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Descrizione
«Sono stato in Turchia più di quaranta volte. Ho molti amici turchi che ammiro e rispetto. I turchi sono ospitali e cortesi. Quelli che conosco sono moderni e progressisti. I curdi che vivono in Turchia sono dignitosi e nobili, anche nel dolore. Credono che la strada della pace verso un futuro più luminoso passi attraverso l'Europa. Ultimamente i turchi sono afflitti dall'huzun. E un termine turco che vuol dire malinconia, senso di perdita e tristezza. Nella sua forma più estrema l'huzun comporta un profondo senso di angoscia. Il giro di vite di Erdogan dopo lo sventato putsch ha rafforzato la sensazione di impotenza. Malinconia e tristezza sono diventate onnipresenti, le dimostrazioni di unità superficiali e passeggere». La Turchia si trova a un bivio. Lungo una via si trovano la radicalizzazione islamista, la dittatura e l'instabilità. L'altra conduce alla stabilità e alla sicurezza, sulla base di una maggiore integrazione con l'Europa e di una rinnovata alleanza con gli Stati Uniti. La Turchia avrà un'importanza basilare per la politica estera di sicurezza dell'America, se sosterrà i valori della comunità atlantica. La direzione che sceglierà Ankara avrà rilevanti conseguenze per il popolo turco, come pure per la NATO e per gli Stati Uniti. "Erdogan. L'incerto alleato" è storia politica contemporanea. Si fonda su resoconti giornalistici apparsi in inglese e in turco reperiti da un gruppo di lavoro internazionale e plurilingue. Funzionari sia dell'AKP che del governo turco rimasti nell'anonimato hanno fornito le informazioni. Attingendo da fonti riservate, il libro offre conoscenze sino poco accessibili ai lettori occidentali, descrivendo le crisi interne al regime di Erdogan, compresi il giro di vite sulla libertà d'espressione, la corruzione endemica e la propaganda bellicosa e violenta contro i curdi. L'autore propone una visione critica dei rapporti politici regionali della Turchia, dei legami con il terrorismo e del suo ruolo nella guerra civile in Siria. Il libro offre una descrizione senza orpelli dell'autoritarismo di Erdogan e delle fasi del processo di consolidamento del potere dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016, spingendosi infine ad alcune prospettive sul futuro prossimo del paese, centrale per la geopolitica del Medio Oriente e del mondo.
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