Nel 1926 il pittore e aviatore futurista Fedele Azari espone nella sala della "XV Biennale Internazionale d'Arte della Città di Venezia" il dipinto "Prospettiva di volo", la prima opera di aeropittura mai concepita. Solo nel 1929 - vent'anni dopo il primo "Manifesto futurista" - Marinetti firma con Balla, Benedetto, Depero, Dottori, Fillia, Prampolini, Somenzi e Tato il "Manifesto dell'aeropittura". In un periodo in cui l'aviazione italiana tocca vertici tecnologici assoluti, i futuristi affrontano una nuova seducente sfida: non si possono rappresentare più solo oggetti in movimento, l'artista non può "osservare e dipingere che partecipando alla loro stessa velocità [...] per superare le frontiere della realtà terrestre [...] e vivere le forze occulte dell'idealismo cosmico" (Prampolini, 1932). L'aeropittura si realizza così nella ricerca di una simultaneità plastica e nella frantumazione dei piani, nello scardinare la dimensione abitudinaria del vedere anche con l'uso "forzato" della prospettiva. Le gamme cromatiche sono accese per evidenziare al meglio le linee di forza e i vettori del movimento nella continua volontà di elevare l'esperienza pittorica a una dimensione cosmica. Il punto di vista dell'aeropittore viene spesso a coincidere con quello dell'osservatore per ottenerne il completo coinvolgimento/identificazione nell'azione aerodinamica. Il catalogo presenta le diverse declinazioni dell'aeropittura, come le aveva definite Marinetti nel 1943, attraverso una settantina di opere da importanti collezioni private, tra dipinti e disegni dei maggiori esponenti del secondo futurismo: Tullio Crali, Giulio D'Anna, Tato, Corrado Forlin, Fasullo, Leandra Angelucci Cominazzini, Virgì, Novo, Marisa Mori, Bruno Munari, Wladimiro Tulli, Andrea Caviglioni, Alfredo Gauro Ambrosi, Enzo Benedetto, Domenico Belli e Thayaht.