Un profeta tra umido e secco

Come confessa l’autore nella Presentazione del libro, quest’opera è il risultato di circa vent’anni di riflessione, di predicazione e di insegnamento accademico sul racconto biblico di Giona: l’approccio di lectio divina è accompagnato da un profilo psicologico e psicanalitico, che focalizza l’attenzione sul tema del «risentimento» e si propone non solo di fare l’analisi della sindrome, ma soprattutto di riconoscerne la terapia.

L’obiettivo di una tale lettura vuole essere una sapiente istruzione su come diagnosticare, lavorare e smaltire il proprio risentimento. Nella breve Prefazione il benedettino Elmar Salmann ripropone una sua precedente presentazione di Giona come l’in-sensatezza di Dio in una specie di teologia del clownesco. Nell’opera valorizza soprattutto l’ironia, come modo di leggere il mondo in controluce, oscillando tra malinconia e umorismo, per superare falsi pesi che l’opprimono. Uno di questi è proprio il «risentimento» che l’autore definisce come «ricordo delle offese» ovvero «memoria infetta» e l’identifica come un tema cardine del mashal biblico su Giona, che si muove tra parodia e satira. Vignolo (1946), presbitero della diocesi di Lodi, è docente ordinario di Sacra Scrittura presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano) e lo Studio teologico dei seminari di Lodi, Crema, Cremona e Vigevano.

Dopo un primo capitolo che inquadra il libro di Giona e il metodo della lectio divina adoperando l’accattivante paragone con Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, gli altri capitoli seguono il racconto biblico strutturato come un dittico (cc. 1-2 e cc. 3-4): il primo blocco è indicato come «terapia umida», dal momento che Giona finisce in fondo al mare e viene salvato 58 dalle acque, mentre il secondo è definito «terapia secca», poiché il nuovo problema è costituito dall’arsura del solleone. La prima terapia ha a che fare con un profeta fuggiasco e naufrago, taciturno e individualista, protagonista di una preghiera bugiarda; la seconda terapia riguarda uno chiamato a fare il salvatore suo malgrado, con umori molto oscillanti soprattutto nel confronto con lo humour di Dio.

Un ultimo capitolo di congedo completa l’itinerario con uno sguardo al Crocifisso, riletto come «il segno di Giona», la cui memoria è in grado di guarire dal risentimento. Scritta con linguaggio forbito e brillante, quest’opera offre un’infinità di spunti riflessivi che dal testo biblico muovono per coinvolgere in modo appassionato la nostra vita e aiuta ad assaporare il gusto del racconto.

Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n. 4 del 2013
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)