New York: una città che ispira e seduce, che attrae irresistibilmente, un luogo dove tutti stanno a guardare poiché tutto può accadere. Nel 1891 Walt Whitman, al tramonto della sua vita, decide di tornare a New York in compagnia dell'amico e biografo Bucke. È nato a Long Island, è cresciuto in una Brooklyn morbida e arrendevole. New York è la sua città, il luogo dei suoi trionfi e delle sue cadute, il solo al mondo capace di suscitare in lui passione e curiosità. Nel 1922 Robert Moses, il futuro Haussmann della Grande Mela, contempla la città da Long Island e sa già che sarà lui - il «costruttore» della modernità, colui che non nutre alcun sentimentalismo nei confronti del passato poiché «il passato non è altro che una disattenzione del tempo» - a mutarne il volto negli anni a venire. Nel 1967 Robert Mapplethorpe attraversa il ponte di Brooklyn e gli sembra di stare in cima al mondo. A Tompkins Square, in una notte di cielo nero pieno di stelle, incontra una ragazza che parla velocissimo e dice cose su cui lui è completamente d'accordo. Si chiama Patti. Lui dice di chiamarsi Bob. Lei lo chiama Robert. Insieme scopriranno l'arte, il futuro, quello che entrambi diventeranno un giorno. Nel 2013 Edmund White ritorna a New York, dove ha trascorso la sua giovinezza, ha vissuto i suoi grandi amori, le lunghe giornate a leggere e a scrivere, le infinite notti tra feste e incontri inaspettati. Ma il tempo è irrimediabilmente trascorso, i luoghi mutati, i sogni sorpassati. E, soprattutto, chi li aveva sognati se n'è andato. "Tutti stanno a guardare" è il romanzo degli uomini e delle donne che hanno contribuito a creare New York, cosi come essa vive nell'immaginario collettivo. Narrando delle vite, dei desideri e delle ambizioni di grandi artisti e creatori, e descrivendone le opere iconiche, Megan Bradbury restituisce l'essenza di New York: una città complessa, ricca, sordida, affascinante, una città che muta ed evolve di continuo, una città a cui non è possibile rivolgere altro che una lettera d'amore.