Filosofia in tempo di nichilismo
-Problemi di etica e metafisica
(La crisalide)EAN 9788849504507
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DETTAGLI DI «Filosofia in tempo di nichilismo»
Tipo
Libro
Titolo
Filosofia in tempo di nichilismo - Problemi di etica e metafisica
Autore
Poppi Antonino
Editore
Edizioni Scientifiche Italiane
EAN
9788849504507
Pagine
296
Data
2002
Peso
340 grammi
Collana
La crisalide
COMMENTI DEI LETTORI A «Filosofia in tempo di nichilismo»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Filosofia in tempo di nichilismo»
Recensione di Angelo Roncolato della rivista Studia Patavina
Il volume, come scrive lo stesso Autore, “ospita una serie di interventi su diversi argomenti e per diverse occasioni, con un legame unificante attorno al tema del nichilismo, che denuncia lo stato di grave sofferenza del pensiero postmoderno, anti¬realista e antimetafisico. Si tratta di scritture dall’indole piuttosto divulgativa (…) ma forse egualmente adatte all’analisi e all’espressione di quel pensare negativo che da oltre un secolo, in un crescendo persuasivo di sfiducia se non di cupa disperazione, ha tolto alla ragione umana la speranza di incontrare mai un qualche sicuro ancoraggio a certezze di verità e di bene, attestandosi su posizioni scettiche e relativistiche” (p. 5).
Questa dichiarazione d’intenti caratterizza perfettamente il tono dei vari saggi che è giocato su un duplice registro: quello dell’analisi, tendente soprattutto e mettere in chiaro i presupposti teoretici delle posizioni considerate, nonché delle conseguenze che ne derivano, e quello della proposta, tendente a ricuperare l’attitudine fondativa, e non meramente ermeneutica, del pensiero filosofico.
Quanto all’analisi, Poppi vede la genesi del nichilismo nel principio im¬ma¬nen¬tistico del pensiero moderno che ha nell’”esaltazione della soggettività” (p. 23), a partire dall’ambito gnoseologico, la sua cifra, e che, di conseguenza, ha “demolito ogni possibilità di attingere qualche principio assolutamente vero e incontrovertibile, né speculativo né pratico” (p. 11).
Quanto alla proposta, l’Autore, dopo aver analizzato la posizione di coloro che ritengono conclusivo ed irreversibile l’esito nichilistico della ragione umana, sostiene con forza la possibilità e la necessità di “un oltrepassamento della coltre nichilista che ha avvolto molti aspetti del secolo appena decorso, riaprendo coraggiosamente le vie della ragione e della prassi verso il ristabilimento di qualche certezza di verità e di valore” (p. 51). Per ciò è necessario “uscire dalla soggettività moderna” (p. 19), è “urgente e capitale rompere lo sbarramento antimetafisico che da Kant in poi domina come un’acquisizione indiscutibile nel pensiero contemporaneo”, mediante un “risanamento della ragione, che in forza del principio di non contraddizione e dell’elenchos con esso istituibile, sia messa in grado di provare l’insostenibilità” (p. 64) di un nichilismo ‘compiuto’. Ciò comporta ed esige, tra l’altro, un ricupero del realismo conoscitivo nella cui dottrina “è implicata la nozione di filosofia e della verità stessa” (p. 71).
Questa mens dell’Autore attraversa tutti i saggi qui raccolti che hanno, proprio per il loro carattere “occasionale”, il merito, tra l’altro, di non essere accademici, ma di entrare nel vivo dei dibattiti filosofici presenti non solo nell’ambito strettamente filosofico, ma anche in quello culturale generale.
Val la pena rilevare, infine, di fronte a reazioni spesso supponenti, una lettura disponibile delle encicliche “Veritatis splendor” e “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II.
In conclusione, con lo stile garbato ma deciso che gli è proprio, Poppi si fa difensore di un esercizio aperto e critico della ragione, che le restituisca “l’entusiasmo gioioso del riscoprimento del fine, del perché, vale a dire di un senso sempre più pieno dell’esistenza e della vita, in una continua tensione verso la trascendenza della verità e del bene” (p. 66).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Questa dichiarazione d’intenti caratterizza perfettamente il tono dei vari saggi che è giocato su un duplice registro: quello dell’analisi, tendente soprattutto e mettere in chiaro i presupposti teoretici delle posizioni considerate, nonché delle conseguenze che ne derivano, e quello della proposta, tendente a ricuperare l’attitudine fondativa, e non meramente ermeneutica, del pensiero filosofico.
Quanto all’analisi, Poppi vede la genesi del nichilismo nel principio im¬ma¬nen¬tistico del pensiero moderno che ha nell’”esaltazione della soggettività” (p. 23), a partire dall’ambito gnoseologico, la sua cifra, e che, di conseguenza, ha “demolito ogni possibilità di attingere qualche principio assolutamente vero e incontrovertibile, né speculativo né pratico” (p. 11).
Quanto alla proposta, l’Autore, dopo aver analizzato la posizione di coloro che ritengono conclusivo ed irreversibile l’esito nichilistico della ragione umana, sostiene con forza la possibilità e la necessità di “un oltrepassamento della coltre nichilista che ha avvolto molti aspetti del secolo appena decorso, riaprendo coraggiosamente le vie della ragione e della prassi verso il ristabilimento di qualche certezza di verità e di valore” (p. 51). Per ciò è necessario “uscire dalla soggettività moderna” (p. 19), è “urgente e capitale rompere lo sbarramento antimetafisico che da Kant in poi domina come un’acquisizione indiscutibile nel pensiero contemporaneo”, mediante un “risanamento della ragione, che in forza del principio di non contraddizione e dell’elenchos con esso istituibile, sia messa in grado di provare l’insostenibilità” (p. 64) di un nichilismo ‘compiuto’. Ciò comporta ed esige, tra l’altro, un ricupero del realismo conoscitivo nella cui dottrina “è implicata la nozione di filosofia e della verità stessa” (p. 71).
Questa mens dell’Autore attraversa tutti i saggi qui raccolti che hanno, proprio per il loro carattere “occasionale”, il merito, tra l’altro, di non essere accademici, ma di entrare nel vivo dei dibattiti filosofici presenti non solo nell’ambito strettamente filosofico, ma anche in quello culturale generale.
Val la pena rilevare, infine, di fronte a reazioni spesso supponenti, una lettura disponibile delle encicliche “Veritatis splendor” e “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II.
In conclusione, con lo stile garbato ma deciso che gli è proprio, Poppi si fa difensore di un esercizio aperto e critico della ragione, che le restituisca “l’entusiasmo gioioso del riscoprimento del fine, del perché, vale a dire di un senso sempre più pieno dell’esistenza e della vita, in una continua tensione verso la trascendenza della verità e del bene” (p. 66).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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