"Nessuno strumentalizzi Dio!"
-Papa Francesco in Terra Santa: l'urgenza della pace
EAN 9788860992536
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Tipo
Libro
Titolo
"Nessuno strumentalizzi Dio!" - Papa Francesco in Terra Santa: l'urgenza della pace
Autore
Romina Gobbo
Editore
Gabrielli Editori
EAN
9788860992536
Pagine
128
Data
marzo 2015
Peso
250 grammi
Altezza
21 cm
Larghezza
14 cm
Profondità
1 cm
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Mario Cutuli il 23 giugno 2015 alle 16:19 ha scritto:
Un prezioso reportage che Romina Gobbo, una laurea in Scienze politiche, una specializzazione in aree di crisi e una sull'Islam d'Europa, ci propone in un libro agile nella sua veste, curato con passione e competenza.
“Nessuno strumentalizzi Dio!” ci riporta, sulla scia di Papa Francesco, in Terra Santa, per rileggere i termini di una questione che a distanza di quasi settant'anni resta ancora aperta. Per camminare, pellegrini come il successore di Cristo, in una terra legittimamente contesa da due bandiere, da due culture, da due popoli assurdamente divisi da muri che escludono, che spengono sul nascere il dialogo e sembrano uccidere la speranza. Nella quale non si sa prescindere dalla politica, dove la storia è politica, l'istruzione è politica, perfino l'archeologia è politica e dove, in nome di Dio, viene giustificata anche la violenza.
Una visita che per Gobbo è sicuramente «dirompente» e segna, almeno questa è la speranza, «una linea di demarcazione tra un prima e un dopo», perché «la Terra Santa non sarà più la stessa dopo la visita di papa Francesco».
Una vero pellegrinaggio perché «per parlare di un popolo, dei suoi problemi, delle sue difficoltà, ma anche delle sue gioie, occorre immergersi nella realtà di quel popolo, “respirare insieme”, vivere accanto, “vedere”.
E Francesco ha voluto vedere perché «non siamo sordi al potente appello dell'unità che risuona proprio da questo luogo». Ha visto e da uomo “sensibile e diretto” - come lo definisce fra Silvio Della Fuente ofm, interprete di papa Francesco durante il viaggio - ha parlato. Non soltanto con le parole. Lo ha fatto anche, se non soprattutto, con i suoi gesti, unici e spiazzanti, spontanei, tanto da infrangere spesso il protocollo ufficiale, capaci di tradurre nel modo più naturale e sentito, quella visione ecumenica che tanto sta a cuore che lo lega ai suoi più immediati predecessori, da papa Roncalli, a Paolo VI – primo pontefice, dai tempi di Pietro a recarsi in terra Santa - a papa Wojtila, per finire a Benedetto XVI.
Un percorso ecumenico ancora lungo, fatto di gesti e di parole, nutrito di preghiera, intessuto di pazienza e reciproca comprensione, lento, perché l'unità, dice Francesco, «non verrà come un miracolo, l'unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo.... Essa si fa in questo nostro cammino, in ogni passo, e non la facciamo noi, la fa lo Spirito santo che vede la nostra buona volontà».
Il reportage di Romina Gobbo integra, con ordine e grande equilibrio compositivo, il viaggio del papa con un'indagine storica che si avvale anche di interviste a chi da anni vive in Palestina.
Ne viene fuori un quadro che nella sua chiarezza ci regala una pagina di drammatica attualità di quanto accade laggiù, ma anche della speranza che le tante iniziative messe in atto - “Un ponte per Gerusalemme”, ideata dalla campagna “Ponti e non muri” di Giovanni Paolo II, è una di queste - possano finalmente conoscere il corollario della pace.
Così, accanto ad un Francesco apostolo dell'unità - «questa terra è santa per gli ebrei, per i cristiani, per i musulmani»- il libro ci consegna un papa che di fronte alla tragedia palestinese, che macchia ancora di sangue le strade di Cristo, esprime per intero il coraggio di chi crede, senza sottintesi e ambiguità, che «lo Stato di Israele ha diritto di esistere e di godere della sicurezza; lo Stato palestinese ha diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità, a viaggiare liberamente», di chi non si stanca di ricordare che «la violenza chiama altra violenza e alimenta il circolo mortale dell'odio» e di ammonire i bambini palestinesi «Non lasciate che il passato determini la vostra vita».
Con il suo umile, ma autorevole viaggio in quella terra, con la stessa dimensione politica che la visita comunque racchiude quando Francesco con voce forte si appella alla giustizia, alla dignità umana violata, all'indispensabilità del dialogo come via d'uscita da un tunnel ancora buio, «sanguigno» com'è, abituato a parlare in presenza di tensioni», ricorda il professor Luzzato Voghera, ambasciatore israeliano in Vaticano, ha ripropone al mondo intero, che «non ci può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi al tempo stesso del bene degli altri». Soltanto l'amore può cambiare la storia e non possiamo permetterci di «avere paura della bontà e neanche della tenerezza»: in Palestina la flebile luce della speranza non è ancora spenta.
Hafez Huraini, 37 anni, padre di cinque figli che da anni vive in una delle aree più povere e depresse della Cisgiordania nella quale l'occupazione israeliana è dura e ossessiva, non l'ha mai smarrita, convinto com'è che «il popolo palestinese e quello israeliano dovranno vivere insieme. E' l'unico futuro possibile».
E questo, in definitiva, è il senso più autentico del viaggio di Francesco, in una terra testimone della riconciliazione dell'uomo con Dio nella stellata notte di Betlemme. Non è legittimo sperare che anche gli uomini facciano reciprocamente altrettanto?