Marie ha quattordici anni e vive nel paese dei fiori d'arancio, degli hammam, del té alla menta e delle spezie: il Marocco. Ha una vita tranquilla a Fédala, una città di mare dove non succede mai niente, c'è sempre il sole, fa sempre caldo e il mare è sempre azzurro. Le sue giornate si dividono tra la scuola e i pomeriggi in spiaggia con la sua migliore amica Sophie e il fidanzatino Bobby. Marie si annoia; la sua paura più grande è diventare come la mamma: una donna all'antica, senza brio né desideri, adagiata nel suo ruolo di moglie e madre, un po' grigia, almeno così appare a lei. Soprattutto a confronto con Fifi, la cugina della mamma. Fifi torna a Fédala solo d'estate, perché vive in Francia. Quando sbarca all'aeroporto, colorata dalla testa ai piedi, a Marie sembra che sia tutta Parigi ad arrivare. L'eldorado dei tacchi a spillo, dei saldi, del traffico a tutte le ore e della Tour Eiffel in trasferta marocchina. "La vita ha senso solo se sei magra e vivi a Parigi" le ripete Fifi, e Marie si vede già proiettata nella città delle occasioni. Ma quando si trasferisce lì per studiare, si rende conto che le cose non stanno esattamente come Fifi le racconta. Tra feste, corteggiamenti, disillusioni, Marie impara il vero significato dell'amicizia e dell'amore. "Ricordati di essere felice" le diceva sempre suo padre. Solo da lontano, Marie capisce che la felicità è come quegli oggetti semplici della cui mancanza ci accorgiamo solo quando li abbiamo persi.