Il libro raccoglie sette saggi. "I materiali arabi conservati a Pisa, a Lucca, a Firenze e la loro provenienza dalla conquista balearica": sulla base della presenza nella chiesa pisana di San Sisto della lapide funebre di al-Murtadá, primo sovrano indipendente delle isole Baleari, derivante senza alcun dubbio dal sacco di Maiorca effettuato dalle milizie pisane durante la guerra balearica del 1113-1115 e non ricordata nelle fonti, l'autrice si chiede se altri oggetti islamici conservati a Pisa, a Lucca, a Firenze possano appartenere al medesimo bottino. Escludendo inoltre che queste splendide opere potessero venire immagazzinate, e privilegiando invece l'ipotesi di una loro collocazione immediata e celebrativa nel duomo pisano dopo il ritorno dalle Baleari nel 1115, individua attraverso la loro dislocazione originaria lo stato di avanzamento dei lavori nella medesima cattedrale, al momento della sua consacrazione il 26 settembre 1118. "Indagini sul falco islamico di Lucca": la partecipazione di cittadini lucchesi alla medesima impresa e i confronti con il grifo pisano, suggeriscono di ricondurre al medesimo saccheggio il falco conservato nella basilica di San Frediano a Lucca. "Precisazioni sulla lastra ornata con tre plutei del Duomo di Pisa": l'analisi critica e materica della lastra con tre plutei del duomo pisano invita a considerare anche questo pezzo come proveniente dal sacco di Maiorca. "Un confronto fra l'arabitas pisana e quella genovese": il confronto con la situazione pisana consente di attribuire al saccheggio effettuato dalla flotta genovese nel 1147 ad Almeria, alcuni oggetti islamici conservati a Genova. "Draghi antropofagi sulla facciata del duomo di Pisa": componenti di cultura islamica sono presenti nel basamento della facciata nella cattedrale di Pisa. L'anomala collocazione di opere caratterizzate in maniera analoga nella zona intermedia del frontespizio, quali i draghi antropofagi, viene ricondotta ai restauri successivi all'incendio del 1595. "La porta del duomo di Pisa proveniente da Bisanzio": sulla base di parallelismi con la porta ageminata di San Paolo fuori le mura a Roma, l'iconografia bizantina delle scene presenti sul pulpito di Guglielmo viene collegata alla porta analogamente ageminata ricordata sulla facciata del duomo di Pisa e distrutta nell'incendio del 1595. "Fra Diotisalvi e Nicola Pisano": la nascita a Pisa di Nicola Pisano, attestata dall'iscrizione presente sopra una formella della Fontana di Perugia, riapre il discorso sulla figura del padre, quel Pietro che nei documenti coevi è detto "de Apulia", ma che al momento della nascita di Nicola doveva già trovarsi nella città toscana. Alla citazione di un maestro Pietro presente in un documento ricondotto dalla critica a lavori interessanti la decorazione basamentale del battistero e databili ai primi anni del duecento, viene affiancata la presenza del medesimo nome fra le due prime archeggiature della chiesa pisana di San Nicola, forse collegabile a un sarcofago o comunque a una "memoria". Ne consegue la proposta di riportare al primo quarto del duecento, confermando il loro collegamento con gli studi di Leonardo Fibonacci, sia la parte originale della facciata della chiesa, sia il campanile corrispondente, uno dei capolavori dell'architettura medievale pisana.