e studi come dalla ricca analisi della fenomenologia dell’atto, Wojtyla giunga ad ammettere con convinzione la “trascendenza” della persona. Il metodo fenomenologico con cui Wojtyla studia l’uomo in Persona e atto e nei saggi successivi, applicato con finezza, con analisi dettagliate e descrizioni della coscienza umana fin nei minimi particolari, capovolge il metodo della metafisica tradizionale. Questa, infatti, si incentrava sullo studio della struttura ontologica della persona, deducendo tutta una serie di conseguenze concernenti le sue azioni; l’analisi fenomenologica che Wojtyla segue, invece, non parte dalla persona, ma giunge ad essa; studia l’azione umana e fa vedere come proprio nell’azione e mediante l’azione si riveli la Persona. Dunque, il procedimento seguito non è dalla Persona all’atto, bensì dall’atto alla Persona.
Dopo questa ricapitolazione dei capisaldi della “metafisica della persona” di Wojtyla, come la chiama A. Barca, nel terzo capitolo, si entra nel vivo delle applicazioni all’ambito pedagogico del quale l’Autore si occupa. La cultura pedagogica, di fronte al rischio di un vero e proprio naufragio dell’umanità, deve far sentire la propria voce, deve manifestare tutto il suo vigore critico e progettuale, nella messa a punto di percorsi e di metodi nei quali la variabile assiologica deve avere una sua precisa collocazione ed una realistica consistenza, e quindi non solo come mero auspicio. Nel capitolo quarto, la veloce analisi della produzione letteraria di Wojtyla si sofferma su alcune figure bibliche trasfigurate poeticamente: Adamo, un personaggio che ritorna più di una volta nei drammi di Wojtyla, esprime quella che potremmo definire l’icona emblematica dell’uomo stesso come persona. Nella Bottega dell’Orefice Adamo comunica a tutti gli altri personaggi del dramma un preciso messaggio sul senso dell’amore, e conclude il suo discorso chiamandoli per nome. Con il quinto capitolo entriamo nella seconda parte del libro, quella dedicata al Magistero di Wojtyla Successore degli Apostoli e Vicario di Cristo.
L’Autore si sofferma soprattutto sui paragrafi 22 e 24 della Gaudium et Spes. Essi contengono “la continua passione per l’uomo”, da parte di Wojtyla, “filo conduttore” delle sue future encicliche. Interi passi delle encicliche, si connettono perfettamente gli uni gli altri, proprio attorno alla questione fondamentale delle persona umana, il cui mistero trova vera luce nel Verbo incarnato. Emerge così un’antropologia che è stata definita “cristocentrica”: non c’è altra motivazione dell’economia dell’incarnazione- redenzione se non la salvezza dell’uomo. Il capitolo sesto è dedicato all’analisi e al commento di due encicliche, la Dives in misericordia e la Laborem Exercens. Soprattutto la Dives in misericordia offre spunti pedagogici interessanti. Per parlare all’uomo, infatti, Giovanni Paolo II sceglie di attualizzare il discorso prendendo a modello Gesù, del quale si dice che, appunto, fa della misericordia “uno dei principali temi della sua predicazione”: “Come al solito, anche qui egli insegna innanzitutto con ‘parabole’, perché queste esprimono meglio l’essenza stessa delle cose”. Una parte dell’enciclica, infatti, è occupata dalla riproposizione e da una fine esegesi della parabola del figliol prodigo. Viene posta in risalto la “dignità umana”.
L’ultimo capitolo, il settimo, spiega la forte vocazione personalista di Wojtyla in chiave antitotalitaria. Il riferimento è agli anni duri della dittatura in Polonia, dove la riaffermazione del personalismo incentrato sull’uomo aveva anche il senso di una opposizione sociale oltre che ideologica. Non a caso A. Barca intitola questo capitolo la “pedagogia del coraggio” . Nei regimi totalitari, scrive A. Barca nelle sue conclusioni, si era creato un nuovo tipo di alienazione, che Wojtyla descrisse nella Sollicitudo rei socialis, alla quale si contrappone con le ragioni dell’azione e dell’iniziativa personale. Davanti alla realtà di questa nuova forma di alienazione, l’enfasi che Wojtyla pone sulla persona attiva appare, oggi, quanto mai necessaria.
Tratto dalla Rivista "Fides et Ratio" n. 2/2009
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maestro il 7 febbraio 2010 alle 19:57 ha scritto:
Il testo è davvero ben scritto e leggibile da tutti anche i non esperti della filosofia possono leggerlo e commentarlo.
E'un testo ceh aiuta e riflettere sul senso della vita e ci fa chiedere dove stiamo andando.
Credo che vada letto con attenzione e si risponda ai mille interrogativi che emergono se lo si legge con attenzione.